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mercoledì 12 settembre 2012

Conte sentito come persona informata sui fatti. Tnas, udienza fissata il 21 settembre



Monopoli, 6 settembre 2012. Annotatela questa data, perché inizia da un anonimo giovedì di settembre il capitolo secondo del caso Conte, di un allenatore (il migliore?) in emblema di un sistema, quello della giustizia sportiva incongruente e lacunoso. 

In una caserma dei carabinieri a circa 40 km dal capoluogo pugliese - come accaduto tra l'altro anche quando fu la volta di Andrea Masiello - il tecnico a cui è stata confermata in appello una squalifica di 10 mesi dalla Corte di Giustizia Federale per l'omessa denuncia di Albinoleffe-Siena si è presentato per rispondere su quanto la procura di Bari ha raccolto fino a questa fase in merito alle cose riguardanti la compagine capeggiata da Masiello. E Vittorio Micolucci.

Stando alle agenzie di stampa, Conte ha risposto per circa tre ore e un quarto alle domande del procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, del sostituto procuratore Ciro Angelillis e del comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Bari, Riccardo Barbera. Quesiti che vertevano su uno dei filoni investigativi tra i più profilici, grazie al supporto dell'ex capitano Andrea Masiello e di un giocatore, Vittorio Micolucci appunto, il quale avrebbe menzionato per primo il nome di Conte. 

In un fax inviato da Micolucci al procuratore federale, Stefano Palazzi, si sarebbero menzionate altre partite dal risultato alterato nel corso di due distinti campionati sotto la guida tecnica del tecnico. Il riferimento a Conte, secondo il legale di Micolucci, l'avvocato Daniela Pigotti, sarebbe stato frainteso. "Quello a Conte è stato un puro riferimento cronologico - ha chiarito il legale a margine dell'interrogatorio di Micolucci, il 7 agosto scorso a Bari -. Micolucci all'epoca ha semplicemente fatto un riferimento temporale, dicendo che “nell'anno in cui allenava Conte mi risulta che...” come dire l'Inter di Mourinho o la Roma di Luis Enrique".

Invece la procura possiede elementi sufficienti per continuare a ricostruire quanto accaduto prima e dopo Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, finita 3-2, e Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, conclusasi 0-1. Incontri disputati durante l'era Conte, fautore di quella promozione nella massima serie, sentito come persona informata sui fatti

Ha scelto, Conte, di presentarsi senza assistenza legale. Dopo quella conferenza stampa, dopo la condanna a 10 mesi di squalifica e il ricorso al Tnas. Dopo le dichiarazioni di affiancamento della Juventus che in un futuro assai prossimo e verosimile elaborerà una linea in cui contemplare un ridimensionamento dell'organicità al tecnico, va considerata. Anche solo come eventualità. 

La versione ricostruita dalle indagini vedrebbe prima di quel Salernitana-Bari, ultima di campionato, un emissario del club amaranto avvicinare alcuni calciatori del Bari, tra cui Christian Stellini, ex collaboratore dell'allenatore salentino dimessosi recentemente dal suo staff. Per aggiustare il risultato con quel 3-2 utile ai salernitani sarebbero stati pagati 250mila euro: l'affare sarebbe stato concluso con la complicità della malavita locale, mentre i proventio derivanti da questa combine sarebbero stati spartiti secondo delle quote. 
   
Conte avrebbe negato di aver percepito alcun segnale: il Corriere dello Sport riporta che il tecnico avrebbe dichiarato: "Non so nulla di gare vendute, mai visti girare soldi". La Repubblica, sempre molto informata sulle vicende baresi, anticipa che a questo confronto ne potrebbe seguire un secondo. 

In tempi brevi? Per ora di date si discute in materia di giustizia sportiva: il 21 prima udienza del caso Conte al Tnas. Entro il 7 ottobre, la decisione. 







mercoledì 1 agosto 2012

Bonucci ha ragione, non si può patteggiare




L'invidia è la religione dei mediocri. Dei falliti, dei meschini, dei bugiardi. Di calciatori dal futuro promettente, dotati di quel dono divino che induce un tecnico a riporre fiducia in ragazzini avvezzi a tirare calci a un pallone senza alcuna disciplina. Sta all'allenatore educarli alle regole. E fare di loro uomini, adulti dotati della capacità di discernere tra le ipocrisie della ribalta calcistica le poche cose autentiche. Che abbia visto quella luce in Andrea Masiello, Fabio Capello tanto da introdurlo alla critica come il Thuram bianco, più che richiamare all'apologia dei cattivi maestri tratteggia un'umanità quasi sconosciuta nella ruvidità carsica di quest'uomo, capace di discorrere in una lingua antica e chiusa. 


La storia che lega Leonardo Bonucci a Andrea Masiello intreccia il talento all'ambizione, nella sua accezione biblica ovvero all'attenzione spasmodica, perversa al fine ultimo e alla sua dispersione. Per invidia, ha asserito Bonucci. Difensore della Juventus (società che lo ha prelevato da quel Bari che è all'origine delle sue vicissitudini giudiziarie), titolare nella Nazionale al fianco di Chiellini, eroe di questi Europei senz'anima, lamenta l'alimentarsi in questo subdolo sentimento la tensione di Masiello nell'imputargli un ruolo attivo in quell'infamante complottismo per alterare i risultati di quella partita indicata negli atti della procura di Bari e trasmessi alla procura federale che li ha acquisiti innescando una macchina infernale.


L'invidia. Un movente personale che andrebbe assunto proporzioni elefantiache nell'immaginario del Thuram bianco, stretto nella morsa del calcioscommesse. Nel provvedimento del procuratore federale Stefano Palazzi, in base a quanto acquisito dalla procura guidata da Antonio Laudati e a quanto emerso dalle audizioni, la partita manomessa cioè Udinese-Bari del 9 maggio 2010 venne manipolata realizzando quello che gli esperti definiscono un over. A lavorare per questo risultato sarebbero stati Andrea e Salvatore Masiello, Nicola Belmonte, Alessandro Parisi e Bonucci. Pepe, deferito per omessa denuncia, avrebbe ricevuto una telefonata da Salvatore Masiello prima dell'incontro proponendogli di aggiustare il risultato in cambio di soldi. Il giocatore rifiutò, ma non denunciò il fatto. Questa la versione dell'accusa, smentita da Salvatore Masiello, convocato in merito il quale ha negato di aver telefonato a Pepe. Per Bonucci il reato è di illecito sportivo, violazione del codice di giustizia sportiva per cui è prevista una squalifica minima di tre anni e ammenda non inferiore a 50.000 euro. E' Andrea Masiello, l'invidioso ad accusarlo.


Masiello è il principale collaboratore nell'ambito dell'inchiesta barese sul calcio malato, un intricato disegno che lega il mondo sotterraneo dell'illegalità pugliese, al mondo degli ultrà e  a quella internazionale su cui lavora una procura che vanta uno dei massimi esperti in materia di riciclaggio, a cui Palazzi è legato da un rapporto professionale di stima e collaborazione.


Il prediletto di Capello è un tesserato dell'Atalanta quanto esplode il bubbone, ma non può più sottrarsi e si consegna alla procura di Bari a cui affida la sua verità sugli anni baresi. Viene sentito dalla Procura di Bari in due interrogatori il 25/01/2012 ed il 24/02/2012. Nel primo per assecondare la richiesta di De Tullio, titolare di un'agenzia di scommesse, organizza una rete in cui pare avrebbe implicato anche Bonucci. Le accuse sarebbero state ripetute davanti ai magistrati di Cremona che avrebbero trasmesso il tutto però a Bari, per questioni di competenza. Tra De Tullio e Angelo Iacovelli, infermiere e uomo del Bari protagonista nelle indagini, non c'è perfetta coincidenza stando a quanto emerge.


Insomma, la versione di Andrea Masiello riguardo il ruolo di Bonucci lo vuole tra quanti avrebbero concordato l'alterazione della partita, circostanza che il giocatore non avrebbe confermato davanti ai magistrati baresi che hanno rinviato a giudizio con rito immediato Andrea Masiello e i suoi due amici, arrestati assieme al difensore, cioè Gianni Carella e Fabio Giacobbe per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Così, fino a questo momento.


Il deferimento di Bonucci, però, con una certa sorpresa è per illecito sportivo "per avere, prima della gara UDINESE-BARI del 9 maggio 2010, in concorso tra loro e con altri soggetti non tesserati ed altri allo stato non identificati, posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento ed il risultato della gara suddetta, in funzione della realizzazione di un over con pareggio tra le due squadre;  con l’aggravante, per tutti, di cui al comma 6 dell’art. 7 del C.G.S., della effettiva alterazione dello svolgimento e del risultato finale della gara in questione, nonchè, per MASIELLO Andrea, PARISI Alessandro e BELMONTE Nicola, della pluralità di illeciti". Eppure di testimonianze confuse e di smentite ce ne sarebbero state sul ruolo di Bonucci e Ranocchia

Tre anni di squalifica sono troppi, anche per un giocatore dell'età del centrale bianconero. E una simile infamia è un precedente che non brilla in un curriculum, che ne dica la storia del calcio nostrano così educato a convivere con questi precedenti in cui si intravedono - stando alla lettura delle ordinanze - attività illecite sporche, sudicie. Per cui se davvero un margine di onestà e estraneità c'è rispetto all'orrida mercificazione delle scommesse illegali - ripeto - davvero, allora vale la pena prendersi i rischi del processo, Leonardo. E a ragion veduta.

mercoledì 4 luglio 2012

Calcioscommesse, nuove audizioni: tocca a Masiello, Bonucci e Ranocchia


La fretta non potrebbe essere caratteristica più remota, nel panorama della giustizia italia sia essa ordinaria sia essa sportiva. Esattamente quanto si intende per non pervenuto. Eppure nella concitata attività della procura federale si intravede anche un simile suggerimento in questo inizio luglio. 

D'altronde a Stefano Palazzi è affidato l'arduo compito di contribuire per la sua parte così da chiudere entro l'estate calcistica (che differisce da quella del calendario) anche il secondo processo scaturito dalle inchieste sul calcioscommesse condotte dalle procure di Napoli e Bari con l'aggiunta di quanto più recentemente emerso a Cremona. 

Così da via Po, nella tensione a comporre l'impainto accusatorio nella modalità più adeguata possibile rispetto alla mole di atti trasmessi, nuovamente viene comunicato un aggiornamento del calendario delle audizioni. Si inseriscono personaggi di primo piano: Andrea Masiello, il grande pentito, Leonardo Bonucci (già destinatario di un avviso di garanzia ma a differenza di Mimmo Criscito rimasto nel ritiro di Coverciano a pieno titolo) e Andrea Ranocchia, difensore in uscita dell'Inter.

Questo il calendario completo delle audizioni sui filoni di Bari, Napoli e Cremona

- 5 luglio: Gianfranco Parlato (tecnico), Michele Cossato (ex calciatore), Silvio Giusti (tecnico); Biagio Pagano (calciatore della Nocerina), Eugenio Vincenti (Osservatore del Livorno).
- 6 luglio: Matteo Gianello (calciatore Villafranca Veronese), Walter Mazzarri (tecnico Napoli), Gianluca Grava (calciatore Napoli), Paolo Cannavaro (calciatore Napoli), Giuseppe Mascara (calciatore Novara).
- 7 luglio: Marco Turati (calciatore svincolato)
- 9 luglio: Giuseppe Santorum, Fabio Quagliarella (calciatore Juventus), Federico Piovaccari (calciatore Sampdoria), Luca Ariatti (calciatore Pescara), Esmael Angelo Junior Da Costa (calciatore Sampdoria), Paolo Acerbis (calciatore svincolato) ; Andrea Masiello (calciatore Atalanta), Dario Passoni (calciatore Folzano), Fabio Giacobbe e Angelo Iacovelli.
- 10 luglio: Filippo Carobbio (calciatore Siena) , Nicola De Tullio e Giovanni Carella.
- 11 luglio: Roberto Bagalini (associato A.I.A), Stefano Bagalini (calciatore Fermana), Ferdinando Coppola (calciatore Milan), Daniele Sebastiani (presidente Delfino Pescara)
- 13 luglio: Massimo Mezzaroma (presidente Siena), Piero Camilli (presidente Grosseto), Antonio Conte (tecnico Juventus).
- 15 luglio: Leonardo Bonucci (calciatore Juventus), Andrea Ranocchia (calciatore Inter).


giovedì 28 giugno 2012

Calcioscommesse: il calendario aggiornato

Variazioni sul tema audizioni calcioscommesse. La procura federale ha aggiornato il calendario relativo ai due filoni, quello di Bari e quello di Napoli su cui si articoleranno i prossimi interrogatori. 

Nel primo procedimento è stata disposta la convocazione di Biagio Pagano (calciatore della Nocerina) e Eugenio Vincenti (Osservatore del Livorno) per il giorno 5 luglio; nel secondo, è stata invece posticipata dal 2 al 9 luglio l’audizione di Luca Ariatti (calciatore del Pescara).

2 luglio: Claudio Furlan (calciatore svincolato Portogruaro), Dario Passoni (calciatore Folzano), Marco Zamboni (calciatore Spal)
5 luglio: Gianfranco Parlato (tecnico), Federico Cossato (ex calciatore), Michele Cossato (ex calciatore), Silvio Giusti (tecnico) , Biagio Pagano (calciatore della Nocerina) e Eugenio Vincenti (Osservatore del Livorno).
6 luglio: Matteo Gianello (calciatore Villafranca Veronese), Walter Mazzarri (tecnico Napoli), Gianluca Grava (calciatore Napoli), Paolo Cannavaro (calciatore Napoli), Giuseppe Mascara (calciatore Novara).
9 luglio: Luca Ariatti (calciatore Pescara), Giuseppe Santorum, Fabio Quagliarella (calciatore Juventus)

venerdì 22 giugno 2012

Calcioscommesse: rinvio a giudizio per Andrea Masiello



Per Andrea Masiello, l'ex difensore di Bari attualmente sospeso dall'Atalanta, si è aperto l'inevitale capitolo processuale che segue al rinvio a giudizio.


Masiello e i suoi due amici, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, saranno processati dai magistrati del tribunale di Bari davanti a cui si presenteranno il 4 ottobre prossimo. La decisione è stata presa dal gip di Bari, Giovanni Abbatista, che ha disposto per i tre il giudizio immediato. 

Masiello, Carella e Giacobbe sono stati arrestati lo scorso 2 aprile, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il pm Ciro Angelillis non ha contestato l'ipotesi di truffa a carico dei tre, come ipotizzato dal gip Ambrogio Marrone che aveva respinto la richiesta di patteggiamento.

martedì 12 giugno 2012

Calcioscommesse: l'altro Masiello, quello che scagiona Pepe



Masiello scagiona. E Masiello rimane solo. Così è. L'altro Masiello, quello indisciplinato, problematico e rissoso smentisce la versione fornita alla Procura di Bari da Andrea - il Thuram bianco - in merito alla telefonata con cui si sarebbe proposta la combine a Simone Pepe, attuale giocatore della Juventus all'epoca dei fatti ancora tesserato dell'Udinese.


Quella telefonata che sarebbe stata effettuata da Salvatore nel racconto di Andrea e che avvenne alla presenza anche di Leonardo Bonucci che aveva asserito di non avere alcuna memoria di quella chiamata, stando alla ricostruzione fornita da uno dei pentiti chiave dell'inchiesta calcioscommesse. 

"Emergono importanti particolari dall'interrogatorio di Salvatore Masiello, chiamato in causa per Udinese-Bari, partita di tre stagioni fa. Secondo la ricostruzione - riporta Sky Sport - fatta dagli inquirenti e secondo alcune testimonianze, l'ex difensore del Bari avrebbe telefonato a Simone Pepe, in presenza di Bonucci, di Belmonte e anche di Andrea Masiello, e avrebbe cercato di corromperlo per quella partita. Pepe avrebbe rifiutato. Tale ricostruzione, però, sarebbe stata smentita oggi da Salvatore Masiello, che non avrebbe confermato questa telefonata. Una circostanza già negata da Bonucci, che aveva smentito di essere stato presente a quell'incontro perché in quel momento convocato dalla Nazionale. Sarebbero quindi due contro uno, perchè il solo Andrea Masiello parla della telefonata in questione. Se anche Belmonte dovesse negare, non ci sarebbe neanche il rischio di omessa denuncia per Simone Pepe, perché sappiamo che ci vuole una conferma ad ogni tipo di accusa. Se c'è soltanto la parola di Andrea Masiello, potrebbe non bastare".
No, potrebbe non bastare e gettare nuove ombre e inedite incertezze sull'attendibilità del collaboratore fondamentale nel filone barese di un'indagine che intreccia al mondo delle scommesse, la dimensione del tifo e quel sottobosco ambiguo di personaggi dalla duplice identità. Il gip barese quando ha valutato di non ratificare le proposte di patteggiamento lo ha motivato con la congruità della pena e la non concedibilità della sospensione condizionale, per il rischio di reiterazione del reato. 


Una posizione che suggeriva, già, l'individuazione di qualche falla.

mercoledì 23 maggio 2012

Calcioscommesse: Semeraro iscritto nel registro degli indagati a Bari. Conte rinnova, senza timori


AIC CONTRO CALCIOSCOMMESSE: VIDEO ANTEPRIMA ANSA

Va così, in questa primavera delle Procure. Si fissano date, si iscrivono nuovi nomi nel registro degli indagati, si agevolano i collaboratori e i tecnici, in attesa di essere sentiti, rinnovano i contratti (fino al 2015 a tre milioni a stagione). Se a Cremona le affermazioni messe a verbale (desecretato, ricordiamo) da Filippo Carobbio hanno indirizzato gli inquirenti verso Antonio Conte con metodo, a Bari il quadro emerso dalle affermazioni di Andrea Masiello e i suoi amici scommettitori pare addirittura più inquietante per alcuni versi, ovvero per le implicazioni di personaggi della tifoseria organizzata e protagonisti di vertice nel mondo calcistico e nella società civile.

Di quel Bari-Lecce adesso conosciamo le premesse. il ruolo di Pierandrea Semeraro, ex presidente dell'Us Lecce, è messo a fuoco dai magistrati coordinati dal procuratore generale Antonio Laudati. Il nome di Semeraro è da qualche settimana iscritto nel registro degli indagati. Per frode sportiva. E gli atti che lo riguardano dovrebbero essere tra quelli acquisiti da Stefano Palazzi, procuratore federale.

Quanto riferito da Andrea Masiello al pm Ciro Angellilis non è stato mai tralasciato, mai sottovalutato dai magistrati baresi che seguono il filone pugliese dell'inchiesta calcioscommesse. Fin da quando decise di ammettere il suo coinvolgimento nella manipolazione di alcuni incontri, nel febbrario scorso nel corso degli interrogatori a cui venne sottoposto. Ammise che quel derby, quel Bari-Lecce  del 15 maggio 2011 era falsata.

Truccata. E, successivamente, che questa vendita illegale aveva fruttato una cifra impensabile. Così era stato rivelato che un amico di Carella, riconosciuto in Carlo Quarta, aveva preso parte agli incontri, e che poi avrebbe avuto contatti anche con l'avvocato Andrea Starace, presente al momento della consegna della somma.

Per quella partita sarebbero stati versati 230.000 euro. La prima parte ammontava a 50.000 che sarebbe stata versata in un incontro all'Hotel Tiziano di Lecce a cui sarebbe stato presente Starace. Le altre parti sarebbe state versati durante i famigerati incroci presso la stazione di servizio sulla tangenziale di Bari e da Quarta a Masiello in una località del nord dove l'ex difensore biancorosso e dell'Atalanta viveva all'epoca.

Dietro questi emissari a muovere le fila e a elargire queste somme cospicue ci sarebbe stato Semeraro, espressione della società salentina che con quel derby si giocava la salvezza. Rivelazioni che sanciscono la quasi conclusione del secondo filone d'indagine per Laudati e i suoi collaboratori. Per i tre pentiti si profilano la libertà e il patteggiamento di pena, in riconoscimento della loro disponibilità a collaborare da parte della autorità giudiziaria.

Per Semeraro e gli altri, invece, la storia è tutta da scrivere da parte degli inquirenti. Saranno i diretti inetressati, a questo punto, a doversi esporre e a richiedere di essere sentiti per chiarire le rispettive posizioni in questa vicenda sempre più sporca. Per il Lecce, il futuro non riserva nulla di buono. Non preoccupa la Juventus quanto asserito da Carobbio in merito al ruolo di Stellini e Conte, pronto a siglare il rinnovo.

Squalifica, audizioni, rivelazioni: intanto si firma, poi quando sarà tempo di vagliare alternative si studierà l'alternativa. Il suggerimento, a cui indirizzano frasi e posizioni da parte dell'allenatore e della scoietà, sarebbe questo.

venerdì 11 maggio 2012

Calcioscommmesse: Palazzi da Laudati per le carte dell'inchiesta, rischiano Bari e Lecce


E' tarda mattinata quando il procuratore federale Stefano Palazzi arriva alla Procura di Bari per incontrare il procuratore generale Antonio Laudati, il giorno dopo l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi a carico di tre capi ultrà della squadra del capoluogo pugliese per violenza privata aggravata. 

Verranno acquisiti gli atti che sanciranno l'apertura di un nuovo capitolo nell'inchiesta sportiva, quella che sancirà l'ingresso plausibilmente nell'attività di Palazzi e dei suoi collaboratori di Lecce e Bari società coinvolte nelle vicende legate a Andrea Masiello e nell'operato dei magistrati che seguono il filone pugliese del calcioscommesse.

Nella conferenza stampa convocata ieri, oltre ai contenuti tracciati con puntualità e parole scelte dal procuratore generale nella ricostruzione degli avvenimenti che hanno condotto agli arresti di presunti esponenti del mondo del tifo organizzato rei di aver minacciato giocatori e giornalisti. 

Durante l'incontro co i cronisti, Laudati ha poi confermato che quanto inerente alla frode sportiva va esarendosi e che dunque, di riflesso, i presupposti per l'avvio dei lavori di competenza della procura federale sono ormai imminenti. Atti funzionali a completare l'impianto edificato dagli inquirenti e che andrebbe a investire le società le cui posizioni sono state stralciate dai deferimenti di inizio settimana. 

Per Bari e Lecce il coinvolgimento sarà ovvio: l'incolpazione per responsabilità oggettiva è altrettanto scontato, meno quello diretto per i salentini su cui grava la vicenda Quarta-Masiello e l'inserimento come trapelato della società nella combine. Da dimostrare l'estraneità dei Semeraro quanto la responsabilità diretta relativa a incontri all'hotel Tiziano e versamenti di oboli a Masiello. Palazzi, poco fa, ha tenuto a dire: "Pene meno severe per chi collabora". Un impegno per quei giocatori che hanno squarciato il silenzio.


Il Lecce rischierebbe sanzioni che vanno dai punti di penalizzazione alla retrocessione, stando alle eventualità contemplate dal codice che non lascia confidare al Bari di soluzioni migliori sul versante della giustizia sportiva. Altre società potrebbero essere investite poi da questa secondo spezzone dell'inchiesta sportiva. Classifiche da rivedere? Playoff e playout da riposizionare in calendario? Calcio caos? Sarà un'estate lunga e calda anche questa.




giovedì 10 maggio 2012

Calcioscommesse, arrestati ultrà Bari: minacciati giocatori e giornalisti. Palazzi da Laudati


Nel baratro melmoso in cui il calcioscommesse ha trascinato giocatori, dirigenti, giornalisti (perché no) costretti a documentare l'oscenità di questa deriva non c'è sistema più ridicolo di quello agli atti. Non c'è assurdità più grottesca di quanto riportato dalla Procura di Bari. Perversione più odiosa del tradimento di una maglia da parte di quanti abbracciata una fede per quanto pagana, celebrano la domenica nel templio del pallone offrendo alla propria squadra l'omaggio di cori, urla, striscioni. 

Eppure se i carabinieri provinciale hanno provveduto ad eseguire i provvedimenti restrittivi a carico di tre capi ultrà del Bari innegabilmente colpevoli di aver minacciato calciatori e indotto gli stessi a manipolare il risultato di tre incontri per personali profitti, i magistrati hanno raccolto riscontri sufficienti per dare seguito a queste decisioni. E ai tre destinatari viene contestato un reato che svela la macchinazione che si nasconde dietro a tutta quella pantomima della domenica e della celebrazione di un culto mercanteggiato. Il reato  che viene loro addossato è di violenza privata aggravata. 

Le partite che questo terzetto, costituito da Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio (portati in carcere) e Alberto Savarese (ai domiciliari), avrebbe aggiustato per ottenere i proventi delle scommesse rispondono a: Bari-Sampdoria, Cesena-Bari e Bari-Chievo. Incontri che andavano combinato secondo le scommesse dei tre capi ultrà per incassare. Che ciò implicasse il ricorso ad argomenti illeciti non costituiva un deterrente come documentato nel corso delle indagini e sulla base delle testimonianze di Andrea Masiello, dell'ex portiere del Bari Jean Francois Gillet e Marco Rossi, ora non più tesserato del club pugliese. 

I tre avevano minacciato e intimidito i giocatori con cui avevano avuto un confronto: Gillet e Masiello, a cui era stato chiesto di perdere due partite per incassare i proventi delle scommesse. Il francese, nel suo interrogatorio, aveva aggiunto che aveva ricevuto - personalmente - minacce molto serie. Una pratica che i vertici della tifoseria organizzata biancorossa avevano in programma di estendere a altri. Secondo le intercettazioni e da quanto riportano quotidiani e agenzie, sarebbero state studiate delle ritorsioni nei confronti di due giornalisti.

Al contrario, però, di quanto emerso nella fase convulsa delle indiscrezioni successive alle rivelazioni di Masiello, quando l'inchiesta barese poteva delineare una sorta di inserimento nelle questioni della criminalità organizzata, i tre arrestati non sarebbero stati legati a clan. Almeno a questo livello.

Perché il lavoro della Procura non si conclude con questi arresti. Il messaggio del procuratore Antonio Laudati, nelle recenti interviste e nei suoi interventi nell'ambito di diverse manifestazioni sulla legalità e nella conferenza stampa odierna, va tenuto sempre a mente in queste circostanze. Il suo invito a tradurre per questi reati pene più severe, meno suscettibili di interpretazione in sede di giudizio è una richiesta di supporto all'attività delle procure. 

Laudati ha spiegato, davanti alla stampa, che i tre ultrà devono rispondere di violenza privata "perché in più occasioni questi personaggi, che non definisco tifosi perché ho rispetto della parola 'tifosi', si sono resi protagonisti di atti violenti nei confronti di giocatori del Bari al fine di perdere le partite, non di propria iniziativa ma mandati da alcuni scommettitori".

I tre ultras durante lo scorso campionato minacciarono alcuni calciatori del club biancorosso invitandoli a indirizzare i risultati di tre gare con Samp, Cesena e Chievo verso la sconfitta. "Il primo episodio si è verificato durante l'antidoping di Bari-Chievo - racconta Laudati - quando si sono introdotti nello spogliatoio per fare minacce. Il secondo episodio è stato invece prima di Cesena-Bari e il terzo prima di Bari-Samp, quando sono andati sul campo, hanno preso anche a schiaffi i calciatori e li hanno minacciati creando un clima di paura. L'utilizzo dei tifosi - ha detto il procuratore generale - in un meccanismo che chiamo 'sistema criminale' è stata una delle modalità con le quali si riuscivano a condizionare i giocatori e le società per lucrare dall'esito delle scommesse"

E se il Lecce e il Bari, nei deferimenti del procuratore federale Stefano Palazzi, per ora non compaiono se non da attori non protagonisti ciò non toglie che le cose possano mutare molto velocemente. Palazzi andrà da Laudati. E non sarà una visita di cortesia.



lunedì 7 maggio 2012

Calcioscommesse: anche Bari-Chievo nel mirino della Procura di Bari. Abete: "Domani deferimenti"

Bari-Sampdoria, Cesena-Bari e Bari-Chievo. Tre partite falsate, il cui risultato sarebbe stato alterato in seguito a reiterate pressioni e minacce da parte di tre ultrà biancorossi che avrebbero minacciato alcuni giocatori del Bari per incassare vincite derivanti, appunto, da puntate dirottate.

La Procura di Bari, che segue il filone pugliene dell'inchiesta calcioscommesse, avrebbe acquisito informazioni in tale direzione: gli accertamenti dei carabinieri a carico di questi tre presunti tifosi si sono sostanzalmente conclusi. Ora sta alla magistatura valutare il reato da contestare a questi assidui frequentatori della curva e di tesserati baresi.

Altra notizia che trapela e che viene riportata dall'agenzia di stampa ANSA investe prepotentemente Pierandrea Semeraro, ex presidente del Lecce già inserito nelle indagini dopo la ricostruzione effettuata da Andrea Masiello - ex giocatore del Bari e sospeso dall'Atalanta -. I suoi conti correnti sarebbe in corso accertamenti anche bancari da parte dei carabinieri.

Già domani, 8 maggio, saranno ufficializzati i deferimenti da parte della procura federale di quel troncone d'inchiesta che fa riferimento a Cremona. Entro metà maggio, come affermato oggi dal presidente Giancarlo Abete alla presentazione del Comitato Etico della Lega Pro: "avremo sul tavolo gli esiti dell'inchiesta della procura di Bari e faremo le nostre valutazioni". Verosimilmente, secondo il programma di Stefano Palazzi e i suoi, dopo l'Europeo si celebrerà un secondo processo.

giovedì 12 aprile 2012

Calcioscommesse: interrogato Parisi, verbale secretato

Verbale secretato. Su disposizione del pubblico ministero Ciro Angelillis. E un altro ragazzo di quel Bari che viene ascoltato. L'ex difensore della squadra pugliese, Alessandro Parisi, ora al Torino (allenato proprio dal tecnico ex Bari Giampiero Ventura), è stato interrogato per tre ore e mezzo dai carabinieri come indagato nell'ambito dell'indagine Calcioscommesse. 


L'audizione si è svolta nella caserma dei carabinieri Bari Centro, dove ha sede il locale reparto operativo dell'Arma. Parisi, difeso dai legali Piero Nacci Manara e Paolo Rodella, avrebbe risposto a tutte le domande che gli sono state rivolte, specifica l'agenzia di stampa ANSA

mercoledì 11 aprile 2012

Calcioscommesse: Masiello e il secondo emissario





Andrea Masiello e le parole. Quelle messe a verbale. Quelle pronunciate dopo quell'autogol assurdo durante Bari-Lecce che abbiamo rivisto fotogramma per fotogramma. Quelle affermazioni sicure, ferme durante l'interrogatorio di garanzia e quello a cui è stato sottoposto dal procuratore Antonio Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis nel pomeriggio in cui ha riconosciuto, come trapelato e riportato da agenzie di stampa e quotidiani, due emissari. Due uomini indicati dall'ex difensore del Bari e dell'Atalanta in maniera inequivocabile. Da una fotografia. Un primo interlocutore individuato anche grazie al riconoscimento di uno dei pentiti di questa oscena inchiesta, a cui si aggiunge un secondo interlocutore, un avvocato di Lecce.


La Procura di Bari - che con quelle di Cremona e Napoli indaga - ha identificato quell'uomo che consegnò materialmente a Masiello e a Gianni Carella l'acconto da 50.000 euro della somma pattuita. Di quei 230.000 euro complessivi. Il riconoscimento del presunto secondo Mister X sarebbe stata fatta dal giocatore. Durante quell'incontro all'hotel Tiziano di Lecce il 22 agosto 2011 erano presenti in quattro. Masiello, Carella, Carlo Quarta, indagato, e il quarto uomo. Personaggi investiti di una funzione che sarebbe stata loro attribuita dalla famiglia Semeraro che in un comunicato ufficiale, diffuso dal sito ufficiale del Lecce, con cui il patron prende le distanze dall'intera vicenda. Concetto che è poi stato ribadito senza perifrasi o ambiguità linguistiche.


Le sollecitazioni secondo quanto trapela in merito alle dichiarazioni di Masiello sarebbero state fate a Gianni Carella da un suo amico leccese che gli avrebbe consegnato un assegno da 300.000 euro. Non poco. Carella avrebbe fatto una proposta quindi al giocatore dopo un allenamento per poi insistere, di nuovo, in un albergo - il Vittoria - una seconda volta dietro richiesta di questo presunto 'amico'.


Fu ancora lui, secondo quanto ricostruisce La Repubblica, la prima persona che i tre baresi incontrarono proprio a Lecce il 22 agosto: un uomo che chiese poi di non incassare l'assegno e che avrebbe chiamato un uomo vicino a un esponente della dirigenza della società salentina. Costui avrebbe raggiunto il gruppo al Tiziano, consegnando loro circa 200.000 euro che custodiva in una valigetta. Quel signore sarebbe, a detta degli indagati, Carlo Quarta a sua volta indagato per frode sportiva. 


Un quadro che getta su questo esponente leccese ombre non da poco, considerata la sua militanza politica agli albori (era in lista per le amministrative) e quella combine che avrebbe inorridito per modalità e centralità nel passato campionato su cui i sospetti si moltiplicano preoccupantemente. E non solo per le ammissioni di pressioni da parte degli ultrà dei giocatori di quel Bari e per le denunce di esponenti di un un calcio sano - meritevole nella sua onestà ovvia - come Simone Farina e Fabio Pisacane. Sospetti che, da quanto asserito da Enrico Mentana e più parti, dovrebbero tradursi in ulteriori arresti. Su mandato della Procura di Cremona, stavolta. 

lunedì 2 aprile 2012

Calcioscommesse, arrestato Masiello: l'autogol del derby combinato

CALCIOSCOMMESSE: L'ORDINANZA DEL GIP DI BARI


Partiamo dall'ultimo tassello che compone il mosaico di questa giornata incominciata presto. Prestissimo. Con l'arresto di Andrea Masiello, difensore di Serie A coinvolto nell'inchiesta Calcioscommesse, che alle 6.50 circa è stato tradotto in carcere dai carabinieri eseguendo il provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip della procura di Bari, Giovanni Abbattista.


L'ultimo componente si inserisce alla perfezione in un equilibrio di incastri in cui Enrico Mentana, direttore e conduttore del Tg La7, annuncia con una certa disinvoltura (da non attribuirsi alla camera) altri arresti, stavolta da parte della procura di Cremona. 


Quanto di più prevedibile, se non fosse per l'attribuzione specifica a quell'ufficio, a quel gruppo di magistrati. Forse, per un certo esercizio del paradosso, l'arresto di Masiello poteva essere addirittura programmabile perché nelle ammissioni riportate negli interrogatori trapelavano mezze verità, presunte ricostruzioni. Poi quella nota, depositata il 28 marzo scorso, che irrompe squarciando quella velata strategia difensiva per rendere manifesto non solo l'ammissione di combine, ma uno dei gesti più infamanti nel codice del tifo organizzato, degli ultrà: vendersi la partita decisiva per la permanenza in Serie A contro il Lecce, l'antagonista.


"Voglio aggiungere che quando il risultato era sullo 0-1 - scrive - ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito della sconfitta del Bari e per poter, quindi, ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro". Insomma, mi sono venduto la partita per soldi".

Dissociazioni, estraneità ai fatti, ridimensionamento: a ciascuno la sua difesa per fermare l'inarrestabile sequenza di dichiarazioni di circostanza. Lo scenario che si paventa dopo l'ammissione che quel 15 maggio 2011 si è consumata l'alterazione della realtà con una manipolazione che - secondo la tesi della procura - andrebbe verificata in altri incontri.


La lotta per la permanenza in A - optassimo per una formulazione più sofisticata - è stata falsata, da quanto riporta il gip nell'ordinanzaL'alterazione della partita, scrive nell'ordinanza, "è stata richiesta" da persone "verosimilmente gravitanti nell'orbita del Lecce per motivi di classifica" e che "per questa ragione hanno corrisposto una importante somma di denaro".


Il ristoratore Nicola De Tullio, ad esempio, uno del giro. "C'era questa cosa che gridava, il tam tam era già arrivato" mette a verbale parlando di cosa si diceva in città prima del derby. Ma è Marco Rossi, il 27 gennaio scorso, ad aprire uno squarcio di verità, anche se il suo ruolo è tutto da chiarire. "La settimana prima della partita - racconta l'ex centrocampista del Bari ora al Cesena ai magistrati - sono stato avvicinato da Masiello che mi disse che ci sarebbe stato un milione di euro da dividerci in caso di sconfitta". Qualche giorno dopo la proposta fu rinnovata in una camera dell'hotel Vittoria Park di Bari, dove la squadra era in ritiro. E fu in quell'occasione che, sostiene Rossi, venne fuori anche chi si nascondeva dietro Masiello.


Di quell'autogol, sospetto oltre il consentito, che sentenziò la retrocessione della società di Matarrese ha dato conto Masiello. Gillet avrebbe asserito che in lui il sospetto è stato temporaneo, parziale per poi ammettere che un autogol può capitare nel calcio. 

Durante un'audizione del 7 febbraio scorso, davanti al gip di Bari, Jean Francois Gillet (ex portiere del Bari, ora al Bologna) aveva ammesso di aver subito pressioni puntualmente respinte da capi ultra' del Bari. I quali avrebbero imposto al portiere ed allo stesso Masiello di perdere alcune partite (Cesena-Bari e Bari-Sampdoria), per incassare i proventi delle scommesse su quegli incontri. Il giocatore francese ha desiderato respingere alcuna possibile collusione, in merito a quei due match. Entrambi persi

lunedì 5 marzo 2012

Calcioscommesse, la prima volta di Manganelli



Nell'ordinanza di custodia cautelare stesa dal gip della Procura di Cremona, Guido Salvini, intrecci, protagonisti e meccanismi nel fango del Calcioscommesse venivano descritti con l'asetticità di un linguaggio tecnico e di una forma inappuntabile. Cristiano Doni, l'Atalanta e gli altri: una cricca di belli al cospetto del dio pallone, auto investitisi del ruolo di burattinai in una organizzazione complessa, strutturata con gerarchie enucleate con dovizia di riferimenti in quell'ordinanza. 


L'inchiesta di Cremona, che ha preceduto filoni altrettanto rilevanti come quello seguito dalla Procura di Bari, ci ha rigettato nella storia dell'Italia del Totonero, del primo Calcioscommesse, delle vicende dei singoli (il nostro calcio è fatto anche di giocatori fermati per aver puntato in palese contrasto con il regolamento). Per la prima volta, oggi, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, si è espresso con fermezza sulla preoccupante estensione del fenomeno delle scommesse illegali e di come il marciume emerso fino a questo momento dagli atti prodotti dalla magistratura sia ancora parziale. 'Ci saranno altre notizie, altri dati e risultati, perché le indagini continuano - riporta l'agenzia ANSA - e questo comporta l'acquisizioni di nuovi elementi', ha detto a margine del seminario sulla legalità nello sport a Roma relativamente a fenomeni 'di non poco conto in Italia. Questo aspetto costituisce un momento di attenzione molto particolare'.


Nessun allarmismo, quanto raccolto nelle indagini e dagli interrogatori e dalle informazioni trapelate restituisce esattamente un calcio molle, promiscuo e di complessa definizione anche in termini di proprietà e recupero dei capitali per finanziare società che approvvigionano in maniera indiretta riciclaggio e attività illecite come emerso periodicamente non solo da parte delle procure ma dalle organizzazioni e dagli organi deputati a controlli di natura finanziaria. Una pratica che la Fatf, la Financial Action Task Force dell'Ocse, Organizzazione mondiale per il commercio e lo sviluppo economico, ha denunciato nel rapporto del 2009
"Nonostante la tremenda crescita del mercato nel suo insieme - scrive l'Ocse - molti club sono in pesante crisi finanziaria e le loro difficoltà li potrebbe costringere ad accettare fondi da soggetti di dubbia provenienza: ci sono molti rischi che club indebitati non facciano molte domande quando si presenta un nuovo investitore".
Passaggio minimo di un documento che solleva interrogativi sulla bontà di un'industria da miliardi di euro.