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martedì 28 settembre 2010

Bravo Balotelli, il padre: "Da bambino era della Juve"


Mettiamo che nasci a Palermo da genitori ghanesi. Mettiamo che emigrano al Nord, in provincia di Brescia magari e che lì figliano ancora. Tu giochi bene a pallone e diventi Mario Balotelli. Sì, quello che giocava nel Lumezzane e che l'Inter decide di comprare. Ma tieni per il Milan di cui hai indossato la maglia solleticato da Valerio Staffelli di Striscia la notizia. E per disorientare a un certo punto rispondi alle domande dei cronisti con un possibile ni al trasferimento alla Juve quando è chiaro che Mou e la società non ti garbano più. Ti lasci sedurre dal Manchester City e da 3,5 milioni di ingaggio l'anno. Sei quello che porta addosso Padre Pio. Tuo papà, il padre naturale, ammette in un'intervista rilasciata a 'Diva e Donna' che tu - il bad boy - tifavi Juve. Come Roberto Mancini (io avrei voluto lui sulla panchina della Juventus, è noto).

"Mario oggi dice di essere milanista? Forse non ricorda che da piccolo era juventino, come me: giocavamo a calcio insieme e io ho sempre ammirato Del Piero perché è rispettoso e calmo". Continua: "Ai nostri figli insegnamo il rispetto degli altri. L'ho detto a Mario: 'Non litigare in campo'".

Poi è andata come è andata. E le note comportamentali non avranno giovato all'epoca del presunto interessamento di corso Galileo Ferraris che non gradisce forse le tue indisciplinate perdite di controllo. Nello spogliatoio e in campo. A cui neanche il Mancio, forse, avrebbe saputo porre gli argini. 


martedì 3 agosto 2010

Balotelli, una rottura che fa male (e non è a Toronto)

Via Balotelli che ne resterà dell'Italia che si farà? Che ne sarà della dichiarazione d'intento pronunciate a mezzo stampa dal neo commissario tecnico Cesare Prandelli? Che ne sarà di noi? La stagione a venire, più che prossima, sottrarrà alle nostre osservazioni le prodezze di Mario che ha preferito Manchester e Roberto Mancini.

Ho ritenuto un giocatore a perdere Mario Balotelli, fin dalla formalizzazione dell'incarico di Mino Raiola. Procuratore abile, astuto fino a risultare spregiudicato (vedi Nedved, Ibrahimovic, Maxwell), avrebbe indotto società cioè l'Inter (è in vendita, si sta sistemando i conti o cosa?) e giocatore a cambiare.

Perché affidarsi a lui, d'altronde, se non per rompere un legame che aveva un che di viscerale? Fin qui le domande, in una sorta di flusso di coscienza di inizio agosto, in una giornata afosa in cui l'attesa di un segno, di una nota, di una qualche dichiarazione che confermi quello che già si è interiorizzato giunga per chiudere una querelle fin troppo logora.

Eppure Mario, come osserva correttamente Roberto Baggio investito di questo ruolo federale per cui dovrà dimostrare qualcosa, depaupera con questa sua scelta la Serie A.

Sicuramente non l'Inter (che incasserà almeno 30 milioni di euro e magari una prelazione su giocatori di interesse come nel caso di Elano), ma il nostro scrivere, il nostro indugiare tra le righe in analisi cospicue e frementi sì. L'assenza di Balotelli si comprenderà più avanti, quando il solo Antonio Cassano saprà innescare quei meccanismi virtuosi che solleticano i fantasiosi del calcio. Le nuove linee hanno tutto da dimostrare. Ciro Immobile si misurerà con questa grande opportunità che rappresenta il Siena, Sebastian Giovinco (vicinissimo al Parma) vuole spazio per ricevere maggiore considerazione, Simone Verdi promette, Davide Santon ricomincerà da Benitez. D'estate ci si accende, d'inverno si comprende.

Mario, però, non è a Toronto. Problemi con il passaporto, dicono. Nulla di conforme, in questa serata agostana. Poco male, per sbarcare a Manchester non gli servirà.

martedì 19 gennaio 2010

Cori Balotelli, chiudere le curve non basta




La propaganda 'tolleranza zero' non ha forse esaurito la sua mera retorica? Dove finisce l'irritante reiterarsi dei cori da stadio per discutere di pericolosità sociale? Il proliferare tutto italico di leggi, leggine e leggione in qualunque materia tocca il calcio, gli stadi, i comportamenti scorretti ad esso collegati. Anche i cori all'indirizzo di Mario Balotelli. Ma con i risultati raccolti, se ha fatto - ha realizzato poco e malissimo.

Che non sia un problema legato alla Juventus, al ragazzo o alla tifoseria è ormai evidente se a discuterne sono il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e se quanto deciso dal giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, ha spaccato più che risolto le posizioni dopo quanto visto e sentito in Chievo-Inter. Come in dieci, venti, cento altri incontri. Non è solo calcio, parrebbe evidente a chiunque. Si chiudono le curve, si adottano sanzioni più restrittive, si inseriscono provvedimenti sempre più duri vedi l'interruzione delle gare che il ministro stesso ha chiesto alla Figc. Si discute di modello inglese, di uno stadio formato famiglia da importare dalla Germania. E' una storia già nota. E non solo se il tema è un pallone.