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giovedì 8 marzo 2012

Bologna-Juve, quando la pareggite degenera in sindrome da piccole



da Virgilio Sport

Decifrare l’incapacità di uscire da questo impassee reagire (in tempo utile) per non vanificare l’unico, autentico obiettivo della stagione. Anche con il Bologna, la Juventus si perde, è confusa e disorganizzata. L'ansia prevarica quel barlume di lucidità che dovrebbe guidare questo recupero che si chiude con un 1-1 effimero ai fini della risalita.  Il Milan è lì, dove lo avevamo lasciato. E il rosso a Bonucci avrà le sue conseguenze.
 
Senza Chiellini e Barzagli, Conte avrà anche i suoi motivi per ragionare su un 4-3-3 con l'inedito duoCaceres-Bonucci a difesa di Buffon eppure quell'assetto da installazione sperimentale non convince neanche sulla carta contro il Bologna. La pareggine acuta diagnosticata a valle della prova assai discutibile contro il Chievo si involve in sindrome da piccole quando dopo appena 5' Marchisio rischia di vedersi affibbiare subito un cartellino dal direttore di gara Banti. Ansia? Così pare. E in questo recupero ci sta. Si vede uno schema degli emiliani, un contropiede e il male estremo che si ripete con una cadenza puntuale: ovvero cross vacui, esattamente come in questo caso.
 
Borriello e Vucinic incidono in maniera impercettibile, fino alla punizione che l'attaccante arrivato a gennaio riesce ad aggiudicarsi. Batte Pirlo (una garanzia), il tiro finisce contro la barriera, deviazione e palla sul fondo. Qualcosa si perde, a livello psicologico. Perché Di Vaio avvisa (fuorigioco al 15') e ribadisce a distanza di 120 secondi su suggerimento di Ramirez (obiettivo di mercato proprio della Juventus) complice l'errore di Lichtsteiner e una inesperienza indubbia dei difensori nel salire in maniera scientifica. Rete superlativa dell'ex. Si incassa la lezione e si chiude sull'1-0. Con in più, a complicare, l'ammonizione di Pirlo che si aggiunge a quella rimediata da Bonucci.
 
Se nei primi 45 minuti di gioco per intensità e cinismo non ci sono dubbi sull'egemonia bolognese, al rientro in campo le cose cambiano. Subire a questo punto del campionato avrebbe conseguenze determinanti. I contatti tra i giocatori aumentano, fino a risultare stucchevoli. I falli fischiati e non aumentano a confermare che da entrambe le parti non si intende arretrare. Si Interrompe però solo per lo scontro tra Caceres e Ramirez. Nulla di grave. Borriello si mostra più propositivo, senza però trovare il giro giusto. Quello che, invece, riesce a Vucinic che su una verticalizzazione perfetta di Pirlo si lascia alle spalle Raggi e di destro centra l'1-1. Gillet non si perde, nonostante il contraccolpo: para prima un colpo di testa di Lichsteiner, poi Marchisio va di ribattuta in nettissimo fuorigioco su cui il portiere è provvidenziale.
 
Dopo gli avvertimenti, Conte viene cacciato per le proteste su una trattenuta su De Ceglie in prossimità dell’aea di rigore. Pioli ha dato un po' di fiato ai suoi con due cambi che supportano la reprise dell'offensivismo felsineo. Quagliarella e Giaccherini entrano quando i due attaccanti non reggono più, senza modificare con il loro ingresso lo schieramento bianconero. IncomprensibilmenteBonucci falcia Ramirez a centrocampo meritatamente l'arbitro lo espelle. Juve in dieci. Un difensore in meno in vista delle prossime partite. Entra Padoin: lapalissiano l'intento. Il risultato? Pareggite e un passo indietro sul Milan, che rimane lì a osservare dall'alto. 

lunedì 5 marzo 2012

Juve-Chievo: la testardaggine di Conte e quella presunta inadeguatezza



da Virgilio Sport 
Non è consentito abbandonarsi alle lusinghe delle distorsioni di una espulsione evitata(quella di Dramé), presunti rigori mancanti, infortuni:con il Chievo era determinante vincere per una Juventus sfilacciata e appannata. Un pari non è abbastanza per recuperare sul Milan, dopo una settimana in cui le contrapposizioni dialettiche si sono risolte in un acuirsi dell’antagonismo.L’analisi delle errori porta alla constatazione che ancora, di nuovo, c’è tempo e da imparare. Anche dalle piccole. Anche dai propri sbagli.

Che sia pretattica o una posizione ideologica quella che anima la convinzione in Antonio Conte che non ci sia più spazio (e tempo) per Alessandro Del Piero, non è dato saperlo. Più che il valore in sé (tre sono i punti in ballo e tre rimangono), contava non arretrare, non consentire al Milan di distendersi davvero dopo una settimana di litigi, scontri, scuse e presunti chiarimenti che hanno a che vedere con finali da soap opera anni ottanta. Soprattutto dopo l'epica rinascita di Ibrahimovic (le statistiche sono impressionanti) e la lezione impartita al Palermo.Quindi si inizia con Matri-Vucinic e Bonucci in panca. Qualche incertezza iniziale e poi arriva una rete che susciterà polemiche da parte dei moviolisti espertiDe Ceglie ribadisce in rete la palla che Chiellini ha schiaffato contro il palo, rendendo vana l'idea di PirloE' rete. Peccato che il dubbio fuorigioco (non visto da Gervasoni e dai guardalinee) venga sollevato pressoché subito dai commentatori. E forse, il Chievo non meriterebbe di subire lo svantaggio perché la Juventus che si riorganizza è pigra, disordinata. Bradley si avvicina troppo a Buffon, Paloschi è proattivo più del consentito, tanto che viene fermato prima in offside e poi dal portiere bianconero. Per amministrare un risultato, si rischia troppo. Sul piano offensivo, se Vucinic non appare incisivo a sorprendere piacevolmente è Padoin che quasi sfiora la rete. Più e meglio di Giaccherini che si fa vedere, ma non trova la misura. Si va all'intervallo con un cambio importante per quelli che saranno i fatti: Barzagli si fa male, al suo posto entra Bonucci.

Poco muta con la ripresa: il contropiede dei veronesi si replica senza intoppi e le disattenzioni da parte bianconera abbondano. E, infatti, la rete del pari giunge dopo un trascinarsi svogliato tra cambi e l'inserimento di capitan Del Piero. La tensione cresce. E non per i rigori reclamati o il giallo rivendicato nel primo tempo. Il punto di non ritorno è la mancata espulsione di Dramé che doveva avere un rosso per un fallo da dietro su Vucinic. Proprio lui crossa per Paloschino in modo fiacco, Bonucci tenta di spazzare e la butta dentro in modo a dir poco masochistico. La partita da vincere per non rimanere (in)dietro si tramuta in un incubo. Chiellini zoppica, Acerbi si ferma per i crampi. Del Piero chiede un penalty, tramuta un suggerimento del montenegrino in un tiro, Pirlo sfiora il 2-1 trovandosi contro un Sorrentino superlativo. Matri si eclissa sul finire del primo tempo, Vucinic va (lento) a sprazzi. A Gervasoni toccano scelte controverse. Il pubblico fischia. E anche i 5 minuti di recupero vanno senza altro che rumore.