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mercoledì 5 settembre 2012

Tavaroli: "Moratti mi chiese di controllare Vieri". Per Abete il caso è già chiuso




C'è un presidente di una federazione che tiene una lezione. Di diritto, di diritto sportivo. Con perizia chirurgica, rammenta agli interlocutori la specificità nel sistema vigente dell'istituto della prescrizione. 

C'è un ex dirigente, esperto di sicurezza privata e prima ancora uomo di Stato, che squarcia un silenzio omertoso su una scabrosa vicenda di dossieraggio illegale in cui sono stati inclusi personaggi pubblici, esponenti della società civile, calciatori. Di una società riconducibile al gruppo per cui si occupa di security.

C'è un ex calciatore che ha intentato una causa civile, vincendola contro la suddetta società calcistica e l'azienda di telecomunicazioni che avrebbe concorso a commettere tali fatti illeciti.

Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio a cui riferisce anche una procura, contiene lo strabordante effetto Vieri scaturito dalla sentenza che condanna a un risarcimento di un milione di euro l'Inter e Telecom Italia. ''Una valutazione sul caso Vieri, se richiesta, sara' fatta dagli organi competenti. Comunque parliamo di fatti per cui la prescrizione sarebbe scattata a livello societario nel 2007 e per quanto riguarda le persone fisiche nel 2010''. Archiviazione, prescrizione, non competenza. 

Giuliano Tavaroli, ex responsabile della sicurezza di Pirelli e TI, l'esecutore del controllo. Commissionato dal presidente dell'Inter. "Di controllare Vieri - ha ribadito a La Zanzara su Radio24 - me lo chiese Moratti di persona, non al telefono. Le operazioni poi sono state fatte da un fornitore, la famosa agenzia di Cipriani. Sono due episodi, 2001 e 2003. Il primo riguardava l'Inter, la verifica del rispetto contrattuale dei comportamenti di certi giocatori, non solo Vieri. Il secondo invece riguardava la Pirelli perché Vieri doveva fare il testimonial. In questo caso abbiamo controllato il suo traffico telefonico".

Christian Vieri, ex calciatore, ha intentato causa contro la società di cui era dipendente e l'azienda di telecomunicazioni che secondo la sentenza di primo grado ne hanno seguito spostamenti, controllato tabulati telefonici, illegalmente tra il 1999-2000 e nel 2004. Il suo avvocato, Danilo Buongiorno, ha trasmesso la sentenza alla Giustizia Sportiva per chiarire se e come ci fu violazione dell'art. 1 del Codice di Giustizia Sportiva. Del principio di lealtà e correttezza. 



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