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lunedì 30 aprile 2012

Lazio, una stangata buona e giusta


Il Giudice Sportivo ha seguito la linea della fermezza, infliggendo quattro giornate a Marchetti e tre a Dias dopo quella rissa da inserire tra gli spettacoli più ridicoli di fine week-end. Udinese-Lazio e quella scena assurda sono state sanzionate in maniera esemplare. D'altronde i gesti sono stati talmente evidenti e palesemente in contrasto non solo con il codice ma con il senso comune del pudore che non poteva andare altrimenti. Perché quella brutta sequenza di immagini a fine gara ha generato una batteria di domande dopo i fatti di Marassi, l'intervista rilasciata al leader (presunto tale) della curva, l'appello consueto alla legalità in un paese afflitto da una sfiducia cronica che offre spazi riempiti da demagoghi di turno. 


Lo sconcerto - di questo si tratta - più che dalle decisioni di Tosel si prova quando si ricostruzione l'asurda sequenza di avvenimenti scaturiti. Marchetti scrive il giudice sconterà quattro giornate "per avere, al termine della gara, sul terreno di giuoco, posto da tergo le mani sulla spalla dell'arbitro, spingendolo con veemenza". Dias è stato invece fermato "per avere, al termine della gara, nel recinto di giuoco, assunto un atteggiamento aggressivo e gravemente intimidatorio nei confronti del quarto ufficiale venendo trattenuto con la forza dai presenti". 


Alla Lazio è stata data una ammenda da 20.000 euro "per aver omesso di impedire, al termine della gara, l'ingresso non autorizzato nel recinto di giuoco di un proprio dirigente e di un collaboratore, che spingeva un dirigente della squadra avversaria, facendolo cadere al suolo". Tutto a referto, dunque. E così decide il Giudice.


Ma la società di Claudio Lotito (che oggi incassa anche la questione Olimpico) non solo ha annunciato un ricorso incomprensibile, ma ha diffuso una nota che fornisce la versione di Marchetti. In una nota sul sito del club, Federico Marchetti racconta la sua verità: "Mentre stavamo parlando riguardo l'episodio che ha portato al 2-0, l'arbitro (Bergonzi, ndr) mi ha detto di andarmene e che non c'era più niente da dire, girandomi le spalle - si legge -. Io, per richiamare la sua attenzione, ho provato a chiamarlo due-tre volte, ma lui non si è girato. A quel punto ho cercato di fermarlo, attirando la sua attenzione. Visto il mio ottimo rapporto con gli arbitri, che ho sempre mantenuto in carriera, sono andato negli spogliatoi per cercare di chiarire la mia posizione, nonostante il direttore di gara non fosse in quel momento ben disposto dopo un concitato finale di gara. Il mio colloquio con l'arbitro Bergonzi era unicamente incentrato sul chiarimento dell'episodio in questione e sul perché avesse cambiato la sua decisione, convalidando la rete dopo avere detto che il gol era da annullare".


Il ds biancoceleste, Igli Tare, protagonista assoluto della rissa del Friuli si era espresso a Sky Sport24con una certa convinzione sull'opportunità di procedere a un ricorso che in questo clima non invita al dialogo.

Calcioscommesse: sospetti anche in Liga


Nella Spagna, ufficialmente in recessione, il sospetto di inquinamento dei risultati su incontri di Liga irrompe allargando alla penisola iberica e alla Liga le ipotesi di eventuali combine. 
Radio Cadena Ser, emittente radiofonica spagnola, riporta li una denuncia della Lega Calcio Spagnola (Lfp) alla Procura anti-corruzione di tentativi manipolatori relativi a partite di campionato, aggiungendo che anche l'Uefa avrebbe avviato delle indagini in merito alle scommesse legate ad alcuni incontri. Circostanza smentita, come riporta il quotidiano spagnolo Marca, da Javier Tebas, avvocato ed ex vicepresidente della Lfp il quale ha negato sia stata presentata una denuncia relativa alla partita Espanyol-Sporting
A Radio Marca, Tebas ha precisato che: "Nessuna denuncia è stata fatta dalla Lega alla procura anti-corruzione, ma è vero che tre settimane fa ci siamo incontrati con il procuratore generale, al quale rivolgiamo la nostra preoccupazione su questo problema". Affermazioni che potrebbero anticipare un filone spagnolo sul calcioscommesse.

Udinese-Lazio: la soluzione è nel referto

Pereyra se ne frega e mette in rete. Esulta e se ne frega. Quel triplice fischio non sanciva la conclusione di Udinese-Lazio, perché non è stato Bergonzi a fischiare. Prova a spiegarlo, il direttore di gara. Se ne fregano tutti, stavolta di questa pacata spiegazione. Dias espulso, Marchetti spintona proprio Bergonzi, l'ingresso in campo di uomini della società biancoceleste crea ulteriori motivi di attrito e confusione. Viene riportato addirittura di un confronto acceso nel tunnel tra i dirigenti. Igli Tare, un secondo prima inquadrato vicino al presidente Claudio Lotito, lo vedi tra i più attivi giù, in campo nella mischia. Protagonista della rissa che non viene ripresa dalle telecamere.
Una confusione totale, che non permette di comprendere la decisione dell'arbitro e la sua correttezza. Quando Bergonzi riesce a riprendere la situazione in mano, fa riprendere il gioco per poi fischiare poco dopo. L'incontro è concluso: il gol di Pereyra convalidato. Il referto chiarirà quanto accaduto e confermerà o meno il racconto di immagini e testimonianze. Con la certezza che quanto visto non si risolverà nell'indifferenza. 

sabato 28 aprile 2012

Calcioscommesse: la radiazione di Giuseppe Signori

Quanti di voi avrebbero previsto una decisione diversa del Collegio arbitrale del Tnas su  Giuseppe Signori? L'epilogo della vicenda Signori è forse più desolante della stessa minuzione enucleazione degli incontri sospetti che fecero Foschini e Mensurati su Repubblica in merito all'attaccante, il bomber del Foggia del sogno zemaniano e poi della Lazio, del Bologna. La sua squalifica a 5 anni e la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della FIGC è una sentenza prorompente, a cui Signori replica nella società della comunicazione totale con una nota.
"Per dirla in termini calcistici, la nostra è una partita persa 2-1 e non 3-0". Da parte dell'ex attaccante della Lazio "una constatazione di fatto: non c'è stata un'espressione di maggioranza assoluta". "Non metto in discussione che il mio comportamento andasse censurato per aver accettato quell'invito ed aver partecipato a quell'incontro, piuttosto che per aver scommesso in modo regolare nella convinzione di non essere più un tesserato, ma certo è che andava attribuita la giusta responsabilità ed il giusto valore alla pena - commenta Signori - Ho scommesso in modo regolare da non tesserato in una partita che tra l'altro non ha dato i risultati che mi sono stati imputati, tanto che a tutt'oggi Inter-Lecce non è fra le partite oggetto di combine, così come Atalanta-Piacenza la cui combine è stata attribuita a me come regia ma che di fatto gli atti processuali sia della giustizia ordinaria che di quella sportiva danno una visione e coinvolgono soggetti ben diversi dal sottoscritto". Secondo Signori, inoltre, "il mio tesseramento poi rimane ancora un mistero da svelare, non è ancora chiaro se lo sono o non lo sono. Ho prodotto la prova che non ero e non sono un tesserato, ma vengo giudicato colpevole in quanto tesserato dalla Figc, sebbene io - ad esempio - abbia sostenuto l'interrogatorio in casa e non presso la sede Figc, come avviene per tutti i tesserati. Non posso non pensare che ci sia un metro ed una misura diversa per me, per Beppe Signori". Per l'ex attaccante "la differenza di equità nel giudizio della Federazione è visibile a tutti: i giocatori che sono stati trovati con la valigetta piena di denaro, i giocatori coinvolti negli scambi avvenuti per combinare le partite, anche per le confessioni degli stessi personaggi imputati, hanno avuto sanzioni ridicole rispetto alle prove oggettive". "Non sono stato giudicato in modo imparziale e questo mi irrita - aggiunge - così come provo delusione per il fatto di aver avuto una sentenza sportiva tanto dura quanto ingiusta, nonostante io non sia più tornato alla 'ribalta', nessuno dei pentiti mi ha indicato quale uomo chiave, capo dei capi, partecipe, presente, leader indiscusso in qualsivoglia malaffare...".
Una rabbia esplosa con minuziosa capacità di ammissioni miscelate a astensioni, punto per punto, della tesi della difesa dell'ex giocatore, coinvolto nella prima tranche del filone del calcioscommesse lombardo. Ma questa è una storia diversa, prossima ma differente. La giustizia sportiva ha tempi e modi diversi, che trascendono l'eventualità di una ipotesi amnistia paventata tempo addietro dal pm Roberto Di Martino. Proposta su cui, personalmente, avrei delle perplessità.
A distanza di alcuni giorni dagli interrogatori condotti dal procuratore federale Stefano Palazzi, l'intenzione di procedere con celerità e chiudere la prima parte dell'inchiesta è evidente. "I primi deferimenti arriveranno lunedì 7 o martedì 8 maggio", ha ufficializzato il procuratore chiudendo la prima parte dell'inchiesta sportiva.
"Le date del primo processo? Dipende dai tempi tecnici degli organi giudicanti - ha aggiunto Palazzi - la scorsa estate i procedimenti sono stati definiti in tempi molto brevi con un grande sforzo anche delle difese. L'indagine rimarrà comunque aperta per chiarire altre posizioni e lavoreremo su due piani, inquirente e requirente". Il primo processo prenderà il via presto, prima degli Europei, entro il 20 maggio dietro esplicita richiesta da parte dei vertici istituzionali. Sia Abete, sia Palazzi hanno espresso con estrema chiarezza l'intenzione di avere già materiale sufficiente, senza che ciò induca a ritenere questo procedimento in grado di esaurire l'attività del procuratore federale.
L'acquisizione di nuovi elementi suggerirebbe un risvolto anche per la giustizia sportiva: "La Procura è in collegamento con i magistrati di Napoli - ha ribadito il presidente della Federcalcio - e poi la Procura di Cremona sta svolgendo nuovi interrogatori". La prima parte dell'inchiesta è, appunto, una frazione del tutto. 
In settimana si conoscereà la data in cui dovrebbe essere sentito il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, ultimo convocato di rilievo rimasto fuori da questo ciclo di audizioni.

martedì 24 aprile 2012

Calcioscommesse: Lalic e quelle combine confermate

Ieri sera i primi, brevi resoconti di una giornata di interrogatori a Cremona. Della giornata di Dino Lalic. Sloveno, membro di spicco del gruppo degli zingari incaricato - stando a quanto di legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Guido Salvini - di contattare i giocatori 'disponibili'. Il ruolo non va spiegato oltre. Lalic, ex portiere, è un personaggio di primo piano nella struttura del nucleo che raccordava l'Italia alla rete estera. Celavi, così come viene chiamato, è in Italia da giovedì dopo aver scontato un anno di reclusione a Zagabria una pena inflittagli per vicende simile. Per un calcioscommesse versione balcanica, insomma.

Davanti al gip, Lalic - riporta l'agenzia di stampa ANSA - avrebbe confermato l'identità delle sue entrature. "Erano Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio a darci informazioni sulle partite truccate in cambio di denaro". Il giocatore del Piacenza e quello dello Spezia informavano lo sloveno, procedendo alla combine. Così per sei partite, quelle indicate nell'ordinanza: Brescia-Mantova, Grosseto-Reggina (sulla quale gli zingari scommisero ma persero), Empoli-Grosseto e Grosseto-Mantova (sulle quali non effettuarono scommesse), Cittadella-Mantova e Ancona-Grosseto (su cui scommisero e vinsero), incontri disputatisi nel 2010.

Tutti e tre gli 'zingari' sentiti a Cremona hanno indicato nell'ex portiere del Chiasso, Almir Gegic (latitante), l'"intermediario" con i giocatori italiani, mentre Lalic ha ammesso sì di aver incontrato Tan Seet Eng, detto Dan, a capo dei finanziatori del giro delle scommesse di Singapore ma per ragioni diverse dai taroccamenti delle partite. I due si sarebbero  incontrati per trattare giocatori dell'Est europeo intenzionati ad andare a giocare in Asia. Su Carobbio e Gervasoni, però, Lalic, a detta dei suoi legali, Marcello Ceccherini e Kresmr Krsnic, è stato "chiarissimo": "Da loro comperavano notizie sulle partite per scommettere in Serbia, Croazia, Austria e Ungheria".

Un particolare interessante in chiave investigativa che si traduce per gli 'zingari', quindi, nella possibile scarcerazione con divieto di soggiorno nelle regioni dove operavano, cioè Lombardia, Toscana, Veneto e Marche. Ma anche conferme rilevanti per Salvini dopo gli interrogatori di Gervasoni e Carobbio che hanno indirizzato le indagini verso un nuovo filone.

Se ci fossero ulteriori riscontri a questi contenuti, uniti a una rogatoria giunta dall'Ungheria in cui si parla del presunto taroccamento di Lecce-Lazio, si potrebbero rileggere addirittura le prime due fasi dell'inchiesta Last Bet investendo personaggi forse ancora da decifrare. Con quegli arresti annunciati e di cui ancora non si ha notizia da Cremona.


Intanto, da Roma arriva la notiza, precisamente con una nota apparsa sul sito della Figc con cui si ufficializza il rinvio dell'audizione del presidente del Siena, Massimo Mezzaroma chiamato in causa proprio da Carobbio. 

lunedì 23 aprile 2012

Calcioscommesse: Masiello e il pagamento nella stazione di servizio. Rosati da Palazzi

Masiello, Carella e Giacobbe: 230mila euro in tre, versati per la combine del derby Bari-Lecce, quel derby analizzato in ogni minimo dettaglio dalla procura di Bari nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse. E su cui gli inquirenti avrebbero acquisito nuovi elementi emersi dagli interrogatori dei giorni scorsi, dettagli trapelati e riportati dalla stampa specializzata nelle ultime ore. La somma, 230mila euro per inteso, sarebbe stata indicata proprio in questi ultimi incontri con i magistrati baresi a cui sarebbero state specificate anche le modalità di versamento.


I primi 50mila furono consegnati all'hotel Tiziano di Lecce il 22 agosto 2011, la restante parte del denaro pattuito fu saldata in più tranche, versate durante incontri in una stazione di servizio sulla tangenziale di Bari. Intanto Erik Huseklepp, l'attaccante norvegese transitato per Bari nella seconda parte della scorsa stagione, quando ormai la situazione era segnata, nega o ritratta tutto. "Non ho mai pensato né visto queste cose", ha detto ai microfoni di Radio Manà, in riferimento alle minacce degli ultras ai baresi.


Ma un secondo elemento emerge in queste ultime ore ad aggravre il quadro relativo a quel derby di fine campionato. Riguarda l'accompagnatore di Carlo Quarta indicato come l'emissario del Lecce secondo quanto riportato tempo addietro da Repubblica e che anche stavolta riporta l'identità del secondo. Si tratterebbe di Andrea Starace, legale salentino, identificato in foto da Masiello e da Carella durante l'interrogatorio dinanzi al pm Ciro Angelillis. Il tutto da verificare, perché si tratterebbe comunque di una indicazione di parte.


Sul versante della giustizia sportiva, come da calendario si è presentato negli uffici romani della Procura della Federcalcio, Antonio Rosati, ex portiere del Lecce e ora al Napoli per chiarire la propria posizione. 

Le accuse relative a Lecce-Lazio avanzate da Carlo Gervasoni sono rigettate da Rosati, interrogato oggi pomeriggio dai collaboratori del procuratore Stefano Palazzi. "Il giocatore è del tutto estraneo al calcioscommesse - ha spiegato Paolo Rodella, avvocato del giocatore - Ci hanno soltanto chiesto chiarimenti sulle solite partite (presumibilmente anche Brescia-Lecce 2-2 del 27 febbraio 2011 e Inter-Lecce 1-0 del marzo 2011, ndr)". 

Genoa: due gare a porte chiuse non sanano questo calcio. La procura federale apre un fascicolo

Si toglie la maglia per dire che si molla. Si toglie la maglia per stizza. Da ieri si toglie la maglia per indicare il cedimento, il franare delle resistenze culturali e civili di fronte all'Anticalcio. Nello stadio Luigi Ferraris, il circo di Ivan Bogdanov e dello scempio procurato e dell'allagamento ingestibile, si consuma il reality show del pallone nostrano in cui i facinorosi noti, schedati e numerati prendono in ostaggio i giocatori, l'arbitro, il presidente di una società di Serie A come il Genoa. Per 40'. Per 40' non si gioca, i genoani si tolgono la maglia per consegnarla al capitano Marco Rossi (tutti ad eccezione di Giuseppe Sculli che media con la curva) il quale a sua volta le cede a questi presunti tifosi. 


Enrico Preziosi intima ai suoi di cedere. E' un atto condannato da parte delle istituzioni calcistiche , sportive e della pubblica sicuzurezza in questo ennesimo day after in cui si dibatte del dio pallone senza alcuna remora nell'argomentare. Eppure erano presenti le forze dell'ordine. Erano in unità sufficienti, hanno ribadito le autorità competenti. Perché sia accaduto ciò, perché si sia ceduto a un ricatto simile supporterebbe solo la tesi di quanti affidano al contesto calcistico un ordine, un codice proprio a cui si risponde solo all'interno degli stadi e che non si riesce a spezzare. Ma la sociologia non serve se non fornisce le indicazioni per ripristinare la civiltà, il rispetto, le regole in un luogo dove vige solo la violenza. 

Il sequestro di Marassi può scivolare nell'indifferenza delle istituzioni? Lo Stato arretra anche davanti agli ultras per partorire una molteplicità di Daspo e provvedimenti restrittivi? Se la risposta è quella del questore, Massimo Maria Mazza in polemica con Preziosi, il problema rimarrà tale. "Ho chiesto che non si assecondasse la richiesta ricattatoria del levarsi la maglia, perché avevamo abbastanza uomini per poter garantire l'incolumità dei giocatori. L'indicazione non e' stata della questura, dobbiamo capire se è stata una decisione della società piuttosto che dei giocatori. La società non è mai lasciata sola nella maniera più totale, noi abbiamo garantito che avevamo la forza idonea per garantire la sicurezza". 

Vedremo, vedremo che ne sarà anche sul versante della procura federale che ha aperto un'inchiesta a carico di dirigenza e giocatori sulla trattativa.

Ottimo, peccato che un gruppo di facinorosi abbia assunto il controllo di una struttura sportiva, che abbia minacciato, abusato, spadroneggiato fino a costringere il direttore di gara ad assumere la decisione di sospendere la partita. Asserire che le società sono responsabili e che vantano degli steward non cancella l'emergere di una questione di ordine pubblico come quella di ieri. 

Com'è accettabile che si assista a un sequestro che ha messo a repentaglio l'incolumità dei presenti e ritenere che questa dimensione appartenga di competenza alla sola sfera delle società? I provvedimenti, dopo i vertici ormai di routine a cui ci siamo purtroppo abituati all'indomani di questi avvenimenti, non contano. Sono rivolti quando il peggio si è visto. Neanche giocare a porte chiuse due turni (penalizzando gli spettatori paganti in grado di assistere civilmente a un incontro) può ritenersi una soluzione. Togliamo il palcoscenico a questi attori mediocri, ne gioveranno le società. E le curve stesse.

domenica 22 aprile 2012

Juve-Roma da prova tv: provocazione di Lichtsteiner, sputo di Lamela



A Luis Enrique, alle sue scelte, all'ostinazione su De Rossi centrale, Totti panchinaro affidiamo le sapienti argomentazioni calcistiche degli esperti che hanno inteso il profondo senso castrista della rivoluzione de #erprogetto. L'epilogo deprimente di questa giornata squallida - Genoa-Siena è più di quanto si dica nel salotti buoni della tv della domenica sera o di quello che si legge sui quotidiani del giorno dopo - si vede nel frammento che ferma senza alcun dubbio l'episodio che con buone probabilità passerà alla storia di questa giornata. Quella che segue al rinvio in seguito alla morte di Piermario MorosiniLichtsteiner sfotte un po', facendo il gesto del quattro (come Totti, citazione superlativa) con le dita verso il romanista Lamela.


fotogramma Sky Sport


L'argentino non gradisce affatto. La sua reazione? Sputa, come TottiIl difensore bianconero richiama subito l'attenzione dell'arbitro Bergonzi su quanto accaduto e le immagini televisive alimentano il dubbio su un gesto sgradevole anche per il contesto. La reazione del direttore di gara è nulla. E nei riguardi di Lichtsteiner e nei confronti di Lamela. Stefano Palazzi potrebbe non convenire e ritenere che ci siano i presupposti per sollevare la questione con la prova tv. Aspettiamo a vedere...



fotogramma Sky Sport

Calcioscommesse: quanto rischia Conte? Che cosa dice il Codice di giustizia sportiva

Non mi interessa ricadere in una delle categorie in cui, semplicisticamente, si declinano gli opinionisti e gli specialisti del genere. Mi riferisco alla dicotomia tra giustizialisti e garantisti così inutile in questo quadro sofferente. Preferisco appellarmi al Codice. Di Giustizia Sportiva, tanto per non trascurare le specifiche postille e fugare ogni dubbio. Preferisco capire che cosa prevede il nostro apparato normativo qualora quanto asserito da Filippo Carobbio in merito ad il suo ex tecnico ai tempi del Siena, Antonio Conte, rispondesse all'esatta sequenza dei fatti. Preferisco capire, quando si rischia di imputare a Conte responsabilità che non gli sono proprie con tutti i limiti della giustizia sportiva (per non parlare di quella ordinaria). 


L'allenatore della Juventus, che ha preferisco ricorrere alla strategia comunicativa dell'aggressione ieri in conferenza stampa esprimendo disponibilità ed estraneità, deve fronteggiare una pressione duplice e sul fronte del campionato e su quello dell'inchiesta della procura federale che il 26 aprile prossimo dovrebbe chiudere il capitolo audizioni. L'intenzione di Palazzi pare sia quella di un'estate di processi. E forse, prima che si celebrino gli stessi, avrebbe senso comprendere quale sia la versione di Conte. Vedremo. A riprendere il codice, a disciplinare il Divieto di scommesse e obbligo di denuncia è l'art. 6 che al paragrafo 6 specifica in merito a chi ha notizia di reato che:
Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 5, comporta per i soggetti  di cui all’art. 1, commi 1 e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 3 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 15.000,00.
Illecito sportivo e obbligo di denunzia costituiscono la materia delle norme all'art.7 che inquadra in maniera più aderente la situazione:
Art. 7
Illecito sportivo e obbligo di denunzia 
1. Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo.
2. Le società e i soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che commettono direttamente o che consentono che altri compiano, a loro nome o nel loro interesse, i fatti di cui al comma 1 ne sono responsabili.
3. Se viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi dell'art. 4, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere h), i), l) dell’art. 18, comma 1, salva l’applicazione di una maggiore sanzione in caso di insufficiente afflittività.
4. Se viene accertata la responsabilità oggettiva o presunta della società ai sensi dell'art. 4, comma 5, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere g), h), i), l), m) dell’art. 18, comma 1.
5. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, riconosciuti responsabili di illecito sportivo, sono puniti con una sanzione non inferiore all'inibizione o alla squalifica per un periodo minimo di tre anni e con l’ammenda non
inferiore ad euro 50.000,00.
6. In caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito, le sanzioni sono aggravate.
7. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che comunque abbiano avuto rapporti con società o persone che abbiano posto o stiano per porre in essere taluno degli atti indicati ai commi precedenti ovvero che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno di detti atti, hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC.
8. Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 7, comporta per i soggetti  di cui all’art. 1, commi 1 e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 6 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 30.000,00.     
Questo quanto prevede la legge, quanto verrà deciso è altra cosa. Per Palazzi e i suoi collaboratori (12, tanto per rendere l'entità dell'inchiesta) sono maturate le condizioni per i primi deferimenti che si attendono per inizio maggio. Certo, saranno con ogni probabilità i primi dato che le inchieste delle procure di Bari e Napoli offriranno ancora spunti per la procura federale con il rischio di prospettare una giustizia più che parziale a scadenze fisse.  Qualche collaboratore, pentitosi di aver ricoperto ruolo attivo nella rete del calcioscommesse, ha fornito indicazioni utili alle indagini. Se ne terrà conto, come si terrà conto - qualora le confessioni di Carobbio, Gervasoni, Doni venissero confermate - delle mancanze da parte dei singoli e delle società. I nomi di quei giocatori che non hanno parlato si sono letti tra atti e giornali in un numero esorbitante. Che ne sarà di loro? Che ne sarà di quelle società - comprese quelle di Serie A - che vengono investite da questa storiaccia? A quasi un anno di distanza da quella conferenza stampa a Cremona, la sensazione è che ancora una volta avremo classifiche stravolte e punti di penalizzazione. 
  

sabato 21 aprile 2012

Calcioscommesse: il caso Conte e i rischi in termini di squalifica

Se quanto riportato oggi dai quotidiani fosse accertato, verificato con prove inequivocabili ci misureremmo con la constatazione di una contaminazione tale del sistema da non riuscire a porre rimedio tramite le attuali sanzioni. La notizia è che, secondo quanto si legge su Repubblica e La Gazzetta dello Sport, Antonio Conte tecnico della Juventus avrebbe ricevuto informazioni in merito al tentativo di combine all'epoca del Siena come già emerso in precedenza e su cui lo stesso allenatore si è espresso in conferenza stampa - dunque pubblicamente - all'indomani dell'esplosione mediatica del caso.




Quindi, dagli interrogatori di Carobbio davanti al procuratore federale Stefano Palazzi e al pm Roberto di Martino di Cremona, emergerebbe (il condizionale è d'obbligo in considerazione del fatto che i suddetti verbali sono secretati) che Conte sapesse delle combine. Così fosse provato, la guida tecnica della Juventus in corsa per il titolo verrebbe accusato di omessa denuncia. Soffermiamoci su questo punto: da un punto di vista penale, con le poche informazioni disponibili, non gli sarebbe imputabile nulla mentre in quanto tesserato avrebbe mancato poiché non ha informato la procura federale del contatto e delle possibili manipolazioni su quel match all'epoca del Siena. Il tutto - ricordiamo - mentre si discute del suo rinnovo.


LEGGI REGOLAMENTO FIGC
LEGGI CODICE GIUSTIZIA SPORTIVA


Carobbio, ex giocatore del Siena allenato dall'ex tecnico della Juventus, avrebbe fatto il nome di Conte che a suo dire avrebbe saputo della combine (insieme con il vice Cristian Stellini, che lo ha seguito nello staff tecnico a Torino) di almeno una gara del Siena. Sotto la lente delle procure sono diverse gare della squadra toscana: sulla Gazza e Repubblica vengoni citate oltre a Novara-Siena, Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0, Siena-Ascoli 3-0, AlbinoLeffe-Siena 1-0. A cui si aggiunge il filone che riguarda la società e il versamento di un compenso a due giocatori del Modena per cui Palazzi ha convocato il presidente Massimo Mezzaroma il 26 aprile prossimo, data che potrebbe slittare come detto anche qui a causa dei problemi di salute del numero uno. Mezzaroma, stando a quanto riferisce il club in una nota stampa sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico a Vienna.


Quanto affermato da due tra i più importanti collaboratori in queste indagini andrà supportato dai fatti, da prove incontrovertibili. E i verbali secretati di Carobbio non consentono ad oggi di delineare la posizione dei singoli tirati in ballo. Dal punto di vista della giustizia sportiva potrebbe bastare poco altro per il nodo dell'omessa denuncia, un punto già complesso in sé la cui criticità si è palesata in precedenza quando è emerso che Paolo Cannavaro e Gianluca Grava avrebbero ricevuto una proposta di combine da parte dell'ex portiere del Napoli Matteo Gianello. I due giocatori hanno ribadito di non aver mai ricevuto proposte in tal senso. Per Simone Pepe, citato però da Andrea Masiello il pentito del filone barese dell'inchiesta, le implicazioni relative alla omessa denuncia per la partita Udinese Bari (finita 3-3) della stagione di serie A 2009/2010 sarebbero le medesime.


In precedenza per simili questioni la squalifica commisurata è stata di 12 mesi: questo quanto realisticamente si può rischiare (il tutto va contestualizzato, ovviamente) anche se è da capire se sarà così e che ne verrà da quanto trapelato. Di sicuro c'è che il procuratore Palazzi ha dettato i tempi e sancito che  i deferimenti sono pronti. Il che lascia intendere che anche la prossima estate sarà una stagione di processi. Come lo fu quella del 2006, è da verificare.

venerdì 20 aprile 2012

Calcioscommesse: Dino Lalic detto Celavi. Il procuratore federale Palazzi: "Parleremo con i deferimenti"

Che sappiamo di Dino Lalic detto Celavi, come viene indicato nell'ordinanza di custodia cautelare che lo interessa? Che conosciamo dello sloveno  che contattava i giocatori nella rete del sistema disegnato nell'inchiesta sul calcioscommesse?  

Delineare un profilo di Lalic, di un ex portiere di 37 anni, uno di quelli che conosce l'ambiente da esperto fruitore comporta l'accettazione che quel ritratto che verrà tracciato non sarà mai completo. Nell'ordinanza emessa dal gip di Cremona Guido Salvini viene indicato come Celavi, appunto, uomo cardine nel sistema della società che secondo le dichiarazioni di Wilson Raj Perumal si sarebbe occupato di trattare i calciatori da inserire nelle combine. Ieri sera la sua latitanza si è conclusa con l'apparizione all'aeroporto di Fiumicino con un volo di linea partito da Zagabria via Spalato, come atteso da giorni. 


L'emissario del gruppo degli zingari, raccordo tra l'organizzazione e i giocatori disponibili, verrà interrogato a Cremona dai magistrati che seguono l'inchiesta per appurare quanto delineato da Perumal e da Gervasoni, tanto per menzionare alcune deposizioni a cui si fa riferimento nell'ordinanza in merito all'operato dello sloveno e su cui già la stessa procura avrebbe operato delle verifiche.

Sul versante romano, oggi il procuratore federale ha dettato i tempi per quanto attiene ai deferimenti dopo quanto appurato in merito a singoli e società, che potrebbero essere travolte dalle conseguenze. 

"I giocatori interrogati sono sereni? Noi parleremo con i deferimenti", ha riferito Palazzi. "Sarà un periodo intenso, ma siamo attrezzati. Abbiamo programmato l'attività a tronconi. Ciò che è già stato definito lo chiuderemo al più presto. Sarà una prima tranche della vicenda calcioscommesse in base al materiale che abbiamo ricevuto". Ergo, deferimenti entro maggio. Primo processo a maggio, un secondo dopo gli Europei.

Gli atti acquisiti dalla Procura di Cremona, compreso il verbale di Gervasoni dell'interrogatorio che risale al 12 marzo: "La scorsa estate abbiamo impiegato solo un mese e mezzo per i deferimenti dal momento in cui siamo entrati in possesso del materiale", precisando che "Dopo i deferimenti saranno fondamentali le sanzioni". 


In via Po oggi, giornata di audizioni, si sono presentati Vittorio Micolucci e il legale di Alessandro Zamperini  per depositare una memoria. "Ha aggiunto tanti altri dettagli alle rivelazioni di Gervasoni. E non riguardano solo gare dell'Ascoli o di Serie B", ha rivelato l'avvocato di Micolucci, Daniela Pigotti

"Il processo diviso in filoni rappresenta l'equilibrio delle incompetenze. Ci sono diverse procure che indagano sulle stesse cose e gli stessi soggetti", ha detto Roberto Ruggiero, legale di Zamperini
. "Sono serenissimo - ha ribadito l'ex giocatore - e su Mauri e tutto il resto ho già chiarito". "Zamperini ha fatto solo un atto di gentilezza e cortesia nei confronti della Figc. Ma noi abbiamo preso una scelta precisa, privilegiando l'inchiesta giudiziaria rispetto a quella sportiva: non so in che modo una stia condizionando l'altra". Secondo Ruggiero, Zamperini ha subito l'iniziativa di Farina: "La Federcalcio ha trattenuto il verbale per 40 giorni e poi l'ha trasferito a Cremona, e non a Perugia. Per questo ha subito un'incriminazione per associazione".

Non solo gare dell'Ascoli o di Serie B: materiale inedito su cui la procura di Cremona potrebbe ritenere necessario risentire Micolucci.

CALENDARIO AGGIORNATO (RINVIATE AUDIZIONI TAIBI E GARILLI)

23 aprile
Antonio Rosati (calciatore Napoli);

26 aprile 

Daniele Vantaggiato (calciatore Bologna), Maurizio Sarri (ex tecnico Sorrento), Vincenzo Santoruvo (calciatore Frosinone), Nicola Mora (calciatore Spezia Calcio), Marco Esposito (calciatore Pisa), Lorenzo Sibilano (tecnico Taranto), Giuseppe Cannella (direttore sportivo), Umberto Cazzola (calciatore Alma J. Fano), Federico Cossato (ex calciatore), Alberto Comazzi (ex calciatore), Nicola Ferrari (calciatore Hellas Verona), Massimo Mezzaroma (presidente Siena), Michele Anaclerio (calciatore Benevento), Armando Perna (calciatore Modena), Juri Tamburini (calciatore Pergocrema), Alessandro Sbaffo (calciatore Ascoli), Giuseppe Vives (calciatore Torino), Daniele Cacia (calciatore Padova), Sergio Volpi (tecnico Piacenza), Armando Madonna (tecnico Livorno, Pasquale Schiattarella (calciatore Livorno), Alfonso De Lucia (calciatore Livorno).


Calcioscommesse: la procura federale prepara i deferimenti? Rosati da Palazzi il 23 aprile


Qualunque sia l'epilogo a cui condurrà l'inchiesta calcioscommesse, sul versante sportivo, lo scenario atteso sarà di totale annichilimento. Di quel sistema calcio fondato su risultati, punteggi, classifiche. Fittizie, falsate, truccate le partite, altrettanto le promozioni e le retrocessioni se quanto delineato dai pentiti (Doni, Gervasoni e Masiello per citare i nomi noti) fosse riscontrato e se le società coinvolte si rivelassero nel numero indicato dalle diverse inchieste. D'altronde se le indagini condotte dal procuratore Stefano Palazzi coadiuvato dall'ufficio indagini della FIGC richiedono un aggiornamento pressoché quotidiano del calendario delle audizioni, non vi sono più dubbi sui deferimenti. E' solo questione di tempo, visto lo slittamento in avanti delle date degli interrogatori. A rischiare sono 4-5 società che non scanseranno il codice né le conseguenze a livello europeo che potrebbero culminare nell'impossibilità di gareggiare nelle Coppe.
LA GIORNATA - Dopo Stefano Mauri e Cristian Brocchi, gli investigatori della procura federale hanno convocato a Roma Marco Rossi e Daniele Corvia. Lazio-Genoa e Lecce-Lazio le partite di fine campionato che sarebbero state combinate e oggetto delle convocazioni odierne. 
L'audizione del genoano Rossi si è protratta per circa due ore e mezzo, ma "solo per colpa mia - ha spiegato Alessandro Vaccaro, legale del calciatore - perchè abbiamo parlato di questioni forensi. Rossi è stato chiamato in quanto capitano del Genoa, per riferire le proprie impressioni sulla partita giocata il 14 maggio 2011 contro la Lazio. La discussione sulla gara si è esaurita in poco tempo, alla fine è stato stilato un verbale di appena una pagina e mezzo". È durato invece due ore l'interrogatorio di Corvia, "totalmente estraneo al calcioscommesse", secondo l'avvocato Massimo Ciardullo. "È andata bene - ha spiegato l'attaccante del Lecce - sono tranquillo". "Abbiamo chiarito le contestazioni che ci sono state mosse - ha precisato l'avvocato Ciardullo - sulle solite partite: tra queste c'è anche Lecce-Lazio del 22 maggio 2011, ma non il derby con il Bari. Domande sull'eventuale coinvolgimento delle dirigenze? Nessuna".
Ascoltato anche Vittorio Micolucci, che ha risposto per circa tre ore senza concludere. L'ex giocatore dell'Ascoli, fermato per un 14 mesi dalla giustizia sportiva dopo le ammissioni della scorsa estate sul calcioscommesse, verrà sentito domani mattina negli uffici della Procura federale per completare la propria deposizione, la seconda in pochi mesi.
"Micolucci è uno dei principali collaboratori sul calcioscommesse - ha dichiarato l'avvocato del calciatore Daniela Pigotti - e anche stavolta ha fornito particolari e dettagli su quanto dichiarato da Gervasoni e da altri tesserati (presumibilmente il centrocampista dell'Ascoli Alessandro Pederzoli, ndr)". Nel pomeriggiosentiti anche gli ex calciatori dell'Ancona Filippo Cristante e Andrea De Falco sulla partita Ancona-Mantova 2-2 del 30 maggio 2010, l'ex giocatore del Grosseto Thomas Hervè Job Iyock e l'ex dirigente del Piacenza Franco De Falcio per la presunta combine della gara Albinoleffe-Piacenza 3-3 del 20 dicembre 2010. 

Ma oggi è stato anche il giorno dell'arrivo a Roma dello sloveno Dino Lalic, uno degli uomini del gruppo degli zingari, e sarà presto interrogato dai magistrati di Cremona. Un passo ulteriore verso quelle ordinanze di custodia cautelare annunciate?

CALENDARIO AUDIZIONI AGGIORNATO

20 aprile 
Alessandro Zamperini (ex calciatore Lettonia), Antonio Bellavista (ex calciatore);

23 aprile 
Antonio Rosati (calciatore Napoli);

26 aprile
Massimo Taibi (direttore sportivo), Massimo Melucci (calciatore Piacenza), Fabrizio Garilli (presidente Piacenza), Daniele Vantaggiato (calciatore Bologna), Maurizio Sarri (ex tecnico Sorrento), Vincenzo Santoruvo (calciatore Frosinone), Nicola Mora (calciatore Spezia Calcio), Marco Esposito (calciatore Pisa), Lorenzo Sibilano (tecnico Taranto), Giuseppe Cannella (direttore sportivo), Umberto Cazzola (calciatore Alma J. Fano), Federico Cossato (ex calciatore), Alberto Comazzi (ex calciatore), Nicola Ferrari (calciatore Hellas Verona), Massimo Mezzaroma (presidente Siena), Michele Anaclerio (calciatore Benevento), Armando Perna (calciatore Modena), Juri Tamburini (calciatore Pergocrema), Alessandro Sbaffo (calciatore Ascoli), Giuseppe Vives (calciatore Torino), Daniele Cacia (calciatore Padova), Sergio Volpi (tecnico Piacenza).

mercoledì 18 aprile 2012

Calcioscommesse: nuove audizioni in programma, convocato anche Mezzaroma


Se la procura di Cremona, come a più riprese e da più fonti annunciato, sarebbe nella condizione di emettere nuove ordinanze di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta Last Bet o calcioscommesse - come più vi aggrada - entro la fine del mese, quella federale non è da meno.  

In questa giornata densa di avvenimenti di rilevanza calcistica e non solo (vedi la cessione della Ducati) la procura della FIGC guidata da Stefano Palazzi ha provveduto a diramare un nuovo calendario delle audizioni includendovi il nome del presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, il quale si presenterà davanti al procuratore il 26 aprile prossimo dopo essere stato indicato da Carlo Gervasoni.

Accuse di estrema gravità relativamente a Modena-Siena e sdegnosamente smentite con un comunicato ufficiale da parte del presidente della società toscana. Episodio su cui la procura federale approfondirà nella sede opportuna. 

Ma altri nomi eccellenti compaiono nella lista stesa da Palazzi e dai suoi uomini in Federcalcio. Giocatori di primo piano che hanno giocato nel massimo campionato e in quello cadetto chiamati a rispondere tra il 19 e il 26 aprile prossimo, stando alle convocazioni. 

19 aprile
Daniele Corvia (calciatore Lecce), Filippo Cristante (calciatore Portogruaro Summaga), Andrea De Falco (calciatore Bari), Franco De Falco (dirigente Reggiana), Thomas Hervè Job Iyock (calciatore Cittadella), Marco Rossi (calciatore Genoa), Vittorio Micolucci (ex calciatore Ascoli); 


20 aprile 
Alessandro Zamperini (ex calciatore Lettonia), Antonio Bellavista (ex calciatore), Antonio Rosati (calciatore Napoli); 


26 aprile 
Massimo Taibi (direttore sportivo), Massimo Melucci (calciatore Piacenza), Fabrizio Garilli (presidente Piacenza), Daniele Vantaggiato (calciatore Bologna), Maurizio Sarri (ex tecnico Sorrento), Vincenzo Santoruvo (calciatore Frosinone), Nicola Mora (calciatore Spezia Calcio), Marco Esposito (calciatore Pisa), Lorenzo Sibilano (tecnico Taranto), Giuseppe Cannella (direttore sportivo), Umberto Cazzola (calciatore Alma J. Fano), Federico Cossato (ex calciatore), Alberto Comazzi (ex calciatore), Nicola Ferrari (calciatore Hellas Verona), Massimo Mezzaroma (presidente Siena), Michele Anaclerio (calciatore Benevento), Armando Perna (calciatore Modena), Juri Tamburini (calciatore Pergocrema), Alessandro Sbaffo (calciatore Ascoli), Giuseppe Vives (calciatore Torino), Daniele Cacia (calciatore Padova), Sergio Volpi (tecnico Piacenza).

Calcioscommesse: Gianello getta altro fango, Grava e Cannavaro a rischio. Presto nuovi indagati a Cremona



E' uno scenario apocalittico quello del calcio nostrano: paesaggi spettrali spogliati da quel dolore (autentico o fittizio) per la morte inspiegabile e ingiusta di un giocatore di 25 anni, Piermario Morosini, in cui alle ragioni umane si rinuncia volentieri per uno spezzatino che ben si concilia con le esigenze televisive. Va così, tra il sistema che scende a compromessi con la leggerezza dell'opportunità e l'enucleazione più morbosa e fastidiosa di quanto continua a emergere dalla diverse inchieste sul Calcioscommesse. Per uno strano incrocio, fatto di atti, indagati e verbali questa mattina pareva dominante nelle cronache la questione Gianello e di Napoli. Stasera è più di Cremona che si dovrebbe parlare.


Una guerra tra procure? Nulla di più remoto, vista la penetrazione indistinta del malaffare in ogni serie e a livello ai limiti del dilettantismo. Banalmente, la giornata si è aperta con il recupero di una storia nota in parte e che vede coinvolto Matteo Gianello, ex portiere del Napoli personaggio di primo piano nell'inchiesta della magistratura napoletana, da parte della Gazzetta dello Sport che ha pubblicato i contenuti di un interrogatorio che vide l'ex estremo difensore azzurro. Gianello avrebbe ammesso davanti agli inquirenti che anche alcuni compagni, Paolo Cannavaro e Grava nello spogliatoio furono messi al corrente della sua intenzione di modificare l'andamento della gara. La partita era quel Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, che si concluse 1-0.




Una combine. Nel lungo interrogatorio al quale è stato sottoposto l'allora portiere di riserva della formazione napoletana, indagato dalla Procura del capoluogo campano insieme ai fratelli Michele e Federico Cossato e a Silvio Giusti (tutti ex calciatori), è emerso che altri giocatori erano al corrente del tentativo di truccare l'incontro. Si rifiutarono, ma non denunciarono agli organi deputati di essere stati contattati nel tentativo di alterare l'esito di quella partita decisiva in chiave Champions League. Ora rischiano per omessa denuncia, come il Napoli: la società verrebbe investita in virtù della responsabilità oggettiva.


La Procura federale chiederà gli atti e procederà nei confronti dei due giocatori secondo quanto indica il Codice di Giustizia Sportiva: per Cannavaro e Grava le conseguenze potrebbero essere significative, mentre il Napoli non dovrebbe rischiare molto. 


L'avvocato di Gianello, Vincenzo Siniscalchi tiene a precisare che non si tratta di novità in senso proprio: “La notizia emersa stamani sulla Gazzetta dello Sport è molto vecchia e riguarda l’interrogatorio di Gianello che a suo tempo era secretato e che non ha avuto fino a questo momento nessuna conseguenza. L’indagine è ancora in corso, non è stata chiusa ma Gianello non è più stato convocato né per riscontri, né per fare confronti. Non credo ci siano motivi di preoccupazione sia a livello penale e sia per ciò che concerne la giustizia sportiva. Per avere degli sviluppi, una circostanza del genere, dovrebbe avere conseguenza almeno sul piano della giustizia sportiva”.


L'agenzia di stampa ANSA, in serata batte poi una notizia decisamente più interessante della stessa di nuove partite sospette indicate oggi da Filippo Carobbio alle 20.38. Secondo il contenuto di questo dispaccio il registro degli indagati della procura di Cremona è destinato ad arricchirsi di nomi nuovi, precisamnete quelli fatti da Carlo Gervasoni dopo quell'interrogatorio del 12 marzo scorso che ha segnato il prosieguo delle indagini anche sul versante della giustizia sportiva.

Procura federale che ha apportato qualche variazione al calendario: il ds Massimo Taibi verrà sentito il 26 aprile, il rinvio a data da destinarsi per la deposizione del calciatore del Torino Giuseppe Vives e l'anticipo delle audizioni dell'atalantino Ciro Polito (domani) e del leccese Daniele Corvia (spostata a giovedi' 19). Rinviate quelle relative a Antonio Benfenati e a Federico e Michele Cossato.

lunedì 16 aprile 2012

Serie A: in campo il 24 e 25 aprile per recuperare la 33° giornata

Prendete il calendario della Serie A, depennate anticipi e posticipi. Anzi, cancellate la vostra griglia Excel (perché è così che lo ordinate, vero?) e riscrivete queste ultime giornate. Anche la 34° giornata di Serie A, dopo la tragica fine di Piermario Morosini e il rinvio della 33° di campionato, subisce delle ulteriori variazioni. Oltre ai già previsti Chievo-Udinese e Novara-Napoli si giocano anche altri due anticipi: Parma-Cagliari e Catania-Atalanta. La 33° giornata prevede invece due anticipi martedì 24 alle 18.30, un match mercoledì 25 alle 12.30, 5 partite alle 15 e le sole sfide di Juve e Milan alle 18. 
Tutto da rifare.


34ª GIORNATA 
Sabato 21 
ore 18: Chievo-Udinese
Parma-Cagliari
ore 20.45: Napoli-Novara
Catania-Atalanta
Domenica 22 
ore 12.30: Fiorentina-Inter
ore 15: Cesena-Palermo
Genoa-Siena
Lazio-Lecce
Milan-Bologna
ore 20.45: Juventus-Roma
33ª GIORNATA 
martedì 24 
ore 18.30: Atalanta-Chievo
Cagliari-Catania (a Trieste)
mercoledì 25 
ore 12.30: Novara-Lazio
ore 15: Lecce-Napoli
Palermo-Parma
Roma-Fiorentina
Siena-Bologna
Udinese-Inter
ore 18: Cesena-Juventus
Milan-Genoa

Morte Petrini, nel dio pallone: scommesse, debiti e doping

Assemblare fatti e documentarne la solidità con libri, testimonianze, atti e processi. Per uno strano incrocio, Carlo Petrini è nato nella Monticiano di Lucianone Moggi a cui dedica l'ultimo libro per cui gli era stata promessa una querela ancora prima della pubblicazione. Di procedimenti, verità supposte e da provare vantava un'esperienza pluriennale Petrini, da quando aveva deciso di intraprendere una guerra sintomatica dell'esigenza di un impegno civile contro doping e quel sistema calcio che non si chiude certo oggi, con la sua morte a 64 anni.

Era un attaccante, Petrini. Da giocatore ha vestito la maglia della Roma e del Milan di Nereo Rocco, con cui vinse una Coppa dei Campioni (1968-1969), e del Torino che vinse la Coppa Italia. Ma è stato anche attaccante del Verona, del Cesena, del Bologna solo per citarne alcune di quelle società che lo tesserarono. Nel fango dei dio pallone, contaminato, sudicio, marcio in cui Petrini ricopriva un ruolo. D'altronde non esitsono innocenti, ma solo dievrsi gradi di responsabilità. Come ci insegna quel suo primo libro-documento testimonianza di una conversione, di un impegno civile che lo aveva indotto a strisciare fuori dall'artificialità del calcioscommesse e di quella bonaria squalifica di tre anni e sei mesi amnistiata dopo la vittoria dell'Italia al Mondiale del 1982.

Una revisione seguita anche alle vicende personali: imprese personali rivelatesi fallimentari, usurai non pagati, debiti ingigantiti. Per sfuggire ai creditori, decise di lasciare l'Italia per la Francia cercando di scivolare nell'anonimato.

Interruppe i rapporti con chiunque, anche con la famiglia. Nel 1995, suo figlio Diego, vittima di un tumore al cervello, chiese di lui. Ma Petrini non rientrò neanche dopo l'appello del ragazzo spirato a 19 anni nel disinteresse del padre e della società in cui giocava da due anni, la Sampdoria.

Personaggio chiaroscurale, trasfigurato di quella necessità così frequente nella società dei consumi di investire di un ruolo semplice, chiaro un nuovo eroe, un ex giocatore convertito da denaro, investimenti e legami discutibili in una figurina da album Panini



L'espiazione si è rivelato un percorso, nell'altra vita di Petrini quella segnata dal rientro in patria nel 1998 e dalla sua attività di scrittore: Nel fango del dio pallone (Edizioni Kaos) non va ridotto al genere dell'autobiografia per allettare la morbosità di un pubblico alla ricerca del voyerismo gossipparo. E' lo spaccato di un calcio marcio, malato in cui al connivenza e la prossimità con la disponibilità alla discussione di ogni regola etica, morale che ci viene restituita da inchieste giudiziarie. 

L'intento di sollevare l'attenzione dell'opinione pubblica su cose di calcio di dubbia veridicità sottintese ne Il calciatore suicidato ricalcano questo impegno. A scrivere di Donato Denis Bergamini e della sua morte (su cui recentemente la procura di Castrovillari ha aperto un nuovo fascicolo) non furono in molti allora, non lo sono oggi.

La malattia è riuscita dove neanche l'innaturale dramma di suo figlio è riuscito: il deterioramento fisico, secondo alcuni medici da correlare all'assunzione spudorata di farmaci dopanti che avrebbero contribuito all'esplosione di malattie in giocatori professionisti tra gli anni '60 e '70, ne aveva plasmato la personalità e proiettato in un contesto di evidente denuncia civile di un sistema corrotto dalla commistione di interessi, malavita e ambizione. Una rete di cui anche Petrini ha fatto parte, con la particolarità che mai ha negato di averne preso parte.

sabato 14 aprile 2012

Piermario Morosini, morte di un giocatore


Non spenderò che frasi volte a raccogliere il mio vissuto, senza filtrare riflessioni e osservazioni, appellandomi a quella distanza che consente di comprendere i fatti e di saperli riportare aderenti al vero. Venticinque anni per un'esistenza non sono abbastanza per capire che ci appaga, che cosa ci irrita, chi vogliamo ci accompagni. Per Piermario Morosini che si accascia sul campo dello stadio Adriatico, venticinque anni sono pari al risultati della sottrazione tra giorni passati e quelli venturi. Una interruzione atroce, ingiusta, grottesca per le vicende personali e per quella vettura della polizia municipale che ha bloccato l'ingresso allo stadio Adriatico di Pescara. 

Tre, quattro minuti di ritardo. E la constatazione - amara, ridicola - che a impedire l'ingresso fosse una vettura della polizia municipale, come documentano le immagini e le riprese audiovisive.

Un carabiniere ha sfondato il finestrino di quella macchina che ostruiva il passaggio, impedendo il transito per la via di accesso principale alla struttura e al campo, dove nel frattempo il massaggiatore del Pescara e il dottor Paloscia stavano praticando il massaggio cardiaco al centrocampista del Livorno, in arresto. Una automobile in dotazione alla polizia municipale. Spostata a braccio dai vigili del fuoco. 

Una vettura evidentemente chiusa, davanti alla principale via d'accesso e di fuga dell'impianto sportivo. Indagine interna e approfondimenti della magistratura chiariranno perché quell'auto fosse lì. Non è questione da poco, non lo è affatto. E se il sindaco Luigi Albore Mascia ha risposto solo in serata i presupposti per ritenere scellerata quella circostanza sono legittimi. 

Quella vettura dei vigili urbani lasciata in sosta lì denota un "atteggiamento superficiale", dice il sindaco dopo le 21 per poi aggiungere "chi ha sbagliato pagherà, saranno adottati provvedimenti sulla base della relazione d'indagine". E così sia. 

Attendo l'esito delle indagini: dei 14 vigili in servizio nessuno si è presentato per spostare in tempi ragionevoli quell'auto. Ripeto: una vettura della municipale. Ripeto: un segno di profonda, drammatica inciviltà.





Rossi crack e addio a Euro2012. E se Prandelli chiamasse Del Piero?



Giuseppe Rossi, passaporto italiano e svaghi americani, rimane uno di quegli attaccanti da decifrare. In cerca di una seconda occasione per convincerti della sua qualità, delle sue qualità tecniche e della sua visione di gioco e importi l'onere di stendere un panegirico celebrativo per celebrarne la bellezza, l'eccezionalità. Chi per lui ha deciso che non è tempo di consacrazioni da 3000 caratteri rimandando ancora il suo rientro in campo. Niente Europei. Peccato, davvero. 


Il 26 ottobre scorso la rottura del legamento crociato anteriore, dopo un impagabile incontro del Villarreal con il Real Mou, oggi di nuovo un infortunio al ginocchio. Di nuovo un intervento chirurgico. Di nuovo fermo per almeno 6 mesi.

 "E' stato un colpo bruttissimo per l'atleta e l'uomo, gli voglio un bene dell'anima - ha detto Enrico Castellacci, il medico della Nazionale italana -. L'ho sentito al telefono ed era addoloratissimo, si aspettava di rientrare e magari di avere una speranza per gli Europei. Ora credo che tornerà negli Stati Uniti. L'avevo sentito due giorni fa e mi aveva detto 'prof sono a posto'. Eravamo felici di sentirlo così, e probabilmente sarei andato a vederlo per sincerarmi delle sue condizioni. Di intervento ai crociati ne faccio centinaia all'anno, lui dice che è stato un trauma banale, le cause possono essere tante ma non mi sembra il caso di parlarne finché non saprò nel dettaglio, il dramma del ragazzo rimane. Dovrà sottoporsi a un altro intervento e attendere i fatidici 6 mesi per tornare a giocare".

Antonio Cassano, invece è rientrato in campo dopo l'operazione al cuore e il rischio di chiudere con il calcio agonistico. "Notizia splendida perché le condizioni di Antonio ci avevano preoccupato - ha aggiunto Castellacci -. Anche in questo caso starà al mister decidere, la soddisfazione è comunque quella di rivedere in campo un ragazzo per il quale sembrava a rischio il proseguimento della carriera". Un'apertura lieta, quasi. Ma è più ottimismo che altro. Forse sarebbe da valutare l'esperienza di numeri 10 dalla carriera consolidata. Discussi quanto basta per vantare una certa abitudine all'esposizione mediatica e alla pressione. Uno alla Del Piero, tanto per fare un esempio.