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sabato 23 aprile 2011

Juve-Catania, ovvero perché urge Mancini


Incomprensibilmente perdura una stagione sancita da una mediocrità addirittura banale, per quanto irritante. Delneri risponda: perché togliere Del Piero (si è preparato per entrare in forma in primavera, è palese) e Matri per inserire Toni e Pepe alleviando le marcature e ripristinando modulo e schemi più prevedibili del ciclo della catena di montaggio della Fiat?

Perché ostinarsi nell'insostenibile quando Bergonzi (contestatazione meritata) punta alcuni soggetti non giustificabili forzando il tempo di recupero, pressoché raddoppiato con una ripetizione ai limiti del regolamento?

Perché signora società, giovane e piacente quanto un lifting da reality show, si recrimina pur senza convinzione quando gli errori (quelli gravi e autentici e evitabili) si reiterano fino all'harakiri gentilmente offerto?

L'esaltazione all'ingaggio di Roberto Mancini come guida tecnica della Juventus (non citata volutamente finora) è indotta, oltre ogni ragionevole dubbio.

N.B.: Juve-Catania serve. A fare pulizia.

martedì 19 aprile 2011

Tra astinenza e pentimenti, il contatto tra la Juve e Mancini c'è stato



I tempi sono sospetti più del dovuto, considerato che la matematica impone ben altri dilemmi: la Champions League (vezzo per gli studiosi di statistica), i suoi 40 milioni e più di introiti e una questione stadio che non alimenta, certo, il bilancio di corso Galileo Ferraris. Ma la dissoluzione del ruolo di Delneri (sotto osservazione) nel trittrico di inizio stagione cos'è se non un deja vù da teatro dell'assurdo che ci ripropone Roberto Mancini? La sua denigrazione gratuita non appaga nulla, se non un revanscismo di quelli elementari da cui astenersi. Da allenatore dell'Inter (ex è quasi aspetto secondario) non è gradito a parte della tifoseria che non si addolcì neanche per le dichiarazioni ripetute in una strategia tenera per quanto esplicita, all'epoca della vigilia del suo trasferimento a Manchester, sponda City. Il Mancio, sarebbe l'uomo in più, in grado di scuotere l'ambiente.

Posto che in Walter Mazzarri - altro erede individuato dal club - sono più i tratti del mourinhismo che dello stile Juve, il suo possibile ingresso come guida tecnica della società sarebbe cosa altretanto buona e giusta. Peccato che ci sia - nell'ordine - l'ostilità del presidentissimo Aurelio De Laurentiis (come biasimarlo, d'altronde?), la struttura di una società collaudata come il Napoli e una certa resistenza della nuova dirigenza a oltrepassare la dimensione del contatto in questa fase così delicata.

Le odierne esternazioni di Big Luciano, Moggi, non sono che il reiterarsi di un concetto ormai pluriennale tanto quanto gli incentivi della casa madre. "Mancini è un allenatore molto valido, lo porterei alla Juventus", il concetto espresso a Radio Kiss Kiss Napoli dall'ex direttore generale. "Con lui non ho una grande amicizia, ma lo conosco perché ci siamo parlati spesso. Quando si sceglie un allenatore si va a guardare la bravura e Mancini potrebbe andar bene. Ha fatto quello che in tanti non hanno mai fatto: ha rivisto concetti che aveva espresso in passato".

Con Giorgio De Giorgis, suo rappresentante, la Juventus stando a quanto asserito dall'ad Giuseppe Marotta avrebbe avuto contatti solo per alcuni calciatori. "Mancini ha un contratto con il City e con De Giorgis abbiamo parlato di calciatori, anche di Serie B". Non proprio convincente. Perché negoziare, chiedere se mancano i capitali e se il Delneri bis impone scelte obbligate?

Nota a parte: Alessandro Del Piero, l'uomo che firma in bianco, non ha ancora prolungato. Marotta, interrogato sulla questione, ha rassicurato, come sempre sull'argomento: "Per il rinnovo del capitano è tutto fatto: mancano solo le firme". Tra astinenza e pentimento, di un Carlos Tevez ce ne vedremmo bene. Proprio bene.

sabato 16 aprile 2011

Inter, la danza dell'addio. Video



La dissoluzione di quello che non c'è (più), ovvero come il romanzo popolare ambientato nella Milano da bere elitaria quanto basta per amalgamare Eto'o, Milito, Samuel si scioglie nella filosofia del calcio che dà gioia congegnata da Leonardo. L'Inter campione d'Italia, d'Europa e del Mondo (quella di Mourinho) non esiste più. La fiacchezza con cui si trascinano in campo Milito e Sneijder (non circoscriviamo la questione al Parma) meriterebbe un ritiro in un eremo mentale sognando Etna e gli odori che trasudano da una terra vulcanica, fertile e intensa.

In quattro giorni, dalla sconfitta a Gelsenkirchen a questa sera, Leo - su cui a questo punto non è neanche sicuro il presidente Massimo Moratti che pure lo ha difeso - ha cancellato la Champions e alleviato il disturbo agevolando il Milan e Allegri che gli ha impartito una lezione accademica nell'impostazione del derby.

L'Inter non piace più, perché non lotta, non aggredisce e non sa difendersi. Si enuncino pure dichiarazioni d'intenti che sanno di corso di autostima. Passino anche la filosofia della felicità e la tensione di chi è sopraffatto dall'appagamento. Ma che si indossi l'ostinazione per governare un gruppo ormai smagliato produce effetti indesiderati. L'esaurimento di un ciclo si è già, inevitabilmente, consumato.





N.B.: reti di Giovinco e Amauri (arrivati dalla Juventus)

martedì 12 aprile 2011

Juve-Genoa 3-2, video dei gol


Juventus - Genoa 3-2 Gol Pepe Matri Toni by... di cuorejuve_it

Juve-Genoa: si soffre e si vince. Con Matri, l'uomo da riscattare



L'uomo della domenica che segna, esulta. E onora la maglia. Di quanta rabbia si avvertiva l'esigenza per arrivare ad apprezzare una semplificazione che si riassume in un calcio sporco tirato a un pallone sotto il sole che batte sul campo. Se ne contempla la bellezza, di Alessandro Matri nel decadimento generale. Mentre i dubbi sul suo ruolo, quelli che striscianti avanzano tra le righe di un taccuino ormai desueto, inducono a rivedere tutto. E gli acquisti e il mercato. E il tecnico e il modulo. Che ne rimane dell'ingordigia di un'estate fa dell'operato del duo Marotta-Paratici se non rarissime eccezioni? E con estrema franchezza, se di rifondazione si discute, se ne discorre con una certa amarezza.

Quel medesimo disorientamento provato alla constatazione che l'infortunio di Quagliarella in quel Juve-Parma maledetto avrebbe destabilizzato gli equilibri imposti dal nuovo allenatore. Delneri ha perso il riferimento indispensabile a conferire possenza al suo gioco. Come possa Matri sopperire in tutto e come sia riuscita quest'operazione durante il mercato di riparazione ha un che di vecchio stile. Ottimo, per un presente così incerto, fatto di Europa League e utopia Champions.

Il suo riscatto è una necessità, come lo è quello di Aquilani, la riconferma di Quaglia. La scelta di rimandare con questa formula per evidenti limiti finanziari ha fornito uomini. Adesso è tempo di decidere. Anche di cedere giocatori importanti. E di rinnovare a uomini altrettanto fondamentali per rinsaldare quella mentalità, quella personalità che non si vede in campo. Neanche quando il risultato esalta aspirazioni eccellenti.

Quando l'attaccante è arrivato a Torino dal Cagliari sapevamo che Massimo Cellino, presidente-padrone, non avrebbe ceduto per poco la punta. Quei 15 milioni per riscattare il suo cartellino hanno dettato le regole di un gioco a perdere, in cui l'assenza di liquidità impone scelte difficili e la piazza chiede, chiede, chiede.

E anche da qui si avanzano quesiti. Per comprendere, solo per capire il senso delle cose.

1) Delneri rimarrà anche se mancherà la Champions?
2) la cessione di Buffon significa mercato?
3) chi sarà sacrificato tra i 'riscattabili'?
4) chi rientrerà tra i ragazzi ritenuti estranei al progetto?
5) a quando (ancora) il rinnovo di Del Piero?

mercoledì 6 aprile 2011

Il tempismo è tutto

E' tempo di tornare a scrivere (tempismo).
Non per l'impudenza che pure ha riscattato una Juventus frammentaria.
Neanche per l'ostinazione dei pochi.
Respira. Torna ciò che sei.
E scrivi. Scrivi quello che osservi per decifrare la confusione congenita nell'ordinario. I fatti ti condurranno (il tutto).  


Roma - Juventus 0-2 Gol Krasic Matri Highlights... di cuorejuve_it

lunedì 21 marzo 2011

Riscatto Juve: la mente e il cuore di Del Piero. Video

 
Conosciamo il valore dell'uomo, e del giocatore. Conosciamo i limiti indiscutibili della difesa confusa e scivolosa. Conosciamo lo stato di accusa in cui versa l'operato di Delneri. Con il Brescia, la Juventus non ha fallito per Del Piero, Krasic e quel fattore interiore che appartiene a pochi. La crisi in cui versa Buffon è tale da rendere ogni sua uscita affetta da un esito improbabile. Il direttore generale, Giuseppe Marotta, si è disturbato nel ribadire che gli aggiustamenti verranno. Intanto la curva Scirea contesta. Cori, striscioni, improperi all'indirizzo della panchina. E di una dirigenza in cerca di approvazione. Il 2-1 non scaccia via i cattivi pensieri.
 
Tipo l'incertezza sul Delneri che aleggia ad ogni conferenza stampa, ad ogni incontro. Oggi è un giorno diverso. Le scelte ovvie si rivelano equilibrate. Fin da principio. Krasic va veloce, velocissimo. Il capitano innesca una punizione a perdere. L'approccio è diverso contro il Brescia privo dell'Airone che affida estro, fantasia e invenzione a Eder e Diamanti. Matri - dopo lo scatto di Aquilani - prova subito di testa (4') su cross dalla sinistra di Pepe, con Arcari bravo a bloccare. Non occorre variare nulla se a mutare il corso si impone Alessandro. E' in ogni dove, in ogni azione. Eppure nonostante l'iniziale veemenza di Aquilani, sulla linea mediana si notano incongruenze rischiose che danneggiano la difesa più che supportarla.
 
La punizione di Cordova è esemplificativa: perché Buffon esce così, perché i centrali rimangono immobili? Non vanno mai sottovalutati questi circoscritti annebbiamenti: manifestano più dell'occasionalità. Si avverte il cedimento, di cui approfittano i bresciani.
 
Eppure grazie all'individualità si sblocca Krasic, portando la Juve in vantaggio nel miglior momento del Brescia. Matri ruba palla e tocca per il serbo che di destro annienta Arcari. E' 1-0 (23' pt). L'andamento è equilibrato e i ragazzi di iachini gestiscono il contraccolpo. Tanto che allo scadere Eder, arguto e intelligente, sul cross di Vass la butta dentro di testa.
 

Sbagliare e soffrire è il leitmotiv della stagione bianconera. D'accordo. Ma questa squadra si merita qualcosa di più. Insiste il capitano che non smette di lottare. Krasic corre fino a quando i polmoni glielo permettono. Si muove Chiellini, che dopo un tiro ribattuto di Aquilani, tenta con delle misure improponibili. Iachini prova a metter dentro Lanzafame per imprimere una svolta offensiva che in effetti si nota. Le conclusioni si provano da entrambe le parti, vedi Aquilani, Eder e Krasic. Giusto che a sancire il punteggio finale sia però lui, Alessandro Del Piero. E' un capolavoro alla Pinturicchio, quello che disegna. Il numero dieci parte da metà campo, passa tra due, li inganna fingendo con il destro e finendo con un piatto di sinistro a giro. Poco da aggiungere, poi: l'espulsione di Mareco, cambi controversi (Del Piero per Martinez). E il punteggio finale: 2-1, per la Juve. Per Del Piero.
 
 

Milan spento e demotivato: senza Ibra non va. Pato, stop di 10 giorni

 
 
Palermo, la caviglia di Pato, la remontada, l'assenza di Ibrahimovic: quanto asserito da Massimiliano Allegri in dichiarazioni di circostanza deve misurarsi con questi fatti alla vigilia di un derby che molto significa. Per la solidità del primato in classifica. Per la compattezza dello spogliatoio. Per una stagione in cui, palesemente, l'obiettivo è e si è ridotto al titolo. Inter e Napoli permettendo.
 
Se le dirette inseguitrici (gli uomini di Mazzarri non sono affatto fuori dai giochi) dovessero - complice il calendario -  incassare punti importanti, allora sì che si dovrà ricorrere ai ripari.
 
Anche se il tecnico rossonero minimizza davanti alle telecamere, la trasferta siciliana imponeva mentalità e risultato diametricalmente opposti a quanto registrato: "Abbiamo buttato via una parte del nostro vantaggio in classifica".  Vero, potenzialmente oggi l'Inter può accorciare le distanze. Altra questione: il blocco degli attaccanti che latitano. "I due attaccanti potevano fare molto meglio", ha detto ancora l'allenatore, conscio che i voti bassi in pagella l'avrebbero presi Pato e Cassano.
 
Proprio il Papero preoccupa: la caviglia traballante non è un dato incoraggiante da combinarsi con uno stato d'animo malinconico, poco affine alla marcatura. "Ma Pato può recuperare, ha preso solo una botta a una caviglia e mancano ancora due settimane al derby". La prima diagnosi riferisce di dieci giorni di stop per la distorsione alla caviglia e quindi, seppure non al meglio, il brasiliano dovrebbe tornare in campo per la stracittadina..
 
Passiamo a Ibrahimovic che non tornerà contro l'Inter: la riduzione della squalifica da 3 giornate a 1 non è pensabile. Quindi? Quindi centrocampo. Se la spregiudicatezza dell'azione milanista passa da Seedorf (o chi per lui), per Allegri rinvigorire la linea mediana è più che urgente. Van Bommel e Gattuso con il Palermo non hanno inciso. Pirlo è fuori e non rientrerà certo la prossima giornata. Con Boateng le cose sarebbero diverse: si sono viste anche al Barbera. Non c'è altra soluzione: deve recuperare. E i tempi sono obbligati: per il derby e quel che ne viene.

sabato 12 febbraio 2011

'Sport in Tv': calcio, spettacolo e altre storie

 
 
Perché nell'era del calcio totale (o anche spezzatino) recuperare la memoria di una Rai corsara? Perché misurarsi con scelte complesse che nello snodarsi della storia della televisione evidenziano vizi e virtù del Palazzo? Perché, quindi, leggere 'Sport in Tv- Storia e storie dalle origini a oggi' di Massimo De Luca e Pino Frisoli (edizioni Rai Eri, 16 euro)? La spettacolarizzazione a cui siamo arrivati ci impone riflessione e la ricerca dei fatti. Quando trattiamo il tema dei diritti tv, quando ci domandiamo se abbia senso ricorrere alla moviola, quando subiamo l'evoluzione di un linguaggio - sportivo e elettrodomestico - vivo da mutare di stagione in stagione, di programma in programma, ci rapportiamo con quanto è diventato appunto lo sport in televisione.
 
 
Nulla da ridurre a una dimensione ludica, per capirci. Piuttosto un tema serio, su cui si sono sanciti i passaggi più rilevanti nella nostra storia. Un concetto che filtra chiaramente da questo excursus puntuale, minuzioso ed obiettivo raccontato da Massimo De Luca, giornalista e già direttore di Rai Sport, e da Pino Frisoli che svolge l'attività di documentatore per Rai Sport e collabora con alcuni studi editoriali.
 
Con 'La Domenica Sportiva', primo programma giornalistico Rai (11 ottobre 1953), si è aperto ad esempio uno spazio in cui analisi e critica giornalistica sono state strutturate in un formato codificato che ha definito una formula divenuta familiare. Rivista e rinnovata con l'evolversi di un mercato e di una comunicazione che ha finito per fagocitare l'evento sportivo, inscatolandolo.

Una narrazione pulita, quasi semplice quella di allora se comparata con l'esasperazione dei replay, della moltiplicazione incessante delle telecamere in campo, delle inquadrature, del reiterarsi dei fotogrammi, prassi celebrate nei tanti salotti cresciuti nel numero di pari passo a piattaforme ed emittenti. Una televisione diversissima per schemi e modelli rispetto all'epoca in cui fu trasmessa la prima partita in Italia, Juventus-Milan (5 febbraio 1950).
 
D'altronde, la stessa liberalizzazione del mercato tv - ci ricorda questo libro - è passata attraverso il calcio, vedi la dirompente questione Mundialito che sancì il successo di Canale 5. Dalla rottura del monopolio ad opera di piccole, coraggiose televisioni locali all'ideazione di format che addirittura godono di calcio parlato (e non visto) come 'Quelli del calcio...' nelle ultime edizioni, Frisoli e De Luca rinnovano attraverso i loro ricordi i passaggi fondamentali dello sport in tv restituendoci l'immagine del Paese e di come questa sia cambiata.

Quello che si esprime nella voce di Nicolò Carosio (dalla radio alla tv), quell'Italia conosciuta attraverso il Giro d'Italia (che pure migrò dal 1993 al 1997 a Mediaset) di De Zan, nell'ironia tagliente della Gialappa's Band, nell'avvento della nuova generazione di telecronisti (da Caressa a Marianella) lanciati da Sky. Una storia che cambia mentre la si studia, che si lega alla tecnologia, alla nascita del digitale terrestre, alla pay-per-view e alla distinzione sempre più articolata di pacchetti e immagini che hanno sancito la prevalenza delle esigenze di programmazione su quelle meramente calcistiche. La fotografia è chiara, nel saggio si ritrova una oggettiva descrizione di eventi emozionanti (non banali) che sommati ci agevolano nella comprensione della televisione contemporanea e delle sue logiche.

mercoledì 2 febbraio 2011

Palermo-Juventus 2-1, il gol di Marchisio. Video





I soliti sospetti di un declino annunciato dalla fatica, dalla stanchezza, dalle smagliature di un inverno lungo. La cronaca riporta di una sconfitta - ancora - subita da Delneri e dalle sue scelte e da una Juventus migliore, ma non tanto da superare il Palermo. Nota lieta, il gol di Marchisio. Tecnica e leggerezza. Nota dolente, Morganti (e le sue decisioni).


martedì 1 febbraio 2011

Matri alla Juve: "Meriterò i 18 milioni spesi"


1) "Diciotto milioni sono tanti - le prima parole dell'attaccante in bianconero -. Sono soddisfatto di valerli e voglio ripagare la fiducia della Juve sul campo".

2) "Sono preso dall'euforia - sorride Matri -, spero che il mio arrivo porti entusiasmo al gruppo in allenamento e durante le partite. Ringrazio Marotta, Agnelli e la società, ringrazio il Cagliari e Cellino che mi ha permesso di relizzare obiettivi importanti. Vivo benissimo le responsabilità, è l'occasione della vita, quella che rincorro da quando sono ragazzino. Sono pronto per il grande salto, ma questo lo dirà il campo. Cellino? La trattativa è nata due giorni fa. Ero all'antidoping e lui è venuto a parlarmi. Mi ha detto che se volevo non sarebbe andato a Milano per cedermi. Gli ho detto che non potevo rifiutare la Juve. Mi ha capito, scherzando ha anche proposto di raddoppiarmi lo stipendio. Ma conosce il mio attaccamento alla maglia e ha fatto di tutto per accontentarmi. Voleva trattenermi, ma io dovevo coronare il mio sogno. A Cagliari spero in una buona accoglienza, però posso capire la delusione dei tifosi. I miei idoli? Van Basten, poi Vieri. Avrò il numero 32, come a Cagliari".

lunedì 31 gennaio 2011

Matri alla Juve: i particolari della trattativa (accendiamo un cero)



Accendiamo (tutti) un cero, perché Alessandro Matri ha deciso di lasciare Cagliari per Torino. L'attaccante passerà alla Juventus con la formula del prestito oneroso con obbligo di riscatto. Al Cagliari andranno subito due milioni di euro a cui se ne aggiungeranno 15 al momento dell'acquisto a titolo definitivo. Alla società rossoblù anche l'altra metà di Ariaudo valutata 2.5 milioni di euro, di cui deteneva già il 50% del cartellino, per un'operazione complessiva che costerà quasi venti milioni di euro. Giampaolo Pazzini (il PazzInter) è costato 13 milioni di euro più Biabiany. Avanti il prossimo.




domenica 30 gennaio 2011

Juve-Matri: se arriva, accendiamo un cero


Lodevole, in simili circostanze, che un presidente - Andrea Agnelli - si esponga alla pubblico denigrazione, al turpiloquio per arginare la brutalizzazione del progetto accompagnato dall'avvento della nuova triade. In una lotta intestina tra il presidente della Juventus, giovin signore come lo ha apostrofato Massimo Moratti, e il ramo Elkann della famiglia per vicende finanziarie complesse che investono i maggiori poli di potere (Rcs, Fiat, solo per citare alcuni aspetti della questione) l'intervento assume un valore che trascende la dimensione - agile - di una presa di posizione. Questa è una responsabilità civile.

Nel calcio si ravvisa ben poco del giuoco. Lo stadio, il primo di proprietà in Italia, e gli accordi commerciali lasciano solo intravedere la complessità degli interventi e delle voci di questo nucleo.  L'esposizione in questi tempi incerti amplifica il senso delle cose, il significato del diritto e delle regole che si vanno sedimentando in una agenda che di puramente sportivo non ha nulla.

La chiusura del CdA - dove Andrea ha come uomini di fiducia e tenutari del nuovo corso il dg Giuseppe Marotta e l'uomo immagine Pavel Nedved - all'ipotesi extrabudget ha definitivamente insabbiato l'idea di un acquisto oneroso. La politica che ne è venuta, quella del prestito mai scansata, ha depennato dalla lista un numero propositato di attaccanti. Dzeko, Cassano, Adebayor, Pazzini: uno dopo l'altro gli obiettivi si sono sciolti. Per assenza di garanzie finanziarie? Ritengo che altra ratio abbia ispirato le mosse, poiché nessun giocatore vive di ingenue velleità, né i procuratori sono così riluttanti a frequentare le aule di economia, come una superfiale, qualunquista, etichettatura indurrebbe a classificarli.

In queste ultime ore che ci separano dalla chiusura del mercato, una finestra di riparazione a tratti entusiasmante con personaggi in crescita (Milan-Raiola) e altri in caduta, il nome di Alessandro Matri è associato insistentemente alla Juventus. Accendiamo un cero, come sul web hanno fatto in molti dalle pagine di Ju29ro.com, perché non si tratti di un caparbio esercizio della strategia dell'aggressione. Non ci sarebbe il tempo di reazione: alle 19 di lunedì si spegne - davvero - tutto.


domenica 9 gennaio 2011

Napoli-Juve, magico Cavani. Video



Quanto l'assenza di Iaquinta, Felipe Melo, Quagliarella sostiene Delneri? E' un uomo che argina l'avanzata della matematica, della statistica. Ma all'incalzare di cavani, el Matador Cavani, arranca. Si è seduto in panchina, dopo il terzo gol. Si è piegato alla rassegnazione che Krasic da solo può trovare la giocata ma non può sopperire all'incertezza eccessiva della difesa, né impartire quelle direttive che si danno per metabolizzate dagli attaccanti. Allora, Napoli-Juventus si conclude nella bomboniera del San Paolo 3-0. Mazzarri versione Special One ha tessuto un piccolo capolavoro tattico. Hamsik... Hamsik merita ogni richiesta. Forse più di Lavezzi e di Cavani. Ha da passa' 'a nuttata... 



Napoli-Juve, gol Cavani. La sintesi
Caricato da Almiron. - Calcio, basket, wrestling e altro ancora.

venerdì 7 gennaio 2011

Luca Toni alla Juve, la logica dell'usato sicuro


Che l'infortunio di Fabio Quagliarella non fosse banale lo si è compreso nei pochi istanti successivi all'incidente.  

Flash/1: si è fatto i legamenti, primo pensiero. Speravo nella rottura solo del collaterale, invece la disillusione si consuma con parole avare di trasalimenti come si usa nei comunicati:
"Tale esame, effettuato dal professor Faletti, e la successiva visita ortopedica del professor Quaglia hanno evidenziato la lesione del legamento crociato anteriore destro.

Nei prossimi giorni, Quagliarella verrà sottoposto a intervento chirurgico per la ricostruzione del legamento. La prognosi è di circa sei mesi".
Flash/2 Quando perdi una punta che, alla giornata numero 18 di campionato, ti ha siglato nove reti e devi elaborare la certezza che verrà sostituito da Luca Toni, quella teoria scansata dell'usato sicuro (anche se sull'attaccante ho delle riserve) così familiare quando si tratta di Juventus avanza. Che si prenda anche Floccari, se Delneri gradisce.

Flash/3 Le conseguenze dell'amore sono anche queste.


P.S.: Storari, Sissoko, Quaglia infortunati. Felipe Melo squalificato salterà tre turni. Felice 2011

giovedì 6 gennaio 2011

La solitudine di Agnelli. Delneri: "Servono rinforzi"



E' il presidente Andrea Agnelli a sostenere il peso della disfatta juventina davanti alle telecamere, ai cronisti che si interrogano giustamente sulle incongruenze che si sono viste in campo contro il Parma. "Non direi che sia molto difficile da spiegare. Credo che oggi è stata una di quelle giornate negative. La partita è nata in modo sbagliato, abbiamo avuto immediatamente un infortunio con Quagliarella che è, probabilmente, in questo momento il nostro attaccante più in forma. Poi, abbiamo avuto un espulsione che giudico corretta ma, magari, ci stava anche una sanzione per il giocatore del Parma, dopo di che, nei momenti che contavano siamo andati sul 2-1, ma abbiamo subito un rigore, 3-1, abbiamo perso 4-1. Perdere 1-0 o 4-1 non cambia. Da questo punto di vista sappiamo che dobbiamo rimanere uniti, conosciamo il nostro valore, andare avanti per quello che è il nostro obiettivo stagionale", ha risposto a Sky.

Con l'infortunio di Quagliarella la Juve è costretta a prendere subito un attaccante: "Oggi auguriamo a Quagliarella di non aver niente di grave. Domani i dottor valuteranno, vedremo cos'ha, quale sarà la diagnosi corretta, poi valuteremo. Questo non cambia assolutamente i nostri piani, che rimangono immutati".

Sulle ambizioni, infine, il numero uno bianconero ha replicato alle analisi - lucide- effettuate da studio durante la diretta di Sky: "Siamo perfettamente consapevoli della nostra forza. Abbiamo una squadra, l’ho sempre detto, che è in grado di battere chiunque. La partita di oggi non modifica quello che è il nostro obiettivo. Ho sempre ricordato, dall’inizio dell’anno, che partiamo da meno 27 e che da meno 27 è difficile riuscire ad essere sopra a tutti gli altri in sei mesi. Il lavoro fatto fin qua è ottimo, abbiamo una squadra giovane, chiedere ad una squadra giovane di essere esperta è difficile ed oggi abbiamo dimostrato un briciolo di inesperienza. Abbiamo una squadra che è ben allestita, ma sappiamo anche che abbiamo cambiato 12 effettivi questa estate. Quindi, andare a chiedere ad una squadra, che è stata rivoluzionata in estate, con molti giovani, di avere anche tanta esperienza è molto difficile. Non è una questione di quanti giocatori, ne abbiamo già cambiati 12, vogliamo cambiarne 20 all’anno? Dobbiamo dare a questa squadra un briciolo di tempo per crescere, acquisire quelle malizie, quelle di avere anche maggiore personalità. I giocatori li abbiamo, la squadra è buona, abbiamo un parco attaccanti, che se fossero tutti sani, sarebbe scuramente moto buono. Abbiamo una linea di centrocampo che è tra le migliori i Europa, abbiamo una coppia di difensori centrali straordinaria, abbiamo il miglio portiere del decennio e abbiamo uno Storari che non lo fa rimpiangere. Abbiamo sicuramente un’ottima squadra, pecchiamo un po’ di esperienza, lo sappiamo, lo sapevamo, non ci preoccupiamo, andiamo avanti per la nostra strada, che è quella di ragionare partita dopo partita, con la consapevolezza che possiamo vincerle tutte, ma che ogni tanto ci sta di fare un passo falso".


Il tecnico bianconero Delneri, dopo iniziale nervosismo, esprime il proprio rammarico in altra sede: "Quando si gioca in 10 è difficile. Non posso dire niente perche l'espulsione di Melo ha condizionato la gara. L'unico rammarico è che, sul 2-1 per il Parma, potevamo gestire meglio la situazione. Dobbiamo restare tranquilli e cercare di migliorare, ma questo risultato non cambia ciò che abbiamo fatto fino ad ora. Il mercato? A parte la qualità, ora ci mancano proprio gli elementi da un punto di vista numerico. Se vogliamo lottare per un obiettivo importante dovremmo valutare attentamente la situazione e vedere ciò che si può fare".

Juve, la grande disfatta. Senza Quagliarella si spera in Caracciolo



(della serie, parliamoci addosso)

I cattivi pensieri che albergano nella mente di Giuseppe Marotta si sono concretizzati. Quagliarella si è infortunato al ginocchio, probabile interessamento al collaterale per lui. Il gol di Chiellini viene annullato. Krasic ancora reo della simulazione di Bologna è invisibile agli occhi della ragione. Felipe Melo che sragiona e si fa esplellere (una delle poche decisioni importanti azzeccate da De Marco). Un anno che inizia così, afflitto da un male oscuro. Profondo. Che gli interventi sul mercato siano di qualità, come detto da Delneri, poco conta. Davvero. Dopo la debacle odierna con il Parma per 4-1 all'Olimpico, conta solo l'acquisto di un attaccante.


QUAGLIARELLA KO - Con Del Piero titolare e un Chiellini ritrovato, Delneri cerca la misura contro un Parma denso di ex. Non prevede l'imponderabile caduta di Quagliarella. Impreca, solleva lo sguardo. Comprende che non è, quello scontro irritante tanto è banale, così trascurabile. Il capitano chiama l'intervento dello staff medico, lo stato del ginocchio pare subito grave. Il miglior marcatore della Juventus è a terra. Urla, grida, piange. Ne ha tutte le ragioni, anche quelle che non gli sarebbero riconosciute in un altro dove. Sarà un lungo stop perché l'interessamento dei legamenti c'è, forse è solo il collaterale. Ma senza Quaglia, chi metterà lì Delneri? Entra Amauri intanto, al rientro dopo lo stop. L'insistenza bianconera non è ripagata da altrettando distacco da parte dell'arbitro De Marco e dai suoi assistenti. Prima l'indifferenza per il fallo su Krasic, poi la trascuratezza nei riguardi di Zaccardo e Paletta che intervengono con durezza sempre e comunque.


Fabio Quagliarella infortunio Juventus-Parma
Caricato da Almiron. - Altri video di sport

FOLLIA MELO - Follia e irrequietezza in Felipe Melo inducono il direttore di gara a richiamarlo verbalmente. Ma il brasiliano cova dentro rancore. Perché altrimenti lo spegnimento della parte buona e razionale che gli aveva dettato i tempi fino a quel momento? Il fallo di Paci, al limite della propria area, produce l'ennesimo gesto istintivo quanto irrazionale del giocatore che rifila un violento calcio in faccia al difensore emiliano. Rosso indiscutibile. Dell'ammonizione a Paci nessuna traccia.

GIOVINCO SBLOCCA - In dieci, la Juve arranca, spreca nonostante l'estro di Aquilani. Il tecnico non può fare altro che sostituire Del Piero con Pepe per sostenere quella spinta propulsiva e coprire al momento giusto, operazione che non riesce a sostenere con continuità il pur buon Krasic che lascia spesso solo Sorensen. Dzemaili rischia di sbloccare il risultato (30' pt). La superiorità, fisica e psicologica del Parma, è tangibile. Vantaggio del Parma: sul cross dalla destra di Zaccardo, Gobbi arriva di testa al centro e gira di testa sul secondo palo. Storari (che lamenta un dolore alla spalla destra) compie una parata prodigiosa, la palla arriva però sul sinistro di Giovinco. Gol dell'ex. Seba non esulta. Il clima è strano, quasi surreale. Finisce il primo tempo. Delneri urla all'indirzzo di Leonardi, all'uscita dal campo.


LA DISFATTA - Nel medesimo contesto, si riaprono le ostilità. I bianconeri ritentano senza tregua per i primi 60'. Giovinco sguscia, salta, contempla. Tre minuti e replica. Altro contropiede micidiale del Parma. Nell'indeterminatezza complessiva del gruppo, Delneri opta per Sissoko, tirando fuori il ragazzino. pepe si inventa una punizione superba che, purtroppo colpisce il palo. In pochi secondi è Legrottaglie a scippare la speranza di riaprire il match: Aquilani crossa bene un angolo da destra sul secondo palo, il difensore si fa trovare e mette dentro di testa. L'illusione è brevissima perché Crespo si guardagna un calcio di rigore. Solo Krasic reagisce, accelera come a convincersi che autonomamente può riuscire. E' un facile entusiamo che si spegne così, con l'appropinquarsi del recupero. Palladino entrato pochi minuti prima, tocca e scivola via in rete. Una simile disfata insegna. E questo quarto colpo, arrivati in fondo, è quasi innocuo. Indolore.