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martedì 28 febbraio 2012

E se nella sentenza su Calciopoli ci fosse un po' di Milan?


Milan-Juve e le sue degenerazioni interpretative, vedi al capitolo prova televisiva e relative tre giornate per il solo Mexes, sono intorno a noi, nelle istituzioni calcistiche, nelle famiglie. Così è il calcio, così è l'Italietta del pallone. E i comunicati accusatori o quelli da difesa a oltranza con menzione di 'grave errore giuridico' non andrebbero somministrati, se non nell'assoluta certezza di essere al di sopra di ogni sospetto. E in via Turati dovrebbero saperlo.







giovedì 23 febbraio 2012

Motivazioni Calciopoli: "Sorteggio non era truccato"



Moggiopoli non si risolve in Calciopoli e Calciopoli non si risolve nelle motivazioni depositate il 6 febbraio 2012: in 561 pagine si condensano le evidenze del caso, una parte assai ridotta delle 171mila intercettazioni, le nudità linguistiche dei protagonisti virtuosi o meno di un procedimento che nella fase dibattimentale ha palesato le incongruenze di quello che è stato definito - per semplificare - un sistema. 


Prendiamo in esame la questione del sorteggio. L'evidenza dell'insistenza del pm e, dall'altra parte, la constatazione che non sia stato truccato "è emerso in maniera sufficientemente chiara nel corso del dibattimento". 




L'esame del teste Antonio Ioli, il notaio che certifica la regolarità del sorteggio in questione, risulta coerente. Senza alcuna incertezza, né contraddizione in una ricostruzione lineare dell'estrazione e delle fasi di cui si è composto (e di cui pare sia irreperibile il filmato depositato presso la cancelleria) Ioli replica alle domande dei pm Stefano Capuano e Giuseppe Narducci relative a sfere, bigliettini, condizioni, colori e fattori ambientali fornendo una ricostruzione di quel sorteggio in cui la manipolazione supposta dall'accusa rimane tale stando a quanto in maniera inequivocabile si legge nella sentenza. 


Quello che il presidente della nona sezione penale del Tribunale di Napoli, Teresa Casoria, ha riportato in un riassunto che rimanda in più punti ad altri processi e ad altri personaggi compone una verità processuale che restituisce uno spaccato di realtà. Una ricostruzione che  spiega solo in parte. Spiega la condanna di Luciano Moggi e altri, come l'assoluzione di alcuni altri imputati in questo processo. Non risolve la complessità di dubbi che sono stati sollevati da quanto emerso dal lavoro del consulente della difesa, Nicola Penta, e presentato dai legali di Moggi, capeggiati da Maurilio Prioreschi e Paolo Trofini che si sono accollati l'onere di trascrivere conversazioni telefoniche tra i vertici dell'Inter e quelli arbitrali, tanto per, descrivendo una insana e diffusa prassi che ha reso sciatta qualunque azione di contenimento dei ruoli, delle istituzioni. D'altronde, quanto riportato non lede l'integrità di figure istituzionali come Franco Carraro nel tentativo telefonico di tutelare la Lazio?


La connessione con il dossier Telecom, il caso Tavaroli nonché l'azione di monitoraggio della società nei confronti di Christian Vieri - altro processo - non si esauriscono né avrebbero potuto in questo specifico procedimento. Né la sintesi processuale scioglie i nodi etici che il diritto indirettamente compone. Suggerisce, con toni equidistanti pur rimanendo circoscritto a quanto detto, fatto, scritto dagli imputati che la materia - purtroppo - è assai più vasta per esaurirsi in quell'aula e in sequenza ordinata di 561 pagine. 





mercoledì 22 febbraio 2012

Calciopoli, il video dei misteri



Non abbiate fretta, perché prima che si ricompongano i fatti la giustizia nostrana contempla tre gradi di giudizio e siamo appena alla sentenza di primo grado. Trascuro l'inesauribile dialettica tra giustizialisti e garantisti (così attuale, considerato il ventennale di Mani Pulite) privilegiando la caustica sintesi del diritto. E delle prove in quell'esemplificazione di macchinosi artifizi tutti italici che è Calciopoli


Ieri Tuttosport e Il Giornale hanno sollevato con dovizia di riferimenti e medesime modalità il caso del video dei sorteggi arbitrali a cui fa riferimento il pm Capuano della Procura di Napoli datato 13.05.2005 cui partecipò come giornalista Riccardo Bianchi, de La Provincia di Como, che nella sua deposizione in aula (affermazioni riportata anche nella motivazioni della sentenza) garantì in maniera decisa la regolarità della procedura seguita. E filmata.


Quelle immagini, raccolte in un dvd in possesso della Procura a detta della nona sezione del Tribunale dal 29 luglio 2009 nei fascicolo non ci sarebbe più. Non nei fascicoli né dell'ordinanza né dell'abbreviato. 


Una prova simile svanita. Irreperibile. Sarebbe stato sostituito da una sequenza fotografica tratta da quelle immagini e trasmesse in una docu-fiction andata in onda su La7, Offside il 5 dicembre 2009 commentata dal rapporto del maresciallo Ziino, autore del servizio di osservazione a Coverciano. 


La pagina del quotidiano torinese illustra la sequenza delle foto tratte dal filmato in questione, spiegando come la ricostruzione possa essere stata de facto manipolata per suggerire conclusioni fuorvianti. tant'è che il buon Bianchi viene indicato come un dipendente della Federazione italiano Giuoco Calcio (FIGC) e altre incongruenze di cui hanno dato conto gli articoli in questione.


Dov'è quel dvd? Come può essere risucchiato nella mole abnorme di atti e documenti prodotti in un simile procedimento? I legali capitanati da Maurilio Prioreschi e dal consulente Nicola Penta che assistono Moggi immediatamente dopo la lettura della sentenza di condanna (5 anni e 4 mesi nel caso dell'ex direttore generale della Juventus) attraverso le dichiarazioni di Big Luciano avevano dettato l'agenda per il ricorso in appello. Un processo in cui un simile documento dovrebbe giocare un ruolo niente affatto secondario.