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lunedì 27 dicembre 2010

Bambino insulta Leonardo in diretta (la voce dell'innocenza)


Bambino insulta Leonardo per il suo passaggio all'Inter
Caricato da Almiron. - Guarda altri video di sport estremi.

(da quando Baggio non gioca più)

L'innocenza si perde in molti modi. Nel passaggio di Leonardo dal Milan all'Inter. Nella negoziazione che vedrà un epilogo nel rientro di Kakà a Milano, sponda nerazzurra, per assenza di empatia con l'alieno Mourinho.

Nell'enunciazione del nuovo manifesto programmatico del Milan ri-creato da parte dell'uno-nessuno-centomila Ibra che si combina assai bene con il calcio dell'era del marketing strategico privo di quel candore infantile, di quelle magliette aderenti così anni ottanta. Come quella del Vicenza, quella che metteva RB.

Poi irrompe Gianni da Pioltello che nell'anno del Signore 2010 restituisce verità (e diventa guru di un video già cult tanto per andare di anglicismi). Dario Nicolini, ottimo giornalista di Sky Sport 24, gli propone una domanda semplice, naif, mentre nel solito multisala attende di entrare per vedere il film. Ignaro, dopo aver appurato che il dodicenne è di fede rossonera, gli chiede di commentare il passaggio di Leo all'Inter. Gianni risponde con il massimo candore: 'E' uno stron...!'. Cvd.

domenica 5 dicembre 2010

Catania-Juventus, quel gol di Quagliarella. Video



Quel gol di Quagliarella, signor Damato era valido. Non che alteri prestazione e risultato (1-3), ma un simile errore non giova all'economia dell'arbitrato di questo Catania-Juventus.



Per il resto, il miglior attacco del campionato è confermato, Sorensen illumina, Pepe anche con inserimenti taglienti, Iaquinta va in profondità, Krasic incarna quella mentalità operaia impartita dalla lezione delneriana. Aquilani insolitamente oscuro, a disagio. Peccato, perché complice uno Storari che non intende arretrare all'avvicinamento del rientro di Buffon sarebbe stata quella Juve disegnata dalla nuova triade.

martedì 30 novembre 2010

Manita del Barcellona. L'Uefa punisce Mou

Primo fatto: il Barcellona ha predicato calcio fino alla commozione. Mou ha cambiato status, da Special one a Special five. Non ha gradito affatto. Come non ha gradito affatto la squalifica per un turno, più uno con la condizionale.

Secondo fatto: la Uefa non perdona Josè per aver pianificato le ammonizioni di Xabi Alonso e Sergio Ramos in Champions League vinto 4-0 sul campo dell'Ajax. Il profeta di Setubal non siederà sulla panchina contro l'Auxerre. Incontro ininfluente, archiviata la qualifcazione agli ottavi. Diabolico.

domenica 28 novembre 2010

Juve-Fiorentina, pari al Pepe. Video


Arriverà il tempo per capire se quelle scelte (tema mercato), discusse e controverse, dovranno essere riviste. Arriverà la comprensione, l'indulgenza successiva all'analisi. Si concluderà che Juventus-Fiorentina, partita esemplare che spiega la dicotomia di una squadra ancora incompiuta, avrebbe potuto condurre a conclusioni simmetricamente opposte rispetto ai facili entusismi della precedente giornata (con il Genoa si è fatto bene) e alla temporanea impressione di ottimismo delneriano della vigilia.


Motta ha commesso l'errore che si temeva, Storari (Buffon lo osserva dalla tribuna e messaggia) ha presidiato con merito e sul gol è sinceramente incolpevole, Pepe è diventato emblema del sacrificio e della versatilità conquistando meritatamente titoli e sommari sui quotidiani. Se Aquilani e Krasic non tengono, la qualità latita anche contro una Fiorentina sempre più demotivata che neanche Sinisa Mihajlovic riesce a risollevare. 



Accantonate le tesi 'occasione sprecata', 'Juve fermata dalla Fiorentina', 'Pepe salva la Juve', le fragilità son quelle note. Le ostilità sono assodate. Determinazione, riscatto, volontà in questo nuovo corso che pazientemente va verso i correttivi sono le fondamenta su cui costruire i risultati, quando tecnica e agonismo calano.

Le parole migliori, nel post, le ha pronunciate con estrema onestà intellettuale, Leonardo Bonucci: "E’ stata una partita molto difficile. A centrocampo, Aquilani ci ha dato e ci dà tanto. Detta i tempi di gioco, e oggi non era neanche facile farlo, dato che loro hanno segnato fortunosamente ad inizio partita. Fisicamente non stava al top, ed aveva di fronte un importante avversario. Boruc è stato grande sulle nostre conclusioni. Ma noi siamo la Juventus e abbiamo l’obbligo di lottare sempre per i massimi traguardi. Seguiamo il gruppo di testa e cerchiamo di capire fin dove possiamo arrivare".

martedì 23 novembre 2010

Testata Eto'o: tre giornate e 30.000 euro di multa


Tre giornate e 30.000 euro di multa. Samuel Eto'o come Zinedine Zidane, Samuel Eto'o fermato dal giudice Gianpaolo Tosel. In particolare:

"le immagini televisive documentano che, nelle circostanze segnalate, l’Arbitro assegnava alla squadra nero-azzurra un calcio di punizione per un fallo subito, nella zona centrale del campo, dal calciatore Eto’o da parte del calciatore clivense Cesar.
In attesa della ripresa del giuoco, Cesar si portava nei pressi della propria area di rigore e, in tale frangente, veniva raggiunto dall’attaccante interista che, con mossa repentina, chinando in avanti il capo, lo colpiva con una testata al petto, facendolo cadere dolorante al suolo. L’Arbitro non adottava alcun provvedimento disciplinare in quanto la sua attenzione, e quella dei suoi collaboratori, era comprensibilmente rivolta “a controllare altre zone del terreno di giuoco” come precisato, a richiesta di questo Ufficio, con e-mail pervenuta alle ore 15.01 del 22 novembre 2010. Ritiene questo Giudice che il riprovevole gesto compiuto dal calciatore nero-azzurro integri gli estremi di quella “condotta violenta” che, per consolidato orientamento interpretativo, è connotata dall’intenzionalità e dalla potenzialità lesiva: palese è infatti il preordinato intento di colpire l’avversario e parimenti evidente è l’energia impressa al colpo inferto".

Una differenza c'è, rispetto a Krasic. E sta tutta in quella giornata in più che significa molto, soprattutto per il signor Benitez.

domenica 21 novembre 2010

Genoa-Juve: i video dei gol


Genoa Juventus 0-2 Sintesi completa Gol Marchisio Krasic
Caricato da cuorejuve_it. - Calcio, basket, wrestling e altro ancora.

La testata di Eto'o merita la squalifica


Io non difendo Milos, perché anche una difesa d'ufficio vincerebbe dopo la squalifica per simulazione dietro ricorso alla prova tv. Il fallo era evidente. Quello che avevo da dire (e da scrivere) si riassume in questo concetto: il talento incontenibile a cui gli osservatori di questo sistema calcio decadente e fazioso devono piegarsi non può essere inquinato da letture dietrologiche. Ci devono stare. Krasic vale. Non lo si può trascurare in una Juventus che deve (ri)nascere. Allontanare la già fiorente fenomenologia del simulatore, in questa giornata, è incarico anche della società che ricostruisce credibilità dalla nettezza e sulla trasparenza.

Arriveranno i Gilardino, arriveranno i Luis Suarez, arriveranno i Maccarone o addirittura i Benzema. L'accoglienza che verrà loro riservata sarà magnificente, encomiabile. Intanto teniamoci Krasic, valorizziamo Aquilani, scuotiamo Felipe Melo.

E attendiamo che il giudice sportivo, dietro ovvio deferimento da parte del procuratore Stefano Palazzi, decida che squalifica infliggere (per me è cosa certa) all'attaccante dell'Inter, Samuel Eto'o, per la testata di zidaniana memoria a Bostjan Cesar, difensore del Chievo.Superfluo aggiungere che da Gianpaolo Tosel si vuole la medesima severità se non una maggiore censura dopo aver assistito a questo comportamento. Se Krasic ha preso due giornate per simulazione (art.35), tre mi paiono onestamente sanzione più che adeguata. No?

domenica 14 novembre 2010

F1, Abu Dhabi: il terribile incidente di Schumacher. Video


F1, incidente Schumacher Abu Dhabi
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Iaquinta-Totti (Aquilani): la sintesi di Juve-Roma. Video



L'uomo in più è sempre lui. L'ex, Alberto Aquilani. "Non è stato facile per me giocare questa partita, ma sono contento per aver dato l'assist a Vincenzo per il gol. E' una delle mie migliori giocate dopo l'assist di rabona per Totti durante un match contro il Milan. Potevamo e dovevamo vincere per puntare in alto, ma è pur sempre un punto contro una grande squadra come la Roma"

giovedì 11 novembre 2010

Brescia-Juventus: Diamanti gol spettacolo, Quagliarella ne fa 6. Video



Diamanti meriterebbe un posto altrove. Forse. Perché fare scelte di vita induce a valutare variabili sfuggenti a chi ordina le proprie scelte secondo sistemi fissi. Ovunque vada, qualunque casacca indossi, corre e segna. E disegna parabole superbe. La sua rete merita l'intera bulimica osservazione di questo Brescia-Juventus. Di Quagliarella diremo che sei reti ci soddisfano. Per ora.

domenica 7 novembre 2010

Juve-Cesena: Del Piero fa 180. Video


Di che cosa è fatto il calcio se non di bellezza, caparbietà e irragionevolezza? Partire cupi, come questa Juventus ferita, flagellata da nuovi infortuni (Amauri, Krasic, Legrottaglie e Chiellini tanto per citarne alcuni) per poi superare un avversario come il Cesena, incoraggia.


Juventus - Cesena 3-1 Gol Del Piero Quagliarella Iaquinta
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Alessandro Del Piero segna di rigore, superando ogni primato con la casacca bianconera. Quagliarella va, Iaquinta sembra più convincente. Ma si fatica a mantenersi saldi come dimostra la prima rete, quella di Jimenez. Soffrire e sbagliare, sbagliare e soffrire. Un po' di pragmatismo, ha ragione Del Neri, non potrebbe che giovare.

sabato 6 novembre 2010

Juve-Buffon, il lungo addio




Che Gianluigi Buffon sia il migliore è concetto pleonastico, elementare. Ne abbiamo coscienza da quando era un giocatore del Parma, forse questa consapevolezza era degli osservatori che in tempi non sospetti lo avevano già segnalato. Si dice, lo riportano fonti nostrane e inglesi, che sia prossimo a cambiare casacca. Che debba intraprendere un percorso diverso al Manchester Utd. E che Alena Seredova abbia già vagliato appartamenti e scuole per i pargoli. Inutile negare come l'assenza allo scatto tradizionale che si celebra ad ogni stagione abbia solo avvalorato questa tesi. Quella del lungo addio.

Smentisce facili dietrologie, Gigi. Con una ricostruzione puntuale della giornata: "Non ero con gli altri solo perché ieri mattina era previsto un test molto delicato per la gamba dopo l'operazione. Abbiamo fatto la prova di efficienza e le risposte sono molto positive". In serata, come svela la Gazza, era presente a una cerimonia per la 9ª edizione della Sportnacht, elegante serata di gala dello sport svizzero. "Non ho snobbato nessuno. Ho fatto la visita, poi nel pomeriggio mi sono allenato e sono arrivato qui in auto in serata, avevo promesso la mia presenza tempo fa. Non c’è nessun mistero".

Intanto si studia la tattica posta la strategia per portare Edin Dzeko a Torino il prossimo giugno. I 30 milioni di euro saranno racimolati, ovvio. Si assisterà a una cessione di lusso. Altrettanto certo. C'è qualcuno pronto a fare un nome?

mercoledì 3 novembre 2010

Champions: i video dei gol di Milan-Real Madrid. Inzaghi da record



Pippo (Inzaghi) se la merita un po' di gloria. Fosse solo per la costanza di occupare quel posto fisso in area di rigore. E si aggiudica il trono europeo e la sfida con Marco Van Basten. E sì, presidiare conta.

Juve: cedere Amauri è un errore




Io non cedo Amauri. Non credo che un attaccante completo che dispensa sapientemente tecnica e agonismo debba essere inserito nella vetrina dei balocchi che non divertono più. Della logica di depauperamento della rosa juventina in nome delle ragioni di bilancio non me ne curo. Non me ne sono mai curata nel giudizio di un giocatore.

Io lo difendo, Amauri. Perché infortuni e indeterminatezza strategica lo inducono a interrogarsi. Ne compromettono la concentrazione e la resa e il cinismo che occorre e che potrebbe arrivare. Rumors di mercato che lo riguardano si sono moltiplicati con l'allontanarsi dai numeri di una media onorevole: Manchester Utd, Fiorentina, Milan in scambi ai limiti dell'illogico. E poi c'è una ragione in più: l'assenza di quel finalizzatore (finale o anche da rete) che asciughi quell'ansia trasbordante di tutelarsi in un fortino d'alta classifica che - la matematica mourinhiana insegna - non prescindono da una media onorevole.

Di Karim Benzema scrissi in tempi antichi. Ne apprezzo quello sguardo irriverente e quel miscuglio francoalgerino tanto quanto il suo tocco e il suo destro. Non lo desidero con la maglia della Juventus se ciò indurrà a ripercorre la sventurata pantomima che ha introdotto alla cessione di Diego. Come non voglio Bale o Cassano o chiunque altro. Sempre che la qualità conti, oltre i semplici proclami.

domenica 31 ottobre 2010

Alessandro Del Piero, 179 gol per non smettere



Discutetelo, se intendete sostenere tesi fragili. Qualunque sia la vostra opinione, qualunque ragione vi ispiri, rimane il numero 10. Alessandro Del Piero.

mercoledì 27 ottobre 2010

Juve, Andrea Agnelli: i 29 scudetti, il bilancio e l'orgoglio gobbo. Video



Io dico che, due giornate o no a Krasic, oggi c'è da appuntare sul taccuino. Andrea Agnelli ha detto quel che andava asserito, compresa la questione affatto risolta dopo i risvolti processuali scaturiti dall'inchiesta Telecom-Pirelli di Milano dei due scudetti strappati. Sono l'Assemblea dei soci e il Consiglio di amministrazione degli Agnelli di Umberto che succedono agli Elkann e i loro che rimangono di riflesso nella società. Giuseppe Marotta e Pavel Nedved si sono insediati come consiglieri, Jean-Claude Blanc confermato amministratore delegato con poteri e deleghe sullo stadio. Il resto: bilancio approvato, allargamento del Cda, conferme di ruoli e incarichi. Non è l'era nuova, ma chi si stia operando una cesura rispetto al progetto Jaki possiamo crederlo.

TENDENZA AGNELLI - "Una volta accertata la correttezza della società negli anni in questione potremmo avanzare la richiesta di riassegnazione dei titoli", ha dichiarato Agnelli nel discorso di apertura davanti all'Assemblea dei soci al Lingotto in questa lunga giornata. "Il procedimento giudiziario al Tribunale di Napoli è uno dei due aperti. L'altro riguarda l'esposto che abbiamo presentato per la revoca dello scudetto 2006. Abbiamo avuto dalla Federcalcio sufficienti garanzie che a breve avremo una risposta a questo esposto. Attendiamo con fiducia". Fiducia l'abbiamo dal 2006, dall'avvio dell'indagine e dal relativo processo sportivo e quel che ne è venuto compresa decisione dei giusti. L'opportunità di resistere a un processo irreversibile non fu ritenuta prevaricante. Se questa verità, ricostruita anch'essa, dovesse appagarci allora ci fermeremo. Altrimenti, chi si interroga andrà avanti.




RUMORE - "La mia esternazione sugli scudetti del 2005 e del 2006 fa rumore ma il concetto è lo stesso che ho già espresso ad agosto: allorché sarà accertata la correttezza dell'operato della Juve, chiederemo la riassegnazione dei titoli. Il dialogo tra noi e Roma è continuo e costante, le cose si stanno muovendo in un rapporto di stima reciproca tra la società e le istituzioni"

NO MOGGI, NO BETTEGA - Per rifondare una squadra, una società dalla storia gloriosa non si può che ricominciare. Lasciando ai nostalgici le icone di un passato discusso: "Stimo Luciano Moggi per il lavoro che ha svolto da noi e non solo, l'ho già ribadito anche in pubblico più volte, e questa stima non verrà mai meno. Oggi, però, il nostro punto di riferimento per l'area tecnica è Giuseppe Marotta, che ha tutta la mia stima e che vorrei avesse anche quella di tutti i sostenitori della Juventus". No a Moggi, al suo ritorno. No anche a Bettega: "Roberto è stato, è e sarà per sempre una bandiera juventina".

martedì 26 ottobre 2010

Squalifica Krasic, la Juventus prepara il ricorso


Sulla 'violenza mediatica' di dubbi e assimilabili ne avrei molti. Ma lasciamo fare. Intanto alla squalifica di due giornate decisa dal giudice Gianpiero Tosel, segue l'inevitabile ricorso della Juventus che tenterà di persuadere della bontà dell'abile tuffo, in cui non vi era alcuna malizia da parte di Milos Krasic. Tutto perché giochi anche a San Siro. La Krasic dipendenza è (modestamente) anche questo.
A seguito della decisione del Giudice Sportivo di comminare due giornate di squalifica a Milos Krasic, la Juventus è già al lavoro, attraverso i suoi avvocati Michele Briamonte e Luigi Chiappero, per presentare il ricorso in via d'urgenza presso i competenti organi. Tale ricorso sarà depositato domani nei termini previsti.

In mattinata, entrando in Lega, Andrea Agnelli aveva parlato della vicenda. Leggi le dichiarazioni del Presidente.

Al termine dell'Assemblea di Lega, anche Giuseppe Marotta si è espresso sulla squalifica dicendo che «la decisione del giudice è fortemente iniqua». «Krasic assolutamente non voleva commettere un'infrazione regolamentare - prosegue Marotta - e tantomeno consumare un comportamento antisportivo. Se metto il cappello da dirigente di calcio dico che la norma certamente va rivista, se metto il cappello da dirigente della Juventus ribadisco che credo assolutamente non congrua la sanzione inflitta dal giudice sportivo».

«Presenteremo ricorso immediatamente e dimostreremo  – conferma Marotta - che il giocatore non ha commesso questa infrazione e starà ai nostri avvocati dimostrare questa tesi. Quando si parla di simulazione la definizione è molto ampia, sicuramente il comportamento di Krasic non era tendente ad ingannare l'arbitro che era ben appostato così come ben piazzato era l'assistente e pure il quarto uomo. Sicuramente non era fallo da rigore, ma da qui a dire che Krasic è un simulatore ne passa molto perché chi ha giocato a calcio sa benissimo che generalmente certi giocatori, ad esempio lo stesso Krasic, tendono magari a cadere con più facilità» (fonte juventus.com).


Juve: Krasic squalificato. Milos, hai sbagliato


Milos hai sbagliato. E paghi l'onere dell'ingenutà con due giornate di squalifica. Quando ti abbiamo osservato tutti cadere per un presunto tocco di Portanova durante Bologna-Juventus, nessuno di noi ha nutrito alcun dubbio sull'esito dell'esame della prova tv.  Deferimento ovvio, sentenza altrettanto prevedibile.

Il giudice Gianpiero Tosel, in base all'art.35 del codice, si è espresso come sapevamo sul volo tuo volo, Krasic. Avevi compreso tu stesso la portata di quella simulazione, perché altrimenti quel repentino oscuramento e perché quel cambio - ripeto - tatticamente incongruente in una sorta di estremo tentativo di arginare fischi, polemiche, strisciante insicurezza?

"In realtà, le immagini televisive documentano, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, che i due calciatori non vennero in alcun modo a contatto e che l’Arbitro fu indotto in errore da un abile “tuffo” in avanti effettuato dal calciatore bianconero (l’innaturale “trascinamento” del piede sinistro ne evidenzia ulteriormente l’intento ingannevole). Evidente la simulazione e consequenziale la sanzione, che appare equo quantificare nel minimo edittale, per tale condotta gravemente antisportiva ex art. 35, 1.3 CGS".


Nessuna ambiguità, secondo il giudice sportivo in quello che definisce 'abile tuffo'. Non capisco il gesto, in una partita dove mi permetto di inserirti fino a quel momento della lista dei migliori con Aquilani. Il presidente del rientro dell'egemonia (?) Agnelli, Andrea, paventa indignazione sollevata - forse -da battute di un cameratismo talmente qualunquista (vedi il caso Pistocchi che poi ha chiesto scusa) da risultare stucchevoli. "Stiamo valutando il deferimento, il rigore non c'era ma nemmeno l'esigenza di tale pressione mediatica"

Nessuno intende inorridire davanti a un comportamento reiterato con abbondanza di precedenti (da Ibra a Gilardino) nella nostrana Serie A.  Tanto meno crocifiggere l'esterno serbo reo di essere scivolato in una simulazione ridicola talmente era evidente. Lo si registra, lo si valuta e a sanzionare è il giudice, non certo i mezzi di informazione. Massimo Mauro, ex giocatore della Juve e commentatore di Sky Sport dunque opinion leader nella società mediatica per status ha espresso con lucida capacità di analisi la sua verità:


Io non me lo sento di condannare Krasic. E’ un giocatore non abituato alle sceneggiate e ha dimostrato di essere corretto. E che sia un bravo ragazzo lo dimostra il fatto che dopo l’episodio di Bologna, il serbo ha smesso di giocare, non ha più inciso nella partita. Quella caduta evidentemente pesava”.C’è poi la dinamica dell’azione a scagionarlo. Portanova è stato furbo, ha fatto finta di entrare e si è fermato. Krasic è rimasto sorpreso, si è buttato, ma l’errore grave è stato dell’arbitro e del guardalinee: non hanno visto che non c’era stato nessun contatto, eppure era una cosa evidente”.

Sottoscrivo. Bisogna scrivere, bisogna parlare. Aspirando (magari) a una dovuta distanza rispetto ai fatti, senza inutili moralismi o pigri silenzi. Peggiori di qulunque opinione contro.

sabato 23 ottobre 2010

Adrian Mutu: cronaca di una aggressione


Adrian Mutu è un esterno, è un uomo controverso. E' l'immagine riflessa in una sequenza irritante di aggressioni, squalifiche e dipendenze. Da cocaina e altre sostanze. Quanto accaduto a Firenze, ovvero l'aggressione al cameriere ventottenne reo di aver chiesto il pagamento di una bottiglia di vino ordinata  dall'attaccante viola e dai suoi convitati, ne è l'ovvia conseguenza da cui prendere la giusta distanza? Per raccontarla da cronista serve calarsi in questo baratro o ci si deve appellare a una oggettività squagliata dal reiterarsi di episodi di violenza incontrollati?

Chiedere il versamento del corrispettivo per quanto consumato è parso troppo, stavolta. Mutu, riportano lanci di agenzia e inviati che ossessivamente si rincorrono in titoli strillati, avrebbe atteso il cameriere con cui aveva avuto screzi verbali nel locale dove aveva 'un conto sempre aperto' e alle cinque del mattino (la Fiorentina non sarà contenta di sapere che a pochi giorni dall'esaurirsi della squalifica era ancora a girello) ha aggredito il ragazzo kosovaro secondo quanto riporta il proprietario del posto a SkySport24. Lo ha picchiato mentre era a terra. A terra, già sopraffatto.


Il referto dopo il ricovero al Santa Maria Nuova recita: 'trauma contusivo cranico-facciale con escoriazioni multiple; contusioni del torace e dell'addome; frattura della piramide nasale'. Significa che gli ha rotto il naso. Significa che lo ha bloccato una volta caduto. La querela, inevitabile, arriva come prevedibile. La multa della società verrà sicuramente ad unirsi a questo epilogo dopo la lite alla festa di un hotel di lusso e la lite per difendere la moglie, avvenuta più di recente. Rimarranno i dubbi, non blandi, di chi racconta. E di chi deciderà.

giovedì 14 ottobre 2010

Italia-Serbia: scontro tra governi per ultrà. L'Uefa accusa. Video

 
 
 
Quanto accaduto a Genova prima, durante e dopo Italia-Serbia (sospesa) non poteva cadere nel dimenticatoio, esaurita l'onda emotiva culminata con l'apologia di Ivan il serbo e il suo arresto. Sul piano della sicurezza e su quello sportivo le annotazioni a margine vanno enucleate con puntualità perché ne scaturiranno altre per determinare le responsabilità, le scelte. La Serbia subirà delle sanzioni, ma la Uefa si è già apprestata a specificare che anche il paese ospitante ovvero l'Italia andrà incontro a delle conseguenze. E tra l'Italia e il paese candidato ad entrare nell'Unione Europeaè scontro sulle reciproche, presunte, manchevolezze.


"Questi teppisti non rappresentano il popolo serbo", ha detto l'ambasciatrice serba a Roma, Sanda Raskovic-Ivic, parlando a Belgrado a margine di un convegno. "Quanto accaduto a Genova è una disgrazia, un vero incubo. Io e tutti noi serbi ci vergogniamo molto. Colgo l'occasione per inviare al popolo italiano le scuse dell'ambasciata, del governo e del popolo di Serbia per quanto accaduto". Più tardi, ha riferito il ministro Frattini, le scuse anche del ministro degli Esteri serbo, Vuk Yeremic. Ma alle scuse per il vergognoso comportamento degli ultranazionalisti si sono accompagnate delle osservazioni tutt'altro che benevole avanzate dal ministro dell'interno e vicepremier serbo, Ivica Dacic. Critiche all'organizzazione e alla gestione del problema sono state fatte senza problemi. La replica del Viminale è giunta puntuale in un botta e risposta che si addice a questi casi.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha afermato senza dubbi che "è stata evitata una strage" e che "non c'è alcuna responsabilità della polizia italiana".


UEFA - L'Uefa, intanto come si legge in un comunicato diffuso oggi, ha aperto un'inchiesta sugli incidenti rimandando al 28 ottobre prossimo la decisione. E scaricando sull'Italia parte delle responsabilità dell'accaduto. "Oltre alla responsabilità di chi provoca incidenti, i regolamenti Uefa prevedono anche quella della  federazione che organizza la partita e che deve garantire la sicurezza nello stadio e il regolare  svolgimento dell'incontro", ha affermato Rob Faulkner, portavoce Uefa. "Una volta che l'intero dossier sarà completo - si legge nel comunicato pubblicato sul sito ufficiale - con l'assistenza dei referti di arbitro e delegato, la questione verrà sottoposta all'indipendente Commissione Disciplinare e di Controllo UEFA per ulteriori esami e possibili sanzioni. Le sanzioni a disposizione della Commissione Disciplinare e di Controllo si possono trovare nel Regolamento Disciplinare UEFA, edizione 2008, Articolo 14, e spaziano dalla diffida e multa, fino alla chiusura dello stadio o alla squalifica dalle competizioni in corso e/o esclusione da future competizioni". E' stata poi formalizzata alla Federcalcio italiana la richiesta di immagini e video filmati allo stadio Marassi. La Figc si è tenuta in queste ore in contatto con l' Uefa ed il punto sarà fatto dal direttore generale Antonello Valentini nella conferenza congiunta con il Viminale. L'Italia è comunque pronta a rispondere ad eventuali quesiti dell' Uefa sulla dinamica degli incidenti, sulle misure di sicurezza e, nel caso, sulla linea seguita dalla Federcalcio in caso di trasferta di tifosi italiani all'estero.
 
PLATINI - "Sono rimasto choccato nel vedere le immagini di Italia-Serbia di ieri. Attendo i risultati dell'inchiesta e le decisioni della Disciplinare e ricordo a tutti che la Uefa segue una linea di tolleranza zero nei confronti della violenza degli stadi". Michel Platini, presidente Uefa, è intervenuto con nettezza su questa spaccatura. Lato Federazione, il direttore generale Antonello Valentini ha chiarito nel pomeriggio la posizione in merito a possibili sanzioni:  "L'istituto della responsabilità oggettiva è uno dei capisaldi della giustizia sportiva internazionale - ha dichiarato Valentini. La dichiarazione del portavoce dell'Uefa su eventuali rischi di sanzione anche per l'Italia è dunque di una banalità assoluta". Che avverrà è da comprendere alla luce della nota della Uefa. Intanto Joseph Blatter, presidente della Fifa che non partecipò alla consegna della Coppa del Mondo all'Italia nel 2006, ha liquidato la vicenda così: "Se Italia-Serbia di ieri sera fosse stata ospitata in uno stadio inglese non sarebbe mai accaduto quello che si è visto ieri sera a Genova. C'erano difficoltà tra il 1985 ed il 1989, ma la reazione è stata esemplare. C'è sicurezza all'interno degli stadi, che sono di proprietà e non ci sono reti o barriere dove gli spettatori stanno a sedere".

 



Ivan il serbo capo degli ultras Italia-Serbia 13-10-10
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martedì 12 ottobre 2010

Nedved nel CdA Juve: l'Exor conferma

(riscriviamoci addosso)


Che rimane del progetto pianificato da John Elkann? Legittimo domandarselo se le manovre che avrebbero indotto a una rifondazione di corso Galileo Ferraris vanno riviste constatando l'ingresso nel Cda di Pavel Nedved e dell'attuale dg bianconero Giuseppe Marotta, anticipato ieri da SkySport24. Quel ruolo di team manager nella nuova Juventus, evidentemente, non è mai garbato assai alla Furia ceca forte di un vincolo personale con il neopresidente Andrea Agnelli. Il presidente dei 29 scudetti, delle polemiche con l'Inter e delle azioni formali.
 
L'indiscrezione trapelata nella tarda mattinata di lunedì e confermata dal comunicato stampa dell'Exor che introduce all'assemblea del 27 ottobre prossimo ha un che di trascendentale. Perché sottintende l'allargamento dell'organo che storicamente e operativamente decide. Al momento si compone di sette membri, ma l'obiettivo è di estenderlo a undici con l'inserimento di Nedved e Marotta più Michele Briamonte, vicino a Franzo Grande Stevenz, e Aldo Mazzia, ai vertici della Exor. Attualmente il consiglio di amministrazione è composto dal presidente Agnelli, l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc e gli amministratori Carlo Barel di Sant’Albano, Riccardo Montanaro, Marzio Saà, Camillo Venesio e Khaled Fared Zentuti. Le candidature saranno ratificate nella prossima assemblea in calendario, appunto, il 27 ottobre prossimo. Una mera formalità.
 

Meno formale è il ribaltamento societario che si sta consumando, nonostante risultati altalenanti, presunti miglioramenti nella preparazione, nella riduzione degli infortuni, nell'attenta gestione del mercato. La promozione a rango di consigliere allontana de facto Jean-Claude Blanc, che come in precdenza evidenziato, verrà progressivamente a disimpegnarsi per dedicarsi allo stadio e alle vicende Sportfive Italia srl, ramo italiano del colosso del marketing sportivo Lagardere Sports con cui sono stati stretti accordi in materia. Come exit strategy non male.
 
 
L’area marketing tornerebbe invece nelle mani di Romi Gay, stratega all’epoca di Giraudo e Moggi, che segna un ritorno al passato o solo a una migliore gestione dei rapporti del marchio con gli sponsor. In attesa che ottobre si concluda e che si formalizzi il piano agnelliano, ci sono nuove partite da giocare. Vincerle, fuori e dentro il campo, è tutta un'altra cosa.

lunedì 11 ottobre 2010

Agnelli vuole Pavel Nedved e Giuseppe Marotta nel CdA Juve

 
(scriversi addosso)
Che rimane del progetto pianificato da John Elkann? Legittimo domadarselo se le manovre che avrebbero indotto a una rifondazione di corso Galileo Ferraris vanno riviste constatando l'ingresso nel Cda di Pavel Nedved e dell'attuale dg bianconero Giuseppe Marotta, come ha riportato SkySport24. Quel ruolo di team manager nella nuova Juventus, evidentemente, non è mai garbato assai alla Furia ceca forte di un vincolo personale con il neopresidente Andrea Agnelli. Il presidente dei 29 scudetti, delle polemiche con l'Inter e delle azioni formali.
 
L'indiscrezione trapelata in tarda mattinata ha un che si trascendentale. Perché sottintende l'allargamento dell'organo che storicamente e operativamente decide. Al momento si compone di sette membri, ma l'obiettivo è di estenderlo a undici con l'inserimento di Nedved e Marotta più uomini legati a John Elkann. Attualmente il consiglio di amministrazione è composto dal presidente Agnelli, l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc e gli amministratori Carlo Barel di Sant’Albano, Riccardo Montanaro, Marzio Saà, Camillo Venesio e Khaled Fared Zentuti. Le candidature dei due candidati saranno ratificate nella prossima assemblea dell'Exor a fine mese. Una mera formalità.
 

Meno formale è il ribaltamento societario che si sta consumando, nonostante risultati altalenanti, presunti miglioramenti nella preparazione, nella riduzione degli infortuni, nell'attenta gestione del mercato. La promozione a rango di consigliere allontana de facto Jean-Claude Blanc, che come in precdenza evidenziato, verrà progressivamente a disimpegnarsi per dedicarsi allo stadio e alle vicende Sportfive Italia srl, ramo italiano del colosso del marketing sportivo Lagardere Sports con cui sono stati stretti accordi in materia. Come exit strategy non male.
 
 
L’area marketing tornerebbe invece nelle mani di Romi Gay, stratega all’epoca di Giraudo e Moggi, che segna un ritorno al passato o solo a una migliore gestione dei rapporti del marchio con gli sponsor. In attesa che ottobre si concluda e che si formalizzi il piano agnelliano, ci sono nuove partite da giocare. Vincerle, fuori e dentro il campo, è tutta un'altra cosa.

domenica 10 ottobre 2010

Alessandro Del Piero e Gianluigi Buffon: un numero 10, un numero 1


Frammenti di una giornata affogata, in cui gli occhi pesti si sono appassiti davanti a un filtro costrittivo come quello di un monitor. Essere Alessandro Del Piero e essere Gianluigi Buffon. Li vedo contrapporsi in questa maledetta domenica. Quanta distanza corre tra un numero 10 e un numero 1?
Facile numerologia intrisa di una valenza simbolica si spende in questo 10-10-10. Forse poco si concilia con l'insegnamento mourinhiano derivante dalla matematica applicata al calcio. Li osservo, con la giusta distanza. Uno è pressoché certo che rimarrà alla Juventus. L'altro si prepara all'eventualità di cambiare. L'inutilità della puntualità è tutta qui.

"Per quelli che mi chiedono del contratto... Sinceramente sto vivendo con grande serenità la questione del rinnovo del contratto e del mio futuro. Non ho nessuna intenzione di sfuggire a questo argomento - ha spiegato - ma davvero in questo momento il mio futuro è solo e soltanto la prossima partita. Da vincere. Per il resto, dobbiamo lasciare il tempo che le cose maturino, senza fretta".
 Un capitano si celebra nel 10-10-10. Un portiere, il suo portiere, si congeda - forse - con poche parole:
"Il Manchester United è una grandissima squadra, ma così come era accaduto l'anno scorso, non ha mai palesato in maniera diretta il suo interesse verso il sottoscritto, sono sole indiscrezioni o bombe giornalistiche". "Siamo a ottobre, è un po' presto per immergerci in quello che potrà accadere a giugno, manca ancora tanto tempo . Io al momento aspetto con ansia il giorno del mio rientro, più avanti si affronteranno altri discorsi. Buffon è a disposizione della società, quel che accadrà lo deciderà la società perchè alla fine il fatto di avere un contratto fino al 2013 è un qualcosa che lega abbastanza". 
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sabato 9 ottobre 2010

Juve: se Buffon parte, arriva Forlan?


Gianluigi Buffon è il migliore. Gianluigi Buffon è il portiere della Juventus e della Nazionale. E' l'unico nel suo ruolo a valere quanto e più di un attaccante. Non c'è storia, spazio, posa che si accompagni a una vittoria in cui il suo contributo non figuri. Rinunciare a lui chiuderebbe un ciclo. Ne aprirebbe un altro? Non saprei. Non osservo che cieli neri. Per questo e perché non credo che Milos Krasic possa - da solo - superare i limiti di questa compagine rifondata, non credo - ancora e di più - che si possa tornare grandi svendendo tenacia e determinazione non lo auspico. Non avallo la cessione al Manchester Utd (si rumoreggia assai su questo trasferimento), come non condividevo l'ipotesi City.


Non mi curo di quanti leggono sommariamente bollettini, note, comunicati sul decorso postoperatorio sperando di rinvenire parole di sostegno a una blanda tesi che lo veda partire da Torino per Manchester o qualunque altra orrorifica città industriale inglese. E non mi curo di quanti, scansati i lettori ossessionati delle condizioni cliniche, riportano alla ragioni di bilancio ogni manovra. La gestione va considerata. Se si non si sanno equilibrare le voci in capitolo, è difficile gli investimenti rendano. Quindi, boccio senza appello questa esigenza spudorata e insistente di inserire Buffon nella lista dei partenti. E se sarà, non credo si possa semplificare tutto nell'una o nell'altra ragione come non è stato per David Trezeguet.



Neanche se dovesse concretizzarsi l'ingresso nello spogliatoio di Vinovo di Diego Forlan. Che sia l'attaccante più interessante da inserire nell'organico bianconero lo sostengo da tempi addirittura precedenti al Mondiale. E' una mera questione di ingaggio? E' un vezzo? E' davvero l'esigenza che ci paventa a tutta pagina lo spagnolo 'As' a dettare così tanta cautela nell'uruguayano? Edin Dzeko rimane l'obiettivo per giugno, ha affermato a più e più riprese il neodg Giuseppe Marotta. Ci sto. Va bene. Anzi, è una dichiarazioni d'intenti lodevole dopo lo scempio consumatosi con la cessione iniqua di Diego al Wolsfburg - società che detiene guarda un po' il cartellino del giocatore - ma non sottovalutiamo Forlan, por favor. Il contratto fino al 2014 e la volontà di fermarsi a Madrid (Atletico) vanno tenute da conto. Ovvio. Eppure qualcosa mi induce a non marcare le dichiarazioni e ad aspettare. A pazientare.

mercoledì 6 ottobre 2010

Chiellini: "Krasic? Spero gli venga un po' di influenza..."



Juve o Nazionale? Italia o società di appartenenza? Sicuramente per Giorgio Chiellini ci sono l'una e l'altra. Due maglie, quella azzurra e quella bianconera, a cui è legato visceralmente. E che non mancano nelle risposte puntuali del dottor Chiello, investito anche della fascia di capitano, durante la conferenza stampa odierna dal ritiro di Coverciano.


JUVE CHAMPIONS — Partiamo dalla sua squadra e dagli obiettivi: “L’Inter resta la più forte, anche se la speranza è che abbia un po’ meno fame di vittorie. La verità è che noi dobbiamo fare il salto di qualità contro le squadre più deboli. Dobbiamo essere più bravi quando si tratta di fare la partita”. L'obiettivo, inevitabilmente, riguarda la zona alta della classifica: “Quest’anno sarà fondamentale arrivare in Champions, sotto tutti i punti di vista. Compresa la possibilità di attirare in futuro giocatori che possano fare la differenza. Quest’anno non ci sono stati dei ‘no’ al progetto Juve. Quelle di Borriello e Di Natale sono state scelte di vita”. Il prolungamento di contratto tarda ad arrivare. Ma preoccupa? “Slitta il mio rinnovo del contratto? Solo perché ancora non ho il dono dell’ubiquità. Mancano pochi dettagli, dopo la Nazionale parleremo. Ma c’è stata la stretta di mano, e per me basta quella. Il City? Che io sappia non si è mai fatto avanti. Di sicuro non con me, credo neppure con la società che non ha mai manifestato la voglia di trattare”. Intanto preoccupa - ancora - la notizia dell'ernia discale di Leandro Rinaudo. Quanto rimarrà fuori? Troppo, consideranso lo stato della difesa juventina.


NAZIONALE - Irlanda del Nord e Serbia aspettano. “Sono partite cruciali” ammette Giorgio Chiellini. Cruciali perché, anche da qui, passa la qualificazione ai prossimi Europei. “Vero, a cominciare dall’Irlanda, che ha mancato di pochissimo il Mondiale e in casa si esalta. Dovremo essere pronti a una battaglia sportiva. La Serbia ha più tecnica, ma sono due gare ugualmente difficili”. Lo scotto del recente mondiale sudafricano sono ancora evidenti. Così, volendo andare oltre le questioni di modulo e il ruolo di Cassano, Chiello ammette che la voglia di riabilitarsi è cresciuta: “E’ così, la voglia di riscatto c’è sempre, ma passa da un percorso che ci potrà portare all’Europeo, non da una sola partita”.


KRASIC - Parole di elogio sono spese poi per il giocatore rivelazione di queste prime giornate, Milos Krasic: “Krasic? Quando l’hanno preso sono stato uno dei primi a dire che ci avrebbe fatto comodo. Certo, non pensavo che ci avrebbe fatto così comodo da subito. In Italia succede che poi ti prendono le misure e trovi delle difficoltà, ma ci darà una grande mano. E finora è stato quello che ci ha dato quel qualcosa in più. Spero (ride) che prima della partita contro di noi gli venga un po’ di raffreddore, un po' di influenza…E se c’è da dargli una bottarella gliela daremo, anche se Del Neri si è raccomandato: ‘Non fargli male che ci serve’…”.

lunedì 4 ottobre 2010

Inter-Juve, pari spettacolo a San Siro. Video



Di Inter-Juve tengo la dissolutezza di Milos Krasic, la capacità di impostare di Alberto Aquilani, le geometrie che funzionano (finalmente), l'ordine, l'incontenibilità di Samuel Eto'o, la rabbia dell'antagonismo senza remore e ipocrisie. E anche l'orgoglio.

Butto via le entrate di Chivu e Lucio, la confusione di Motta, la svogliatezza di Quagliarella, l'inquietudine di Milito.

Io non firmo per il pari. Mai. Ma questa è un'altra storia.


sabato 2 ottobre 2010

Del Neri: "Non firmo per il pari". Spazio a Amauri

 
 
 
A Manchester la Juventus ha dimostrato di poter risalire. Un risultato come il pareggio conta, se pochi giorni prima una vittoria e i tre punti si sono conquistati dimostrando che la tenuta fisica c'è. Alla vigilia del derby d'Italia, Luigi Del Neri indossa la sua maschera di pacatezza con quell'aggressività di chi, seduto sulla panchina bianconera, non può che galvanizzarsi a poche ore da Inter-Juve. Si gioca per vincere, ha risposto l'allenatore. Una frase da tecnico della Juve.
 
 
CALCIOPOLI - "Si affrontano due squadre di grande spessore, sarà una partita particolare, c’è grande antagonismo. Calciopoli? Con l'Inter c'è un antagonismo di vecchia data, ma del processo non ci deve interessare molto, pensiamo soltanto al campo".
 
 
NON FIRMO PER IL PARI - "Se firmo per un pareggio? Non firmo mai. Se una vittoria può cambiare la stagione? Ultimamente ogni partita è un'esame, giocheremo cercando una buona prestazione, scenderemo in campo con grande attenzione per i nostri avversari alla ricerca di un miglioramento. La nostra arma in più potrebbe essere l’aggressività, e puntiamo sulla tecnica. L’Inter è una squadra di grandi palleggiatori, Eto’o è molto più incisivo da quando non ha obblighi difensivi. Non credo che l’Inter sia dipendente da un giocatore, è una squadra compatta, sta ottenendo grandi risultati perché è compatta".
 
 
FORMAZIONE - Un po' di pretattica è ordinaria segnalazione per l'allenatore che non svela anticipatamente gli uomini del suo undici come ormai di tendenza negli ultimi incontri con la stampa: “Se giocano Melo e Marchisio? Più facile che giochino Aquilani e Melo. Amauri? Se sta bene gioca. Se non sta bene non lo convoco. Ora non mi fate dire tutta la formazione. De Ceglie? Aveva bisogno di riposo, l’infortunio gli ha permesso di tirare un po’ il fiato. Sono sereno nelle mie decisioni, mi concentro sui giocatori e sulla squadra. Dobbiamo stemperare le pressioni e scendere in campo al top. L’errore da non fare? Essere presuntuosi dopo la buona prova di Manchester, ma so che contro l’Inter non c’è pericolo: abbiamo troppo rispetto per i nostri avversari”.

 
NESSUNA PAURA - “Abbiamo giocatori abituati a grandi sfide, non credo che soffriremo il fatto di giocare in trasferta a San Siro. Molti dei nuovi hanno giocato partite importanti con la Nazionale. I tifosi? Mi hanno dimostrato affetto, non pressione. E’ la partita più importante di questo periodo della mia carriera. Sarà una gara intensa, c’è antagonismo di vecchia data. Dobbiamo pensare a fare bene in campo, Calciopoli non ci deve interessare molto. La condizione fisica? Nelle ultime due settimane abbiamo giocato molte partite, tenendo botta. La squadra è proiettata verso una condizione fisica ottimale, ma anche il fattore psicologico è importante".
 
I CONVOCATI - Ecco l'elenco dei convocati in vista dell'Inter: 2 Motta, 3 Chiellini, 4 Felipe Melo, 5 Sissoko, 8 Marchisio, 9 Iaquinta, 10 Del Piero, 11 Amauri, 13 Manninger, 14 Aquilani, 18 Quagliarella, 19 Bonucci, 20 Lanzafame, 21 Grygera, 23 Pepe, 25 Martinez, 27 Krasic, 29 De Ceglie, 30 Storari, 31 Costantino, 33 Legrottaglie.

mercoledì 29 settembre 2010

Roberto Mancini e la Juve: un futuro prossimo venturo



Mai dire mai. Io aspetto. Perché so essere paziente. E' arte che ho appreso con il tempo e l'esperienza, tra gli errori di chi scivola per eccesso di emotività in ingenui entusiasmi e le osservazioni concrete dei fatti che prepotentemente ti affondano nelle verità che vanno solo ricostruite. Roberto Mancini era l'uomo giusto. Lo sarà al momento opportuno. Quello che ha asserito in conferenza stampa - quella che precede l'incontro di Europa League tra la Juventus e il Manchester City - è solo il reiterarsi di un quadro noto o il percorso che verrà.

"Io allenare la Juventus in futuro? E perché no? In fondo non ho mai avuto alcuna avversità nei confronti di quella squadra, tant'è vero che da piccolo ne ero tifoso. Ora sono concentrato sul conseguimento di tanti successi qui a Manchester, ma nel calcio non si può mai sapere cosa può accadere, dunque mai dire mai".

Quando fu tempo di ribaltare, Ciro Ferrara fu allontanato dopo essere stato egli stesso subentrato a Claudio Ranieri in un volteggiare di nomi su una panchina prestigiosa, blasonata. Che mai, fino ad allora, aveva optato per la dolorosa scelta dell'esonero. Una sconfitta interna più pesante di un risultato negativo. L’unico tecnico di spessore libero quando anche per il delfino dell'ex Marcello Lippi parevano maturi i tempi dell'abbandono era il Mancio che l'11 dicembre 2009 aveva manifestato la propria disponibilità al quotidiano sportivo Tuttosport: "Non sono un nemico della Juve, anzi ero un suo tifoso", aveva dichiarato.

Allora si menzionava un progetto condiviso dagli Elkann con l'ad Jean Claude Blanc e il ds Alessio Secco che avrebbe portato a Torino anche lo staff di fedelissimi del tecnico Ivan Carminati e Giulio Nuciari, rispettivamente pre­paratore atletico e dei portieri sia du­rante l'esperienza laziale del Mancio, sia successivamente all'Inter. Un progetto diverso, uomini diversi. Meno di un anno fa. Ma tutto può mutare 8di nuovo), se si sa aspettare.

Morto Bruno Giorgi: lanciò Roberto Baggio



Da allenatore lo ricorderò per aver scoperto Roberto Baggio. E per i suoi capelli. Era un difensore che (Reggiana, Palermo) appartiene alla schiera di chi è passato al ruolo di guida tecnica. Un partito numeroso per quanto folto pocco definirsi. Oggi mi è tornato in mente senza che lo volessi perché purtroppo una malattia ha deciso per me, ha deciso per lui. Così è scomparso all'età di 69 anni, in una clinica di Reggio Emilia, dov'era ricoverato per un male incurabile. Roby parla di più e si affida a poche, sentite, frasi per manifestare il proprio rammarico sul suo sito internet:

«Si è spento Bruno Giorgi, uomo vero del calcio. Siamo tutti vicini ai suoi familiari, a cui vanno le nostre condoglianze»


Tutto ebbe inizio dalla Reggina, la sua squadra, ma la storia lo segna affidandogli il Vicenza (1983-'86) dopo una gavetta tra Serie C e cadetta, in cui lanciò quel ragazzino che prometteva bene e che si mostrava taciturno, pensieroso. Poi fu la Fiorentina, tra il 1989 e il '90. Giorgi fu esonerato, sostituito da Ciccio Graziani, che portò i viola fino alla finale di Coppa Uefa poi persa contro la Juventus. Brescia, Atalanta, Genoa e ancora in due tappe il Cagliari. Giorgi fu poi richiamato dopo l'esonero di Giovanni Trapattoni, garantendo alla squadra la permanenza in Serie A. Raggiunse l'obiettivo e poi lasciò, fatto quel che doveva.


martedì 28 settembre 2010

Bravo Balotelli, il padre: "Da bambino era della Juve"


Mettiamo che nasci a Palermo da genitori ghanesi. Mettiamo che emigrano al Nord, in provincia di Brescia magari e che lì figliano ancora. Tu giochi bene a pallone e diventi Mario Balotelli. Sì, quello che giocava nel Lumezzane e che l'Inter decide di comprare. Ma tieni per il Milan di cui hai indossato la maglia solleticato da Valerio Staffelli di Striscia la notizia. E per disorientare a un certo punto rispondi alle domande dei cronisti con un possibile ni al trasferimento alla Juve quando è chiaro che Mou e la società non ti garbano più. Ti lasci sedurre dal Manchester City e da 3,5 milioni di ingaggio l'anno. Sei quello che porta addosso Padre Pio. Tuo papà, il padre naturale, ammette in un'intervista rilasciata a 'Diva e Donna' che tu - il bad boy - tifavi Juve. Come Roberto Mancini (io avrei voluto lui sulla panchina della Juventus, è noto).

"Mario oggi dice di essere milanista? Forse non ricorda che da piccolo era juventino, come me: giocavamo a calcio insieme e io ho sempre ammirato Del Piero perché è rispettoso e calmo". Continua: "Ai nostri figli insegnamo il rispetto degli altri. L'ho detto a Mario: 'Non litigare in campo'".

Poi è andata come è andata. E le note comportamentali non avranno giovato all'epoca del presunto interessamento di corso Galileo Ferraris che non gradisce forse le tue indisciplinate perdite di controllo. Nello spogliatoio e in campo. A cui neanche il Mancio, forse, avrebbe saputo porre gli argini. 


Mourinho furioso lascia conferenza stampa. Video



Mourinho l'ho capito - da tecnico - tardi. Per una forma di resistenza che deriva dall'ammettere che la contaminazione di questa nazione brutta si è sedimentata ormai anche nel calcio. Non quello delle società per azioni o nei bilanci o nel marketing senza ragione (forse il processo è irreversibile), ma nel gioco. E che tu hai provato a non allinearti. Invece Mou ha vestito un ruolo complesso da decifrare in cui addirittura si scomoda ne 'L'alieno Mourinho' l'ottimo Sandro Modeo per esplicitare il senso dell'essere Mou a chi relega il calcio al solo sistema. Quell'intreccio superbo che riesce solo a lui, al vincente qualunque sia l'obiettivo o il fine esercita una fascinazione rara.

Anche quando abbandoni una conferenza stampa, caro Mou ti riconosco. E tento di comprendere il gesto in prospettiva oltre l'antipatia del sottrarti ad ulteriori domande. Si chiede della mancata convocazione di Pedro Leon: "Io non devo giustificarmi. Non stiamo mica parlando di Maradona o di Zidane, il ragazzo fino a due giorni fa giocava nel Getafe". Il contenuto - come sempre - non di sicosta molto dal vero. Ma i modi, i modi sono i tuoi. Piacciano o meno. 


Mourinho lascia la conferenza stamopa
Caricato da Almiron. - Altri video di sport

lunedì 27 settembre 2010

Juventus, Chiellini: "Dateci tempo, faremo gli 1-0"


Giorgio per me è Re Giorgio. Il capitano del futuro. Il contratto da rinnovare. Il ragazzo che doveva partire e invece è rimasto. L'economista. Giorgio è tanta roba. Mi piace, voto likes, consiglia e mettiamoci dentro la grinta e la tenacia (qualità che si apprezzano a prescindere). Il Cagliari appartiene già al passato, il presente è incerto, il futuro incerto. La Juventus odierna, operaia o meno, va studiata con attenzione anche nelle dichiarazioni di uno come Giorgio Chiello Chiellini.
 
LA DIFESA SOTTO ACCUSA "Prendiamo tanti gol, ma solo perché abbiamo cambiato molto, giocatori e tecnico, e abbiamo bisogno di adeguarci ai nuovi schemi. Tutte le squadre del mister hanno avuto bisogno un pò di tempo all'inizio, piano piano ci riusciremo anche noi. Spero di poter festeggiare presto qualche 1-0". 

IL NUOVO PRESIDENTE "La presenza del presidente si sente, prima di lui John era abbastanza presente, ma Andrea è anche lui molto presente ed il mito dell'Avvocato rimane sempre. Ai tifosi juventini penso scatti qualcosa sempre quando si parla della famiglia Agnelli, e si è visto nell'affetto di giovedì dopo la sconfitta pesante casalinga. È stata una piacevole sorpresa dovuta anche dalla presenza di Andrea come presidente".

SCUDETTO "Se Inter e Milan vanno dritti senza cali, per noi ci sarà poco da fare in chiave tricolore, ma se hanno un calo dovremo essere bravi ad approfittarne. Il nostro obiettivo è andare in Champions, è troppo importante per noi". 

TRICOLORE - "Spero di vincere io il tricolore, se però io non dovessi farcela, spero in Allegri, livornese come me. Conosco "acciuga" (il soprannome di Allegri, ndr) da anni, è una gran brava persona". 

LIPPI - "Si è chiuso nel silenzio dopo il Sudafrica? Come tutti, non abbiamo voglia di parlarne". 

CENTRALE DI DIFESA - "Non mi piace giocare a sinistra, penso di dare il meglio in mezzo, ma certo non mi rifiuterei di giocare terzino sinistro. Decide Del Neri". 

MANCHESTER CITY E INTER - "Ci aspettano due partite belle toste, con la squadra di Mancini giovedì, e poi con l'Inter domenica. Quella con i nerazzurri è la sfida delle sfide, ma per noi l'Europa League è importante, e avremmo bisogno di un risultato positivo per acquisire sicurezze che ancora ci mancano".

CITY E REAL - "Non credo di essere stato vicino al Manchester City o al Real Madrid. Penso che la società non abbia mai avuto la volontà di cedermi". 

NAZIONALE - "Come si è comportato in Nazionale? Bene se continua a segnare e a farci vincere...".

domenica 26 settembre 2010

Juve: la Furia si chiama Krasic. Col Cagliari è 4-2


Io mi ricordo. Sì, mi ricordo quando Pavel Nedved fu acquistato dalla Juventus. La sua indiscutibile eccezionalità l'avrei riconosciuta ovunque e comunque e quella maglia, quella della Lazio, sapevo che avrebbe costituito un passaggio come ce ne sono tanti nella vita e nella carriera di ciascuno.

E mi ricordo quando, con il Cska, avevo segnato sul taccuino il nome di questo ragazzo biondo che non mi aveva convinto del tutto ma veniva osannato dalla critica e già aveva ricevuto dimostrazioni concrete di interesse dal Milan che in materia commette solo peccati veniali. Non mi aveva entusiasmato in quella prima di campionato contro il Bari in cui aveva cessato a metà di inseguire le indicazioni impartite dall'esordiente Luigi Del Neri. Ma non era colpa di Milos Krasic. Anzi, stasera ti ringrazio.

Ricorderò questa tripletta con il Cagliari, Milos. Perché hai corso, non hai smesso di inseguire l'obiettivo come quando hai pagato tu il volo per chiudere l'accordo.Ti inserisco nella colonna del mi piace. Mi sono garbate assai le scelte diverse del tecnico che ha rivisto le sue dogmatiche interpretazioni di uomini e ruoli. Mi piace Aquilani in cabina di regia. E quella coppia d'attacco che ancora stenta a decollare. Non mi piace - ancora - la lettura delle statistiche. Nove gol subiti non celano i limiti di un reparto in costruzione sotto un sole agostano. Non sarà Rinaudo (in campo) a smuovere del tutto gli equilibri. E a evitare le oscillazioni così incontrollate di questa Juve del nuovo corso.

sabato 25 settembre 2010

Juve per sempre: Chiellini rinnova dopo l'Inter


Che settembre avrebbe significato rinnovi era noto ai conoscitori di corso Galileo Ferraris. Anche se, in tema di prolungamenti di contratto, non sempre tutto va per il verso giusto. In questo caso, Giorgio Chiellini, la direzione è una e una sola: quella dell'accordo. Perché la Juve senza Chiello - futuro capitano - ha dimostrato involuzioni preoccupanti. E a prescindere dal tecnico in panchina. Anche se la firma non è stata ancora ufficializzata, ma la firma è ormai imminente. Il suo procuratore, Davide Lippi, deve limare quelli che vengono definiti «detta­gli». La sostanza, durata e ingaggio, paiono invece definiti.


Il contrat­to sarà prolungato di altri due anni: la sca­denza sarà fissata nel 2013, per poi naturalmente passare al 2015. Juve a vita, per la carriera considerato che per allora il giocatore avrà 31 anni.
«Chiellini è il di­fensore titolare della Juven­tus, molte squadre lo cerca­no, non soltanto il Real Ma­drid, ma l’operazione non andrà in porto perché lui vuole rinnovare con la Ju­ventus». Ed è lo stesso ma­nager che spiega lo stato della trattativa: «L’accordo al momento non è stato si­glato, ci siamo incontrati ma il giocatore non ha ancora firmato nulla. Non ci sono problemi di natura economi­ca anzi, da questo punto di vista c’è perfetta sintonia con la Juventus».

Nel pomerig­gio di ieri, a quasi un mese dal pre­cedente incontro, la coppia Chiellini-Lippi è stata avvistata nella sede storica della società bianconera chiaro segnale che l'accordo è quasi sottoscritto. Con la firma del nuo­vo contratto il centrale sarebbe inserito nel ristretto gruppo dei top player, l'esiguo nucleo di giocatori a cui Marotta e la dirigenza del nuovo corso hanno deciso di pagare volentieri ingaggi elevati (la Juve è e rimane una società quotata in borsa con investimenti vari e controlli più severi da parte degli organi deputati). In concreto si passerà dai 2 milioni ai 3,2 l'anno. Una cifra che dovrebbe scansare il Manchester Utd, il City e il Real Mourinho. E' una storia di rabbia e fatica anche questa. E pensare che dopo Calciopoli si era valutata seriamente la cessione di un giocatore divenuto un simbolo. Quasi l'eccezione, in un calcio di accordi e gestione patrimoniali che di bandiere non ne ha più.  

venerdì 24 settembre 2010

Juve da riformare: Del Neri si inventa Pepe terzino


Quando Claudio Ranieri venne tacciato di propinare un brutto spettacolo nella Torino della rabbia e dell'orgoglio, la risposta a mezzo stampa fu semplice: "Basta non prendere gol". I ragazzi, come li chiamava, salivano optando per un fuorigioco strategico che fruttava almeno una difesa d'ufficio. Ma che si può addurre in una strategia, che possa definirsi all'altezza, per questo reparto che ieri sera all'Olimpico è scomparso? Nonostante Chiellini (reduce da una brutta distorsione) e Bonucci che, con tutta la volontà della disperazione, hanno perso i tempi dove e quando il tempismo è tutto.

Ora il tecnico del nuovo corso Luigi Del Neri - che ha poco dietro cui nascondersi - ci propina Pepe terzino. Un uomo, un giocatore che ha interiorizzato il ruolo di attaccante in un 4-3-3 (Udinese) e prova con alterni successi a interpretare la verticalizzazione secondo i dogmi delneriani. Il problema sugli esterni bassi esite, inutile negarlo. Non giova a nessuno, neanche ai diretti interessati che faticano a rientrare e a coprire adeguatamente. Sette reti incassate alla quarta giornata sono francamente eccessive per una società che si pone come obittivo la qualificazione in Champions League.
"Una prestazione volenterosa, ma siamo tornati indietro, ad errori pagati a caro prezzo, che il Palermo ha sfruttato a pieno - ha dettol'allenatore bianconero -. Noi invece abbiamo sfruttato di meno le occasioni che pure abbiamo avuto". Il problema della Juventus è difensivo, ma non è solo colpa della difesa. "Quando si sbaglia si sbaglia tutti - ha aggiunto Del Neri -. Una partita al di sotto delle prestazioni degli ultimi tempi: forse anche un po' di sfortuna, però serve più attenzione e grinta. E' un anno altalenante, dobbiamo convivere con questo. Pensavamo di aver risolto i problemi ad Udine, invece si sono ripetuti".
Provvisti poi di un centrocampo che faccia da filtro (ieri sera Melo e Marchisio hanno faticato troppo) ecco che i buchi si spiegano. Meno si capisce questa obiettiva difficoltà di mantenere le distanze tra i reparti, quell'ordine che manca tra le linee. Anche i nuovi schemi vanno studiati. Capiti, applicati. La matematica applicata al calcio intanto pesa e mostra quello che non c'è, come dimostrato dall'alieno Mourinho.

Forse per dicembre si ritroverà la vera formula. Forse no, ma allora le cose e le persone potrebbero già non essere le stesse.

giovedì 23 settembre 2010

Juve, la crisi infinita. Il Palermo rinasce a Torino. Video dei gol


Non dovevamo illuderci che l'orgoglio da solo bastasse a succhiare via quella linfa malevola che appesantisce le gambe e confonde la testa. Schemi, idee, misure latitano ancora in questa Juventus sconfitta 1-3, così difficile da capire. Da giustificare. Palermo si rigenera da Pastore. E rinasce meritatamente. Perché forse non era il tempo per scegliere Del Piero e preferirlo a Iaquinta. Ha da passa' 'a nuttata, ma il lassisimo di Bari e le lacune manifeste contro la Sampdoria emergono senza che la ruvidità di metodo di Del Neri abbia dimostrato di aver sanato quel male. Pastore, Ilicic e Bovo illuminano la notte torinese. E la Signora è di nuovo cupa, sciatta.



Juve-Palermo: le formazioni ufficiali




Juve-Palermo
è il posticipo della quarta giornata. Chiellini sì. Del Piero pure. Ora che siete tranquilli (e iniziate ad aver paura di Pastore&Miccoli) leggete le formazioni ufficiali.


Juventus (4-4-2): Storari; Motta, Bonucci, Chiellini, Grygera; Krasic, Melo, Marchisio, Pepe; Quagliarella, Del Piero. All. Del Neri

Palermo (4-3-2-1): Sirigu; Cassani, Munoz, Bovo, Balzaretti; Migliaccio, Bacinovic, Nocerino; Ilicic, Pastore; Pinilla. All. Rossi

Juve-Palermo: Chiellini recupera, Del Piero fa posto a Iaquinta


L'importanza degli uomini nella Juventus si nota da questo. Dalla rabbia, dalla voglia di esserci sempre e comunque.

"La caviglia è a posto, stasera serve la stessa concentrazione di Udine,è una settimana cruciale per noi...vi aspetto allo stadio, ciao a tutti"


Giorgio Chiellini, infatti, ha confermato via Twitter che sarà in campo stasera contro il Palermo di Delio Rossi in cerca di punti e conferme. Nonostante presidenti fumantini e arbitri inesperti.

Juve operaia
o meno, da Udine in avanti si deve imprimere quella continuità e quell'esercizio di concentrazione che, inutile negarlo, manca.

Il recupero di Chiello dalla distorsione alla caviglia riportata al Friuli rassicura, ma non allontana i soliti sospetti sull'eccesso di infortuni registrati a sole tre giornate dall'avvio del campionato (con gli impegni paralleli ben presenti). De Ceglie e Traoré sono gli ultimi ingressi di un club che annovera il medesimo numero (quasi) dei tesserati.


Son complicazioni che non devono confonderci: la formazione che il tecnico bianconero schiererà è imprescindibilmente vincolata al 4-4-2. Storari tra i pali, Grygera sulla sinistra, mentre a Motta andrà la fascia destra. A centrocampo la confermatissima coppia di laterali Krasic-Pepe, al centro si partirà probabilmente con Marchisio (autore di un gol da videoteca a Udine) e Sissoko. In panca Aquilani sarà pronto a prendere il posto di Claudio al momento opportuno (durante il secondo tempo). In avanti Iaquinta è in vantaggio su Del Piero in coppia con Quagliarella. Amauri partirà dalla panchina.

Sul versante rosanero, Rossi è obbligato a scegliere Sirigu con Cassani e Balzaretti sugli esterni e Bovo e Munoz al centro del reparto arretrato. A centrocampo Bacinovic (in ballottaggio con Kasami) con Liverani regista. Poi Pastore, titolare ormai fisso, con lo sloveno Ilicic e Nocerino. In attacco Maccarone e Pinilla si contendono la maglia da titolare. Hernandez e il capitano inizieranno l'incontro da seduti. Anche se Miccoli non ha mancato l'appuntamento da ex con il tabellino, vedi colonna marcatori.