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mercoledì 14 marzo 2012

Ibrahimovic insulta la Spadini, ma tocca a Galliani mandare le rose







Una postilla sul caso Ibra. All'inviata di Sky Sport, Vera Spadini, regolarmente a Milanello nella giornata di oggi sono state recapitate 19 rose (numero simbolico) per esprimere rammarico per quanto accaduto. Il biglietto di accompagnamento recava la firma Ac Milan


Zlatan Ibrahimovic che può vantare il diritto d'autore sull'espressione: "Che caz.o guardi? Vai a cucinare" non ha avuto un simile slancio - come prevedibile - e trascurata la presunta telefonata di cui riporta la stessa società di via Turati non sono pervenuti particolari degni di nota. Rilancio: una multa da parte della Federcalcio e da via Turati, no?



Calcioscommesse: Gervasoni, lo zingaro e il caso di Lazio-Genoa




da Virgilio Sport

Sculli, lo zingaro Gervasoni. Si inizia da qui, da questo triangolo che vede intrecciarsi le sorti di un giocatore di Serie A, Genoa nello specifico, il latitante più importante al vertice di uno dei gruppi che gestivano le scommesse illegali nel quadro della comprensione delle implicazioni multilivelli  e uno dei pentiti, il primo, che ha accettato di collaborare con la Procura di Cremona nell'ambito del'inchiesta calcioscommesse.


Ieri l'interrogatorio di Carlo Gervasoni assistito dal suo legale Filippo Andreussi, ex calciatore di Cremonese e Piacenza arrestato il 19 dicembre scorso nell'ambito del filone cremonese, che si è presentato davanti al pm Roberto Di Martino per essere sentito nuovamente. Secondo fonti investigative, riporta La Repubblica, il primo collaboratore avrebbe definito ulteriori dettagli di alcune partite sotto osservazione da parte degli inquirenti e avrebbe fornito informazioni su altre gare su cui alegia il sospetto di combine. Il tutto, come ribadito, da riportare a indiscrezioni visto che il verbale dell'interrogatorio - per la delicatezza dei contenuti - è stato secretato. Gervasoni ha risposto alle domande del pm e lo stesso procuratore di Martino ha liquidato le affermazioni in questo modo: "è stata una deposizione soddisfacente".


Nel primo interrogatorio del 27 dicembre scorso, Gervasoni aveva menzionato 20 partite, tra cui 3 di serie A: Palermo-Bari, Lazio-Genoa e Lecce-Lazio dello scorso campionato. E aveva fatto il nome di una quarantina di calciatori, tra i quali Stefano Mauri, centrocampista della Lazio, Omar Milanetto, ex Genoa, i fratelli Federico e Michele Cossato, ex Chievo, e Andrea Masiello, ex Bari ora all'Atalanta.


Un nome eccellente lo ha fatto anche lo zingaro, intervistato dagli inviati di Repubblica, nel suo covo in Macedonia. Ilievski  - come si legge in questa intervista scioccante per l'entità della diffusione e del livello di penetrazione delle scommesse illegali - fa esplicitamente il nome di Giuseppe Sculli: "Non avete capito niente. Lazio-Genoa l'ha fatta Sculli, non Mauri". Sculli? Sicuro? "Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento. Se volete ve ne parlo. Però non qui, non ora", quanto riporta il quotidiano.


Di nomi ne fa alcuni, ovviamente di livello anche se quello che colpisce sono due particolari: il numero di giocatori coinvolti - si parla di una trentina di calciatori tra massimo campionato e serie cadetta - e l'insistenza con cui si fa riferimento al ruolo di Giuseppe Signori, uno dei 'capi del calcioscommesse' stando alle parole dello zingaro. Parole già smentite dai legali dell'ex attaccante.


Accuse, dunque, pesantissime relative poi a uno degli incontri più controversi, Lazio-Genoa. La replica di Sculli, menzionato direttamente dallo zingaro è stata molto netta: "Non sapevo chi fosse questo personaggio fino a ieri mattina, poi il mio avvocato mi ha spiegato che è un latitante lontano dall'Italia e che è uno che dice un sacco di stronzate. Quello che mi dispiace è che ci siano dei giornalisti italiani pronti a scrivere certe cose che non stanno nè in cielo nè in terra, ma solo per sentito dire. Oggi ho visto che hanno un po’ rettificato la situazione dicendo che questo personaggio non mi conosce, quindi non mi preoccupo. Io ho già preso il mio avvocato e in questi giorni sporgeremo querela". Sculli, ai microfoni di RTL 102.5, ha replicato con fermezza.

 
"Mi vien da ridere perché le ultime quattro partite non le ho giocate - ha ricostruito il giocatore -, stavo male, ed ero in panchina indisponibile quindi non mi preoccupo. In questi mesi in cui sta parlando di questa situazione hanno tirato nel tritacarne almeno 50-60 giocatori, anche della Nazionale. Bisogna darsi un freno perché uno non si può svegliare la mattina e accusare senza prove e c'è gente pronta a scrivere. Sinceramente ero all'oscuro di tutto, non ho seguito questa vicenda perché non mi interessava, hanno messo in mezzo anche calciatori amici miei come Di Vaio, gente veramente pulita".
 
Alla domanda sull'eventualità che la vicenda non sia emersa per caso ma prima del match contro la Juventus, Sculli è categorico: "Mi viene da ridere ma non posso rispondere, può darsi che qualcuno si sia ricordato che c'era una partita importante come Genoa-Juventus".  Anche la società ha deciso di tutelarsi e di prendere posizione in merito: "Sì, ho parlato con il presidente, e la società con l'avvocato hanno fatto un comunicato stampa. Sinceramente è stato un fulmine a ciel sereno, in particolare la domenica mattina prima di una partita è stata una cosa un po’ pesantuccia. Mi hanno chiamato in tanti dopo aver letto l'intervista e il virgolettato di questo signore che ha scritto l'articolo, è veramente brutto e di cattivo gusto e per sentito dire non si può mettere in prima pagina. Si parla solo di un vagabondo che vive dall'altra parte del mondo, che è latitante e che parla. Chi conosce la vicenda può solo dire che sono solo delle cavolate e all'indomani lasciano solo la brutta figura che ha fatto chi ha scritto questa cosa pensando forse di fare lo scoop"

lunedì 12 marzo 2012

Ibrahimovic, gli insulti alla giornalista e quella multa meritata


screenshot da Mediaset Premium


Zlatan Ibrahimovic ha quelle movenze da duro, perfettamente aderenti al personaggio del bulletto di Malmoe dietro il quale non può che celarsi la regia occulta del più intelligente regista del calciomercato pulp, Mino Raiola. Quello dalle espressioni tarantiniane, dagli occhiali da sole perennemente indossati e con una propensione alla repliche tranchant, dense di un citazionismo talmente colto da essere banalmente confuso con una morbosa propensione al trash. 


'Che caz.o guardi? vai a cucinare!", rientra nella mitologia di questo giocatore da 10 milioni di euro a stagione a cui troppo è permesso e che Pep Guardiola, suo ex allenatore al Barcellona ha liquidato togliendogli anche il saluto come lui stesso racconta. Forse queste scelte avevano un intento pedagogico che avevamo sottovalutato. L'accanimento verbale contro Vera Spadini, inviata di Sky Sport e ex volto di Milan Channel (tutto in famiglia) non fa che arrecare danno all'immagine di un giocatore già reo di aver insultato giornalisti, investendone quasi una di recente all'uscita di Milanello. 


Personalmente, come sintetizzato in 140 caratteri su twitter subito dopo il fatto, delle dichiarazioni di circostanza tipo quelle rilasciate da Adriano Galliani e della telefonata di scuse tempestivamente riportata dal sito ufficiale del club (acmilan.com), non me ne curo. Le reputo inconsistenti. Mi attenderei, però, che la Federcalcio e la stessa società di via Turati sanzionassero pesantemente (per motivi e regole diverse) l'attaccante svedese per le frasi ingiuriose e offensive pronunciate ai microfoni di una nota emittente e concorrente di Sky (Mediaset Premium) all'interno di uno stadio e sentite da milioni di telespettatori. L'ilarità degli inviati alla replica volgare di Ibra all'indirizzo di una collega con tanto di lancio del fermacoda è stucchevole, se considerato che si tratta di 'colleghi'. Si qualifica da sola.


In attesa di capire se questa multa giungerà o meno (come temo), mi interrogo sull'assenza (fino a questo momento e per le notizie in mio possesso) di solidarietà da parte dell'azienda nei riguardi della Spadini che, piaccia o meno, era lì per svolgere il suo lavoro. Il come e il perché visti gli sviluppi sono, davvero, di secondaria importanza.

Juve in silenzio stampa contro l'arbitro: senza gol e senza rigore



da Virgilio Sport (foto tratta da Sky)

L'insostenibile leggerezza e l'inutilità di uno 0-0 si leggono incrociando l'ennesimo pareggio della Juve con l'epopea milanista e il progressivo allontanamento dal vertice della classifica. Eppure in questo pomeriggio primaverile con il Genoa (in forte ascesa), la Juventus senza Barzagli, Chiellini e Bonucci (tanto per citare alcune delle assenze più eclatanti) ha sbattuto contro pali, traverse e sviste arbitrali. Rizzoli e i suoi hanno preso decisioni corrette (vedi il giallo a De Ceglie), ma non hanno convinto sui rigori negati a Matri e a Rossi, sulla rete di Pepe. Su quegli episodi che contano, hanno commesso degli errori. Il silenzio stampa da parte della società è l'atto estremo, simbolico e ideologico, di contrapposizione a questa classe arbitrale. Piaccia o meno.

Se il diktat contiano rimane vincere (altro che partecipare), forse più che nella singolarità delle azioni se ne percepisce il senso nella mentalità con cui questa Juventus senza difesa reinventatatasi priva di guida tecnica e di centrali con l'inedito duo Caceres-Vidal. Più orgoglio che determinazione, più tensione che superiorità. Quei tratti della juventinità si leggono nella propensione offensiva, nell'ostinazione anche quando pare evidente che la fluidità nella fase difensiva è carente. Così si sprecano occasioni tangibili come quella in avvio di Giaccherini o, per una sorta di incombenza da chiudere, quel meraviglioso suggerimento per Marchisio. Così è, fino al fatto cardine: Matri al limite prende Palacio che dentro l'area di rigore lo trattiene per la maglia. Rizzoli non concede il rigore. Con quel che ne viene.

L'insoddisfazione provoca rabbia e quel giallo cheKucka si prende per un alterco con Marchisio va inquadrato in questo contesto. Su un campo sfatto, il Genoa trova le corrette geometrie esaltate da Biondini che disegna traiettorie precise. Cross ottimi, come quella su cui arriva il Gila di testa impegnando Buffon e soci. A rompere le fila  auspichi possa essere la maledetta, quella che fa di Pirlo un giocatore insostituibile. Invece nulla, la punizione finisce sull'esterno della rete, alta sulla traversa. Non si vuole arretrare: Pepe è sempre lì, al suo posto ma si innervosisce troppo con il guardalinee e si fa ammonire da Rizzoli. De Ceglie, poco dopo, per fermare Palacio lo prende per la maglia. Anche per lui giallo. Ora è la Juve a soffrire: Jankovic va a tiro e pcoo ci amnca. Un minuto e si scende negli spogliatoi sullo 0-0. Il tutto mentre Conte si dimena a distanza, dietro a un vetro.

Senza variazioni sul tema (a parte nei rossoblu l'inserimento di Mesto per Sculli), la reprise è un susseguirsi di corner e pali con una continuità statistica impressionante, per gli appassionati del genere. Nota di merito va al taglio di Lichtsteiner e il suo tocco per Matri che si fa cogliere impreparato su questo pallone perfetto non riuscendo neanche a girarsi per coordinarsi e tentare il tiro. Nulla da fare. Vucinic, nella sua migliore interpretazione di questi secondi 45 minuti, colpisce di testa su cross di Pepe. Coglie la traversa con un Frey che assiste immobile. Anche Pirlo prova una conclusione improvvisa che il portiere genoano mette in angolo. Ancora il montenegrino fallisce in una ripetizione inspiegabile di quegli errori già studiati.

L'insistenza è ammirevole: Pepe in maniera ai limiti del parossismo tira contro il palo e segna poi. Una rete regolare annullata per una svista come dimostrano le immagini alla moviola. Si ribaltano gli equilibri, adesso. Viene lasciato spazio a Kaladze che diviene minaccioso e impegnativo per Buffon e in più l'episodio del tocco su Palacio di Marchisio. Finalmente si operano dei cambi: Elia, Del Piero e Borriello per dare fiato. Il tempo ha le sue ragioni e questi inserimenti a ridosso dello scadere producono un lieve effetto placebo. Il rigore negato per l'intervento di Pirlo su Rossi durante il recupero, poi, chiude una partita che non contribuisce a placare le polemiche sulla classe arbitrale. Anzi. Il silenzio stampa è la replica della società a questi avvenimenti.

venerdì 9 marzo 2012

Pessotto, la procura federale apre fascicolo sullo striscione della vergogna

La procura federale, dopo una giornata di indignazione trasversale, ha deciso di aprire un fascicolo sul presunto striscione offensivo contro Gianluca Pessotto.

La nota diffusa dalla Figc è breve, concisa e netta. Un atto dovuto, dopo la decisione del Giudice Sportivo (non era a referto) di non censurare la società rossoblu.

P.S.: Nello specifico ho precisato come la vedo, rimando di quella opinione.

giovedì 8 marzo 2012

Pessotto, lo striscione della vergogna che non scandalizza il Giudice Sportivo


PREMESSA
Libera informazione in libero Paese. Motto da propinare al pubblico di potenziali acquirenti, consumatori bulimici di notizie che attingono da giornali, blog, forum, televisioni, satellite. Purché ci sia circolazione di idee che consente di strutturare quella che animiamo come opinione pubblica, ben vengano argomentazioni e ragioni a sostegno. Ma il becerume va arginato, cancellato, penalizzato. Altrimenti le regole sono fatte per chi ne trae giovamento senza nessuna evoluzione sociale.

Una premessa doverosa per introdurre l'incongruenza e la finta giustizia che vediamo (e da qui in poi sarò semplice) negli stadi. Uno striscione esposto in curva che recita: "Pessotto simulatore, si è buttato o era rigore" non deve produrre solo ammende o sanzioni pecuniarie. Deve suscitare indignazione per i contenuti offensivi nei riguardi un dirigente, ex giocatore, colpito da una grave malattia e per il luogo - il Dall'Ara - in cui si è visto celebrare un grande artista come Lucio Dalla dalla stessa tifoseria. Ecco, alcuni blog tra cui quello di Fabrizio Bocca (la Repubblica), riportano la notizia di una immediata sollevazione dei presenti per quella frase priva di senso civico, di rispetto, di sportività. Che vorrebbe l'intervento della Federcalcio della Giustizia sportiva se non del direttore di gara e colleghi. Il derby capitolino per quei cori razzisti andava sospeso. Forse avrebbe mandato finalmente un segnale positivo visto che il Giudice Sportivo ha deciso, stavolta, di non andare oltre. 


Dopo i buu razzisti diretti a Juan e a Diakité nell'ultimo Roma-Lazio, quegli insulti censurati dallo stesso pubblico bolognese toccano chiunque coltiva ancora l'apparente riguardo della memoria e una parvenza di moralità. Ripeto: scrivo semplice perché questo becerume arrivi a destare la medesima indignazione e la richiesta di isolare e cacciare definitivamente fuori elementi violenti e dalle pulsioni irrazionali. Pessotto non ha subito solo questo. In un Inter-Juve d'annata, un bel coretto curvaiolo menzionava Bettega, l'auto e Gianluca. Il video ancora è in Rete, a testimoniare che quelle demenziali esternazioni si sono già sentite. E che se stiamo qui a parlarne, la moltiplicazione di organi, poltrone e ruoli a poco è servita. 

Bologna-Juve, quando la pareggite degenera in sindrome da piccole



da Virgilio Sport

Decifrare l’incapacità di uscire da questo impassee reagire (in tempo utile) per non vanificare l’unico, autentico obiettivo della stagione. Anche con il Bologna, la Juventus si perde, è confusa e disorganizzata. L'ansia prevarica quel barlume di lucidità che dovrebbe guidare questo recupero che si chiude con un 1-1 effimero ai fini della risalita.  Il Milan è lì, dove lo avevamo lasciato. E il rosso a Bonucci avrà le sue conseguenze.
 
Senza Chiellini e Barzagli, Conte avrà anche i suoi motivi per ragionare su un 4-3-3 con l'inedito duoCaceres-Bonucci a difesa di Buffon eppure quell'assetto da installazione sperimentale non convince neanche sulla carta contro il Bologna. La pareggine acuta diagnosticata a valle della prova assai discutibile contro il Chievo si involve in sindrome da piccole quando dopo appena 5' Marchisio rischia di vedersi affibbiare subito un cartellino dal direttore di gara Banti. Ansia? Così pare. E in questo recupero ci sta. Si vede uno schema degli emiliani, un contropiede e il male estremo che si ripete con una cadenza puntuale: ovvero cross vacui, esattamente come in questo caso.
 
Borriello e Vucinic incidono in maniera impercettibile, fino alla punizione che l'attaccante arrivato a gennaio riesce ad aggiudicarsi. Batte Pirlo (una garanzia), il tiro finisce contro la barriera, deviazione e palla sul fondo. Qualcosa si perde, a livello psicologico. Perché Di Vaio avvisa (fuorigioco al 15') e ribadisce a distanza di 120 secondi su suggerimento di Ramirez (obiettivo di mercato proprio della Juventus) complice l'errore di Lichtsteiner e una inesperienza indubbia dei difensori nel salire in maniera scientifica. Rete superlativa dell'ex. Si incassa la lezione e si chiude sull'1-0. Con in più, a complicare, l'ammonizione di Pirlo che si aggiunge a quella rimediata da Bonucci.
 
Se nei primi 45 minuti di gioco per intensità e cinismo non ci sono dubbi sull'egemonia bolognese, al rientro in campo le cose cambiano. Subire a questo punto del campionato avrebbe conseguenze determinanti. I contatti tra i giocatori aumentano, fino a risultare stucchevoli. I falli fischiati e non aumentano a confermare che da entrambe le parti non si intende arretrare. Si Interrompe però solo per lo scontro tra Caceres e Ramirez. Nulla di grave. Borriello si mostra più propositivo, senza però trovare il giro giusto. Quello che, invece, riesce a Vucinic che su una verticalizzazione perfetta di Pirlo si lascia alle spalle Raggi e di destro centra l'1-1. Gillet non si perde, nonostante il contraccolpo: para prima un colpo di testa di Lichsteiner, poi Marchisio va di ribattuta in nettissimo fuorigioco su cui il portiere è provvidenziale.
 
Dopo gli avvertimenti, Conte viene cacciato per le proteste su una trattenuta su De Ceglie in prossimità dell’aea di rigore. Pioli ha dato un po' di fiato ai suoi con due cambi che supportano la reprise dell'offensivismo felsineo. Quagliarella e Giaccherini entrano quando i due attaccanti non reggono più, senza modificare con il loro ingresso lo schieramento bianconero. IncomprensibilmenteBonucci falcia Ramirez a centrocampo meritatamente l'arbitro lo espelle. Juve in dieci. Un difensore in meno in vista delle prossime partite. Entra Padoin: lapalissiano l'intento. Il risultato? Pareggite e un passo indietro sul Milan, che rimane lì a osservare dall'alto.