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domenica 26 agosto 2012

Antonio Conte, dietro i vetri oscurati


Più dell'editoriale di un Marco Travaglio intriso di travaglismo, più dell'intervista di Gianluigi Buffon per respingere i sospetti suscitati copiosi da quella informativa che lo riguarda. Nulla più dell'indugiare delle telecamere, ieri durante Juventus-Parma, sull'oscurato Antonio Conte svela il clima in cui versa il sistema calcio.

Se la reiterazione focosa di un Conte altamente infiammabile ha spronato l'orgoglio gobbo e acceso, di contro, le ostilità oltre ogni ragionevole dubbio tra i detrattori di un tecnico che nulla ha fatto - lo ammette lui stesso - per suscitare quella cordialità degli anni dell'operazione simpatica, e ha creato un vuoto, la sua esposizione ha sottoposto all'attenzione anche di chi non ha alcuna prossimità con la giustizia sportiva uno dei tanti casi ambigui di amministrazione. Il tutto contratto, pressato, archiviato dietro vetri oscurati.

Un filtro più spesso delle precauzioni paoliniane, dietro cui nascondersi e valutare l'andamento di una partita attesa e discussa in cui, inevitabilmente come di prassi, si è sofferto, si sono registrati errori e scaramucce. Il tutto intervallato da una insistenza su quello Sky Box sopra la tribuna da cui il mister osservava l'incontro (la prima di campionato, senza Del Piero). 

La potenza del mezzo televisivo va ravvisata in questa sovrapposizione, in questa dialettica in cui una parte è muta, celata dietro i vetri a scontare la squalifica confermata dalla Corte di Giustizia Federale e quella di un giudizio altrettanto filtrato, eccitato e voyeristico come quell'opinione scaturita da immagini sovrapposte fino a risultare stucchevoli.

lunedì 2 luglio 2012

Quel sottile filo rosso tra il tifo contro l'Italia e Calciopoli





Riassumento (perché potrei non aver inteso il fine ultimo di cotanta esternazione): Marco Travaglio attingendo alla prolifica vena calcistica che ha dominato larga parte della sua produzione dall'avvento di questo Europeo non ha tifato, non tifa e non tiferà Italia


Ha esternato compiacimento estetico e spiccata simpatia per Croazia, Irlanda, Germania in precedenza e ne ha mostrata altrettanta nei riguardi della Spagna di Vicente Del Bosque. Assumiamo questo delizioso excursus biografico con cui si delizia anche oggi. Nulla di nuovo sul fronte travaglino, perché i medesimi concetti - graditi o meno - sono stati esposti con dovizia di particolari a più riprese sul Fatto e Un giorno da Pecora e in ogni dove.  


Se le parole sono ancora importanti, se una palombella può ancora caricarsi di un valore simbolico e cognitivo quanto scritto nel suo pezzo, pubblicato sul suo quotidiano ha un che di perverso, un risvolto che andrebbe analizzato. "No, mi spiace, non tifo Italia. Non tifo un paese che non mi somiglia e non somiglia a quanti come me sognano un paese non normale, per dirla con Massimo Problema campione di inciuci, ma eccellente, come disse Montanelli, non mi ricordo quando, ma sono sicuro che l’ha detto. Ci vuole una scossa per uscire dal torpore, uno shock rigenerante. Come una sconfitta che riporti alla realtà. Per quanto, ancora una volta, spero che l’Italia perda".


Del travaglismo e dei suoi misteri scrissi già, quando con quel titolo accattivante Mistero Buffon si aprì un dibattito dolente per sancire la distanza tra chi si appellava al rispetto delle regole e chi invece gridava a un interventismo dopo i fatti di Coverciano e l'informativa al capitano della nazionale.


Il punto su cui mi interrogo (avrò inteso correttamente il senso di queste affermazioni?) verte su questo passaggio assai paternalistico quasi assimilabile a un monito con quella ritualità assimilabile a una sacralità infranta. Alla violazione di un rito. Peccato che anche si fosse andati oltre l'informativa, si tratterebbe di un processo e fino a sentenza definitiva vige la presunzione di innocenza. "Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti dirigenti e calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. E vorrei che i colpevoli fossero radiati e condannati. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo".


Beppe Grillo si allinea senza divergere se non nell'uso di un linguaggio meno verticale, meno colto. Giuseppe Narducci, ex assessore alla legalità e pm nel processo Calciopoli contemporaneamente spende parole altrettanto nette dopo essere stato accusato dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris di aver mancato al suo mandato. E qui non intendo dilungarmi sulla pretesa di tornare al proprio posto come se nulla fosse. 


Il presidente della Figc, Giancarlo Abete, replica. Assai più scontato del partito degli anti italiani, anti catenaccio e anti Buffon. Eppure giunge la controreplica travaglina.
"Una vittoria avrebbe reso più difficile fare pulizia, perché le vittorie non sono solo partite, ma vengono usate per chiudere altre partite. Questo è successo nel 2006, con l'ondata di revisionismo su Calciopoli"


Il tribunale di Napoli si è pronunciato con specifiche che hanno ricostruito parte dell'accaduto allora, invitando la magistratura ad approfondire quei punti ancora oscuri. Una sentenza di primo grado, un verdetto pronunciato da una corte si riduce a una ondata di revisionismo? 


Qualcosa mi è sfuggito.

domenica 17 giugno 2012

Calciopoli, calcioscommesse, Buffon e Conte: le esternazioni di Travaglio



Più di Marco Travaglio temo la travaglizzazione, la trasfigurazione di quell'ostentata supponenza accompagnata da un giustizialismo preventivo che scivola assai volentieri nel sentenziare senza appello. Una sorta di Dogma di Lars Von Trier traslato nel giornalismo d'opinione, una mutazione inarrestabile che dall'equilibrata inizializzazione alla coscienza critica si è evoluta in una opposizione militante senza più un nemico chiaro all'orizzonte.


L'impossibilità di opporre a un giudizio così fermo, così impenetrabile, osservazioni pragmatiche e altrettanto documentate scevre da una lettura parziale rischia di offuscare casi quali Calciopoli, più di recente le inchieste sul calcioscommesse e i casi Buffon e Bonucci di cui il vicedirettore de Il Fatto discorre con altissima frequenza ultimamente. Sul suo blog, in radio.


La travaglizzazione anche in tempi di Europei si è manifestata per quello che è: una lettura di parte, dalla prospettiva distorta attraverso una lente che tende a confondere interpretazione e fatti come emerso nella vicenda Buffon che ha animato il blog del vicedirettore. Come già in quei commenti, a cui juventini e cittadini comuni hanno replicato più in difesa della presunzione di innocenza che per simpatia umana nei confronti del portiere della Nazionale e della Juventus. O nella controversa intervista a Beppe Grillo, declassata post critiche a 'colloquio' e quasi sull'orlo di essere rinnegata. Per quanto attiene alla mia formazione, nel mondo delle idee non può definirsi un'intervista ma nella prassi giornalista se ne contano tante da comporre una antologia, di questi dialoghi. Peccato che gli autori non si vestano di altri ruoli né ostentino un pedigree.


La travaglizzazione si riassume, poi, in quelle risposte che rivelano conflitti di difficile comprensione. Tipo: "Tifo contro l'Italia soprattutto a questi Europei, in cui se dovessimo vincere ci dimenticheremmo subito dello scandalo di Calciopoli, come nel 2006 ai mondiali. Insomma, spero che l'Italia - continua - venga eliminata subito, immediatamente". Il fenomeno delle scommesse illegali non è solo italiano, purtroppo. Lo sostengono quelle carte citate a ripetizione della procura di Cremona e poi di Bari. Per non parlare dei sospetti concernenti i campionati esteri che hanno riempito colonne e imposto indagini federali. Confondere il sentimento popolare con inchieste giudiziarie tuttora in corso non agevola la creazione di un bagaglio informativo che sostenga la creazione di un'opinione ma proprio il suo contrario. 


"Buffon deve sperare di non fare mai una papera. Perché dopo quello che si è scoperto, se fa una papera qualcuno può pensare male…", ha detto a Sabelli Fioretti e Lauro a Un giorno da pecora. La cultura del sospetto non va relegata al biscotto senza considerare che se vi sono i presupposti autorità competenti entreranno in scena per accertare quanto dovuto. E non mi riferisco ad opinionisti/giornalisti, ma all'attività della magistratura che non è autonoma e indipendente solo quando si tratta di certi fascicoli. 


La travaglizzazione risiede nel rischio di mischiare atti e giudizi, come per Calciopoli e come avvenuto per Buffon al centro di un'informativa ma a cui non è stato (ancora?) notificato alcun avviso di garanzia. "Ho letto le carte, e se verrano confermate le cose che dice il calciatore del Siena (fa riferimento a Filippo Carobbio, ndr), (Conte) va ovviamente squalificato. Peccato, perché è un buon allenatore". 


Anche io ho letto le carte (e non una volta) e ho registrato quanto ne è scaturito: le testimonianze non sono state avallate dai presenti a quella riunione tecnica fin dalla diffusione di quei documenti e di quelle informazioni relative ad Antonio Conte. A proposito: leggere le carte è il mio lavoro. E' quanto viene fatto tutti i giorni nelle redazioni. Non mi sembra eroico né lodevole.