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mercoledì 28 luglio 2010

Juve: doppia rabona cult


Juve, la comica della doppia rabona...
Caricato da Almiron. - Guarda altri video di sport estremi.

Fenomeni da Juventus: Diego rabona, Pasquato s-rabona. La Vecchia Signora vista dal ventre del calcio scritto pare in evidente carenza di creatività, se non di emulazioni ad alto tasso di goffagine. Eppure il primato di visualizzazioni su YouTube e Dailymotion, per citare due tra i più noti operatori di video sharing, consola.

Consola quanti di questa industria non desiderano più parlare, non assistere (magari) alla reiterazione rappresentativa della moviola disturbati dall'analisi postuma. Quegli stessi ingurgitano golosi le comiche delle amichevoli estive, dei raduni e dei ritiri. Per deridere una scuola in decadenza senza ragionare più di tanto sullo stato di sanità di questo universo-sfera.

Il pluralismo del fermo immagine ci impartisce la lezione della difficoltà applicativa del regolamento, della sua messa in scena e in campo nonostante la variante dei casi con minuziosi schemi da manuale, e ci educa all'estetica dello sport. Non si può solo svilire per dimenticare - momentaneamente - tutto il resto. Di calcio si discute, si costruisce una dialettica attorno agli episodi, si contribuisce al processo di edificazione (del linguaggio) dell'opinione pubblica di un Paese. Non si gioca più, quando si tratta di pallone.

“Rinuncia al tuo potere di attrarmi e io perderò la volontà di seguirti”.

domenica 16 maggio 2010

Mou, un uomo solo al comando



Il profeta di Setubal
che lacrima. Il profeta di Setubal in disparte. Il profeta di Setubal che riflette - solo - sul pullman della squadra. Special lo sa essere con quel tanto di stucchevole che ai cultori della materia garba, poiché l'altezzosità linguistica quanto la comunicativa dirompente si rivelano vezzi graditi alla critica.

Io ti attendo, Mou. Perché tu esca da questo calcio decadente - il nostro - da vincente devi dimostrarmi che il secondu titulo non ti appaga. Che quella pulsione ti muove creando spasmi non arginabili con uno scudetto. Che aspiri all'unicità. Che ciò sia popolare, addirittura banale.

Nota inutile e banale
sulla stagione appena conclusa
Tengo: Leonardo, Diego, Alessandro Del Piero, le conferenze stampe di Mou, la lealtà di Iaquinta, la riapertura di Calciopoli.
Butto: il vergognoso tifo della violenza, il qualunquismo linguistico, le interviste ammaestrate, l'interismo oltre ogni misura, l'insabbiamento delle intercettazioni, la dissoluzione di una società fondata sullo stile e sull'onore.

giovedì 13 maggio 2010

L'anno senza scudetto



Non vedo: "Lo scudetto 2006 non l'ho assegnato io".
Non sento: "devono smetterla di dire queste cose".
Non parlo: "Io non intervengo mai, ma c'è molta gente che farebbe bene a tacere".

Guido Rossi, commissario della Federcalcio a margine di un convegno all'Università Bocconi di Milano, in merito all'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter.

lunedì 10 maggio 2010

Scacco al re (come e perché si chiese la revoca dello scudetto)




In un mondo perfetto, a una mossa corrispondono una o più ragioni che l'hanno prodotta.

Lo scempio che si è consumato all'Olimpico, nel corso del match contro il Parma di una Juventus offesa e ridicolizzata, trascende l'immaginabile.

Cinque minuti di interruzione. Lancio di fumogeni e petardi da una curva all'altra. Surreale. Il capitano, Alessandro Del Piero, si porta sotto la curva. Parla ai tifosi. Negozia, investito di un ruolo - quello di mediatore - in un conflitto che si consuma all'interno di uno stadio in una domenica di maggio. E' Torino. La sconfitta è giusta. Meritata.

Nel consiglio di amministrazione, convocato oggi nel lunedì della ripresa dopo il venerdì nero in Borsa (il club è quotato, ricordiamo), si decide quanto sussurrato fino a pochi istanti prima. Andrea Agnelli presidente, Roberto Bettega e Alessio Secco defenestrati, Beppe Marotta nuovo direttore generale con il fido Fabio Paratici, uomo mercato, e avvio delle azioni volte presso le sedi competenti alla revoca del titolo 2005-2006 assegnato all'Inter dal commissario Guido Rossi dopo l'indicazione della commissione dei tre saggi.


Nella nota ufficiale pubblicata sul sito della società - quella che si attendeva fosse assunta nel 2006 e sconsigliata pare da Luca Cordero di Montezemolo - la posizione non lascia spazi a interpretazioni: "il Consiglio di Amministrazione della Juventus ha deliberato di inviare ai presidenti di Coni e Figc, alla Procura Federale e al Procuratore Federale Capo un esposto nel quale si richiede la revoca della decisione di assegnare lo scudetto della stagione 2005-2006. Come aveva anticipato John Elkann lo scorso 29 aprile, la Juventus chiede dunque un trattamento equo. La premessa del documento è infatti che «il movimento sportivo si basi e si fondi sulla lealtà tra - e nei confronti de - gli affiliati, nonché sulla equità e parità di trattamento»".

Si accantona una stagione e un progetto fallimentari per intraprendere un nuovo corso. Luigi Del Neri si è candidato, ha un contratto annuale. E' la dote di Marotta. Rafa Benitez chiede troppo, più dei 4 milioni di euro della Juventus. Chiede troppo anche al Liverpool per coprire quanto dovrebbe ai collaboratori che non potrebbe portare a Torino. Sarà più provinciale che Reds, questa macchina della prossima volta. Che sia rifondazione, che sia semplice revisione non vale che quanto una rottazione.

E sì, questo non è un mondo perfetto.






martedì 2 marzo 2010

Iaquinta, quell'uomo in più?



Palermo deve essere ricordata. Il Palermo e il gol di Miccoli debbono essere materia di studio nell'accademia della dissoluzione della Juventus rifondata. Zac potrà lamentare l'impossibilità di inserire centrocampisti degni di nota perché 'non ci sono i cambi'. Si gioca tutti e tutte le partite. Che sia campionato, Champions, Europa League, Coppa Italia. Nessun alibi e siamo meno buoni (e ipocriti).

Manca un uomo di qualità come Mauro German Camoranesi. ma quello che non c'è, quello che manca è l'attaccante dell'ultimo minuto. Quattro mesi per un menisco paiono spropositati. In questi ultimi quattro mesi si è vista anche la negazione di quanto sostenuto con convinzione. Torna Cecè. Diego avrebbe così deluso ieri se ci fosse stato Vincenzo Iaquinta? Io credo di no.

giovedì 4 febbraio 2010

Che ne sarà di Ciro (Ferrara)



Mentre ascolto lui parlare ( e io di lui, ritratto in questa foto, sono infatuata) rifletto sul destino ingrato di Ciro. Dalla Nazionale alla Juventus. Da mister a sollevato dall'incarico (una nuova forma di flessibilità nello Stato ove tale condizione non ricade nella disoccupazione frizionale). Da Napule a corso Galileo Ferraris (non vale spendere neanche le coordinate).

"Non credo proprio che tornerà in azzurro, lui ora si sta riposando. Lasciamolo recuperare con calma". Sarà paziente abbastanza perché si compongano gli assetti dell'organigramma della Juventus che verrà, quella delineata in un disegno più che futuribile, unico e necessario. Un conseguente divenire per non soccombere mentre si tenta, a fatica e con inquietudine, una risalita. Avevano detto che cinque anni sarebbero bastati. Nel mentre alcuni errori di percorso, perdonate, sono peccati di supponenza che hanno consumato tempo e spazi quando tempi e spazi si contraggono. E impongono di non perseverare.


Nota: Giorgio Chiellini - che stimo e apprezzo moltissimo - promette di rimanere alla Juventus. Spero glielo consentano.

sabato 30 gennaio 2010

Pensieri e parole



Se un giocatore (Giorgio Chiellini) che incarna anacronisticamente (visto quanto si è consumato) lo stile Juve scrive pensieri che vengono tradotti in parole così, per quanto misurate, che cosa ci si deve aspettare?

Juve, Zac-chettatore o anche long seller. Fate voi



Cronaca di un esonero annunciato (Ferrara) e di un sostituto altrettanto noto (Zaccheroni). I colori dello stile Juve sbiadiscono controluce.

"La Juventus - recita il comunicato - ha sollevato dall’incarico l’allenatore Ciro Ferrara. La guida tecnica della squadra è stata affidata ad Alberto Zaccheroni. Il nuovo allenatore dirigerà il suo primo allenamento alle 15". Ciro rimane in famiglia. Quella che lo ha immolato accollandogli responsabilità che andrebbero condivise.

"Con Zaccheroni abbiamo trovato l’accordo per questa stagione ma anche, eventualmente, per il prossimo anno. Dipenderà dai risultati. Opzione che gli abbiamo proposto noi dirigenti, non è stata una sua richiesta". Bettega dixit. Che la Champions, condizione posta da Rafa Benitez e dall'investimeno che implicherebbe il suo ingaggio, non sia così scontata?

mercoledì 27 gennaio 2010

Zac, il traghettatore



Quando le conferme arrivano da più e più fonti ecco che tutto si ribalta. Ciro (a cui voglio bene) sarà anche un 'Dead Coach Walking' (mai definizione fu più appropriata, merito di Fabrizio Bocca), ma chi conduce il gioco pare incerto anche quando le alternative si limitano (eccome). Dunque, Alberto Zaccheroni sarebbe stato contattato. E' il traghettatore. In attesa che el Rafa (Benitez) valuti e accetti le condizioni economiche che gli verranno sottoposte. Il suo contrattino con il Liverpool c'è, il suo ingaggio da manager (figura più complessa di un semplice allenatore) corrisponde a circa 4,5 milioni di euro, il suo staff pare sia costituito da quindici fedelissimi che lo seguono ovunque vada. La soluzione agilissima non è. Intanto Roberto Mancini con il Manchester City convince, si aggiudica Marco Motta e si prenota pure Anto' (Cassano, un genio). Rimpianti? Nessuno lo ammetterà, nonostante la sua disponibilità ad essere investito dell'arduo compito che declinare sia stato un errore.

In corso Galileo Ferraris proseguono i contatti, le telefonate, le valutazioni con tanto di consulenti. Il tempo sembra ridursi tanto quanto gli obiettivi. Non vale la pena confrontare i numeri della scorsa stagione (Claudio Ranieri) con quelli di una agonizzante dai facili entusiasmi in cui la Champions è un obiettivo ora esagerato, ora ambizioso. Fino alla prossima stagione c'è poi ancora tempo? O tutti i tasselli di questo disegno adesso discontinuo si ricomporranno al ritorno dal Sudafrica e di mister Lippi?

domenica 24 gennaio 2010

Agonia di una Juve in cerca d'autore



'Pinturicchio'. Quando Ciro ha guardato in là, verso l'area, cercando di trattenere l'emozione - la speranza in questo caso - il suo sguardo deve averlo riconosciuto. Pinturicchio, dai Pinturicchio. Il 24 gennaio l'Avvocato Agnelli chiudeva con la Fiat, la Ferrari e la sua Juventus. Perché quella maglia e per quella maglia avrebbe ingaggiato volentieri anche un Caravaggio senza interrogarsi troppo sui motivi, valutando e soppensandone valore e prospettive ma preferendola a qualunque altro.

Il 26, due giorni dopo, le dediche si fissavano così su un campo di pallone. Anche Ciro ha creduto un po' di rivederlo quel Pinturicchio dopo che quel tiro a volo così ben disegnato è finito in rete.

Ma dove sono Nedved, Camoranesi, Trezegol? In questo stadio si vedono altri nomi. Ranieri consuma la sua vendetta perfetta, servita fredda. E' mancato il controllo del risultato, vero. Manca l'ordine, la disciplina. Le immagini di oggi sono quelle della contestazione a una società in via di ristrutturazione. Non certo quelle di una magnificazione che va ricordata.

martedì 19 gennaio 2010

Cori Balotelli, chiudere le curve non basta




La propaganda 'tolleranza zero' non ha forse esaurito la sua mera retorica? Dove finisce l'irritante reiterarsi dei cori da stadio per discutere di pericolosità sociale? Il proliferare tutto italico di leggi, leggine e leggione in qualunque materia tocca il calcio, gli stadi, i comportamenti scorretti ad esso collegati. Anche i cori all'indirizzo di Mario Balotelli. Ma con i risultati raccolti, se ha fatto - ha realizzato poco e malissimo.

Che non sia un problema legato alla Juventus, al ragazzo o alla tifoseria è ormai evidente se a discuterne sono il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e se quanto deciso dal giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, ha spaccato più che risolto le posizioni dopo quanto visto e sentito in Chievo-Inter. Come in dieci, venti, cento altri incontri. Non è solo calcio, parrebbe evidente a chiunque. Si chiudono le curve, si adottano sanzioni più restrittive, si inseriscono provvedimenti sempre più duri vedi l'interruzione delle gare che il ministro stesso ha chiesto alla Figc. Si discute di modello inglese, di uno stadio formato famiglia da importare dalla Germania. E' una storia già nota. E non solo se il tema è un pallone.

venerdì 11 dicembre 2009

Roberto Mancini, il migliore possibile



Uomini pochi allineati. Guasconi e strafottenti e arroganti e eccellenti in ogni ovvia, metodica pratica che al loro intervenire si rivela luminosa. Così è essere un numero dieci, un uomo mercato dall'intuizione rara, un attaccante di fantasia, un tecnico da sette trofei dopo decenni di nostalgia assolata. Che si attacca in una Milano sul finire del campionato, come quando si è Roberto Mancini.

Essere Mancini non è da tutti. Non è per chiunque, Roberto. D'altronde la panchina della Juventus non si affida ad allenatori indisciplinati o molli in un simile momento di disfacimento del vecchio corso e in cui si prova ad intraprenderne uno nuovo. Grazie e altrettanto, quindi agli altri che non siano il Mancio.

Nel processo grossolano a cui è stato sottoposto Ferrara - più Mourinho che Ciro nella conferenza pre Bari - si sono indicati in Claudio Gentile, Luciano Spalletti (prima che firmasse il triennale con lo Zenit San Pietroburgo), in Guus Hiddink i successori senza che nessuno di questi sintetizzasse quei requisiti che il Mancio oggi, in due distinte interviste (raramente si è prodigato nello spendere una simile loquacità), ha ribadito di possedere per poter risollevare questa squadra compromessa nell'identità stilistica, estetica e formale. A Tuttosport ha raccontato di un passato sentimentale, una sorta di amarcord marchigiano:


"Da bambino mi sorbivo ore di pullman dalla mia Jesi per venire al Comunale a tifare la Juve".


Stessi toni affabulatori nelle risposte meno esaltanti riportate da Il Giornale in cui all'ardore preferisce la morigeratezza e la solidità:


"Ripeto, alleno per mestiere. Non è un discorso di Juve o di altri. Vado da chiunque mi voglia e mi offra un progetto. Non ho la presunzione di scartare nessuno".

Ha costruito un gruppo di giocatori vincenti, i migliori per quel sistema di gioco e quegli obiettivi. Ha contenuto le critiche e compattato - con momenti di tensione e difficoltà - lo spogliatoio. Ha saputo gestire temperamenti irrequieti. Forse è proprio lui, siano clementi gli ortodossi, il migliore possibile.


giovedì 10 dicembre 2009

La coscienza di Ciro. Riflessioni su Juventus-Bayern Monaco una disfatta annunciata




Giorni sbagliati, ma diversi. Ciro Ferrara, quella maglia l'ha indossata e l'ha tatuata con segni indelebile del colore della china sull'avambraccio destro quando ancora l'Avvocato telefonava alle sette del mattino. Ciro Ferrara, adesso, non riesce a star seduto su quella panchina dell'Olimpico. "Siamo tutti colpevoli", diranno. Dirà Alessandro Del Piero. E' un capitano, e che capitano, quello su cui gravano le delusioni, i 15 milioni a salire di perdite finanziarie che ne derivano, gli abbattimenti del valore in borsa delle azioni della società (quotata, sì). Lo ha affermato nelle interviste anche lui, il tecnico scugnizzo. L'esclusione dalla Champions League non è affare di Del Piero, di Ferrara o della Juventus come undici indisponente, confuso, goliardico fino ad apparire goffo in alcuni momenti dell'assedio bavarese. La rottura con quanto è stato, con l'identità che rivendicavano dagli spalti, con lo stile Juventus va imputata ai fautori di un nuovo corso che non paga neanche sul versante economico.

Non crocifiggo Ciro, ma gli domando perché quei cambi. E perché Felipe Melo pare così inquieto, insofferente e indisciplinato più del dovuto. Diego si è palesato a sprazzi: del trequartista incontenibile in duplice veste rimane poco, appannati ricordi di una stagione appena iniziata in cui si folleggiava incitando reduci a inneggiare a obiettivi ambiziosi. Della tradizione. Dov'erano? Dove si sono rifugiati? I dubbi su questo reparto arretrato aumentano: è stato composto a fatica attendendo gli ultimi istanti del mercato estivo per tagliare i costi del trasferimento di Fabio Grosso dal Lione o superando la linea del comune senso della valutazione e ingaggiare il centrale Fabio Cannavaro (l'esperienza è molta e non ci si aspetta che la medesima lucidità si ravvisi su ogni fronte). Martin Caceres vale tanto quanto chiede il Barcellona, da cui è arrivato in prestito? D'accordo sulle valutazione d'insieme scritte sui quotidiani sportivi. Contro l'Inter è stata un'altra storia, ma non annoveriamola come perfezione combinata di modulo, schemi e gioco (a esclusione fatta per il gol di Marchisio).

Mister Ferrara, è giunto il tempo di cambiare e di lasciare spazio a quanto invocato dal capitano, da te. Responsabilità. Come assumerle, vedi tu. Vedete voi (leggere qui).

martedì 13 ottobre 2009

Quel fronte libico nel CdA



Blanc, Cobolli, Lippi
. Che cosa muta - realmente- nell'assetto societario della Juventus si comprenderà dopo che ad ogni ruolo verrà corrisposto quel nome&cognome atteso, indicato, vociferato. Intanto, Jean Claude Blanc riceve il benestare del giovane John Elkann e rilascia le dichiarazioni di circostanza in attesa dell'ufficializzazione nel prossimo CdA il 27 ottobre.

Nella lista stesa dalla Exor (ossia Fiat, ossia Agnelli-Elkann) e presentata alla Consob in vista della prossima convocazione dei soci, restringe il nucleo dei fedelissimi della famiglia i quali vengono ovviamente menzionati: Marzio Saà, Carlo Sant'Albano, Jean Claude Blanc, Aldo Mazzia, Riccardo Montanaro e Camillo Venesio.

Conferma su conferma, rimangono fuori Giovanni Cobolli Gigli e Gian Paolo Montali. Il processo di snellimento prosegue in un alleggerimento che si potrebbe interpretare - ipotesi neanche tanto remota - come preparazione al rientro di Marcello Lippi nella società.

Per lui si profilirebbe un ruolo diverso da quello ricoperto nell'era della triade Moggi-Bettega-Giraudo. Più che tecnico o consulente, il ct potrebbe essere destinato a ricoprire una funzione che alcuni rumors portano proprio all'organo collegiale. Ma ciò si valuterebbe a Mondiali conclusi. Fino ad allora il ruolo di ds sarebbe appannaggio di Alessio Secco affiancato poi a tempo debito da Beppe Marotta prossimo dg.

Il secondo posto vacante sarebbe affidato a Gianni Minoli. Uomo di televisione e giornalista vicino alla famiglia Agnelli, sarebbe molto apprezzato dall'ultima generazione. In attesa che si delinei quel che è solo accennato, Blanc riassume in sé la veste di presidente, ad e dg. Presidente esecutivo, si dice. La componenete libica, intanto ha depositato la propria proposta.

Libian Arab Foreign Investment Company (o Lafico che ha versato circa 7 milioni di euro) ha presentato, infatti, la documentazione per nominare il consigliere indipendente: Khaled Fareg Zentuti.



martedì 6 ottobre 2009

Gruppo di famiglia in un interno

Inizialmente il progetto era comune. Società, allenatore, proprietà. Claudio Ranieri arrivava alla Juventus dopo lungo peregrinare in Europa (PremierLeague, Liga, Seria A) per prendere il posto di Didier Deschamps, il tecnico della B, di Calciopoli. E' durata poco più di una stagione. L'esonero è giunto dopo Juventus-Lecce. Ecco, Buffon che abbandona gli spogliatoi, Camoranesi in evidente stato di alterazione, un rientro in campo alla ripresa ritardato ben oltre i tempi canonici. Nulla fu lo stesso dopo quella partita. Neanche per lui, saltato contro ogni precetto dello stile Juve dettato dall'Avvocato.

Dimenticare Palermo

Bisogna saper perdere



Una sconfitta così netta, come quella raccolta a Palermo mette in discussione molto di quanto costruito fino a questo momento della stagione da Ciro Ferrara, il traghettatore. Con Diego ancora in fase di recupero, Amauri che non segna da più di otto mesi, una difesa da rivedere e l'impossibilità di riconvertire la squadra all'occorrenza, il delfino del ct Marcello Lippi si trova d affrontare telecamere e giornalisti. L'evidenza è innegabile. Ma ogni crisi è un eccesso di lucidità. Quindi l'ammissione di colpa ci sta tutta.