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venerdì 25 maggio 2012

Calcioscommesse: il proliferare di un pentitismo d'occasione. Bertani, l'amico di Gervasoni


Abbiamo una sola forza, una sola difesa: i fatti. Perché le parole sono importanti (tralasciamo la possibile accusa di citazionismo banale e prevedibile), perché le ricostruzioni puntuali restituiscono verità che, per quanto lacunose, appagano quell'esigenza di comprendere. E poi, perché vendere partite? Perché tirare in mezzo compagni, amici, colleghi? Il 31 maggio alle 9.30 inizierà il primo dei processi che ci attendono in quest'estate alleggerita da Euro 2012 e dalle Olimpiadi: 22 società. 61 persone di cui 52 giocatori, tra cui Cristian Bertani, attaccante della Sampdoria. Un giocatore imune dal pentitismo virale che pare essersi inflazionato all'indomani della dichiarazione del procuratore federale Stefano Palazzi a Bari, fuori dalla Procura guidata da Antonio Laudati.

Bertani è stato chiamato in causa da Carlo Gervasoni, uno dei collaboratori che ha fatto nomi, cognomi, indicato combine, suggerito il disegno dell'organizzazione che ha manipolato incontri di serie a come in altre categorie. Ecco, Bertani anche oggi ha continuato a parlare. A usare la parola per ribadire che quanto asserito dall'ex collega e che gli è costato il deferimento è supposto, non certo. Risponde così da sostenere la sua estraneità alle vicende, la sua convinzione che non sia stato il suo un caso isolato. Lo ha affermato a Radio Sportiva, lo ha ribadito a Sky Sport24. 

"Conte può stare tranquillo: Siena-Novara fu partita vera, ci si giocava la posizione in griglia per i playoff e loro la promozione. Quello che dovevo dire sulla partita l'ho detto in deposizione, Carobbio dice la sua""Ho visto e letto tante cose che non mi sono piaciute - le parole dell'attaccante, ora alla Samp ma deferito per il periodo Novara -. So che faccio un lavoro in cui sono sempre sotto i riflettori, ma sono stato condannato senza giudizio e in più sul mio conto non c'è una prova, a differenza di colleghi in cui ci sono intercettazioni compromettenti. Nel mio caso c'è solo un pentito, purtroppo un mio vecchio amico, che parla e parla sempre in terza persona. Col rapporto che avevamo me lo avrebbe detto direttamente, invece parla sempre per sentito dire: la cosa è poco chiara. La giustizia sportiva non può arrogarsi il diritto di decidere senza prova, e io dimostrare di non aver fatto, cosa non certo semplice""Altra cosa che mi ha lasciato perplesso - ha aggiunto -è che le accuse di un pentito sembrano la verità assoluta: il mio interrogatorio è stato molto blando, non incalzante o severo: loro avevano già deciso il mio destino. Si parla di 33 partite, io sono chiamato in causa in due sole di queste e mi contestano l'associazione a delinquere: in una delle due non ero neanche convocato. La scheda telefonica datami da Gervasoni? E' la sua parola contro quattro miei compagni che negano. Io lotterò fino all'ultimo secondo per salvaguardare la mia famiglia e i miei figli, non mollerò mai. Sono messo sullo stesso piani di Gervasoni, rischio la sua stessa condanna, è una cosa fuori dal normale"

Palazzi l’ha deferito, Gervasoni lo ha menzionato in terza persona, dice lui. Alla vigilia del processo, Cristian Bertani parla a Sky e si ribella alle accuse: "Il mio stato d’animo non può essere dei migliori. E’ un periodo molto delicato, dopo il deferimento con un’accusa pesante solo perché un mio amico dopo essersi pentito di quello che ha fatto e ha sempre parlato di me sempre in terza persona, per sentito dire e quindi una volta uscito il deferimento ero ancor più sorpreso di questa vicenda. Ci sono cose che non quadrano, Gervasoni viveva a casa mia, parla di me sempre in terza persona. Ci voleva poco, se era un capo di un’associazione, veniva a casa mia visto che la sua casa era a 500 metri da casa mia… e parlarmi direttamente. I soldi nell’asciugamano? Non voglio parlarne io, ma la direttrice dell’hotel, pochi giorni dopo ha fatto un articolo di suo pugno in cui nega tutto. E io non la conosco: “l’anno scorso noi Bertani l’abbiamo mai visto qui dentro a ritirare pacchi e asciugamani”. Io in quell’albergo non sono mai stato. Altro che asciugamenti o maglie. Perché sono finito in questa storia? Penso che quando sei con le spalle al muro, provi a tirarti fuori in ogni modo. Millanterie? Sembra sempre che quando parla un pentito dica sempre la verità e che sia oro colato… Il video dell’Aic l’ho visto, ce lo hanno mostrato, quello era una iniziativa importante dell’Aic per tutelare l’immagine del calciatore. Il video è toccante. Io so che il giudizio della gente arriva prima, nel nostro lavoro la stampa e i media sono quelli che ti possono portare alle stelle se va bene o ti buttano giù quando le cose vanno male. Io non ho mai scommesso in vita mia, mai. Mi piace giocare a carte, durante tutti i ritiri lo faccio sempre: io non scommetto su niente, sul calcio, sul tennis, su niente. La presa di posizione mia è stata d’accordo con la società, il deferimento che arriva nel momento più caldo: insieme abbiamo deciso che era meglio per me e la squadra non distogliere energie, ho preferito restare al di fuori delle partite. Non sono stato messo fuori rosa".



Il proliferare di pentiti nel calcioscommesse, in una visione così comune di do ut des, non scansa la diffusione del fenomeno e gli esiti fallimentari della giustizia nostrana a cui, stando a quanto affermato da Laudati, non sono stati supportati da pene adeguate. Per ora, pondero e valuto il punto di osservazione di Bertani che, come gli altri, verrà giudicato per quelle accuse formulate da Gervasoni. E rifletto su questo sistema fondato sui collaboratori, i suoi limiti e l'incertezza di dipendere in alcuni casi da costoro. Dalla loro, di parola. 

mercoledì 23 maggio 2012

Calcioscommesse: Semeraro iscritto nel registro degli indagati a Bari. Conte rinnova, senza timori


AIC CONTRO CALCIOSCOMMESSE: VIDEO ANTEPRIMA ANSA

Va così, in questa primavera delle Procure. Si fissano date, si iscrivono nuovi nomi nel registro degli indagati, si agevolano i collaboratori e i tecnici, in attesa di essere sentiti, rinnovano i contratti (fino al 2015 a tre milioni a stagione). Se a Cremona le affermazioni messe a verbale (desecretato, ricordiamo) da Filippo Carobbio hanno indirizzato gli inquirenti verso Antonio Conte con metodo, a Bari il quadro emerso dalle affermazioni di Andrea Masiello e i suoi amici scommettitori pare addirittura più inquietante per alcuni versi, ovvero per le implicazioni di personaggi della tifoseria organizzata e protagonisti di vertice nel mondo calcistico e nella società civile.

Di quel Bari-Lecce adesso conosciamo le premesse. il ruolo di Pierandrea Semeraro, ex presidente dell'Us Lecce, è messo a fuoco dai magistrati coordinati dal procuratore generale Antonio Laudati. Il nome di Semeraro è da qualche settimana iscritto nel registro degli indagati. Per frode sportiva. E gli atti che lo riguardano dovrebbero essere tra quelli acquisiti da Stefano Palazzi, procuratore federale.

Quanto riferito da Andrea Masiello al pm Ciro Angellilis non è stato mai tralasciato, mai sottovalutato dai magistrati baresi che seguono il filone pugliese dell'inchiesta calcioscommesse. Fin da quando decise di ammettere il suo coinvolgimento nella manipolazione di alcuni incontri, nel febbrario scorso nel corso degli interrogatori a cui venne sottoposto. Ammise che quel derby, quel Bari-Lecce  del 15 maggio 2011 era falsata.

Truccata. E, successivamente, che questa vendita illegale aveva fruttato una cifra impensabile. Così era stato rivelato che un amico di Carella, riconosciuto in Carlo Quarta, aveva preso parte agli incontri, e che poi avrebbe avuto contatti anche con l'avvocato Andrea Starace, presente al momento della consegna della somma.

Per quella partita sarebbero stati versati 230.000 euro. La prima parte ammontava a 50.000 che sarebbe stata versata in un incontro all'Hotel Tiziano di Lecce a cui sarebbe stato presente Starace. Le altre parti sarebbe state versati durante i famigerati incroci presso la stazione di servizio sulla tangenziale di Bari e da Quarta a Masiello in una località del nord dove l'ex difensore biancorosso e dell'Atalanta viveva all'epoca.

Dietro questi emissari a muovere le fila e a elargire queste somme cospicue ci sarebbe stato Semeraro, espressione della società salentina che con quel derby si giocava la salvezza. Rivelazioni che sanciscono la quasi conclusione del secondo filone d'indagine per Laudati e i suoi collaboratori. Per i tre pentiti si profilano la libertà e il patteggiamento di pena, in riconoscimento della loro disponibilità a collaborare da parte della autorità giudiziaria.

Per Semeraro e gli altri, invece, la storia è tutta da scrivere da parte degli inquirenti. Saranno i diretti inetressati, a questo punto, a doversi esporre e a richiedere di essere sentiti per chiarire le rispettive posizioni in questa vicenda sempre più sporca. Per il Lecce, il futuro non riserva nulla di buono. Non preoccupa la Juventus quanto asserito da Carobbio in merito al ruolo di Stellini e Conte, pronto a siglare il rinnovo.

Squalifica, audizioni, rivelazioni: intanto si firma, poi quando sarà tempo di vagliare alternative si studierà l'alternativa. Il suggerimento, a cui indirizzano frasi e posizioni da parte dell'allenatore e della scoietà, sarebbe questo.

venerdì 18 maggio 2012

Calcioscommesse, Carobbio coinvolge Conte: "Sapeva delle combine"



Sul pentitismo rateizzato nutro una certa diffidenza, derivante da una reiterata enucleazione di casi costruiti sulle rivelazioni d'occasione, poi ribaltati dagli accertamenti della magistratura che ricordano la necessità di porsi dalla giusta distanza rispetto ad accuse e dichiarazioni. Nel caso di Antonio Conte, tirato in ballo dal pentito Filippo Carobbio nell'inchiesta calcioscommesse precisamente durate l'interrogatorio del 29 febbraio scorso (oggi desecretato) va acquisito il suo nome tra quelli inseriti nel fascicolo dei giudici della Procura di Cremona, che ritiene l'ex giocatore del Siena attendibile.

Conte è stato accusato, al pari del suo collaboratore Stellini stando a quanto asserito da Carobbio, di aver avuto notizia della combine relativa a Novara-Siena finita 2-2 e a AlbinoLeffe-Siena, conclusasi 1-0. Non solo.

Dall'articolo del quotidiano sportivo, si evince che l'allenatore della Juventus sarebbe stato parte attiva nell'organizzazione del risultato artificiale dell'incontro con il Novara: addirittura avrebbe dato indicazioni in tal senso durante la riunione tecnica. 

La prima contro il Novara risale al 30 aprile 2011: "Ci fu un accordo per il pareggio e in effetti ne parlammo durante la riunione tecnica. Eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarci di conseguenza durante la sfida - queste le dichiarazioni, riportate dalla Gazzetta, di Carobbio al pm Roberto Di Martino - Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci disse che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara. Non sono certo su chi si accordò per primo, ma Drascek venne nel nostro ritiro e ne parlò con Vitiello. Quello è stato il contatto iniziale, ma poi fu comunicato all'intera squadra e io ne discussi in campo prima del match con Bertani e Gheller, giocatori del Novara". 

Il secondo illecito sarebbe invece stato relativo alla sfida con l'Albinoleffe, persa dal Siena già promosso in Serie A a Bergamo contro una squadra a caccia di punti nella lotta salvezza: "Al termine di Siena-AlbinoLeffe dell'8 gennaio 2011, l'allenatore in seconda, Stellini, chiese a me e a Terzi di contattare qualcuno degli avversari per prendere accordi sulla partita del ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse maggiormente bisogno - racconta Carobbio - Ne parlai con Garlini, un senatore dell'AlbinoLeffe, e Terzi che contattò Bombardini, entrambi mostrarono la loro disponibilità". 

"Nel tardo pomeriggio, o in serata, del giorno prima della gara AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio, ci fu un ulteriore incontro fuori dal nostro albergo del ritiro al Park hotel di Stizzano, in provincia di Bergamo. Vennero Sala, Passoni e Poloni, quest'ultimo collaboratore tecnico dell'AlbinoLeffe, che s'incontrarono con me, Nando Coppola e un altro del Siena che non ricordo - aggiunge il calciatore - In quell'occasione ci accordammo per dare i punti all'AlbinoLeffe che ne aveva bisogno per andare matematicamente ai playout, ma chiedemmo di limitare la sconfitta a un solo gol di scarto, possibilmente 1-0. Sia per cercare di mantenere la miglior difesa, sia per evitare clamori per un risultato eclatante. In settimana si parlò molto tra società, calciatori e allenatore sull'accordo raggiunto. Qualcuno voleva vincere, nella speranza di arrivare primi e conseguire il premio previsto. Ma alla fine fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, nel lasciare la vittoria all'AlbinoLeffe".

Sempre nell'interrogatorio Carobbio ha chiarito come tutta la società del Siena fosse a conoscenza delle combine, da qui il coinvolgimento della stessa: "Alla riunione tecnica partecipavano l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il collaboratore. E' evidente che la società fosse al corrente degli accordi. Tutte le componenti partecipavano a questi discorsi. Ricordo di averne anche parlato con Daniele Faggiano, che è un dirigente, braccio destro di Perinetti.  A fine campionato certi accordi sono prassi tra i club: si tratta di meccanismi più grandi di me", ha puntualizzato il giocatore.

Accuse, ripeto, che richiedono riscontri puntuali visto il peso delle affermazioni messe a verbale. Per il tecnico, il cui ruolo sarebbe così mutato anche dal punto di vista del Codice di Giustizia Sportiva, il rischio di una squalifica ben più pesante di quella prevista per l'omessa denuncia si presenta nel momento della massima consacrazione della sua carriera da allenatore. Stefano Palazzi, procuratore federale, ascolterà plausibilmente Conte dopo la finale di Coppa Italia compatibilmente con gli impegni del primo processo che prenderà il via dal 31 maggio.
Va aggiunto, per completezza, che la ricostruzione di Carobbio è stata peraltro smentita da altri giocatori del club toscano: Terzi, Vitiello e Ficagna. Sarà il processo previsto per luglio a sancire una verità che sembra fino a questo momento ancora incompleta e lacunosa.



mercoledì 9 maggio 2012

Deferimenti Calcioscommesse: colpite anche Atalanta, Siena, Novara



Ricapitolando: Atalanta, Novara e Siena. Tre sono le società di Serie A deferite per responsabilità oggettiva, come riporta con una enucleazione puntuale la nota stampa pubblicata dalla Figc. Si tratta di chiudere con una tempistica ragionevole il primo processo che dovrebbe celebrarsi entro la fine del mese per procedere poi a imbastire quello che verrà. Quello che presuppone nuovi deferimenti che deriveranno dall'acquisizione degli atti dalle procure di Bari e Napoli.


Volevamo i nomi. Li abbiamo. Aspettative diverse? Nient'affatto, perché da quanto trapaelato non poteva essere altrimenti o, almeno, non si riusciva a figurare uno scenario meno prepotente. Di queste 22 società, scorrendo l'elenco, se ne annotano alcune più importanti di altre. Vedi Atalanta, vedi Novara, vedi Siena. Ricoprono ruoli preminenti negli affari di Lega e gestione dell'industria calcio. E nel caso della società bergamasca già sconta nel campionato in corso 6 punti di penalizzazione.


Le partite truccate risultano 33: 29 di Serie B e Lega Pro, 2 di Tim Cup, due di Coppa Italia di Lega Pro. Le società di Serie B deferite risultano 10: Albinoleffe, Ascoli, Pescara, Empoli, Grosseto, Livorno, Modena, Padova, Reggina e Sampdoria. Soltanto l'Empoli per responsabilità presunta, le altre ai sensi del codice sono colpite da responsabilità oggettiva.


Risponderanno di questo e risponderanno davanti alla Commissione Disciplinare dei reati contestati, in base all'art. 9 del Codice cioè per associazione per illeciti sportivi e scommesse illecite alcuni nomi che sono ricorsi con estrema frequenza in questi due intensi mesi di attività: Luigi Sartor, Cristiano Doni, Filippo Carobbio, Alessandro Zamperini, Cristian Bertani, Mario Cassano. Tutti personaggi di primo piano secondo quanto delineato dal filone cremonese dell'inchiesta accusati: 

della violazione di cui all’art. 9 C.G.S. perché si associavano fra loro, in numero di tre o superiore a tre, e con altri soggetti, fra cui quelli già deferiti con provvedimento del 25 luglio 2011 e giudicati responsabili dagli Organi giudicanti della FIGC, al fine di commettere una serie indeterminata di illeciti disciplinari, fra i quali illeciti sportivi ex  art. 7 CGS e effettuazione scommesse illecite ex artt. 1 e 6 CGS, come dimostrato dalle specifiche contestazioni mosse ai suddetti associati che vengono integralmente richiamate, operando con condotte finalizzate ad alterare il regolare svolgimento e il risultato di gare dei campionati nazionali con lo scopo di illecite locupletazioni o mediante dazioni di denaro costituenti il compenso per l’illecita attività posta in essere ovvero mediante scommesse dall’esito sicuro perché realizzate su gare combinate. Programma perseguito con un assetto stabile e con una distribuzione di ruoli. In epoca anteriore e contestuale ai fatti evidenziati nel presente procedimento e, comunque, per tutta la durata corrispondente ai singoli fatti in odierna contestazione. Su tutto il territorio nazionale e con contatti di natura internazionale. 


Vendersi, vendere una delle partite da quanto si legge poteva avere un costo variabile, anche di soli 5.000 euro. Una sorta di tariffario con modalità di accordo e di specifiche di linguaggio estremamente creative tra i giocatori, entrature che costituivano l'anello di congiunzione indispensabile per il gruppo degli zingari o dei bolognesi. Ma le modalità, i soprannomi e il loro gergo meritano una declinazione specifica. Come molti risvolti di quanto ricostruito da Palazzi e dalla procura di Cremona.

martedì 24 aprile 2012

Calcioscommesse: Lalic e quelle combine confermate

Ieri sera i primi, brevi resoconti di una giornata di interrogatori a Cremona. Della giornata di Dino Lalic. Sloveno, membro di spicco del gruppo degli zingari incaricato - stando a quanto di legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Guido Salvini - di contattare i giocatori 'disponibili'. Il ruolo non va spiegato oltre. Lalic, ex portiere, è un personaggio di primo piano nella struttura del nucleo che raccordava l'Italia alla rete estera. Celavi, così come viene chiamato, è in Italia da giovedì dopo aver scontato un anno di reclusione a Zagabria una pena inflittagli per vicende simile. Per un calcioscommesse versione balcanica, insomma.

Davanti al gip, Lalic - riporta l'agenzia di stampa ANSA - avrebbe confermato l'identità delle sue entrature. "Erano Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio a darci informazioni sulle partite truccate in cambio di denaro". Il giocatore del Piacenza e quello dello Spezia informavano lo sloveno, procedendo alla combine. Così per sei partite, quelle indicate nell'ordinanza: Brescia-Mantova, Grosseto-Reggina (sulla quale gli zingari scommisero ma persero), Empoli-Grosseto e Grosseto-Mantova (sulle quali non effettuarono scommesse), Cittadella-Mantova e Ancona-Grosseto (su cui scommisero e vinsero), incontri disputatisi nel 2010.

Tutti e tre gli 'zingari' sentiti a Cremona hanno indicato nell'ex portiere del Chiasso, Almir Gegic (latitante), l'"intermediario" con i giocatori italiani, mentre Lalic ha ammesso sì di aver incontrato Tan Seet Eng, detto Dan, a capo dei finanziatori del giro delle scommesse di Singapore ma per ragioni diverse dai taroccamenti delle partite. I due si sarebbero  incontrati per trattare giocatori dell'Est europeo intenzionati ad andare a giocare in Asia. Su Carobbio e Gervasoni, però, Lalic, a detta dei suoi legali, Marcello Ceccherini e Kresmr Krsnic, è stato "chiarissimo": "Da loro comperavano notizie sulle partite per scommettere in Serbia, Croazia, Austria e Ungheria".

Un particolare interessante in chiave investigativa che si traduce per gli 'zingari', quindi, nella possibile scarcerazione con divieto di soggiorno nelle regioni dove operavano, cioè Lombardia, Toscana, Veneto e Marche. Ma anche conferme rilevanti per Salvini dopo gli interrogatori di Gervasoni e Carobbio che hanno indirizzato le indagini verso un nuovo filone.

Se ci fossero ulteriori riscontri a questi contenuti, uniti a una rogatoria giunta dall'Ungheria in cui si parla del presunto taroccamento di Lecce-Lazio, si potrebbero rileggere addirittura le prime due fasi dell'inchiesta Last Bet investendo personaggi forse ancora da decifrare. Con quegli arresti annunciati e di cui ancora non si ha notizia da Cremona.


Intanto, da Roma arriva la notiza, precisamente con una nota apparsa sul sito della Figc con cui si ufficializza il rinvio dell'audizione del presidente del Siena, Massimo Mezzaroma chiamato in causa proprio da Carobbio. 

domenica 22 aprile 2012

Calcioscommesse: quanto rischia Conte? Che cosa dice il Codice di giustizia sportiva

Non mi interessa ricadere in una delle categorie in cui, semplicisticamente, si declinano gli opinionisti e gli specialisti del genere. Mi riferisco alla dicotomia tra giustizialisti e garantisti così inutile in questo quadro sofferente. Preferisco appellarmi al Codice. Di Giustizia Sportiva, tanto per non trascurare le specifiche postille e fugare ogni dubbio. Preferisco capire che cosa prevede il nostro apparato normativo qualora quanto asserito da Filippo Carobbio in merito ad il suo ex tecnico ai tempi del Siena, Antonio Conte, rispondesse all'esatta sequenza dei fatti. Preferisco capire, quando si rischia di imputare a Conte responsabilità che non gli sono proprie con tutti i limiti della giustizia sportiva (per non parlare di quella ordinaria). 


L'allenatore della Juventus, che ha preferisco ricorrere alla strategia comunicativa dell'aggressione ieri in conferenza stampa esprimendo disponibilità ed estraneità, deve fronteggiare una pressione duplice e sul fronte del campionato e su quello dell'inchiesta della procura federale che il 26 aprile prossimo dovrebbe chiudere il capitolo audizioni. L'intenzione di Palazzi pare sia quella di un'estate di processi. E forse, prima che si celebrino gli stessi, avrebbe senso comprendere quale sia la versione di Conte. Vedremo. A riprendere il codice, a disciplinare il Divieto di scommesse e obbligo di denuncia è l'art. 6 che al paragrafo 6 specifica in merito a chi ha notizia di reato che:
Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 5, comporta per i soggetti  di cui all’art. 1, commi 1 e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 3 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 15.000,00.
Illecito sportivo e obbligo di denunzia costituiscono la materia delle norme all'art.7 che inquadra in maniera più aderente la situazione:
Art. 7
Illecito sportivo e obbligo di denunzia 
1. Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo.
2. Le società e i soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che commettono direttamente o che consentono che altri compiano, a loro nome o nel loro interesse, i fatti di cui al comma 1 ne sono responsabili.
3. Se viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi dell'art. 4, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere h), i), l) dell’art. 18, comma 1, salva l’applicazione di una maggiore sanzione in caso di insufficiente afflittività.
4. Se viene accertata la responsabilità oggettiva o presunta della società ai sensi dell'art. 4, comma 5, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere g), h), i), l), m) dell’art. 18, comma 1.
5. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, riconosciuti responsabili di illecito sportivo, sono puniti con una sanzione non inferiore all'inibizione o alla squalifica per un periodo minimo di tre anni e con l’ammenda non
inferiore ad euro 50.000,00.
6. In caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito, le sanzioni sono aggravate.
7. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che comunque abbiano avuto rapporti con società o persone che abbiano posto o stiano per porre in essere taluno degli atti indicati ai commi precedenti ovvero che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno di detti atti, hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC.
8. Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 7, comporta per i soggetti  di cui all’art. 1, commi 1 e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 6 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 30.000,00.     
Questo quanto prevede la legge, quanto verrà deciso è altra cosa. Per Palazzi e i suoi collaboratori (12, tanto per rendere l'entità dell'inchiesta) sono maturate le condizioni per i primi deferimenti che si attendono per inizio maggio. Certo, saranno con ogni probabilità i primi dato che le inchieste delle procure di Bari e Napoli offriranno ancora spunti per la procura federale con il rischio di prospettare una giustizia più che parziale a scadenze fisse.  Qualche collaboratore, pentitosi di aver ricoperto ruolo attivo nella rete del calcioscommesse, ha fornito indicazioni utili alle indagini. Se ne terrà conto, come si terrà conto - qualora le confessioni di Carobbio, Gervasoni, Doni venissero confermate - delle mancanze da parte dei singoli e delle società. I nomi di quei giocatori che non hanno parlato si sono letti tra atti e giornali in un numero esorbitante. Che ne sarà di loro? Che ne sarà di quelle società - comprese quelle di Serie A - che vengono investite da questa storiaccia? A quasi un anno di distanza da quella conferenza stampa a Cremona, la sensazione è che ancora una volta avremo classifiche stravolte e punti di penalizzazione. 
  

sabato 21 aprile 2012

Calcioscommesse: il caso Conte e i rischi in termini di squalifica

Se quanto riportato oggi dai quotidiani fosse accertato, verificato con prove inequivocabili ci misureremmo con la constatazione di una contaminazione tale del sistema da non riuscire a porre rimedio tramite le attuali sanzioni. La notizia è che, secondo quanto si legge su Repubblica e La Gazzetta dello Sport, Antonio Conte tecnico della Juventus avrebbe ricevuto informazioni in merito al tentativo di combine all'epoca del Siena come già emerso in precedenza e su cui lo stesso allenatore si è espresso in conferenza stampa - dunque pubblicamente - all'indomani dell'esplosione mediatica del caso.




Quindi, dagli interrogatori di Carobbio davanti al procuratore federale Stefano Palazzi e al pm Roberto di Martino di Cremona, emergerebbe (il condizionale è d'obbligo in considerazione del fatto che i suddetti verbali sono secretati) che Conte sapesse delle combine. Così fosse provato, la guida tecnica della Juventus in corsa per il titolo verrebbe accusato di omessa denuncia. Soffermiamoci su questo punto: da un punto di vista penale, con le poche informazioni disponibili, non gli sarebbe imputabile nulla mentre in quanto tesserato avrebbe mancato poiché non ha informato la procura federale del contatto e delle possibili manipolazioni su quel match all'epoca del Siena. Il tutto - ricordiamo - mentre si discute del suo rinnovo.


LEGGI REGOLAMENTO FIGC
LEGGI CODICE GIUSTIZIA SPORTIVA


Carobbio, ex giocatore del Siena allenato dall'ex tecnico della Juventus, avrebbe fatto il nome di Conte che a suo dire avrebbe saputo della combine (insieme con il vice Cristian Stellini, che lo ha seguito nello staff tecnico a Torino) di almeno una gara del Siena. Sotto la lente delle procure sono diverse gare della squadra toscana: sulla Gazza e Repubblica vengoni citate oltre a Novara-Siena, Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0, Siena-Ascoli 3-0, AlbinoLeffe-Siena 1-0. A cui si aggiunge il filone che riguarda la società e il versamento di un compenso a due giocatori del Modena per cui Palazzi ha convocato il presidente Massimo Mezzaroma il 26 aprile prossimo, data che potrebbe slittare come detto anche qui a causa dei problemi di salute del numero uno. Mezzaroma, stando a quanto riferisce il club in una nota stampa sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico a Vienna.


Quanto affermato da due tra i più importanti collaboratori in queste indagini andrà supportato dai fatti, da prove incontrovertibili. E i verbali secretati di Carobbio non consentono ad oggi di delineare la posizione dei singoli tirati in ballo. Dal punto di vista della giustizia sportiva potrebbe bastare poco altro per il nodo dell'omessa denuncia, un punto già complesso in sé la cui criticità si è palesata in precedenza quando è emerso che Paolo Cannavaro e Gianluca Grava avrebbero ricevuto una proposta di combine da parte dell'ex portiere del Napoli Matteo Gianello. I due giocatori hanno ribadito di non aver mai ricevuto proposte in tal senso. Per Simone Pepe, citato però da Andrea Masiello il pentito del filone barese dell'inchiesta, le implicazioni relative alla omessa denuncia per la partita Udinese Bari (finita 3-3) della stagione di serie A 2009/2010 sarebbero le medesime.


In precedenza per simili questioni la squalifica commisurata è stata di 12 mesi: questo quanto realisticamente si può rischiare (il tutto va contestualizzato, ovviamente) anche se è da capire se sarà così e che ne verrà da quanto trapelato. Di sicuro c'è che il procuratore Palazzi ha dettato i tempi e sancito che  i deferimenti sono pronti. Il che lascia intendere che anche la prossima estate sarà una stagione di processi. Come lo fu quella del 2006, è da verificare.

mercoledì 18 aprile 2012

Calcioscommesse: Gianello getta altro fango, Grava e Cannavaro a rischio. Presto nuovi indagati a Cremona



E' uno scenario apocalittico quello del calcio nostrano: paesaggi spettrali spogliati da quel dolore (autentico o fittizio) per la morte inspiegabile e ingiusta di un giocatore di 25 anni, Piermario Morosini, in cui alle ragioni umane si rinuncia volentieri per uno spezzatino che ben si concilia con le esigenze televisive. Va così, tra il sistema che scende a compromessi con la leggerezza dell'opportunità e l'enucleazione più morbosa e fastidiosa di quanto continua a emergere dalla diverse inchieste sul Calcioscommesse. Per uno strano incrocio, fatto di atti, indagati e verbali questa mattina pareva dominante nelle cronache la questione Gianello e di Napoli. Stasera è più di Cremona che si dovrebbe parlare.


Una guerra tra procure? Nulla di più remoto, vista la penetrazione indistinta del malaffare in ogni serie e a livello ai limiti del dilettantismo. Banalmente, la giornata si è aperta con il recupero di una storia nota in parte e che vede coinvolto Matteo Gianello, ex portiere del Napoli personaggio di primo piano nell'inchiesta della magistratura napoletana, da parte della Gazzetta dello Sport che ha pubblicato i contenuti di un interrogatorio che vide l'ex estremo difensore azzurro. Gianello avrebbe ammesso davanti agli inquirenti che anche alcuni compagni, Paolo Cannavaro e Grava nello spogliatoio furono messi al corrente della sua intenzione di modificare l'andamento della gara. La partita era quel Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, che si concluse 1-0.




Una combine. Nel lungo interrogatorio al quale è stato sottoposto l'allora portiere di riserva della formazione napoletana, indagato dalla Procura del capoluogo campano insieme ai fratelli Michele e Federico Cossato e a Silvio Giusti (tutti ex calciatori), è emerso che altri giocatori erano al corrente del tentativo di truccare l'incontro. Si rifiutarono, ma non denunciarono agli organi deputati di essere stati contattati nel tentativo di alterare l'esito di quella partita decisiva in chiave Champions League. Ora rischiano per omessa denuncia, come il Napoli: la società verrebbe investita in virtù della responsabilità oggettiva.


La Procura federale chiederà gli atti e procederà nei confronti dei due giocatori secondo quanto indica il Codice di Giustizia Sportiva: per Cannavaro e Grava le conseguenze potrebbero essere significative, mentre il Napoli non dovrebbe rischiare molto. 


L'avvocato di Gianello, Vincenzo Siniscalchi tiene a precisare che non si tratta di novità in senso proprio: “La notizia emersa stamani sulla Gazzetta dello Sport è molto vecchia e riguarda l’interrogatorio di Gianello che a suo tempo era secretato e che non ha avuto fino a questo momento nessuna conseguenza. L’indagine è ancora in corso, non è stata chiusa ma Gianello non è più stato convocato né per riscontri, né per fare confronti. Non credo ci siano motivi di preoccupazione sia a livello penale e sia per ciò che concerne la giustizia sportiva. Per avere degli sviluppi, una circostanza del genere, dovrebbe avere conseguenza almeno sul piano della giustizia sportiva”.


L'agenzia di stampa ANSA, in serata batte poi una notizia decisamente più interessante della stessa di nuove partite sospette indicate oggi da Filippo Carobbio alle 20.38. Secondo il contenuto di questo dispaccio il registro degli indagati della procura di Cremona è destinato ad arricchirsi di nomi nuovi, precisamnete quelli fatti da Carlo Gervasoni dopo quell'interrogatorio del 12 marzo scorso che ha segnato il prosieguo delle indagini anche sul versante della giustizia sportiva.

Procura federale che ha apportato qualche variazione al calendario: il ds Massimo Taibi verrà sentito il 26 aprile, il rinvio a data da destinarsi per la deposizione del calciatore del Torino Giuseppe Vives e l'anticipo delle audizioni dell'atalantino Ciro Polito (domani) e del leccese Daniele Corvia (spostata a giovedi' 19). Rinviate quelle relative a Antonio Benfenati e a Federico e Michele Cossato.