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domenica 17 giugno 2012

Calciopoli, calcioscommesse, Buffon e Conte: le esternazioni di Travaglio



Più di Marco Travaglio temo la travaglizzazione, la trasfigurazione di quell'ostentata supponenza accompagnata da un giustizialismo preventivo che scivola assai volentieri nel sentenziare senza appello. Una sorta di Dogma di Lars Von Trier traslato nel giornalismo d'opinione, una mutazione inarrestabile che dall'equilibrata inizializzazione alla coscienza critica si è evoluta in una opposizione militante senza più un nemico chiaro all'orizzonte.


L'impossibilità di opporre a un giudizio così fermo, così impenetrabile, osservazioni pragmatiche e altrettanto documentate scevre da una lettura parziale rischia di offuscare casi quali Calciopoli, più di recente le inchieste sul calcioscommesse e i casi Buffon e Bonucci di cui il vicedirettore de Il Fatto discorre con altissima frequenza ultimamente. Sul suo blog, in radio.


La travaglizzazione anche in tempi di Europei si è manifestata per quello che è: una lettura di parte, dalla prospettiva distorta attraverso una lente che tende a confondere interpretazione e fatti come emerso nella vicenda Buffon che ha animato il blog del vicedirettore. Come già in quei commenti, a cui juventini e cittadini comuni hanno replicato più in difesa della presunzione di innocenza che per simpatia umana nei confronti del portiere della Nazionale e della Juventus. O nella controversa intervista a Beppe Grillo, declassata post critiche a 'colloquio' e quasi sull'orlo di essere rinnegata. Per quanto attiene alla mia formazione, nel mondo delle idee non può definirsi un'intervista ma nella prassi giornalista se ne contano tante da comporre una antologia, di questi dialoghi. Peccato che gli autori non si vestano di altri ruoli né ostentino un pedigree.


La travaglizzazione si riassume, poi, in quelle risposte che rivelano conflitti di difficile comprensione. Tipo: "Tifo contro l'Italia soprattutto a questi Europei, in cui se dovessimo vincere ci dimenticheremmo subito dello scandalo di Calciopoli, come nel 2006 ai mondiali. Insomma, spero che l'Italia - continua - venga eliminata subito, immediatamente". Il fenomeno delle scommesse illegali non è solo italiano, purtroppo. Lo sostengono quelle carte citate a ripetizione della procura di Cremona e poi di Bari. Per non parlare dei sospetti concernenti i campionati esteri che hanno riempito colonne e imposto indagini federali. Confondere il sentimento popolare con inchieste giudiziarie tuttora in corso non agevola la creazione di un bagaglio informativo che sostenga la creazione di un'opinione ma proprio il suo contrario. 


"Buffon deve sperare di non fare mai una papera. Perché dopo quello che si è scoperto, se fa una papera qualcuno può pensare male…", ha detto a Sabelli Fioretti e Lauro a Un giorno da pecora. La cultura del sospetto non va relegata al biscotto senza considerare che se vi sono i presupposti autorità competenti entreranno in scena per accertare quanto dovuto. E non mi riferisco ad opinionisti/giornalisti, ma all'attività della magistratura che non è autonoma e indipendente solo quando si tratta di certi fascicoli. 


La travaglizzazione risiede nel rischio di mischiare atti e giudizi, come per Calciopoli e come avvenuto per Buffon al centro di un'informativa ma a cui non è stato (ancora?) notificato alcun avviso di garanzia. "Ho letto le carte, e se verrano confermate le cose che dice il calciatore del Siena (fa riferimento a Filippo Carobbio, ndr), (Conte) va ovviamente squalificato. Peccato, perché è un buon allenatore". 


Anche io ho letto le carte (e non una volta) e ho registrato quanto ne è scaturito: le testimonianze non sono state avallate dai presenti a quella riunione tecnica fin dalla diffusione di quei documenti e di quelle informazioni relative ad Antonio Conte. A proposito: leggere le carte è il mio lavoro. E' quanto viene fatto tutti i giorni nelle redazioni. Non mi sembra eroico né lodevole. 

giovedì 14 giugno 2012

Narducci, la sua ortodossia e l'opportunità di mandare Bonucci e Buffon agli Europei

Quanto attendi il richiamo alle regole di quanti a quello Stato di diritto si appellano, inonderesti quella culla di sonnolenza culturale e sociale in cui si annida più che volentieri anche questo Paese delle loro parole. Dei principi enunciati in articoli e commi con il medesimo convincimento delle figure che rivestono o hanno espresso quel ruolo, quella funzione.


Desta sempre un effetto moltiplicatore, una sorta di derivazione del generatore automatico di domande (quasi mai con relativa risposta) il continuo appello a una ortodossia da parte di costoro in cui la tutela dei singoli, la presunzione di innocenza viene fagocitata dalla prepotenza di un avviso di garanzia. In altri casi di una informativa. 


Giuseppe Narducci, assessore della giunta De Magistris a Napoli ed ex pm nel processo Calciopoli, ha risposto a Radio 24 in merito all'opportunità di consentire a Leonardo Bonucci e a Gianluigi Buffon di disputare gli Europei.
"Io non avrei portato questi calciatori nella competizione, da questo punto di vista sono un integralista (il riferimento è a Leonardo Bonucci e a Gigi Buffon, che non risulta iscritto nel registro degli indagati, n.d.r.). 
"Ovviamente - prosegue Narducci - la Nazionale doveva andare agli Europei, come successe nel luglio 2006 per i Mondiali. Ma allora, come in questo caso, era opportuno non portare nella competizione persone rimaste coinvolte. Il calcio non può ogni volta solo a parole predicare estremo rigore nei confronti di tutto e di tutti, proporsi di cambiare. Ci vuole coerenza tra i buoni propositi e i fatti. Questa coerenza non sempre c'è". 
Sul rispetto delle regole si basa la convivenza in una società civile. Fino a condanna definitiva, vige un principio che vorrete definirlo garantista ma pur sempre vale nel nostro ordinamento per quanto anacronistico possa sembrare. Un principio sgradito, anche, che consente a costoro di difendersi nelle sedi opportune. E di rispondere, a chi di competenza, delle conseguenze delle loro azioni. 







giovedì 8 marzo 2012

Bologna-Juve, quando la pareggite degenera in sindrome da piccole



da Virgilio Sport

Decifrare l’incapacità di uscire da questo impassee reagire (in tempo utile) per non vanificare l’unico, autentico obiettivo della stagione. Anche con il Bologna, la Juventus si perde, è confusa e disorganizzata. L'ansia prevarica quel barlume di lucidità che dovrebbe guidare questo recupero che si chiude con un 1-1 effimero ai fini della risalita.  Il Milan è lì, dove lo avevamo lasciato. E il rosso a Bonucci avrà le sue conseguenze.
 
Senza Chiellini e Barzagli, Conte avrà anche i suoi motivi per ragionare su un 4-3-3 con l'inedito duoCaceres-Bonucci a difesa di Buffon eppure quell'assetto da installazione sperimentale non convince neanche sulla carta contro il Bologna. La pareggine acuta diagnosticata a valle della prova assai discutibile contro il Chievo si involve in sindrome da piccole quando dopo appena 5' Marchisio rischia di vedersi affibbiare subito un cartellino dal direttore di gara Banti. Ansia? Così pare. E in questo recupero ci sta. Si vede uno schema degli emiliani, un contropiede e il male estremo che si ripete con una cadenza puntuale: ovvero cross vacui, esattamente come in questo caso.
 
Borriello e Vucinic incidono in maniera impercettibile, fino alla punizione che l'attaccante arrivato a gennaio riesce ad aggiudicarsi. Batte Pirlo (una garanzia), il tiro finisce contro la barriera, deviazione e palla sul fondo. Qualcosa si perde, a livello psicologico. Perché Di Vaio avvisa (fuorigioco al 15') e ribadisce a distanza di 120 secondi su suggerimento di Ramirez (obiettivo di mercato proprio della Juventus) complice l'errore di Lichtsteiner e una inesperienza indubbia dei difensori nel salire in maniera scientifica. Rete superlativa dell'ex. Si incassa la lezione e si chiude sull'1-0. Con in più, a complicare, l'ammonizione di Pirlo che si aggiunge a quella rimediata da Bonucci.
 
Se nei primi 45 minuti di gioco per intensità e cinismo non ci sono dubbi sull'egemonia bolognese, al rientro in campo le cose cambiano. Subire a questo punto del campionato avrebbe conseguenze determinanti. I contatti tra i giocatori aumentano, fino a risultare stucchevoli. I falli fischiati e non aumentano a confermare che da entrambe le parti non si intende arretrare. Si Interrompe però solo per lo scontro tra Caceres e Ramirez. Nulla di grave. Borriello si mostra più propositivo, senza però trovare il giro giusto. Quello che, invece, riesce a Vucinic che su una verticalizzazione perfetta di Pirlo si lascia alle spalle Raggi e di destro centra l'1-1. Gillet non si perde, nonostante il contraccolpo: para prima un colpo di testa di Lichsteiner, poi Marchisio va di ribattuta in nettissimo fuorigioco su cui il portiere è provvidenziale.
 
Dopo gli avvertimenti, Conte viene cacciato per le proteste su una trattenuta su De Ceglie in prossimità dell’aea di rigore. Pioli ha dato un po' di fiato ai suoi con due cambi che supportano la reprise dell'offensivismo felsineo. Quagliarella e Giaccherini entrano quando i due attaccanti non reggono più, senza modificare con il loro ingresso lo schieramento bianconero. IncomprensibilmenteBonucci falcia Ramirez a centrocampo meritatamente l'arbitro lo espelle. Juve in dieci. Un difensore in meno in vista delle prossime partite. Entra Padoin: lapalissiano l'intento. Il risultato? Pareggite e un passo indietro sul Milan, che rimane lì a osservare dall'alto. 

Calcioscommesse, l'avvertimento di Manganelli. Intanto l'inchiesta di Bari si allarga




Quel terzo passaggio fondamentale nell'inchiesta Calcioscommesse da quella assolata giornataccia estiva in cui il pm di Cremona, Roberto Di Martino, aveva vomitato sull'industria del calcio i risultati delle indagini ancora manca. Quando alle 18.40 del 6 marzo l'agenzia di stampa ANSA riporta che la Procura di Bari ha allargato a società oltre che giocatori le indagini, le esternazioni di quella mattina del Capo della Polizia Antonio Manganelli (evidentemente informato sui prossimi sviluppi) acquistano un senso in più. Riordinano gli avvenimenti, spiegano i flash e i take, le indiscrezioni che vengono riportate rafforzando la tesi degli immanentisti, il partito di quanti attendono che da parte degli inquirenti si imprima quella svolta decisiva.


Siamo ancora in attesa, anche se i tasselli iniziano a posizionarsi per andare a comporre un quadro squallido più che allarmante, disgustoso più che semplicemente, banalmente illecito.

Secondo Dagospia, quegli sviluppi di cui evidentemente ha già notizia Manganelli così esplicito nel ribadire il ripristino della legalità in un calcio che a ogni livello manifesta forme più o meno colluse e infette.


“In Puglia si trema: spifferi bene informati annunciano imminenti novità clamorose sull’asse Cremona-Bari-Lecce-Ungheria – due giorni fa le dichiarazioni choc del capo della polizia Manganelli: “Siamo nel vivo delle indagini: sono in arrivo nuove sorprese” – rivelazioni scottanti di pentiti attese dall’estero per le prossime ore: operazioni spettacolari in vista? Penalizzazioni? Retrocessioni? Ah saperlo…” 
Penalizzazione e retrocessioni: gravi sanzioni che investirebbero due società già al centro delle indagini da parte dei magistrati e che, stando al sito di Roberto D'Agostino, potrebbero essere schiacciate da ulteriori rivelazioni.


Tre Procure della Repubblica (Cremona, Bari e Napoli), intercettazioni, schede Sim in prestito, ultras, faccendieri e il 'sistema'. Il pm barese, Ciro Angelillis, intanto ha fatto parlare uno degli uomini più interessanti nel disegnare le connessioni, gli appunti e le modalità con cui avvenivano le combine già raccontate a Cremona e a Bari, appunto, dal difensore dell'Atalanta e ex del Bari Andrea Masiello e dal factotum della società pugliese Angelo Iacovelli


"Tutti sapevano" che alcune partite del Bari probabilmente erano truccate: è uno dei passaggi dell'interrogatorio, durato circa un'ora, a cui è stato sottoposto Onofrio De Benedictis, titolare del ristorante barese 'Il Pescatore', frequentato da alcuni ex giocatori della società coinvolti nell'indagine. De Benedictis avrebbe confermato agli investigatori di essersi recato a Bologna nei giorni immediatamente precedenti la partita sospetta con il Bari, finita 0-4, ma di esserci andato per motivi di lavoro "insieme ad altre persone". 


Il passaggio sarebbe stato già riportato da Iacovelli, dal ristoratore barese Nico De Tullio e da altri indagati che avrebbero confermato la trasferta emiliana. I sospetti erano che quel viaggio a Bologna si fosse concluso incontrando il difensore del Bologna Daniele Portanova, circostanza pare non confermata da De Tullio in città per incontrare scommettitori. De Benedictis sarebbe stato tirato in ballo da Masiello nell'interrogatorio di fine febbraio: il ristoratore avrebbe riferito agli investigatori di essere stato presente all'incontro con Portanova, in cui il giocatore del Bologna doveva dare una risposta a Masiello, senza sapere però di cosa si trattasse, secondo quanto pubblica stasera Repubblica.


Per il resto l'interrogatorio, delegato dal pm ai carabinieri del nucleo investigativo, si sarebbe basato su "domande generiche". Se, cioè, De Benedictis avesse mai scommesso e in quali ricevitorie, se il suo ristorante era frequentato dai giocatori del Bari, se conoscesse Masiello e i dirigenti del club o di altre società. L'imprenditore ha ammesso di avere avuto a che fare con il giocatore come altri giocatori tirati dentro all'inchiesta e di aver ricevuto conferme sulle scommesse illecite. "Tutti lo sapevano", ha ripetuto. 

lunedì 5 marzo 2012

Juve-Chievo: la testardaggine di Conte e quella presunta inadeguatezza



da Virgilio Sport 
Non è consentito abbandonarsi alle lusinghe delle distorsioni di una espulsione evitata(quella di Dramé), presunti rigori mancanti, infortuni:con il Chievo era determinante vincere per una Juventus sfilacciata e appannata. Un pari non è abbastanza per recuperare sul Milan, dopo una settimana in cui le contrapposizioni dialettiche si sono risolte in un acuirsi dell’antagonismo.L’analisi delle errori porta alla constatazione che ancora, di nuovo, c’è tempo e da imparare. Anche dalle piccole. Anche dai propri sbagli.

Che sia pretattica o una posizione ideologica quella che anima la convinzione in Antonio Conte che non ci sia più spazio (e tempo) per Alessandro Del Piero, non è dato saperlo. Più che il valore in sé (tre sono i punti in ballo e tre rimangono), contava non arretrare, non consentire al Milan di distendersi davvero dopo una settimana di litigi, scontri, scuse e presunti chiarimenti che hanno a che vedere con finali da soap opera anni ottanta. Soprattutto dopo l'epica rinascita di Ibrahimovic (le statistiche sono impressionanti) e la lezione impartita al Palermo.Quindi si inizia con Matri-Vucinic e Bonucci in panca. Qualche incertezza iniziale e poi arriva una rete che susciterà polemiche da parte dei moviolisti espertiDe Ceglie ribadisce in rete la palla che Chiellini ha schiaffato contro il palo, rendendo vana l'idea di PirloE' rete. Peccato che il dubbio fuorigioco (non visto da Gervasoni e dai guardalinee) venga sollevato pressoché subito dai commentatori. E forse, il Chievo non meriterebbe di subire lo svantaggio perché la Juventus che si riorganizza è pigra, disordinata. Bradley si avvicina troppo a Buffon, Paloschi è proattivo più del consentito, tanto che viene fermato prima in offside e poi dal portiere bianconero. Per amministrare un risultato, si rischia troppo. Sul piano offensivo, se Vucinic non appare incisivo a sorprendere piacevolmente è Padoin che quasi sfiora la rete. Più e meglio di Giaccherini che si fa vedere, ma non trova la misura. Si va all'intervallo con un cambio importante per quelli che saranno i fatti: Barzagli si fa male, al suo posto entra Bonucci.

Poco muta con la ripresa: il contropiede dei veronesi si replica senza intoppi e le disattenzioni da parte bianconera abbondano. E, infatti, la rete del pari giunge dopo un trascinarsi svogliato tra cambi e l'inserimento di capitan Del Piero. La tensione cresce. E non per i rigori reclamati o il giallo rivendicato nel primo tempo. Il punto di non ritorno è la mancata espulsione di Dramé che doveva avere un rosso per un fallo da dietro su Vucinic. Proprio lui crossa per Paloschino in modo fiacco, Bonucci tenta di spazzare e la butta dentro in modo a dir poco masochistico. La partita da vincere per non rimanere (in)dietro si tramuta in un incubo. Chiellini zoppica, Acerbi si ferma per i crampi. Del Piero chiede un penalty, tramuta un suggerimento del montenegrino in un tiro, Pirlo sfiora il 2-1 trovandosi contro un Sorrentino superlativo. Matri si eclissa sul finire del primo tempo, Vucinic va (lento) a sprazzi. A Gervasoni toccano scelte controverse. Il pubblico fischia. E anche i 5 minuti di recupero vanno senza altro che rumore.