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mercoledì 14 marzo 2012

Ibrahimovic insulta la Spadini, ma tocca a Galliani mandare le rose







Una postilla sul caso Ibra. All'inviata di Sky Sport, Vera Spadini, regolarmente a Milanello nella giornata di oggi sono state recapitate 19 rose (numero simbolico) per esprimere rammarico per quanto accaduto. Il biglietto di accompagnamento recava la firma Ac Milan


Zlatan Ibrahimovic che può vantare il diritto d'autore sull'espressione: "Che caz.o guardi? Vai a cucinare" non ha avuto un simile slancio - come prevedibile - e trascurata la presunta telefonata di cui riporta la stessa società di via Turati non sono pervenuti particolari degni di nota. Rilancio: una multa da parte della Federcalcio e da via Turati, no?



lunedì 12 marzo 2012

Ibrahimovic, gli insulti alla giornalista e quella multa meritata


screenshot da Mediaset Premium


Zlatan Ibrahimovic ha quelle movenze da duro, perfettamente aderenti al personaggio del bulletto di Malmoe dietro il quale non può che celarsi la regia occulta del più intelligente regista del calciomercato pulp, Mino Raiola. Quello dalle espressioni tarantiniane, dagli occhiali da sole perennemente indossati e con una propensione alla repliche tranchant, dense di un citazionismo talmente colto da essere banalmente confuso con una morbosa propensione al trash. 


'Che caz.o guardi? vai a cucinare!", rientra nella mitologia di questo giocatore da 10 milioni di euro a stagione a cui troppo è permesso e che Pep Guardiola, suo ex allenatore al Barcellona ha liquidato togliendogli anche il saluto come lui stesso racconta. Forse queste scelte avevano un intento pedagogico che avevamo sottovalutato. L'accanimento verbale contro Vera Spadini, inviata di Sky Sport e ex volto di Milan Channel (tutto in famiglia) non fa che arrecare danno all'immagine di un giocatore già reo di aver insultato giornalisti, investendone quasi una di recente all'uscita di Milanello. 


Personalmente, come sintetizzato in 140 caratteri su twitter subito dopo il fatto, delle dichiarazioni di circostanza tipo quelle rilasciate da Adriano Galliani e della telefonata di scuse tempestivamente riportata dal sito ufficiale del club (acmilan.com), non me ne curo. Le reputo inconsistenti. Mi attenderei, però, che la Federcalcio e la stessa società di via Turati sanzionassero pesantemente (per motivi e regole diverse) l'attaccante svedese per le frasi ingiuriose e offensive pronunciate ai microfoni di una nota emittente e concorrente di Sky (Mediaset Premium) all'interno di uno stadio e sentite da milioni di telespettatori. L'ilarità degli inviati alla replica volgare di Ibra all'indirizzo di una collega con tanto di lancio del fermacoda è stucchevole, se considerato che si tratta di 'colleghi'. Si qualifica da sola.


In attesa di capire se questa multa giungerà o meno (come temo), mi interrogo sull'assenza (fino a questo momento e per le notizie in mio possesso) di solidarietà da parte dell'azienda nei riguardi della Spadini che, piaccia o meno, era lì per svolgere il suo lavoro. Il come e il perché visti gli sviluppi sono, davvero, di secondaria importanza.

Juve in silenzio stampa contro l'arbitro: senza gol e senza rigore



da Virgilio Sport (foto tratta da Sky)

L'insostenibile leggerezza e l'inutilità di uno 0-0 si leggono incrociando l'ennesimo pareggio della Juve con l'epopea milanista e il progressivo allontanamento dal vertice della classifica. Eppure in questo pomeriggio primaverile con il Genoa (in forte ascesa), la Juventus senza Barzagli, Chiellini e Bonucci (tanto per citare alcune delle assenze più eclatanti) ha sbattuto contro pali, traverse e sviste arbitrali. Rizzoli e i suoi hanno preso decisioni corrette (vedi il giallo a De Ceglie), ma non hanno convinto sui rigori negati a Matri e a Rossi, sulla rete di Pepe. Su quegli episodi che contano, hanno commesso degli errori. Il silenzio stampa da parte della società è l'atto estremo, simbolico e ideologico, di contrapposizione a questa classe arbitrale. Piaccia o meno.

Se il diktat contiano rimane vincere (altro che partecipare), forse più che nella singolarità delle azioni se ne percepisce il senso nella mentalità con cui questa Juventus senza difesa reinventatatasi priva di guida tecnica e di centrali con l'inedito duo Caceres-Vidal. Più orgoglio che determinazione, più tensione che superiorità. Quei tratti della juventinità si leggono nella propensione offensiva, nell'ostinazione anche quando pare evidente che la fluidità nella fase difensiva è carente. Così si sprecano occasioni tangibili come quella in avvio di Giaccherini o, per una sorta di incombenza da chiudere, quel meraviglioso suggerimento per Marchisio. Così è, fino al fatto cardine: Matri al limite prende Palacio che dentro l'area di rigore lo trattiene per la maglia. Rizzoli non concede il rigore. Con quel che ne viene.

L'insoddisfazione provoca rabbia e quel giallo cheKucka si prende per un alterco con Marchisio va inquadrato in questo contesto. Su un campo sfatto, il Genoa trova le corrette geometrie esaltate da Biondini che disegna traiettorie precise. Cross ottimi, come quella su cui arriva il Gila di testa impegnando Buffon e soci. A rompere le fila  auspichi possa essere la maledetta, quella che fa di Pirlo un giocatore insostituibile. Invece nulla, la punizione finisce sull'esterno della rete, alta sulla traversa. Non si vuole arretrare: Pepe è sempre lì, al suo posto ma si innervosisce troppo con il guardalinee e si fa ammonire da Rizzoli. De Ceglie, poco dopo, per fermare Palacio lo prende per la maglia. Anche per lui giallo. Ora è la Juve a soffrire: Jankovic va a tiro e pcoo ci amnca. Un minuto e si scende negli spogliatoi sullo 0-0. Il tutto mentre Conte si dimena a distanza, dietro a un vetro.

Senza variazioni sul tema (a parte nei rossoblu l'inserimento di Mesto per Sculli), la reprise è un susseguirsi di corner e pali con una continuità statistica impressionante, per gli appassionati del genere. Nota di merito va al taglio di Lichtsteiner e il suo tocco per Matri che si fa cogliere impreparato su questo pallone perfetto non riuscendo neanche a girarsi per coordinarsi e tentare il tiro. Nulla da fare. Vucinic, nella sua migliore interpretazione di questi secondi 45 minuti, colpisce di testa su cross di Pepe. Coglie la traversa con un Frey che assiste immobile. Anche Pirlo prova una conclusione improvvisa che il portiere genoano mette in angolo. Ancora il montenegrino fallisce in una ripetizione inspiegabile di quegli errori già studiati.

L'insistenza è ammirevole: Pepe in maniera ai limiti del parossismo tira contro il palo e segna poi. Una rete regolare annullata per una svista come dimostrano le immagini alla moviola. Si ribaltano gli equilibri, adesso. Viene lasciato spazio a Kaladze che diviene minaccioso e impegnativo per Buffon e in più l'episodio del tocco su Palacio di Marchisio. Finalmente si operano dei cambi: Elia, Del Piero e Borriello per dare fiato. Il tempo ha le sue ragioni e questi inserimenti a ridosso dello scadere producono un lieve effetto placebo. Il rigore negato per l'intervento di Pirlo su Rossi durante il recupero, poi, chiude una partita che non contribuisce a placare le polemiche sulla classe arbitrale. Anzi. Il silenzio stampa è la replica della società a questi avvenimenti.