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lunedì 16 aprile 2012

Morte Petrini, nel dio pallone: scommesse, debiti e doping

Assemblare fatti e documentarne la solidità con libri, testimonianze, atti e processi. Per uno strano incrocio, Carlo Petrini è nato nella Monticiano di Lucianone Moggi a cui dedica l'ultimo libro per cui gli era stata promessa una querela ancora prima della pubblicazione. Di procedimenti, verità supposte e da provare vantava un'esperienza pluriennale Petrini, da quando aveva deciso di intraprendere una guerra sintomatica dell'esigenza di un impegno civile contro doping e quel sistema calcio che non si chiude certo oggi, con la sua morte a 64 anni.

Era un attaccante, Petrini. Da giocatore ha vestito la maglia della Roma e del Milan di Nereo Rocco, con cui vinse una Coppa dei Campioni (1968-1969), e del Torino che vinse la Coppa Italia. Ma è stato anche attaccante del Verona, del Cesena, del Bologna solo per citarne alcune di quelle società che lo tesserarono. Nel fango dei dio pallone, contaminato, sudicio, marcio in cui Petrini ricopriva un ruolo. D'altronde non esitsono innocenti, ma solo dievrsi gradi di responsabilità. Come ci insegna quel suo primo libro-documento testimonianza di una conversione, di un impegno civile che lo aveva indotto a strisciare fuori dall'artificialità del calcioscommesse e di quella bonaria squalifica di tre anni e sei mesi amnistiata dopo la vittoria dell'Italia al Mondiale del 1982.

Una revisione seguita anche alle vicende personali: imprese personali rivelatesi fallimentari, usurai non pagati, debiti ingigantiti. Per sfuggire ai creditori, decise di lasciare l'Italia per la Francia cercando di scivolare nell'anonimato.

Interruppe i rapporti con chiunque, anche con la famiglia. Nel 1995, suo figlio Diego, vittima di un tumore al cervello, chiese di lui. Ma Petrini non rientrò neanche dopo l'appello del ragazzo spirato a 19 anni nel disinteresse del padre e della società in cui giocava da due anni, la Sampdoria.

Personaggio chiaroscurale, trasfigurato di quella necessità così frequente nella società dei consumi di investire di un ruolo semplice, chiaro un nuovo eroe, un ex giocatore convertito da denaro, investimenti e legami discutibili in una figurina da album Panini



L'espiazione si è rivelato un percorso, nell'altra vita di Petrini quella segnata dal rientro in patria nel 1998 e dalla sua attività di scrittore: Nel fango del dio pallone (Edizioni Kaos) non va ridotto al genere dell'autobiografia per allettare la morbosità di un pubblico alla ricerca del voyerismo gossipparo. E' lo spaccato di un calcio marcio, malato in cui al connivenza e la prossimità con la disponibilità alla discussione di ogni regola etica, morale che ci viene restituita da inchieste giudiziarie. 

L'intento di sollevare l'attenzione dell'opinione pubblica su cose di calcio di dubbia veridicità sottintese ne Il calciatore suicidato ricalcano questo impegno. A scrivere di Donato Denis Bergamini e della sua morte (su cui recentemente la procura di Castrovillari ha aperto un nuovo fascicolo) non furono in molti allora, non lo sono oggi.

La malattia è riuscita dove neanche l'innaturale dramma di suo figlio è riuscito: il deterioramento fisico, secondo alcuni medici da correlare all'assunzione spudorata di farmaci dopanti che avrebbero contribuito all'esplosione di malattie in giocatori professionisti tra gli anni '60 e '70, ne aveva plasmato la personalità e proiettato in un contesto di evidente denuncia civile di un sistema corrotto dalla commistione di interessi, malavita e ambizione. Una rete di cui anche Petrini ha fatto parte, con la particolarità che mai ha negato di averne preso parte.

sabato 7 novembre 2009

Libero calcio in libero satellite



Della santificazione della domenica, ricordo: la sigla di 90° minuto, la dizione invidiabile di Paolo Valenti, Lamberto Sposini nella versione pre 'La vita in diretta' e una paleotelevisione che si riproduceva in una neotelevisione pruriginosa giusto quel che serve. Poi lui, l'elicottero, il Milan di Arrigo Sacchi, la lotta e l'osservazione che la materia si andava complicando. Il cerimoniale televisivo all'altare della Serie A vanta molteplici spazi. Plurimi studi in molteplici piattaforme dove consumare l'ingrata frustazione domenicale o l'esaltazione della vittoria (prime e durante i campionati a tre punti per risultato pieno).

La Rai, investita del sacro diritto (dovere) del servizio pubblico, si è aggiudicata i diritti per gli highlights di serie A e B e i diritti radiofonici per le stagioni 2010-2011 e 2011-2012, il che significa ascoltare ancora 'Tutto il calcio minuto per minuto'.

Il tutto a un prezzo, dopotutto, modico. La Lega Calcio ha reso noto che i pacchetti sono stati assegnati alla Rai ''per un importo complessivo di 28,5 milioni di euro per la stagione 2010-2011 e di 30 milioni di euro per la stagione 2011-2012''. Nessuna lotta intestina, nessuna notte di San Bartolomeo si è consumata. Davvero? Il ricordo sbiadito delle controversie durante gli anni della presidenza Rai dell'attuale sindaco di Milano, Letizia Moratti, con l'allora numero uno di TMC, Vittorio Cecchi Gori, narrano di una televisione - e di un sistema - assolutamente estinti.

La grande famiglia satellitare Sky, contro cui de facto si è pronunciata la Corte d'Appello di Milano bloccando i diritti tv per le dirette di Serie A e B per le due prossime stagioni, non aveva ancora trovato la giusta collocazione negli italici salotti a plasma, HD o Led ai tempi.

Tanto meno il digitale terrestre, DDT per i più smaliziati, di cui in Italia si comprenderanno le enormi potenzialità più avanti quando i telespettatori - che diventeranno teleutenti - riprogetteranno gli spazi domestici per collocare antiestetici decoder e apparecchi all in one e altre funzioni esaurendo in mere valutazioni casalinghe l'evento switch off.



In questa epoca di palloni sgonfiati, con una plusvalenza di schede per qualunque tipo di decoder e in cui si è fidelizzati a contenuti alternativi alla televisione generalista con il gusto del paradosso l'acquisto dei diritti in chiaro è poca cosa. La Lega, infatti, ha prodotto in tempi contratti il ricorso e ''ha deliberato di impugnare il provvedimento di inibizione pronunciato dalla Corte d'Appello di Milano il passato 4 novembre ed ha espresso il fermo convincimento che il Collegio che esaminerà il reclamo restituirà giustizia alla vicenda, che è di interesse sia delle Società sportive, sia degli utenti''. Il Re del sat porno, Marco Crispino, in una eccelsa intervista rilasciata a Fulvio Bianchi e comparsa su 'La Repubblica' svela poco della sua strategia ma nega di essere pedina nella partita a scacchi Mediaset-Sky.

Divagazione (quasi) a conclusione. Il presidentissimo della Filmauro e del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha accusato con il vigore verbale che lo contraddistingue la Lega di aver svenduto per 90 milioni di euro i diritti del nostro campionato per l'estero a Media Partners & Silva Limited. Ovvero ''la metà di quello che si poteva ottenere''. Aspetto da non sottovalutare.