Il blog di Elisabetta D'Onofrio, un tentativo di citazionismo al contrario su un certo calcio, su un certo giornalismo
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venerdì 28 maggio 2010
lunedì 24 maggio 2010
Videocomunicato FNSI-Usigrai
"Il disegno di legge sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria in votazione al Senato limita fortemente il vostro diritto di sapere e il nostro dovere di informare. I giornalisti sono dalla parte dell'informazione libera e non da quella dei segreti di criccopoli, di calciopoli, della malasanità e via dicendo. Dietro la scusa nobile della tutela della riservatezza si nasconde la volontà di imbavagliare la stampa proibendo la pubblicazione di notizie su indagini in corso. Se fosse già stata in vigore avremmo potuto raccontare solo dopo anni delle inchieste sulle stragi, sui grandi scandali nel mondo dell'economia, della politica, della sanità, dello sport. Durante le indagini silenzio. Non certo per tutelare la vita privata dei cittadini, ma quella dei potenti, per non creare imbarazzo a chi vuole fare credere che in Italia tutto vada bene. I giornalisti italiani dicono no al bavaglio e si a un'informazione libera, completa e rispettosa. Il Senato ci ripensi".
Real Mou, Inter Maximo: quanto c'eravamo amati
Mourinho non ha atteso che si elaborasse quanto accaduto a Madrid. Ha rotto gli equilibri, di nuovo per l'ennesima volta in questo biennio che non è stato propriamente un ciclo, guadagnandosi la scena che voleva essere solo dell'Inter. Del terzo titulo, della terza Coppa. Non è stato un comportamento evidentemente molto gradito dal presidente Massimo Moratti che non ha aspettato oltre per ribadire che Mou è il passato. Nel suo, di futuro, c'è solo il Real Madrid. In quello dell'Inter una rinascita.
Che ci potesse essere un'altra sfida lo si sapeva. Forse non nei modi, nella scelta di usufruire di una simile iperbole mediatica. “Ho pensato - ha risposto Moratti - che questo rischio non potesse capitare, perché conosco la serietà dell’uomo che, certamente, si sarebbe impegnato ancora di più perché non ci fosse un alibi da parte di nessuno, o una colpa da parte di nessuno. Certo, il tempismo non è stato splendido, perché anche i giocatori leggono i giornali, come li leggo io. Un dialogo diretto non c’è mai stato suq questa cosa, nemmeno un tentativo di farmi capire direttamente questa cosa qua. E’ sempre stato fatto attraverso la comunicazione. Lì, stava a me capire di non entrare con il pugno duro, perché ci tenevo troppo che finisse bene l’annata. Al di là della stima, che tutti abbiamo dimostrato a lui e dell’impegno che ci ha messo sempre, credo che sia una decisone, una tentazione, legata proprio al fatto di poter dimostrare personalmente che è bravo dappertutto. Ad una persona come fa a toglierglielo. Puoi dare tutti i giudizi che vuoi, ma capisci che questa persona è fatta così. Ci possono essere delle strade, magari, per cercare di trattenerlo, e si possono percorrere, ma credo che sia più attratto proprio da questa sfida, da questa avventura. Conoscendolo un pochino, non tantissimo, mi sembra che questa sia la cosa vera che a lui interessa. Più, forse, dei soldi”.
FUTURO - Si cambierà. E' indubbio: "Bisogna avere la concretezza ed il realismo di capire che questa è una strada da continuare con l’attenzione di capire anche i tempi, che non sono certamente gli ani 60, piuttosto che 6-7 anni fa , in cui sembrava che il mondo si arricchisse dieci volte tanto di quello che era il vero valore. Bisogna certamente fare attenzione a quella che potrebbe essere la situazione economica internazionale e nazionale ma, nello stesso tempo, mantenere dignitosamente la parte che, purtroppo, è importate, perché non è più una parte, ma è la parte più importante. Il giochetto non è facile". Intanto, c'è un nuovo inizio. Magari un nome fresco fresco: Rafa o Sinisa.
(dopo 72 ore consecutive in cui ho scritto solo di Inter)
venerdì 21 maggio 2010
Metti un incontro con Derrick de Kerckhove a cena (quasi)
lunedì 17 maggio 2010
domenica 16 maggio 2010
Mou, un uomo solo al comando
Il profeta di Setubal che lacrima. Il profeta di Setubal in disparte. Il profeta di Setubal che riflette - solo - sul pullman della squadra. Special lo sa essere con quel tanto di stucchevole che ai cultori della materia garba, poiché l'altezzosità linguistica quanto la comunicativa dirompente si rivelano vezzi graditi alla critica.
Io ti attendo, Mou. Perché tu esca da questo calcio decadente - il nostro - da vincente devi dimostrarmi che il secondu titulo non ti appaga. Che quella pulsione ti muove creando spasmi non arginabili con uno scudetto. Che aspiri all'unicità. Che ciò sia popolare, addirittura banale.
Nota inutile e banale sulla stagione appena conclusa
Tengo: Leonardo, Diego, Alessandro Del Piero, le conferenze stampe di Mou, la lealtà di Iaquinta, la riapertura di Calciopoli.
Butto: il vergognoso tifo della violenza, il qualunquismo linguistico, le interviste ammaestrate, l'interismo oltre ogni misura, l'insabbiamento delle intercettazioni, la dissoluzione di una società fondata sullo stile e sull'onore.
giovedì 13 maggio 2010
L'anno senza scudetto
Non vedo: "Lo scudetto 2006 non l'ho assegnato io".
Non sento: "devono smetterla di dire queste cose".
Non parlo: "Io non intervengo mai, ma c'è molta gente che farebbe bene a tacere".
Guido Rossi, commissario della Federcalcio a margine di un convegno all'Università Bocconi di Milano, in merito all'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter.
mercoledì 12 maggio 2010
lunedì 10 maggio 2010
Scacco al re (come e perché si chiese la revoca dello scudetto)
Lo scempio che si è consumato all'Olimpico, nel corso del match contro il Parma di una Juventus offesa e ridicolizzata, trascende l'immaginabile.
Cinque minuti di interruzione. Lancio di fumogeni e petardi da una curva all'altra. Surreale. Il capitano, Alessandro Del Piero, si porta sotto la curva. Parla ai tifosi. Negozia, investito di un ruolo - quello di mediatore - in un conflitto che si consuma all'interno di uno stadio in una domenica di maggio. E' Torino. La sconfitta è giusta. Meritata.
Nel consiglio di amministrazione, convocato oggi nel lunedì della ripresa dopo il venerdì nero in Borsa (il club è quotato, ricordiamo), si decide quanto sussurrato fino a pochi istanti prima. Andrea Agnelli presidente, Roberto Bettega e Alessio Secco defenestrati, Beppe Marotta nuovo direttore generale con il fido Fabio Paratici, uomo mercato, e avvio delle azioni volte presso le sedi competenti alla revoca del titolo 2005-2006 assegnato all'Inter dal commissario Guido Rossi dopo l'indicazione della commissione dei tre saggi.
Si accantona una stagione e un progetto fallimentari per intraprendere un nuovo corso. Luigi Del Neri si è candidato, ha un contratto annuale. E' la dote di Marotta. Rafa Benitez chiede troppo, più dei 4 milioni di euro della Juventus. Chiede troppo anche al Liverpool per coprire quanto dovrebbe ai collaboratori che non potrebbe portare a Torino. Sarà più provinciale che Reds, questa macchina della prossima volta. Che sia rifondazione, che sia semplice revisione non vale che quanto una rottazione.
E sì, questo non è un mondo perfetto.
sabato 1 maggio 2010
Primo maggio (o senza titolo)
Viva l'Italia fondata sul lavoro,
via l'Italia del precariato generazionale,
viva l'Italia della professionalità invisa,
viva l'Italia della lotta al caporalato e delle rivoluzioni silenziose,
viva l'Italia che non si rassegna,
viva l'Italia dell'impegno creativo,
viva l'Italia dal basso,
viva l'Italia che resiste.