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sabato 23 aprile 2011

Juve-Catania, ovvero perché urge Mancini


Incomprensibilmente perdura una stagione sancita da una mediocrità addirittura banale, per quanto irritante. Delneri risponda: perché togliere Del Piero (si è preparato per entrare in forma in primavera, è palese) e Matri per inserire Toni e Pepe alleviando le marcature e ripristinando modulo e schemi più prevedibili del ciclo della catena di montaggio della Fiat?

Perché ostinarsi nell'insostenibile quando Bergonzi (contestatazione meritata) punta alcuni soggetti non giustificabili forzando il tempo di recupero, pressoché raddoppiato con una ripetizione ai limiti del regolamento?

Perché signora società, giovane e piacente quanto un lifting da reality show, si recrimina pur senza convinzione quando gli errori (quelli gravi e autentici e evitabili) si reiterano fino all'harakiri gentilmente offerto?

L'esaltazione all'ingaggio di Roberto Mancini come guida tecnica della Juventus (non citata volutamente finora) è indotta, oltre ogni ragionevole dubbio.

N.B.: Juve-Catania serve. A fare pulizia.

martedì 19 aprile 2011

Tra astinenza e pentimenti, il contatto tra la Juve e Mancini c'è stato



I tempi sono sospetti più del dovuto, considerato che la matematica impone ben altri dilemmi: la Champions League (vezzo per gli studiosi di statistica), i suoi 40 milioni e più di introiti e una questione stadio che non alimenta, certo, il bilancio di corso Galileo Ferraris. Ma la dissoluzione del ruolo di Delneri (sotto osservazione) nel trittrico di inizio stagione cos'è se non un deja vù da teatro dell'assurdo che ci ripropone Roberto Mancini? La sua denigrazione gratuita non appaga nulla, se non un revanscismo di quelli elementari da cui astenersi. Da allenatore dell'Inter (ex è quasi aspetto secondario) non è gradito a parte della tifoseria che non si addolcì neanche per le dichiarazioni ripetute in una strategia tenera per quanto esplicita, all'epoca della vigilia del suo trasferimento a Manchester, sponda City. Il Mancio, sarebbe l'uomo in più, in grado di scuotere l'ambiente.

Posto che in Walter Mazzarri - altro erede individuato dal club - sono più i tratti del mourinhismo che dello stile Juve, il suo possibile ingresso come guida tecnica della società sarebbe cosa altretanto buona e giusta. Peccato che ci sia - nell'ordine - l'ostilità del presidentissimo Aurelio De Laurentiis (come biasimarlo, d'altronde?), la struttura di una società collaudata come il Napoli e una certa resistenza della nuova dirigenza a oltrepassare la dimensione del contatto in questa fase così delicata.

Le odierne esternazioni di Big Luciano, Moggi, non sono che il reiterarsi di un concetto ormai pluriennale tanto quanto gli incentivi della casa madre. "Mancini è un allenatore molto valido, lo porterei alla Juventus", il concetto espresso a Radio Kiss Kiss Napoli dall'ex direttore generale. "Con lui non ho una grande amicizia, ma lo conosco perché ci siamo parlati spesso. Quando si sceglie un allenatore si va a guardare la bravura e Mancini potrebbe andar bene. Ha fatto quello che in tanti non hanno mai fatto: ha rivisto concetti che aveva espresso in passato".

Con Giorgio De Giorgis, suo rappresentante, la Juventus stando a quanto asserito dall'ad Giuseppe Marotta avrebbe avuto contatti solo per alcuni calciatori. "Mancini ha un contratto con il City e con De Giorgis abbiamo parlato di calciatori, anche di Serie B". Non proprio convincente. Perché negoziare, chiedere se mancano i capitali e se il Delneri bis impone scelte obbligate?

Nota a parte: Alessandro Del Piero, l'uomo che firma in bianco, non ha ancora prolungato. Marotta, interrogato sulla questione, ha rassicurato, come sempre sull'argomento: "Per il rinnovo del capitano è tutto fatto: mancano solo le firme". Tra astinenza e pentimento, di un Carlos Tevez ce ne vedremmo bene. Proprio bene.

sabato 16 aprile 2011

Inter, la danza dell'addio. Video



La dissoluzione di quello che non c'è (più), ovvero come il romanzo popolare ambientato nella Milano da bere elitaria quanto basta per amalgamare Eto'o, Milito, Samuel si scioglie nella filosofia del calcio che dà gioia congegnata da Leonardo. L'Inter campione d'Italia, d'Europa e del Mondo (quella di Mourinho) non esiste più. La fiacchezza con cui si trascinano in campo Milito e Sneijder (non circoscriviamo la questione al Parma) meriterebbe un ritiro in un eremo mentale sognando Etna e gli odori che trasudano da una terra vulcanica, fertile e intensa.

In quattro giorni, dalla sconfitta a Gelsenkirchen a questa sera, Leo - su cui a questo punto non è neanche sicuro il presidente Massimo Moratti che pure lo ha difeso - ha cancellato la Champions e alleviato il disturbo agevolando il Milan e Allegri che gli ha impartito una lezione accademica nell'impostazione del derby.

L'Inter non piace più, perché non lotta, non aggredisce e non sa difendersi. Si enuncino pure dichiarazioni d'intenti che sanno di corso di autostima. Passino anche la filosofia della felicità e la tensione di chi è sopraffatto dall'appagamento. Ma che si indossi l'ostinazione per governare un gruppo ormai smagliato produce effetti indesiderati. L'esaurimento di un ciclo si è già, inevitabilmente, consumato.





N.B.: reti di Giovinco e Amauri (arrivati dalla Juventus)

martedì 12 aprile 2011

Juve-Genoa 3-2, video dei gol


Juventus - Genoa 3-2 Gol Pepe Matri Toni by... di cuorejuve_it

Juve-Genoa: si soffre e si vince. Con Matri, l'uomo da riscattare



L'uomo della domenica che segna, esulta. E onora la maglia. Di quanta rabbia si avvertiva l'esigenza per arrivare ad apprezzare una semplificazione che si riassume in un calcio sporco tirato a un pallone sotto il sole che batte sul campo. Se ne contempla la bellezza, di Alessandro Matri nel decadimento generale. Mentre i dubbi sul suo ruolo, quelli che striscianti avanzano tra le righe di un taccuino ormai desueto, inducono a rivedere tutto. E gli acquisti e il mercato. E il tecnico e il modulo. Che ne rimane dell'ingordigia di un'estate fa dell'operato del duo Marotta-Paratici se non rarissime eccezioni? E con estrema franchezza, se di rifondazione si discute, se ne discorre con una certa amarezza.

Quel medesimo disorientamento provato alla constatazione che l'infortunio di Quagliarella in quel Juve-Parma maledetto avrebbe destabilizzato gli equilibri imposti dal nuovo allenatore. Delneri ha perso il riferimento indispensabile a conferire possenza al suo gioco. Come possa Matri sopperire in tutto e come sia riuscita quest'operazione durante il mercato di riparazione ha un che di vecchio stile. Ottimo, per un presente così incerto, fatto di Europa League e utopia Champions.

Il suo riscatto è una necessità, come lo è quello di Aquilani, la riconferma di Quaglia. La scelta di rimandare con questa formula per evidenti limiti finanziari ha fornito uomini. Adesso è tempo di decidere. Anche di cedere giocatori importanti. E di rinnovare a uomini altrettanto fondamentali per rinsaldare quella mentalità, quella personalità che non si vede in campo. Neanche quando il risultato esalta aspirazioni eccellenti.

Quando l'attaccante è arrivato a Torino dal Cagliari sapevamo che Massimo Cellino, presidente-padrone, non avrebbe ceduto per poco la punta. Quei 15 milioni per riscattare il suo cartellino hanno dettato le regole di un gioco a perdere, in cui l'assenza di liquidità impone scelte difficili e la piazza chiede, chiede, chiede.

E anche da qui si avanzano quesiti. Per comprendere, solo per capire il senso delle cose.

1) Delneri rimarrà anche se mancherà la Champions?
2) la cessione di Buffon significa mercato?
3) chi sarà sacrificato tra i 'riscattabili'?
4) chi rientrerà tra i ragazzi ritenuti estranei al progetto?
5) a quando (ancora) il rinnovo di Del Piero?

mercoledì 6 aprile 2011

Il tempismo è tutto

E' tempo di tornare a scrivere (tempismo).
Non per l'impudenza che pure ha riscattato una Juventus frammentaria.
Neanche per l'ostinazione dei pochi.
Respira. Torna ciò che sei.
E scrivi. Scrivi quello che osservi per decifrare la confusione congenita nell'ordinario. I fatti ti condurranno (il tutto).  


Roma - Juventus 0-2 Gol Krasic Matri Highlights... di cuorejuve_it