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venerdì 25 dicembre 2009

Aggredito Benedetto XVI: cade, si rialza e celebra la messa di Natale. Video



Quando non ti riesce un'impresa al primo tentativo, ci riprovi. Susanna Maiolo ('Non volevo fargli del male') aveva già tentato di scippare la veste papale a Benedetto XVI in una occasione simile un anno fa. Neanche stavolta riesce a manifestare la sua devozione. The woman in red, vittima di un persuasorio ritenta ancora o subordinata forse a un cantilenante ripetersi preserale, ha scelto il pacco Ratzinger ma la peggio l'ha avuta il cardinale Roger Etchegaray. Rottura del femore per lui. Susi il suo quarto d'ora di notorietà se lo è guadagnato. Ma il secondo - in dodici mesi - non rischia di compromettere l'equilibrio fissato dal maestro Andy Warhol?


mercoledì 16 dicembre 2009

Quelle scuse a metà di Mourinho



Il fatto. Un allenatore di una squadra di Serie A, la squadra Campione d'Italia, domenica scorsa a Bergamo allontana un cronista accreditato di un noto quotidiano sportivo italiano. Il suddetto tecnico - portoghese - maestro di comunicazione insulta il giornalista reo di non essersi recato in sala stampa, ma dietro autorizzazione dell'ufficio stampa di essersi avvicinato al pullman del club. A quanto riportano altri, il noto allenatore lo avrebbe addirittura strattonato.

Josè Mourinho ha inveito contro Andrea Ramazzotti. No, magari no. Magari è un campo di periferia. Ma non sarebbe stato ammessibile comunque, non solo secondo la Ussi. Non solo per la Procura della Federcalcio nella persona di Stefano Palazzi. Si tratta di civiltà. E di sottrarsi a quella fastidiosa ipocrisia che aleggia in un caso che pare tutto tranne che annoverabile tra il meglio di Special one.

lunedì 14 dicembre 2009

Berlusconi attack: Silvio aggredito a Milano



La strategia della tensione di cui ha parlato la Cei il giorno della celebrazione dei 40 anni dalla strage di Piazza Fontana, violata nel giorno del ricordo dell'attentato senza verità, merita una analisi articolata. E non giova, a questo Paese, che una simile riflessione sia inquinata se non in tutto in parte dall'odiosa aggressione odierna.

Il bollettino medico puntuale letto dopo il ricovero di Berlusconi, Silvio elenca: lesione lacero-contusa interna ed esterna, una infrazione al naso e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. E' il premier, il primo ministro, il Presidente del Consiglio. Nel comizio di Piazza Duomo, a Milano, B. aveva replicato con la consueta veemenza alle accuse urlate dalla folla ma non ha disatteso il consueto passaggio tra la folla e il Duomo lo ha colpito. L'oggetto con cui, infatti, è stato ferito al volto è un souvenir cafonal che gli è stato lanciato contro da Massimo Tartaglia (un fenomeno nel bene e nel male sui social network), identificato grazie alle riprese televisive e immediatamente bloccato dalle forze dell'ordine. Dieci anni di cura presso il servizio di igiene mentale e nessun legame con gruppi sovversivi.





Trasportato al San Raffaele, il PdC è stato sottoposto a Tac per verificare la gravità delle ferite. «Mi ha detto di sentirsi miracolato - ha raccontato Emilio Fede durante l'edizione serale del Tg4 - perché un centimetro più su e avrebbe perso l'occhio. Naturalmente è dolorante, gli sono stati somministrati analgesici e non credo proprio - sottolinea Fede - che si tratterà di una cosa di sole 24 ore perché ha la frattura del setto nasale, due denti fratturati, ferite alle labbra». Solidarietà, non solidarietà, scarsa copertura Rai (analogico o in chiaro, come preferite), contraddittori incompiuti. Il solito.




venerdì 11 dicembre 2009

Roberto Mancini, il migliore possibile



Uomini pochi allineati. Guasconi e strafottenti e arroganti e eccellenti in ogni ovvia, metodica pratica che al loro intervenire si rivela luminosa. Così è essere un numero dieci, un uomo mercato dall'intuizione rara, un attaccante di fantasia, un tecnico da sette trofei dopo decenni di nostalgia assolata. Che si attacca in una Milano sul finire del campionato, come quando si è Roberto Mancini.

Essere Mancini non è da tutti. Non è per chiunque, Roberto. D'altronde la panchina della Juventus non si affida ad allenatori indisciplinati o molli in un simile momento di disfacimento del vecchio corso e in cui si prova ad intraprenderne uno nuovo. Grazie e altrettanto, quindi agli altri che non siano il Mancio.

Nel processo grossolano a cui è stato sottoposto Ferrara - più Mourinho che Ciro nella conferenza pre Bari - si sono indicati in Claudio Gentile, Luciano Spalletti (prima che firmasse il triennale con lo Zenit San Pietroburgo), in Guus Hiddink i successori senza che nessuno di questi sintetizzasse quei requisiti che il Mancio oggi, in due distinte interviste (raramente si è prodigato nello spendere una simile loquacità), ha ribadito di possedere per poter risollevare questa squadra compromessa nell'identità stilistica, estetica e formale. A Tuttosport ha raccontato di un passato sentimentale, una sorta di amarcord marchigiano:


"Da bambino mi sorbivo ore di pullman dalla mia Jesi per venire al Comunale a tifare la Juve".


Stessi toni affabulatori nelle risposte meno esaltanti riportate da Il Giornale in cui all'ardore preferisce la morigeratezza e la solidità:


"Ripeto, alleno per mestiere. Non è un discorso di Juve o di altri. Vado da chiunque mi voglia e mi offra un progetto. Non ho la presunzione di scartare nessuno".

Ha costruito un gruppo di giocatori vincenti, i migliori per quel sistema di gioco e quegli obiettivi. Ha contenuto le critiche e compattato - con momenti di tensione e difficoltà - lo spogliatoio. Ha saputo gestire temperamenti irrequieti. Forse è proprio lui, siano clementi gli ortodossi, il migliore possibile.


giovedì 10 dicembre 2009

La coscienza di Ciro. Riflessioni su Juventus-Bayern Monaco una disfatta annunciata




Giorni sbagliati, ma diversi. Ciro Ferrara, quella maglia l'ha indossata e l'ha tatuata con segni indelebile del colore della china sull'avambraccio destro quando ancora l'Avvocato telefonava alle sette del mattino. Ciro Ferrara, adesso, non riesce a star seduto su quella panchina dell'Olimpico. "Siamo tutti colpevoli", diranno. Dirà Alessandro Del Piero. E' un capitano, e che capitano, quello su cui gravano le delusioni, i 15 milioni a salire di perdite finanziarie che ne derivano, gli abbattimenti del valore in borsa delle azioni della società (quotata, sì). Lo ha affermato nelle interviste anche lui, il tecnico scugnizzo. L'esclusione dalla Champions League non è affare di Del Piero, di Ferrara o della Juventus come undici indisponente, confuso, goliardico fino ad apparire goffo in alcuni momenti dell'assedio bavarese. La rottura con quanto è stato, con l'identità che rivendicavano dagli spalti, con lo stile Juventus va imputata ai fautori di un nuovo corso che non paga neanche sul versante economico.

Non crocifiggo Ciro, ma gli domando perché quei cambi. E perché Felipe Melo pare così inquieto, insofferente e indisciplinato più del dovuto. Diego si è palesato a sprazzi: del trequartista incontenibile in duplice veste rimane poco, appannati ricordi di una stagione appena iniziata in cui si folleggiava incitando reduci a inneggiare a obiettivi ambiziosi. Della tradizione. Dov'erano? Dove si sono rifugiati? I dubbi su questo reparto arretrato aumentano: è stato composto a fatica attendendo gli ultimi istanti del mercato estivo per tagliare i costi del trasferimento di Fabio Grosso dal Lione o superando la linea del comune senso della valutazione e ingaggiare il centrale Fabio Cannavaro (l'esperienza è molta e non ci si aspetta che la medesima lucidità si ravvisi su ogni fronte). Martin Caceres vale tanto quanto chiede il Barcellona, da cui è arrivato in prestito? D'accordo sulle valutazione d'insieme scritte sui quotidiani sportivi. Contro l'Inter è stata un'altra storia, ma non annoveriamola come perfezione combinata di modulo, schemi e gioco (a esclusione fatta per il gol di Marchisio).

Mister Ferrara, è giunto il tempo di cambiare e di lasciare spazio a quanto invocato dal capitano, da te. Responsabilità. Come assumerle, vedi tu. Vedete voi (leggere qui).

sabato 28 novembre 2009

Eutelia: cassa integrazione ordinaria e minacce


Cassa integrazione ordinaria. Ogni giorno domando. E arriva, puntuale, la conferma. "Sì, anche lei. Sì, anche lui".

Si sceglie di fare il giornalista per raccontare le storie nascoste, ricostruire con i tasselli mancanti mosaici discontinui. Federico Ruffo, giornalista di 'Crash' in onda su Rai Educational, indaga sulle ambiguità della vicenda Eutelia da un mese quando il 10 novembre diventa testimone dell'irruzione dell'ad Samuele Landi e delle guardie giurate che lo accompagnavano.

"Ruffo, sei morto"
, legge sul muro dello stabile il 26. La denuncia, le indagini, il girato da montare. Nessuna resa. L'inchiesta prosegue.

venerdì 13 novembre 2009

Eutelia, una storia italiana


Metabolizzo. Appunto. Scrivo. Ricompongo i pezzi. Frammentario, comunicazioni interrotte, incastri che si tramutano in intersezioni. Una storia italiana.

Il ragazzino dispone di testa e ingegno. Intuisce le potenzialità della Rete e progetta una sorta di pre-Google tra le colline aretine, architettura di un primo motore di ricerca italiano. Inquieto, appassionato di moto fino ad avventurarsi nella Parigi-Dakar ripetute e svariate volte (tre), ha una tensione che esprime attraverso la creazione di una azienda che esula dalla tradizione familiare. Finanziaria, assicurazioni, immobili.

Ma non sono quelli consolidati, i suoi interessi. La spregiudicatezza lo conduce a rischiare. A rischiare con Plug it e la controversa questione degli 144 e degli 899. La reazione dell'Autorità delle Comunicazioni è severa, eppure l'ascesa - rapida e continua - non si arresta. Plug it - divenuta nel frattempo Eutelia - fagocita Freedomland, Edisontel, Getronics e altre aziende ancora. Nomi che ricorrono, individui che figurano all'occorrenza presidenti, produttori o amministratori delegati e con cui condivide l'ossessione-passione per il paracadutismo al Sky Dive Tortuga Arezzo. E lì è Capitan Uncino.

Ma il gioco delle scatole cinesi (o delle celle) non è gradito. Né dalle aziende concorrenti che operano nelle regole né dall'Autorità che le impone. L'impero è già sgretolato quanto organizza una sorta di squadra evocativa che fa irruzione in quel che rimane della sede romana di via Bona, occupata dal 28 ottobre dai lavoratori senza stipendio. E che sopravvivono nella condizione di non capire che cosa accadrà.

L'annuncio della cessione di Eutelia a Omega Spa affonda nell'incertezza i dipendenti. Alcuni confluiscono in Agile, una srl legata a Omega e Libeccio. Il ridimensionamento del personale è ovvio. Negare, anche. Guardie, questurini, un ragazzino con una giacca e l'ostinazione di mantenere fermo un diritto che parrebbe infondato. Un comunicato, precisazioni, dichiarazioni dopo un silenzio annoso. Parole, parole, parole. Il capitalismo gotico impastato tra Arezzo e il Valdarno esonda e ribalta anche lui, quello che era un ragazzino. Samuele Landi.

sabato 7 novembre 2009

Libero calcio in libero satellite



Della santificazione della domenica, ricordo: la sigla di 90° minuto, la dizione invidiabile di Paolo Valenti, Lamberto Sposini nella versione pre 'La vita in diretta' e una paleotelevisione che si riproduceva in una neotelevisione pruriginosa giusto quel che serve. Poi lui, l'elicottero, il Milan di Arrigo Sacchi, la lotta e l'osservazione che la materia si andava complicando. Il cerimoniale televisivo all'altare della Serie A vanta molteplici spazi. Plurimi studi in molteplici piattaforme dove consumare l'ingrata frustazione domenicale o l'esaltazione della vittoria (prime e durante i campionati a tre punti per risultato pieno).

La Rai, investita del sacro diritto (dovere) del servizio pubblico, si è aggiudicata i diritti per gli highlights di serie A e B e i diritti radiofonici per le stagioni 2010-2011 e 2011-2012, il che significa ascoltare ancora 'Tutto il calcio minuto per minuto'.

Il tutto a un prezzo, dopotutto, modico. La Lega Calcio ha reso noto che i pacchetti sono stati assegnati alla Rai ''per un importo complessivo di 28,5 milioni di euro per la stagione 2010-2011 e di 30 milioni di euro per la stagione 2011-2012''. Nessuna lotta intestina, nessuna notte di San Bartolomeo si è consumata. Davvero? Il ricordo sbiadito delle controversie durante gli anni della presidenza Rai dell'attuale sindaco di Milano, Letizia Moratti, con l'allora numero uno di TMC, Vittorio Cecchi Gori, narrano di una televisione - e di un sistema - assolutamente estinti.

La grande famiglia satellitare Sky, contro cui de facto si è pronunciata la Corte d'Appello di Milano bloccando i diritti tv per le dirette di Serie A e B per le due prossime stagioni, non aveva ancora trovato la giusta collocazione negli italici salotti a plasma, HD o Led ai tempi.

Tanto meno il digitale terrestre, DDT per i più smaliziati, di cui in Italia si comprenderanno le enormi potenzialità più avanti quando i telespettatori - che diventeranno teleutenti - riprogetteranno gli spazi domestici per collocare antiestetici decoder e apparecchi all in one e altre funzioni esaurendo in mere valutazioni casalinghe l'evento switch off.



In questa epoca di palloni sgonfiati, con una plusvalenza di schede per qualunque tipo di decoder e in cui si è fidelizzati a contenuti alternativi alla televisione generalista con il gusto del paradosso l'acquisto dei diritti in chiaro è poca cosa. La Lega, infatti, ha prodotto in tempi contratti il ricorso e ''ha deliberato di impugnare il provvedimento di inibizione pronunciato dalla Corte d'Appello di Milano il passato 4 novembre ed ha espresso il fermo convincimento che il Collegio che esaminerà il reclamo restituirà giustizia alla vicenda, che è di interesse sia delle Società sportive, sia degli utenti''. Il Re del sat porno, Marco Crispino, in una eccelsa intervista rilasciata a Fulvio Bianchi e comparsa su 'La Repubblica' svela poco della sua strategia ma nega di essere pedina nella partita a scacchi Mediaset-Sky.

Divagazione (quasi) a conclusione. Il presidentissimo della Filmauro e del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha accusato con il vigore verbale che lo contraddistingue la Lega di aver svenduto per 90 milioni di euro i diritti del nostro campionato per l'estero a Media Partners & Silva Limited. Ovvero ''la metà di quello che si poteva ottenere''. Aspetto da non sottovalutare.

mercoledì 4 novembre 2009

Flash soccer



Flash 1. La Corte di Appello di Milano, presieduta da Giuseppe Tarantola, ha accolto il ricorso di Conto tv (porno& pallone) inibendo la Lega Calcio che non potrà dare esecuzione all'assegnazione dei diritti tv a Sky. Serie A bloccata sul satellite per le stagioni 2010-11 e 2011-2012. La Lega partorisce un comunicato, puntuale come l'avvio del campionato.

"La LNP continua a ritenere di aver realizzato la procedura competitiva nel pieno rispetto della Legge Melandri-Gentiloni, della normativa Antitrust, e dei principi approvati con le Linee Guida. Per questo proporrà immediato reclamo contro il provvedimento cautelare che ritiene carente nelle motivazioni e comunque infondato".

Yes, we can't.

Flash 2. La riforma della legge Beckham spacca el futbol e sovverte gli equilibri delle pagine dei più importanti quotidiani iberici on line. I giocatori stranieri che guadagnano più di 600.000 euro versano al fisco spagnolo il 24% dei loro proventi, ma questa percentuale - che ha agevolato una emigrazione di massa - salirà al 43%. Con le dovute eccezioni, vedi i contratti sottoscritti prima del 1° gennaio 2010, ecco come si declina nella Liga la crisi finanziaria. Tempi peggiori.

Flash 3. Stefano Chiodi ha salutato tutti in silenzio. Aveva 52 anni e soffriva di una malattia incurabile. Poi arriva questa mattina, questa giornata. Una di quelle in cui si gioca. Con il freddo, con il sole che batte sul campo, con l'odore dell'erba bagnata che si insinua nelle narici. L'ultimo tiro lo mette dentro con il rigore del centravanti. Quello del Bologna, quello del capolavoro al debutto contro il Diavolo, quello dello scudetto della stella del suo Milan. L'uomo della stella.




venerdì 30 ottobre 2009

Multimedialità e Internet


Notizie su notizie su notizie. Un rullo, diremmo, in cui la riduzione dello spazio e del tempo hanno ribaltato le tradizionali modalità di trattamento e impaginazione. La Rete, come indicato da quanti lavorano con e su Internet, ha innescato un processo in cui i fatti non solo si riportano nel rispetto delle regole professionali e deontologiche che regolano l’attività giornalistica, ma vanno integrati con le componenti che ci offre la multimedialità rendendo la notizia complessa.

Davanti a una crescente consapevolezza dell’utente del mezzo e delle sue potenzialità, la richiesta è di una informazione in tempo reale, documentata e sottratta a forme di controllo censorie.

Una notizia non si racconta solamente, si mostra, si gira, si integra, si commenta, si costruisce in una combinazione di alto e basso (pensiamo ai social network) che la rende materia delicata ma straordinariamente ricca. Costruire uno speciale per il Web significa assemblarlo miscelando gli ingredienti. E’ già Web 3.0. Da dosare con la massima cautela.

La specificità del contenuto
La struttura della pagina web
Identità e affidabilità
Le componenti professionali coinvolte
UGC, il non problema
Social network

Social network: come ti condivido la notizia



Sei su Facebook (FB) è la domanda più frequente che ricorre nei salotti buoni e meno buoni trasferiti on line. Negli Stati Uniti essere più avanti significa bloggare su Twitter. Certo entrambi sono social network ad alta penetrazione tra gli utenti. Non sono gli unici, ma più che interessare i singoli meccanismi la loro rivelanza sul versante giornalistico/editoriale sta nella loro capacità di arrivare.

Attraverso Fb si crea una rete di contatti e si condividono con gli amici filmati, video, articoli, giochi e qualunque altro contenuto sia fruibile. Con Twitter si blogga (l’influenza sul linguaggio è un tema distinto e altrettanto interessante) in 140 caratteri. Si crea una Rete senza barriera geografiche di sorta e, soprattutto, la snellezza del prodotto consente una pubblicazione pressoché immediata dei contenuti da condividere. La censura può arrestare un fatto, una notizia può fermarsi? Deve conoscere, prima di intervenire come è stato per l’Iran e l’Onda Verde. Controllo sui blog, cancellazione degli account, impossibilità di manipolazione sui tweets.

I social costruiscono un patrimonio informativo affascinante, le loro applicazioni sono molteplici (pensiamo alle dirette on line via Twitter o all’espansione di FriendFeed e del prossimo Google Wave solo per citarne alcuni).



Tutto sta nel marcare, ancora una volta, il confine tra ruoli professionalizzati e non. Tra quel che è fondato, attendibile e ciò che non lo è. Mettere in circolo una notizia infondata è rischioso sia nei processi informativi che sul versante legale. Alimentare una Rete richiede impegno e, con il progressivo aggregarsi degli utenti, lo sviluppo di idee complesse. Soprattutto attraverso queste reti si può sostenere il moltiplicarsi di idee da immettere sul mercato a costi ridotti con ritorni pubblicitari, lato marketing prodotto e commerciale, e di immagine (con azioni mirate di opinion making). L’ultimo degli status – non a caso – è l’invitation. Ovvero la possibilità di provare l’ultimo prodigio della famiglia Google riservato all’aristocrazia degli esperti.



Chiarezza, immediatezza e accessibilità: come calza il caso Pizzul





Bruno Pizzul è morto. No, scusate. Rifacciamo tutto. La notizia, come sempre, è giunta inaspettata ma nelle redazioni i pezzi di commiato erano già cotti&mangiati come si conviene. Peccato che nell'era del Web 3.0 si possa orchestrare con dovizia di particolari una decesso meramwente virtuale. In cui la vita on line precede quella reale senza tante scuse, senza chiedere permesso.

Il sito che ha annunciato la dipartita del telecronista Rai per definizione è 'Il Giornale del Friuli', testata registrata presso il tribunale di Udine, il che avrebbe dovuto garantire l'attendibilità, la chiarezza. La trasparenza. Ora, la difesa della redazione, una volta smentita dall'evidenza, il fatto riportato ha adotto uan difesa che mette in atto un processo.

"Effettuiamo una rapida ricerca su internet e scopriamo che ci sono numerosi siti che affermano un tanto, in particolare su yahoo rinveniamo le tracce di uno scambio di messaggi tra… testimoni oculari. Una signora o ragazza afferma che una ambulanza si è fermata sotto casa di Bruno. ‘Dicono sia morto’ o qualcosa di simile. Persino Wikipedia ha già aggiornato la pagina". Smanettare non implica l'assenza di valutazione giornalistica o il riassunto di mille verifiche in un newsgroup per quanto attendibile.

Chi legge ha il diritto di accedere a informazioni verificate, ma anche stilisticamente consone all’evoluzione della Rete. Essere riconoscibili rassicura il lettore, ma sul Web che fruisce delle notizie è anche e soprattutto un utente che mediamente di sofferma un tempo inferiore ai 30 secondi per pagina e non può o deve impiegare questi secondi per orientarsi.

Lo scopo sarebbe di dare, attraverso una grafica accattivante, i punti di riferimento chiari nella pagina e nella navigazione lasciando che scelga che cosa, quanto e come leggere. Non si può ritenere che, per questioni tecniche e stilistiche, un contenuto cartaceo possa essere migrato sul Web senza modifiche. Perché un contenuto sia letto, si deve permettere a chi atterra su quella pagina di accedere con il minor dispendio possibile di tempo di attingere a quel bagaglio informativo.

Come ti sistemo la pagina

La sezione dedicata ad un 'Evento' del Corrierone sintetizza con efficacia l’intento di stimolare la curiosità informativa dell’utente. Lo strillo principale è una fotonotizia linkabile che fornisce la notizia al lettore. I box diventano in Rete strilli secondari, fotogallery e supporti video che colmano le istanze informative richieste dal lettore. A garanzia della fequenza e della visita, sono previsti strilli fissi che allettino il lettore medio: i più letti e in primo piano, indicativi di come si muova con una propria specificità la Rete.



Il contenuto più letto (o più cliccato) riguarda la Piccinini, mentre la prima tra quelle indicate nella gerarchia delle notizie in primo piano è di Berlusconi e della questione posto fisso.



Gli utenti ci chiedono colore, noi mettiamo in evidenza la politica. E' un mondo difficile, ma qualche aggiustamento si può apportare.

Infonauti o della bulimia in Rete

Un quotidiano riporta le pagine di approfondimento al proprio interno come ha provveduto a fare La Repubblica, un settimanale può essere accompagnato da un fascicolo (cfr. femminili con speciali sfilate), un telegiornale dedica tempo e servizi più lunghi per inchieste che non possono essere riassunte in pochi minuti (vedi TV7 del Tg1). Un sito o, più propriamente data l’evoluzione delle maggiori testate italiane on line, un portale di informazione deve prevedere un modello appositamente studiato per i diversi speciali. Per aree tematiche di interesse (cronaca, cultura, economia, politica, sport, etc.) secondo i livelli di navigazione in cui è ordinato il portale e nel pieno rispetto del piano editoriale.


Il video postato su Youreporter dell'alluvione di Messina può diventare una testimonianza diretta di un evento soprattutto se non si ha un inviato sul posto (i video di Giampilieri e di Scaletta Zanclea condivisi dai testimoni sulle loro pagine Facebook o postate sui canali preposti su Youtube o Youreporter).



In Rete si lavora in tempo reale e in tempo reale si inseriranno notizie sempre aggiornate per contribuire a informare nella migliore modalità possibile l’utente (vedi pagina sotto della diretta del quotidiano www.repubblica.it in occasione del terremoto in Abruzzo). Sul Web i lavori (e le dirette) sono sempre in corso.


venerdì 23 ottobre 2009

UGC, il non problema



Gli utenti possono fare informazione.
E’ un diritto costituzionale quello di esprimere liberamente la propria opinione o di riportare un fatto o un insieme di fatti senza essere giornalisti. Non per questo si dovrebbe scivolare nell’estremo che quanto riportato in Rete dai singoli è notizia o che la professionalità si costruisca ‘quotando’ contenuti che hanno confini ben definiti rispetto alla notizia.

Il costo è immensamente inferiore, lato azienda. Ma gli effetti perversi, nell’accezione sociologica, si scatenano innescando un processo incontrollabile in cui finzione e realtà rischiano di confondersi.

Prendiamo il caso della morte di Bruno Pizzul, immenso telecronista della Rai. Il Giornale del Friuli (versione on line) lancia la notizia, alcuni la riprendono, altri chiamano il giornalista, altri ancora interpellano il figlio nonché collega per verificare. Un caso del genere mette sul piatto diverse questioni e ci impartisce insegnamenti validissimi. Il primo è di verificare la notizia, il secondo è che non tutto quello che arriva dalla Rete è buono e giusto. Ovvero: va dosato con cura.

Le componenti professionali coinvolte



Come per altri mezzi di comunicazione di massa, fare informazione on line è lavoro corale. Come nel blog preparato nell’ambito di questo corso, ci si può appoggiare a uno strumento tecnicamente agile ma nel caso fosse un utente medio ad avvalersene mancherebbe di complessità grafica.

Un grafico, come e quanto un giornalista, contribuisce a rendere il contenuto fruibile, a impaginarlo correttamente, a consentire che i motori di ricerca lo trovino bene in collaborazione ovviamente con i programmatori (ma anche sviluppatori e chi si occupa di Technology solo per citare alcune delle professionalità in gioco) che, in un continuo processo di perfezionamento, intervengono sul CMS. La foto, il video, l’articolo la pagina caricata velocemente e correttamente sono aspetti del medesimo lavoro. La produzione è indispensabile per supportare quanto scritto con video, forum, gallery così da far vedere e valutare quanto affidata alla parola. Ciò non significa che quanto arriva dal basso (vedi UGC) possa sostituire in un Web futuribile una sola delle figure professionali coinvolte.

Es: In un blog dove si inserisce il video in cui si mostra il prossimo presidente della Juventus dettare le linee guida si arricchisce quanto riportato con quanto detto dalla fonte diretta e nel contesto specifico riuscendo a sopperire a quel vuoto inevitabile nel passaggio tra quel che è detto e quel che è riportato.

martedì 13 ottobre 2009

Quel fronte libico nel CdA



Blanc, Cobolli, Lippi
. Che cosa muta - realmente- nell'assetto societario della Juventus si comprenderà dopo che ad ogni ruolo verrà corrisposto quel nome&cognome atteso, indicato, vociferato. Intanto, Jean Claude Blanc riceve il benestare del giovane John Elkann e rilascia le dichiarazioni di circostanza in attesa dell'ufficializzazione nel prossimo CdA il 27 ottobre.

Nella lista stesa dalla Exor (ossia Fiat, ossia Agnelli-Elkann) e presentata alla Consob in vista della prossima convocazione dei soci, restringe il nucleo dei fedelissimi della famiglia i quali vengono ovviamente menzionati: Marzio Saà, Carlo Sant'Albano, Jean Claude Blanc, Aldo Mazzia, Riccardo Montanaro e Camillo Venesio.

Conferma su conferma, rimangono fuori Giovanni Cobolli Gigli e Gian Paolo Montali. Il processo di snellimento prosegue in un alleggerimento che si potrebbe interpretare - ipotesi neanche tanto remota - come preparazione al rientro di Marcello Lippi nella società.

Per lui si profilirebbe un ruolo diverso da quello ricoperto nell'era della triade Moggi-Bettega-Giraudo. Più che tecnico o consulente, il ct potrebbe essere destinato a ricoprire una funzione che alcuni rumors portano proprio all'organo collegiale. Ma ciò si valuterebbe a Mondiali conclusi. Fino ad allora il ruolo di ds sarebbe appannaggio di Alessio Secco affiancato poi a tempo debito da Beppe Marotta prossimo dg.

Il secondo posto vacante sarebbe affidato a Gianni Minoli. Uomo di televisione e giornalista vicino alla famiglia Agnelli, sarebbe molto apprezzato dall'ultima generazione. In attesa che si delinei quel che è solo accennato, Blanc riassume in sé la veste di presidente, ad e dg. Presidente esecutivo, si dice. La componenete libica, intanto ha depositato la propria proposta.

Libian Arab Foreign Investment Company (o Lafico che ha versato circa 7 milioni di euro) ha presentato, infatti, la documentazione per nominare il consigliere indipendente: Khaled Fareg Zentuti.



martedì 6 ottobre 2009

Gruppo di famiglia in un interno

Inizialmente il progetto era comune. Società, allenatore, proprietà. Claudio Ranieri arrivava alla Juventus dopo lungo peregrinare in Europa (PremierLeague, Liga, Seria A) per prendere il posto di Didier Deschamps, il tecnico della B, di Calciopoli. E' durata poco più di una stagione. L'esonero è giunto dopo Juventus-Lecce. Ecco, Buffon che abbandona gli spogliatoi, Camoranesi in evidente stato di alterazione, un rientro in campo alla ripresa ritardato ben oltre i tempi canonici. Nulla fu lo stesso dopo quella partita. Neanche per lui, saltato contro ogni precetto dello stile Juve dettato dall'Avvocato.

Dimenticare Palermo

Bisogna saper perdere



Una sconfitta così netta, come quella raccolta a Palermo mette in discussione molto di quanto costruito fino a questo momento della stagione da Ciro Ferrara, il traghettatore. Con Diego ancora in fase di recupero, Amauri che non segna da più di otto mesi, una difesa da rivedere e l'impossibilità di riconvertire la squadra all'occorrenza, il delfino del ct Marcello Lippi si trova d affrontare telecamere e giornalisti. L'evidenza è innegabile. Ma ogni crisi è un eccesso di lucidità. Quindi l'ammissione di colpa ci sta tutta.

Nuovo corso Juventus: Elkann ha scelto Blanc


Nel new deal intrapreso dalla famiglia Elkann-Agnelli si cambia modulo, presidente e assetto societario. Ad ogni rinuncia una contropartita, ovvio. La Juventus dopo Palermo muta, sotto il profilo squisitamente tecnico dal 4-3-1-2 che Ciro Ferrara ha approntato finora in vista delle prove su molteplici fronti (campionato e Champions, per esempio) che attendono lui e la squadra.

E questo è un primo punto su cui soffermarsi dopo lo spettacolo mediocre offerto al Barbera domenica sera. Ma la Juventus è anche una società quotata in Borsa (e forse questo aspetto interessa di più gli azionisti). Altrettanto ovvia l'attenzione - confermati i rumors - dato all'annuncio ufficiale in cui tutto il detto si traduce in un cambio al vertice sintetizzato in poche espressioni del giovane Elkann, John, presidente della Exor. "Sarà lui il presidente esecutivo, che riassume tutte le cariche". Si conclude l'era di Giovanni Cobolli Gigli, l'uomo di fiducia. Al suo posto, l'attuale ad Jean Claude Blanc - il manager - che formalmente approverà l'indicazione di massima il prossimo 27 ottobre, quando si riunirà il CdA.

Blanc assumerà almeno fino a gennaio la nuova carica ad interim assieme a quelle di ad e di dg. "La carica di presidente esecutivo è il cumulo di tutte le altre", ha precisato Elkann omettendo la provvisorietà del quadro societario. Quel che interessa i più e i meno juventini è la revolution in atto. Il non detto. Quell'omesso costruite su indiscrezioni trapelate in ambiente finanziario e riportate più o meno sommessamente dalla stampa specializzata.

Torniamo agli uomini in partenza e ai nuovi arrivi. Gianpiero Montali, membro del Cda è in partenza per Napoli. Il direttore generale, posto attualmente vacante e a maggior ragione indispensabile se Blanc assumerà altri impegni, sarà affidato (a gennaio) a Beppe Marotta, dirigente della Sampdoria. Il direttore generale doriano, che ha già incontrato la scorsa primavera lo stesso Blanc e John Elkann, avrebbe già avuto il benestare per l’operazione dal presidente blucerchiato Garrone. Ma resta in piedi anche un’altra ipotesi, pure questa più volte annunciata: Marcello Lippi, terminato il Mondiale sudafricano.

Altro nome che torna è quello di Fabrizio Giugiaro, figlio del designer Giorgetto. L’intento è anche quello di snellire una struttura troppo macchinosa per una squadra di calcio: come più volte è successo, infatti, a ogni operazione di mercato, si doveva riunire il comitato sportivo del cda, con perdite di tempo notevoli. Anche il comitato etico, nato nella nuova Juventus subito dopo Calciopoli, potrebbe avere esaurito la propria funzione storica ed essere sciolto.

Il tutto, compreso il nuovo stadio dovrebbe concludersi in un ciclo ideale con data di chiusura a fine 2011. Un progetto elaborato, articolato in tappe per inserire gradualmente uomini di calcio e non solo esperti di finanza in grado di risollevare il disavanzo in bilancio. Il presidente di Exor ha ringraziato Cobolli Gigli: "Gli sono grato per questi tre anni molto difficili, in cui ha dato tanto". E sulla attuale crisi della Juventus, non ha potuto che ammettere gli errori: "Sono deluso, ma si lavora con grande umiltà. La strada è lunga, ma c’è tanto potenziale". Insomma, siamo solo all'inizio.

lunedì 5 ottobre 2009

Un Cassano al Quirinale: ecco come FantAntonio ti conquista il Colle



Quel FantAntonio che non ti aspetti. Guarda, guarda che finisce al Quirinale. Nessuna Nazionale, nessuno screzio, nessuna antipatia - più o meno presunta - ad escluderlo dalla preziosa lista come quella - manco a dirlo - redatta dal ct campione del Mondo, Marcello Lippi che mai l'ha sofferto. E' la gggente, quella che costituisce gruppi su Facebook o Twittera.

In un signor elenco, quello che lo include (stranamente) tra i nomi dei possibili candidati alla Presidenza della Repubblica. Ovvero una deriva meramente calcistica può tradursi in una esplosione paradossalmente, inspiegabilmente istituzionale? Barivecchia ha cullato un Presidente senza capirlo, lasciandolo tra i vicoli con un pallone da rincorrere fino al campo. Fino alla prima squadra barese. Fino alla Roma, al Real Madrid, alla Samp, alla maglia azzurra.


Anche il matrimonio con la deliziosa Carolina fosse anch'esso da leggersi in chiave utilitaristica? Una ricerca della first lady ideale da affiancare nelle foto di posa rituale ormai? No, il matrimonio si farà. Neanche i bravi manzoniani potranno dissuadere FantAntonio. Ma cerchiamo di rimanere legati a doppio nodo alla vicenda. I social network hanno abbracciato una causa, che è un po' la causa di tutti coloro i quali amano il calcio del doppio passo, del dribbling e del tocco di prima. Rendere a Cassano quel che è di Cassano.

La Presidenza della Repubblica perché mister Lippi lo veda, finalmente. E lo convochi, finalmente (II). Poco importa la difficoltà di gestione, l'eccentricità, la dissolutezza del giovane fantasista (forse l'ultimo rimasto di questa rara specie). In una compagine così fragile, lenta molto poco rock un predicatore come FantAntonio più che servire è indispensabile.

Magari dovrà essere addomesticato - passate l'espressione - a una vita più consona all'ambiente della Nazionale lippiana, ma si tratta di lui. E se deve fare il Presidente per una maglia, lo faccia. la ragione è una, sola, inesorabile: i Mondiali 2010. E stavolta non si potranno addurre le scusanti sentite dopo la Confederations Cup. Quindi, Marcello, metti a Cassano!

martedì 6 gennaio 2009

Exor, origini e dintorni

Exor Group è stata una holding lussemburghese controllata interamente dalla famiglia Agnelli tramite la Giovanni Agnelli e C. S.a.p.a e l'IFI.

Costituita nel 1968 con il nome di IFINT allo scopo di controllare le partecipazioni estere del gruppo IFI, nei decenni successivi alla sua creazione, l'IFINT si sviluppò molto e nel 1994 fu rinominata Exor Group. Dalla fusione di IFI e IFIL, EXOR è nata l'Exor s.p.a..