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giovedì 13 settembre 2012

Quantificare il danno subito da Criscito



Non è stato divertente assistere a quella perquisizione nelle prime ore del mattino, a Coverciano durante il ritiro della Nazionale. Quel 21 maggio 2012 le conseguenze dei fascicoli aperti presso le procure furono lapalissiani per chiunque, anche per chi aveva  preferito celarsi dietro a una puerile negazione di quanto si stava (e si sta ancora) consumando dentro e fuori gli uffici giudiziari. 

Non sono stati divertenti (nell'ordine): le inchieste, i deferimenti e gli inviti a comparire, le informative in alcune fasi sbucati (o risbucate) fuori ad arte.

No, non è stato divertente neanche assistere alla progressiva enucleazione di ipotesi pirotecniche per distrarre dai fatti, incentrando la questione sulla più palese violazione del principio che sancisce la presunzione di innocenza, fondamento dello Stato di diritto e del processo per quanti imputati. Figuriamoci quando si tratta di tutt'altra condizione, come nel caso di Criscito ora iscritto nel registro degli indagati solo a Cremona. 

Giustizialismo, facile allineamento all'opinione comune, necessità di interpretare gli umori provenienti dal basso, da quello che in maniera grossolana e semplicistica viene liquidato come il popolo della Rete o la gente? Che cosa ha generato l'esempio di Criscito?

Non è divertente, non è divertente affatto apprendere che il pubblico ministero presso la procura di Genova, Biagio Mazzeo, abbia ritenuto doveroso procedere alla richiesta di archiviazione per Domenico Criscito, Rodrigo Palacio, Dario Dainelli e Omar Milanetto per l'ipotesi di frode sportiva. Perché Criscito, quello delle foto agli atti in compagnia di Sculli e Leopizzi all'Osteria del Coccio nell'ordinanza cremonese non ha rivestito alcun ruolo nella combine del derby. 

Ha ribadito fin dall'inizio la propria estraneità, innescando indirettamente una diatriba a uso e consumo dei beati polemici sul perché fossero ammessi agli Europei, a vestire la maglia Leonardo Bonucci e Simone Pepe - gli juventini - in condizioni similari (ricordiamo che sono stati entrambi assolti dalla giustizia sportiva e che la procura di Bari non ha ritenuto di dover procedere nei riguardi di Bonucci, ndr). Senza che fosse sottolineata abbastanza che le ipotesi possono cadere, come effettivamente verificatosi e potrebbe ancora ripetersi, almeno per quel Genoa-Sampdoria. Eppure le cose sono andate diversamente.

E non è divertente quantificare il danno arrecato a un giocatore il quale assiste alla propria esclusione dal giro della Nazionale, da quell'Europeo. Non lo è ascoltare le dichiarazioni con annesse spiegazioni tecniche da parte del pm che a Cremona ha in mano il fascicolo che lo investe e che spiega il senso di un avviso di garanzia. A suo dire, non implica chissà cosa. Non lo è assistere come da copione al suo reintegro con la stessa disinvoltura sfoggiata nel motivare la scelta di lasciarlo a casa, perché verrebbe a mancare la tranquillità. 

Il presidente Giancarlo Abete non ha consentito che ci sfuggisse la sua personale ilarità alla notizia della richiesta di archiviazione, dopo aver manifestato estrema serietà nel sentenziare che non si poteva portare Criscito in Polonia e Ucraina. Che ne rimarrà di questa decisione iniqua, di questa riabilitazione tardiva e di questa soluzione raffazzonata? Rabbia, felicità e rabbia. E cocci rotti, da riassemblare con l'imminenza di elezioni e campagne elettorali per depurare l'ambiente.





martedì 12 giugno 2012

Calcioscommesse: la colletta per Genoa-Sampdoria e quei dubbi irrisolti



La sacralità di una partita di calcio si celebra nell'apoteosi della contraddizione tra le opposte fazioni, espressione di valori antitetici, di una dialettica dolorosa e fondata sull'antagonismo. 
Nell'interrogatorio di garanzia di Omar Milanetto una domanda su Genoa-Samp dell'8 maggio 2011 getta nel fango del calcioscommesse anche questo incontro, anche questa partita. Il gip, Guido Salvini, circoscrive a quesiti inerenti la questione. E ha ragione nel richiamare alle regole. Perché ci sarà tempo per comprendere. Per capire le incongruenze come il suo ruolo in quel derby, il perché abbia incontrato quel Safet Altic - Sergio - individuato con Criscito e Sculli all'Osteria del Coccio nelle fotografie allegate all'ordinanza di custodia cautelare.
Per capire poi com'è possibile raccogliere con una colletta 1 milione e 750 mila euro da offrire al Genoa per assicurarsi la Serie A. Per capire come mai Leopizzi, l'ultrà indagato per associazione a delinquere e frode sportiva, non ha fornito ulteriori elementi su questa combine. Per capire infine il ruolo di Domenico Criscito, il grande escluso di questi Europei che ribadisce in ogni dove la sua estraneità ai fatti e le diverse modalità di trattamento riservate a lui e a Leonardo Bonucci che di questa Nazionale è titolare. "Collette? mai sentito parlare. Ho spiegato già perché ero in un ristorante e nel derby ho dato il massimo. Ho pagato un caro prezzo per questa storia in cui non c'entro", ha detto il difensore ora allo Zenit. Forse il pm di Cremona, Roberto di Martino quando valutava di ascoltare nuovamente Milanetto sottintendeva verificare quella apparenti incongruenze.

giovedì 10 maggio 2012

Calcioscommesse, arrestati ultrà Bari: minacciati giocatori e giornalisti. Palazzi da Laudati


Nel baratro melmoso in cui il calcioscommesse ha trascinato giocatori, dirigenti, giornalisti (perché no) costretti a documentare l'oscenità di questa deriva non c'è sistema più ridicolo di quello agli atti. Non c'è assurdità più grottesca di quanto riportato dalla Procura di Bari. Perversione più odiosa del tradimento di una maglia da parte di quanti abbracciata una fede per quanto pagana, celebrano la domenica nel templio del pallone offrendo alla propria squadra l'omaggio di cori, urla, striscioni. 

Eppure se i carabinieri provinciale hanno provveduto ad eseguire i provvedimenti restrittivi a carico di tre capi ultrà del Bari innegabilmente colpevoli di aver minacciato calciatori e indotto gli stessi a manipolare il risultato di tre incontri per personali profitti, i magistrati hanno raccolto riscontri sufficienti per dare seguito a queste decisioni. E ai tre destinatari viene contestato un reato che svela la macchinazione che si nasconde dietro a tutta quella pantomima della domenica e della celebrazione di un culto mercanteggiato. Il reato  che viene loro addossato è di violenza privata aggravata. 

Le partite che questo terzetto, costituito da Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio (portati in carcere) e Alberto Savarese (ai domiciliari), avrebbe aggiustato per ottenere i proventi delle scommesse rispondono a: Bari-Sampdoria, Cesena-Bari e Bari-Chievo. Incontri che andavano combinato secondo le scommesse dei tre capi ultrà per incassare. Che ciò implicasse il ricorso ad argomenti illeciti non costituiva un deterrente come documentato nel corso delle indagini e sulla base delle testimonianze di Andrea Masiello, dell'ex portiere del Bari Jean Francois Gillet e Marco Rossi, ora non più tesserato del club pugliese. 

I tre avevano minacciato e intimidito i giocatori con cui avevano avuto un confronto: Gillet e Masiello, a cui era stato chiesto di perdere due partite per incassare i proventi delle scommesse. Il francese, nel suo interrogatorio, aveva aggiunto che aveva ricevuto - personalmente - minacce molto serie. Una pratica che i vertici della tifoseria organizzata biancorossa avevano in programma di estendere a altri. Secondo le intercettazioni e da quanto riportano quotidiani e agenzie, sarebbero state studiate delle ritorsioni nei confronti di due giornalisti.

Al contrario, però, di quanto emerso nella fase convulsa delle indiscrezioni successive alle rivelazioni di Masiello, quando l'inchiesta barese poteva delineare una sorta di inserimento nelle questioni della criminalità organizzata, i tre arrestati non sarebbero stati legati a clan. Almeno a questo livello.

Perché il lavoro della Procura non si conclude con questi arresti. Il messaggio del procuratore Antonio Laudati, nelle recenti interviste e nei suoi interventi nell'ambito di diverse manifestazioni sulla legalità e nella conferenza stampa odierna, va tenuto sempre a mente in queste circostanze. Il suo invito a tradurre per questi reati pene più severe, meno suscettibili di interpretazione in sede di giudizio è una richiesta di supporto all'attività delle procure. 

Laudati ha spiegato, davanti alla stampa, che i tre ultrà devono rispondere di violenza privata "perché in più occasioni questi personaggi, che non definisco tifosi perché ho rispetto della parola 'tifosi', si sono resi protagonisti di atti violenti nei confronti di giocatori del Bari al fine di perdere le partite, non di propria iniziativa ma mandati da alcuni scommettitori".

I tre ultras durante lo scorso campionato minacciarono alcuni calciatori del club biancorosso invitandoli a indirizzare i risultati di tre gare con Samp, Cesena e Chievo verso la sconfitta. "Il primo episodio si è verificato durante l'antidoping di Bari-Chievo - racconta Laudati - quando si sono introdotti nello spogliatoio per fare minacce. Il secondo episodio è stato invece prima di Cesena-Bari e il terzo prima di Bari-Samp, quando sono andati sul campo, hanno preso anche a schiaffi i calciatori e li hanno minacciati creando un clima di paura. L'utilizzo dei tifosi - ha detto il procuratore generale - in un meccanismo che chiamo 'sistema criminale' è stata una delle modalità con le quali si riuscivano a condizionare i giocatori e le società per lucrare dall'esito delle scommesse"

E se il Lecce e il Bari, nei deferimenti del procuratore federale Stefano Palazzi, per ora non compaiono se non da attori non protagonisti ciò non toglie che le cose possano mutare molto velocemente. Palazzi andrà da Laudati. E non sarà una visita di cortesia.



mercoledì 9 maggio 2012

Deferimenti Calcioscommesse: colpite anche Atalanta, Siena, Novara



Ricapitolando: Atalanta, Novara e Siena. Tre sono le società di Serie A deferite per responsabilità oggettiva, come riporta con una enucleazione puntuale la nota stampa pubblicata dalla Figc. Si tratta di chiudere con una tempistica ragionevole il primo processo che dovrebbe celebrarsi entro la fine del mese per procedere poi a imbastire quello che verrà. Quello che presuppone nuovi deferimenti che deriveranno dall'acquisizione degli atti dalle procure di Bari e Napoli.


Volevamo i nomi. Li abbiamo. Aspettative diverse? Nient'affatto, perché da quanto trapaelato non poteva essere altrimenti o, almeno, non si riusciva a figurare uno scenario meno prepotente. Di queste 22 società, scorrendo l'elenco, se ne annotano alcune più importanti di altre. Vedi Atalanta, vedi Novara, vedi Siena. Ricoprono ruoli preminenti negli affari di Lega e gestione dell'industria calcio. E nel caso della società bergamasca già sconta nel campionato in corso 6 punti di penalizzazione.


Le partite truccate risultano 33: 29 di Serie B e Lega Pro, 2 di Tim Cup, due di Coppa Italia di Lega Pro. Le società di Serie B deferite risultano 10: Albinoleffe, Ascoli, Pescara, Empoli, Grosseto, Livorno, Modena, Padova, Reggina e Sampdoria. Soltanto l'Empoli per responsabilità presunta, le altre ai sensi del codice sono colpite da responsabilità oggettiva.


Risponderanno di questo e risponderanno davanti alla Commissione Disciplinare dei reati contestati, in base all'art. 9 del Codice cioè per associazione per illeciti sportivi e scommesse illecite alcuni nomi che sono ricorsi con estrema frequenza in questi due intensi mesi di attività: Luigi Sartor, Cristiano Doni, Filippo Carobbio, Alessandro Zamperini, Cristian Bertani, Mario Cassano. Tutti personaggi di primo piano secondo quanto delineato dal filone cremonese dell'inchiesta accusati: 

della violazione di cui all’art. 9 C.G.S. perché si associavano fra loro, in numero di tre o superiore a tre, e con altri soggetti, fra cui quelli già deferiti con provvedimento del 25 luglio 2011 e giudicati responsabili dagli Organi giudicanti della FIGC, al fine di commettere una serie indeterminata di illeciti disciplinari, fra i quali illeciti sportivi ex  art. 7 CGS e effettuazione scommesse illecite ex artt. 1 e 6 CGS, come dimostrato dalle specifiche contestazioni mosse ai suddetti associati che vengono integralmente richiamate, operando con condotte finalizzate ad alterare il regolare svolgimento e il risultato di gare dei campionati nazionali con lo scopo di illecite locupletazioni o mediante dazioni di denaro costituenti il compenso per l’illecita attività posta in essere ovvero mediante scommesse dall’esito sicuro perché realizzate su gare combinate. Programma perseguito con un assetto stabile e con una distribuzione di ruoli. In epoca anteriore e contestuale ai fatti evidenziati nel presente procedimento e, comunque, per tutta la durata corrispondente ai singoli fatti in odierna contestazione. Su tutto il territorio nazionale e con contatti di natura internazionale. 


Vendersi, vendere una delle partite da quanto si legge poteva avere un costo variabile, anche di soli 5.000 euro. Una sorta di tariffario con modalità di accordo e di specifiche di linguaggio estremamente creative tra i giocatori, entrature che costituivano l'anello di congiunzione indispensabile per il gruppo degli zingari o dei bolognesi. Ma le modalità, i soprannomi e il loro gergo meritano una declinazione specifica. Come molti risvolti di quanto ricostruito da Palazzi e dalla procura di Cremona.