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sabato 4 agosto 2012

La Disciplinare contro Palazzi: gli effetti perversi sul caso Conte



Negatemi ora se quanto si consuma nella dialettica tra procuratore federale e Commissione Disciplinare non trasla sul piano della vicenda giudiziaria l'inscenarsi dell'epilogo - decadente - di una giustizia frammentaria che arriva a ribaltare il senso delle cose indicando lo stato di confusione in cui versa.


Negatemi che ora dopo il rigetto del patteggiamento annunciato in una spettacolizzazione senza eguali sul caso Conte non vale come una indicazione netta, nettissima nei riguardi di Palazzi su come gestire questo scempio culturale e sociale che liquidiamo assai spesso con la sintesi riduttiva di calcioscommesse. Nella diatriba interna tra Disciplinare e Procura c'è il seme della frattura interna? Probabile, perché quest'estate di processi che si risolveranno con la continuazione del medesimo schema senza incidere sul calendario ( e spero nella smentita dei fatti) imporrebbe non le sole dimissioni - come suggeriscono alcuni - del procuratore ma una riforma seria, strutturata e consapevole della giustizia sportiva.


Negatemi che già alla prima lettura dei deferimenti non vi siete interrogati sulla coerenza dell'impianto accusatorio e, poi sul senso di una linea difensiva fondata sulla negoziazione con una parte chiusa su una posizone a prescindere, riferendosi a verità parziali e frammentarie di Filippo Carobbio relativamente a quella famigerata riunione tecnica e al coinvolgimento del tecnico nella due partite da cui l'omessa denuncia.


Negatemi che sia scattato in voi l'insofferenza nei riguardi di un sistema che premia con il patteggiamento un giocatore come Andrea Masiello, reo di aver creato la macchina delle scommesse, con 2 anni e a 2 mesi più un'ammenda di 30mila euro quando di anni per il presunto illecito commesso da Bonucci (per cui la procura di Bari ha deciso di non andare oltre dopo lo tsunami mediatico precedente a Euro 2012) vuole 3 anni e 6 mesi di squalifica. Un anno e 3 mesi per Conte aveva chiesto mercoledì Palazzi, in quella che ormai ha assunto i contorni di una contrapposizione personale ad Artico e alla Commissione Disciplinare. Ieri, per Pepe ha chiesto nuovamente un anno. Per omessa denuncia. 


La Juventus contrattacca, la Figc replica nella consueta querelle nell'anno sesto post Calciopoli. Si procede con il secondo processo in calendario questa settimana sul filone di Bari. E si vocifera nuovamente, stamani, di un patteggiamento. Sarebbe un suicidio assistito, francamente, in questo quadro convenire ancora ad accordi dopo il moltiplicarsi di elementi volti a sostenere la tesi di quanti hanno individuato nelle diatribe interne alla magistratura sportiva uno dei fattori che hanno trascinato a questo punto di non ritorno. Nulla è stato modificato rispetto al 2006, nonostante gli appelli di esimi esponenti della giustizia sull'arretratezza del codice. 


Invece, nella più italica delle consuetudini tutto cambia perché le cose rimangano uguali. 

giovedì 14 giugno 2012

Calcioscommesse, i 45 minuti di Pepe

Simone Pepe era il personaggio attorno a cui si era concentratta l'attenzione per ovvi motivi. Anche dopo quanto trapelato ieri dall'audizione di Salvatore Masiello. In questa giornata di attese e conferme,  il suo interrogatorio negli uffici romani della Procura federale è durato appena 45 minuti. 


Doveva fornire la sua versione sugli accadimenti relativi a quanto sostenuto da Andrea Masiello davanti ai magistrati di Bari: secondo l'ex capitano nei giorni che hanno preceduto Bari-Udinese (3-3 del 9 maggio 2010), Pepe avrebbe ricevuto una telefonata da parte di Salvatore Masiello, appunto, per concordare il risultato dell'incontro declinando la proposta ma omettendo di denunciare il fatto all'autorità competente. Il giocatore della Juventus ha optato per un'entrata secondaria degli uffici della Federcalcio (particolare che ha evitato la ressa) e non della Procura e ha dovuto aspettare le 18.30 circa per essere ascoltato dai collaboratori di Palazzi.


L'audizione è durata circa tre quarti d'ora, poi Pepe è uscito dall'ingresso principale degli uffici della Federcalcio senza rilasciare dichiarazioni. 

mercoledì 13 giugno 2012

Calcioscommesse, tocca a Simone Pepe



Simone Pepe in via Po dovrà rispondere, oggi, su quell'Udinese-Bari del 9 maggio 2010. Stefano Palazzi e i suoi, al lavoro sul terzo filone dell'inchiesta sportiva sul calcioscommesse, negli uffici romani della procura federale hanno sentito ieri sette tesserati. Delle audizioni trapela poco, ma quanto riportato assume una pregnanza notevole poiché alcuni tratti - fossero confermati - andrebbero a scardinare le dinamiche ricostruite da Andrea Masiello nell'ambito dell'indagine della procura barese


Massimo Donati, Alessandro Parisi e Salvatore Masiello: uomini importanti per accertare i fatti e ricostruire gli avvenimenti legati a quella combine non sarebbero convenuti su quanto affermato dal primo collaboratore dell'inchiesta pugliese in relazione a quella partita. Procediamo per punti, tanto per agevolare la sintesi:

  1. Salvatore Masiello, assistito dal'avvocato Ruggero Malagnini, al termine dell'interrogatorio non ha rilasciato dichiarazioni al termine dell'interrogatorio. Idem per Massimo Donati e Alessandro Parisi. Stando a Sky Sport avrebbe però continuato a negare la sua partecipazione come sostenuto in precedenza e avrebbe smentito di aver fatto la famigerata telefonata;
  2. Masiello, ex giocatore del Bari ora al Torino, continuerebbe a sostenere l'infondatezza della telefonata come ha affermato Leonardo Bonucci, all'epoca impegnato con la Nazionale. L'ex terzino biancorosso avrebbe asserito di essere stato infortunato e che concetto ribadito dal suo legale "in quella partita neppure scese in campo perché al rientro dopo un infortunio".
  3. Il calciatore, inoltre, avrebbe scagionato così non solo Bonucci ma anche gli altri compagni coinvolti. Masiello ha respinto ogni addebito e discolpato anche gli ex compagni della Sampdoria, Stefano Guberti. L'ex centrocampista blucerchiato e' stato tirato in ballo da Giovanni Carella, amico e scommettitore di Andrea Masiello: "Guberti e un altro giocatore del quale non ricordo il nome - ha raccontato Carella ai magistrati di Bari - facevano pressione su Masiello per vincere la partita Bari-Sampdoria (disputata il 23 aprile 2011 e terminata 1-0 per la squadra ligure, ndr)".

La Procura ha fissato per questa giornata altre nove audizioni: ascolteranno Pepe,  il direttore sportivo Guido Angelozzi, il direttore generale Claudio Garzelli, il team manager Claudio Vino e il segretario Pietro Doronzo; i calciatori Matteo Rubin e Ivan Radovanovic verranno invece sentiti in merito alla partita Bologna-Bari. Tornerà in Procura anche Cristian Stellini, collaboratore di Antonio Conte già ai tempi del Siena e ora alla Juventus, al fianco del tecnico salentino. In attesa di conoscere le decisioni della Commissione Disciplinare...

martedì 12 giugno 2012

Calcioscommesse: l'altro Masiello, quello che scagiona Pepe



Masiello scagiona. E Masiello rimane solo. Così è. L'altro Masiello, quello indisciplinato, problematico e rissoso smentisce la versione fornita alla Procura di Bari da Andrea - il Thuram bianco - in merito alla telefonata con cui si sarebbe proposta la combine a Simone Pepe, attuale giocatore della Juventus all'epoca dei fatti ancora tesserato dell'Udinese.


Quella telefonata che sarebbe stata effettuata da Salvatore nel racconto di Andrea e che avvenne alla presenza anche di Leonardo Bonucci che aveva asserito di non avere alcuna memoria di quella chiamata, stando alla ricostruzione fornita da uno dei pentiti chiave dell'inchiesta calcioscommesse. 

"Emergono importanti particolari dall'interrogatorio di Salvatore Masiello, chiamato in causa per Udinese-Bari, partita di tre stagioni fa. Secondo la ricostruzione - riporta Sky Sport - fatta dagli inquirenti e secondo alcune testimonianze, l'ex difensore del Bari avrebbe telefonato a Simone Pepe, in presenza di Bonucci, di Belmonte e anche di Andrea Masiello, e avrebbe cercato di corromperlo per quella partita. Pepe avrebbe rifiutato. Tale ricostruzione, però, sarebbe stata smentita oggi da Salvatore Masiello, che non avrebbe confermato questa telefonata. Una circostanza già negata da Bonucci, che aveva smentito di essere stato presente a quell'incontro perché in quel momento convocato dalla Nazionale. Sarebbero quindi due contro uno, perchè il solo Andrea Masiello parla della telefonata in questione. Se anche Belmonte dovesse negare, non ci sarebbe neanche il rischio di omessa denuncia per Simone Pepe, perché sappiamo che ci vuole una conferma ad ogni tipo di accusa. Se c'è soltanto la parola di Andrea Masiello, potrebbe non bastare".
No, potrebbe non bastare e gettare nuove ombre e inedite incertezze sull'attendibilità del collaboratore fondamentale nel filone barese di un'indagine che intreccia al mondo delle scommesse, la dimensione del tifo e quel sottobosco ambiguo di personaggi dalla duplice identità. Il gip barese quando ha valutato di non ratificare le proposte di patteggiamento lo ha motivato con la congruità della pena e la non concedibilità della sospensione condizionale, per il rischio di reiterazione del reato. 


Una posizione che suggeriva, già, l'individuazione di qualche falla.

lunedì 12 marzo 2012

Juve in silenzio stampa contro l'arbitro: senza gol e senza rigore



da Virgilio Sport (foto tratta da Sky)

L'insostenibile leggerezza e l'inutilità di uno 0-0 si leggono incrociando l'ennesimo pareggio della Juve con l'epopea milanista e il progressivo allontanamento dal vertice della classifica. Eppure in questo pomeriggio primaverile con il Genoa (in forte ascesa), la Juventus senza Barzagli, Chiellini e Bonucci (tanto per citare alcune delle assenze più eclatanti) ha sbattuto contro pali, traverse e sviste arbitrali. Rizzoli e i suoi hanno preso decisioni corrette (vedi il giallo a De Ceglie), ma non hanno convinto sui rigori negati a Matri e a Rossi, sulla rete di Pepe. Su quegli episodi che contano, hanno commesso degli errori. Il silenzio stampa da parte della società è l'atto estremo, simbolico e ideologico, di contrapposizione a questa classe arbitrale. Piaccia o meno.

Se il diktat contiano rimane vincere (altro che partecipare), forse più che nella singolarità delle azioni se ne percepisce il senso nella mentalità con cui questa Juventus senza difesa reinventatatasi priva di guida tecnica e di centrali con l'inedito duo Caceres-Vidal. Più orgoglio che determinazione, più tensione che superiorità. Quei tratti della juventinità si leggono nella propensione offensiva, nell'ostinazione anche quando pare evidente che la fluidità nella fase difensiva è carente. Così si sprecano occasioni tangibili come quella in avvio di Giaccherini o, per una sorta di incombenza da chiudere, quel meraviglioso suggerimento per Marchisio. Così è, fino al fatto cardine: Matri al limite prende Palacio che dentro l'area di rigore lo trattiene per la maglia. Rizzoli non concede il rigore. Con quel che ne viene.

L'insoddisfazione provoca rabbia e quel giallo cheKucka si prende per un alterco con Marchisio va inquadrato in questo contesto. Su un campo sfatto, il Genoa trova le corrette geometrie esaltate da Biondini che disegna traiettorie precise. Cross ottimi, come quella su cui arriva il Gila di testa impegnando Buffon e soci. A rompere le fila  auspichi possa essere la maledetta, quella che fa di Pirlo un giocatore insostituibile. Invece nulla, la punizione finisce sull'esterno della rete, alta sulla traversa. Non si vuole arretrare: Pepe è sempre lì, al suo posto ma si innervosisce troppo con il guardalinee e si fa ammonire da Rizzoli. De Ceglie, poco dopo, per fermare Palacio lo prende per la maglia. Anche per lui giallo. Ora è la Juve a soffrire: Jankovic va a tiro e pcoo ci amnca. Un minuto e si scende negli spogliatoi sullo 0-0. Il tutto mentre Conte si dimena a distanza, dietro a un vetro.

Senza variazioni sul tema (a parte nei rossoblu l'inserimento di Mesto per Sculli), la reprise è un susseguirsi di corner e pali con una continuità statistica impressionante, per gli appassionati del genere. Nota di merito va al taglio di Lichtsteiner e il suo tocco per Matri che si fa cogliere impreparato su questo pallone perfetto non riuscendo neanche a girarsi per coordinarsi e tentare il tiro. Nulla da fare. Vucinic, nella sua migliore interpretazione di questi secondi 45 minuti, colpisce di testa su cross di Pepe. Coglie la traversa con un Frey che assiste immobile. Anche Pirlo prova una conclusione improvvisa che il portiere genoano mette in angolo. Ancora il montenegrino fallisce in una ripetizione inspiegabile di quegli errori già studiati.

L'insistenza è ammirevole: Pepe in maniera ai limiti del parossismo tira contro il palo e segna poi. Una rete regolare annullata per una svista come dimostrano le immagini alla moviola. Si ribaltano gli equilibri, adesso. Viene lasciato spazio a Kaladze che diviene minaccioso e impegnativo per Buffon e in più l'episodio del tocco su Palacio di Marchisio. Finalmente si operano dei cambi: Elia, Del Piero e Borriello per dare fiato. Il tempo ha le sue ragioni e questi inserimenti a ridosso dello scadere producono un lieve effetto placebo. Il rigore negato per l'intervento di Pirlo su Rossi durante il recupero, poi, chiude una partita che non contribuisce a placare le polemiche sulla classe arbitrale. Anzi. Il silenzio stampa è la replica della società a questi avvenimenti.

domenica 5 dicembre 2010

Catania-Juventus, quel gol di Quagliarella. Video



Quel gol di Quagliarella, signor Damato era valido. Non che alteri prestazione e risultato (1-3), ma un simile errore non giova all'economia dell'arbitrato di questo Catania-Juventus.



Per il resto, il miglior attacco del campionato è confermato, Sorensen illumina, Pepe anche con inserimenti taglienti, Iaquinta va in profondità, Krasic incarna quella mentalità operaia impartita dalla lezione delneriana. Aquilani insolitamente oscuro, a disagio. Peccato, perché complice uno Storari che non intende arretrare all'avvicinamento del rientro di Buffon sarebbe stata quella Juve disegnata dalla nuova triade.

venerdì 24 settembre 2010

Juve da riformare: Del Neri si inventa Pepe terzino


Quando Claudio Ranieri venne tacciato di propinare un brutto spettacolo nella Torino della rabbia e dell'orgoglio, la risposta a mezzo stampa fu semplice: "Basta non prendere gol". I ragazzi, come li chiamava, salivano optando per un fuorigioco strategico che fruttava almeno una difesa d'ufficio. Ma che si può addurre in una strategia, che possa definirsi all'altezza, per questo reparto che ieri sera all'Olimpico è scomparso? Nonostante Chiellini (reduce da una brutta distorsione) e Bonucci che, con tutta la volontà della disperazione, hanno perso i tempi dove e quando il tempismo è tutto.

Ora il tecnico del nuovo corso Luigi Del Neri - che ha poco dietro cui nascondersi - ci propina Pepe terzino. Un uomo, un giocatore che ha interiorizzato il ruolo di attaccante in un 4-3-3 (Udinese) e prova con alterni successi a interpretare la verticalizzazione secondo i dogmi delneriani. Il problema sugli esterni bassi esite, inutile negarlo. Non giova a nessuno, neanche ai diretti interessati che faticano a rientrare e a coprire adeguatamente. Sette reti incassate alla quarta giornata sono francamente eccessive per una società che si pone come obittivo la qualificazione in Champions League.
"Una prestazione volenterosa, ma siamo tornati indietro, ad errori pagati a caro prezzo, che il Palermo ha sfruttato a pieno - ha dettol'allenatore bianconero -. Noi invece abbiamo sfruttato di meno le occasioni che pure abbiamo avuto". Il problema della Juventus è difensivo, ma non è solo colpa della difesa. "Quando si sbaglia si sbaglia tutti - ha aggiunto Del Neri -. Una partita al di sotto delle prestazioni degli ultimi tempi: forse anche un po' di sfortuna, però serve più attenzione e grinta. E' un anno altalenante, dobbiamo convivere con questo. Pensavamo di aver risolto i problemi ad Udine, invece si sono ripetuti".
Provvisti poi di un centrocampo che faccia da filtro (ieri sera Melo e Marchisio hanno faticato troppo) ecco che i buchi si spiegano. Meno si capisce questa obiettiva difficoltà di mantenere le distanze tra i reparti, quell'ordine che manca tra le linee. Anche i nuovi schemi vanno studiati. Capiti, applicati. La matematica applicata al calcio intanto pesa e mostra quello che non c'è, come dimostrato dall'alieno Mourinho.

Forse per dicembre si ritroverà la vera formula. Forse no, ma allora le cose e le persone potrebbero già non essere le stesse.