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lunedì 24 maggio 2010

Videocomunicato FNSI-Usigrai



"Il disegno di legge sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria in votazione al Senato limita fortemente il vostro diritto di sapere e il nostro dovere di informare. I giornalisti sono dalla parte dell'informazione libera e non da quella dei segreti di criccopoli, di calciopoli, della malasanità e via dicendo. Dietro la scusa nobile della tutela della riservatezza si nasconde la volontà di imbavagliare la stampa proibendo la pubblicazione di notizie su indagini in corso. Se fosse già stata in vigore avremmo potuto raccontare solo dopo anni delle inchieste sulle stragi, sui grandi scandali nel mondo dell'economia, della politica, della sanità, dello sport. Durante le indagini silenzio. Non certo per tutelare la vita privata dei cittadini, ma quella dei potenti, per non creare imbarazzo a chi vuole fare credere che in Italia tutto vada bene. I giornalisti italiani dicono no al bavaglio e si a un'informazione libera, completa e rispettosa. Il Senato ci ripensi".



Lady Madonna children at your feet
Wonder how you manage to make ends meet.


(Lady Madonna, i bambini ai tuoi piedi
si chiedono come farai a sbarcare il lunario.)

Real Mou, Inter Maximo: quanto c'eravamo amati




Mourinho
non ha atteso che si elaborasse quanto accaduto a Madrid. Ha rotto gli equilibri, di nuovo per l'ennesima volta in questo biennio che non è stato propriamente un ciclo, guadagnandosi la scena che voleva essere solo dell'Inter. Del terzo titulo, della terza Coppa. Non è stato un comportamento evidentemente molto gradito dal presidente Massimo Moratti che non ha aspettato oltre per ribadire che Mou è il passato. Nel suo, di futuro, c'è solo il Real Madrid. In quello dell'Inter una rinascita.
“Forse non ho ancora metabolizzato tutto. Stamattina - ha detto il presidente nerazzurro a Sky Sport -, quando leggevo dei tre titoli, pensavo che lo scorso anno il Barcellona era fantastico, perché aveva vinto tre titoli e, quindi, forse, lo siamo anche noi. No ho ancora capito esattamente tutto quello che è successo. Questo capita perché sei ancora nel clima della fatica che devi fare, fatica da un punto di vista dello sforzo che devi fare per tenere tutto insieme e per riuscire ad arrivarci. Non si fa così in fretta ad uscire da questo tipo di sensazione, di svegliarsi al mattino e sapere che hai dei doveri anche per questa cosa. La cosa bella di questa mattina è stata, sarà vero che è finita?”.

Che ci potesse essere un'altra sfida lo si sapeva. Forse non nei modi, nella scelta di usufruire di una simile iperbole mediatica. “Ho pensato - ha risposto Moratti - che questo rischio non potesse capitare, perché conosco la serietà dell’uomo che, certamente, si sarebbe impegnato ancora di più perché non ci fosse un alibi da parte di nessuno, o una colpa da parte di nessuno. Certo, il tempismo non è stato splendido, perché anche i giocatori leggono i giornali, come li leggo io. Un dialogo diretto non c’è mai stato suq questa cosa, nemmeno un tentativo di farmi capire direttamente questa cosa qua. E’ sempre stato fatto attraverso la comunicazione. Lì, stava a me capire di non entrare con il pugno duro, perché ci tenevo troppo che finisse bene l’annata. Al di là della stima, che tutti abbiamo dimostrato a lui e dell’impegno che ci ha messo sempre, credo che sia una decisone, una tentazione, legata proprio al fatto di poter dimostrare personalmente che è bravo dappertutto. Ad una persona come fa a toglierglielo. Puoi dare tutti i giudizi che vuoi, ma capisci che questa persona è fatta così. Ci possono essere delle strade, magari, per cercare di trattenerlo, e si possono percorrere, ma credo che sia più attratto proprio da questa sfida, da questa avventura. Conoscendolo un pochino, non tantissimo, mi sembra che questa sia la cosa vera che a lui interessa. Più, forse, dei soldi”.

Da quanto risulta al quotidiano spagnolo 'Marca', lo Special One ha già il contratto in mano. I numeri? Dieci milioni di euro per quattro anni. L'amarezza del presidente è trapelata quando si è osservata l'innegabile capacità del profeta di Setubal di carpire l'attenzione, affabulare e raccogliere le tensioni senza che ciò comprometta il rendimento in campo dei suoi uomini. Gladiatori, soldati, calciatori. Come addestrati, seguono la sua disciplina. Esiste un Mourinho uguale, per capacità, e diverso, per obiettivi? Un allenatore altro, normal o special a sua volta, dovrebbe inaugurare un nuovo corso che ricompatti l'ambiente che rimarrà orfano del Mou vincente e tatticamente abile nella gestione del gruppo.

EREDE MOURINHO - Mancini? “Ci pensavo stamattina - la rivelazione di Moratti - è l’unico a cui non avevo pensato, per il fatto che ci siamo già incontrati e che abbiamo già avuto il nostro pezzo di vita. Penso che anche per lui non sia percorribile, si è trovato bene in Inghilterra, gli piace vivere in Inghilterra, riportarlo in queste difficoltà, penso ce si un dispetto che gli faccio”. O forse il suo amico, compagno e secondo Mihajlovic? “Certamente, ha carattere, sa imparare velocemente, è stimato dai giocatori, è anche molto amico dei giocatori. C’è anche tutta la stima nell’uomo, con me ha mantenuto un rapporto molto buono. Però, questo non vuol dire che questa debba esser una scelta, anche se, per simpatia e stima, mi farebbe piacere farla. Però, sinceramente, non ho ancora deciso”.

MILITO - Nota a parte, per il Principe: "C’è una differenza tra Milito e il nostro allenatore: Mourinho ha un clausola per cui, andando incontro a questa clausola, può andarsene, Milito no. Qui finisce il discorso”.


FUTURO - Si cambierà. E' indubbio: "Bisogna avere la concretezza ed il realismo di capire che questa è una strada da continuare con l’attenzione di capire anche i tempi, che non sono certamente gli ani 60, piuttosto che 6-7 anni fa , in cui sembrava che il mondo si arricchisse dieci volte tanto di quello che era il vero valore. Bisogna certamente fare attenzione a quella che potrebbe essere la situazione economica internazionale e nazionale ma, nello stesso tempo, mantenere dignitosamente la parte che, purtroppo, è importate, perché non è più una parte, ma è la parte più importante. Il giochetto non è facile". Intanto, c'è un nuovo inizio. Magari un nome fresco fresco: Rafa o Sinisa.

(dopo 72 ore consecutive in cui ho scritto solo di Inter)

domenica 16 maggio 2010

Mou, un uomo solo al comando



Il profeta di Setubal
che lacrima. Il profeta di Setubal in disparte. Il profeta di Setubal che riflette - solo - sul pullman della squadra. Special lo sa essere con quel tanto di stucchevole che ai cultori della materia garba, poiché l'altezzosità linguistica quanto la comunicativa dirompente si rivelano vezzi graditi alla critica.

Io ti attendo, Mou. Perché tu esca da questo calcio decadente - il nostro - da vincente devi dimostrarmi che il secondu titulo non ti appaga. Che quella pulsione ti muove creando spasmi non arginabili con uno scudetto. Che aspiri all'unicità. Che ciò sia popolare, addirittura banale.

Nota inutile e banale
sulla stagione appena conclusa
Tengo: Leonardo, Diego, Alessandro Del Piero, le conferenze stampe di Mou, la lealtà di Iaquinta, la riapertura di Calciopoli.
Butto: il vergognoso tifo della violenza, il qualunquismo linguistico, le interviste ammaestrate, l'interismo oltre ogni misura, l'insabbiamento delle intercettazioni, la dissoluzione di una società fondata sullo stile e sull'onore.

giovedì 13 maggio 2010

L'anno senza scudetto



Non vedo: "Lo scudetto 2006 non l'ho assegnato io".
Non sento: "devono smetterla di dire queste cose".
Non parlo: "Io non intervengo mai, ma c'è molta gente che farebbe bene a tacere".

Guido Rossi, commissario della Federcalcio a margine di un convegno all'Università Bocconi di Milano, in merito all'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter.

lunedì 10 maggio 2010

Scacco al re (come e perché si chiese la revoca dello scudetto)




In un mondo perfetto, a una mossa corrispondono una o più ragioni che l'hanno prodotta.

Lo scempio che si è consumato all'Olimpico, nel corso del match contro il Parma di una Juventus offesa e ridicolizzata, trascende l'immaginabile.

Cinque minuti di interruzione. Lancio di fumogeni e petardi da una curva all'altra. Surreale. Il capitano, Alessandro Del Piero, si porta sotto la curva. Parla ai tifosi. Negozia, investito di un ruolo - quello di mediatore - in un conflitto che si consuma all'interno di uno stadio in una domenica di maggio. E' Torino. La sconfitta è giusta. Meritata.

Nel consiglio di amministrazione, convocato oggi nel lunedì della ripresa dopo il venerdì nero in Borsa (il club è quotato, ricordiamo), si decide quanto sussurrato fino a pochi istanti prima. Andrea Agnelli presidente, Roberto Bettega e Alessio Secco defenestrati, Beppe Marotta nuovo direttore generale con il fido Fabio Paratici, uomo mercato, e avvio delle azioni volte presso le sedi competenti alla revoca del titolo 2005-2006 assegnato all'Inter dal commissario Guido Rossi dopo l'indicazione della commissione dei tre saggi.


Nella nota ufficiale pubblicata sul sito della società - quella che si attendeva fosse assunta nel 2006 e sconsigliata pare da Luca Cordero di Montezemolo - la posizione non lascia spazi a interpretazioni: "il Consiglio di Amministrazione della Juventus ha deliberato di inviare ai presidenti di Coni e Figc, alla Procura Federale e al Procuratore Federale Capo un esposto nel quale si richiede la revoca della decisione di assegnare lo scudetto della stagione 2005-2006. Come aveva anticipato John Elkann lo scorso 29 aprile, la Juventus chiede dunque un trattamento equo. La premessa del documento è infatti che «il movimento sportivo si basi e si fondi sulla lealtà tra - e nei confronti de - gli affiliati, nonché sulla equità e parità di trattamento»".

Si accantona una stagione e un progetto fallimentari per intraprendere un nuovo corso. Luigi Del Neri si è candidato, ha un contratto annuale. E' la dote di Marotta. Rafa Benitez chiede troppo, più dei 4 milioni di euro della Juventus. Chiede troppo anche al Liverpool per coprire quanto dovrebbe ai collaboratori che non potrebbe portare a Torino. Sarà più provinciale che Reds, questa macchina della prossima volta. Che sia rifondazione, che sia semplice revisione non vale che quanto una rottazione.

E sì, questo non è un mondo perfetto.






sabato 1 maggio 2010

Primo maggio (o senza titolo)




Viva l'Italia fondata sul lavoro,
via l'Italia del precariato generazionale,
viva l'Italia della professionalità invisa,
viva l'Italia della lotta al caporalato e delle rivoluzioni silenziose,
viva l'Italia che non si rassegna,
viva l'Italia dell'impegno creativo,
viva l'Italia dal basso,
viva l'Italia che resiste
.