Il mio blog è stato rinnovato!

Dovresti essere redirezionato sulla nuova versione tra 6 secondi. Se non fosse così, visita
http://elisabettadonofrio.wordpress.com
e aggiorna i tuoi bookmarks.

Visualizzazione post con etichetta italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta italia. Mostra tutti i post

lunedì 2 luglio 2012

Quel sottile filo rosso tra il tifo contro l'Italia e Calciopoli





Riassumento (perché potrei non aver inteso il fine ultimo di cotanta esternazione): Marco Travaglio attingendo alla prolifica vena calcistica che ha dominato larga parte della sua produzione dall'avvento di questo Europeo non ha tifato, non tifa e non tiferà Italia


Ha esternato compiacimento estetico e spiccata simpatia per Croazia, Irlanda, Germania in precedenza e ne ha mostrata altrettanta nei riguardi della Spagna di Vicente Del Bosque. Assumiamo questo delizioso excursus biografico con cui si delizia anche oggi. Nulla di nuovo sul fronte travaglino, perché i medesimi concetti - graditi o meno - sono stati esposti con dovizia di particolari a più riprese sul Fatto e Un giorno da Pecora e in ogni dove.  


Se le parole sono ancora importanti, se una palombella può ancora caricarsi di un valore simbolico e cognitivo quanto scritto nel suo pezzo, pubblicato sul suo quotidiano ha un che di perverso, un risvolto che andrebbe analizzato. "No, mi spiace, non tifo Italia. Non tifo un paese che non mi somiglia e non somiglia a quanti come me sognano un paese non normale, per dirla con Massimo Problema campione di inciuci, ma eccellente, come disse Montanelli, non mi ricordo quando, ma sono sicuro che l’ha detto. Ci vuole una scossa per uscire dal torpore, uno shock rigenerante. Come una sconfitta che riporti alla realtà. Per quanto, ancora una volta, spero che l’Italia perda".


Del travaglismo e dei suoi misteri scrissi già, quando con quel titolo accattivante Mistero Buffon si aprì un dibattito dolente per sancire la distanza tra chi si appellava al rispetto delle regole e chi invece gridava a un interventismo dopo i fatti di Coverciano e l'informativa al capitano della nazionale.


Il punto su cui mi interrogo (avrò inteso correttamente il senso di queste affermazioni?) verte su questo passaggio assai paternalistico quasi assimilabile a un monito con quella ritualità assimilabile a una sacralità infranta. Alla violazione di un rito. Peccato che anche si fosse andati oltre l'informativa, si tratterebbe di un processo e fino a sentenza definitiva vige la presunzione di innocenza. "Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti dirigenti e calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. E vorrei che i colpevoli fossero radiati e condannati. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo".


Beppe Grillo si allinea senza divergere se non nell'uso di un linguaggio meno verticale, meno colto. Giuseppe Narducci, ex assessore alla legalità e pm nel processo Calciopoli contemporaneamente spende parole altrettanto nette dopo essere stato accusato dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris di aver mancato al suo mandato. E qui non intendo dilungarmi sulla pretesa di tornare al proprio posto come se nulla fosse. 


Il presidente della Figc, Giancarlo Abete, replica. Assai più scontato del partito degli anti italiani, anti catenaccio e anti Buffon. Eppure giunge la controreplica travaglina.
"Una vittoria avrebbe reso più difficile fare pulizia, perché le vittorie non sono solo partite, ma vengono usate per chiudere altre partite. Questo è successo nel 2006, con l'ondata di revisionismo su Calciopoli"


Il tribunale di Napoli si è pronunciato con specifiche che hanno ricostruito parte dell'accaduto allora, invitando la magistratura ad approfondire quei punti ancora oscuri. Una sentenza di primo grado, un verdetto pronunciato da una corte si riduce a una ondata di revisionismo? 


Qualcosa mi è sfuggito.

sabato 2 giugno 2012

Buffon, l'informativa e i Rolex in cassaforte



Un grande Paese non dovrebbe celebrare la gogna mediatica di un giocatore. Un grande quotidiano non necessita di una informativa sul portiere della Nazionale e campione d'Italia con la Juventus, ennesima prova di fuga di notizia dalle procure italiane, perché ne sia riconosciuta l'autorevolezza. Due giorni e più di titoli e contenuti accusatori riconducibili alle sole prassi di uno Stato di Polizia - o peggio, se possibile - in cui gli allegati sono pubblicati quando serve, relegando il diritto a una informazione verificata e oggettiva a una dimensione trascurabile. Un argomento futile e banale. Quel take di agenzia dell'ANSA, battuto sul finire di una serata trascinata da vicende risalenti al 2006 o alle indicazioni di Santoni, ordina le cose già in parte delineate nelle conclusioni della stessa informativa:

Secondo Agipronews dall'Ufficio scommesse dei Monopoli si sottolinea come "non si hanno informative circa comportamenti scorretti da parte del bookmaker e del titolare del punto vendita, ivi compresi quelli relativi all'antiriciclaggio, che obbliga il gestore al riconoscimento del giocatore che scommetta o incassi vincite per cifre superiori a mille euro". In sostanza, se si volessero approfondire i dati registrati dal punto vendita, questi ultimi sarebbero a disposizione degli inquirenti per l'identificazione degli scommettitori. 

Il corner Lottomatica inoltre, secondo le analisi svolte a piazza Mastai, risulta specializzato nell'accettazione delle scommesse sugli sport minori, in particolare basket, hockey su ghiaccio e tennis. "E' in ogni caso apprezzabile - aggiungono all'Ufficio scommesse di Aams - che magistratura e forze dell'ordine si dedichino al controllo della rete legale delle scommesse, laddove ogni puntata "sospetta" viene registrata e, eventualmente, segnalata alle federazioni e agli organi inquirenti. Non riscontriamo però analoga attenzione verso punti vendita non autorizzati massicciamente presenti sul territorio italiano e la cui attività è finita anche nel mirino di recenti trasmissioni televisive. Senza entrare in questioni etiche, è altamente apprezzabile il fatto che venga utilizzato il canale distributivo autorizzato, riconoscendone l'importanza del processo regolatorio a tutela dei giocatori, dell'Erario e delle società, italiane ed estere, che vogliono operare nel rispetto delle stringenti regole, da sportivi che amano divertirsi su sport o manifestazioni che non sono quelli per i quali indossano la maglia in campo", conclude l'agenzia.
Per inciso, in Italia, non è consentito scommettere a calciatori su partite di campionati italiani ed esteri della loro disciplina il che non esclude che ciò sia plausibile su altri sport. Buffon non è indagato. Buffon non ha ricevuto alcun avviso di garanzia. Le ragioni sono in quello stesso allegato dove si riporta della vicenda dei Rolex acquistati dal capitano azzurro, come spiega egli stesso dopo l'amichevole disputatasi ieri sera, Italia-Russia. Sul piano formale non vi sono i presupposti per alcuna azione nei suoi riguardi ai sensi di questa informativa. 


Ma la pubblicazione di questi dettagli strettamente personali e sottoposti al vaglio della magistratura, a distanza di qualche ora appena dall'esplicitazione di una serie di considerazioni in conferenza stampa sulle modalità di procedere nell'inchiesta calcioscommesse, è preoccupante al pari di questo calcio malato (e lo spiego qui) nello stato agonizzante della democrazia nostrana. Far uscire carte a comando non è sintomatico di capacità professionale, a mio personalissimo avviso. Soprattutto se con tempi e spazi sospetti.


Un grande Paese non si riconosce in principi che scardinano lo Stato di Diritto. Non deve. E il giornalismo esasperato delle procure non è che un sintomo ulteriore della sclerotizzante gara a primati inconsistenti. L'attentato di Brindisi, il 2 giugno, il caso Buffon o Avetrana non sono - nella moda del sensazionalismo spiccio - che la ripetizione di uno schema consueto e praticato che contribuisce alla regressione politica e sociale di questo Paese, tanto quanto le veline provenienti dagli uffici delle procure.


.

giovedì 31 maggio 2012

Buffon, calcioscommesse e presunzione di innocenza


Metti che il portiere della Nazionale italiana, sublimazione del modello difensivista, palesi la propria indignazione, testimone involontario di una perquisizione durante il ritiro a Coverciano con telecamere e inviati presenti dalle 6 del mattino conclusasi con sequestro di beni personali e l'esclusione di un compagno. Non uno sfigatello, come ha sentenziato con una faciloneria confinante con l'ingenuità il c.t. Cesare Prandelli.


Metti che sia Gianluigi Buffon, non solo il migliore nel suo ruolo ma il giocatore che indossa la maglia numero uno della Juventus. Di Antonio Conte. Di Leonardo Bonucci. Entrambi iscritti nel registro degli indagati a Cremona con la differenza che per quest'ultimo la procura di competenza sia Bari.


Metti che Buffon davanti ai soliti nomi al seguito della rappresentativa nostrana abbia palesato l'insofferenza verso un sistema espressione di una versione anche rivedibile dello Stato di Polizia ai tempi del post berlusconismo


Metti che abbia sottolineato che certe notizie, informative ad esempio, trovino spazio prima sui giornali e dunque accoglienza presso redazioni piuttosto che essere prima notificate a chi di competenza. 


Metti che abbia evidenziato che la vera vergogna è questa. Che atti, informative, ipotesi accusatorie, sensazioni (ricorrendo all'espressione utilizzata dal pm di Cremona Roberto di Martino l'estate scorsa) circolino senza cura alcuna tra addetti all'informazione con puntualità, senza che ciò implichi la necessaria veridicità degli stessi, la loro indiscutibile fondatezza.


Calciopoli con la sentenza dell'8 novembre 2011 ci ha ricordato che l'Italia dalle stucchevoli moltiplicazioni normative cela un paese senza memoria che preferisce omettere quando è conveniente, pur fondandosi su una cultura giuridica evoluta. Non sulla necessità di accontentare in un colosseo virtuale le voglie delle folle alla ricerca di virtuosismi circensi.


Buffon con altri colleghi (Maresca, Chimenti, Iuliano) già nel 2006 fu coinvolto in un procedimento in merito a presunte scommesse illegali da parte della procura federale. Stefano Palazzi, il procuratore federale che oggi ha aperto il primo dei processi sportivi di questa nuova stagione di calcioscommesse, allora decise di non procedere contro il portiere archiviando la sua posizione (cito Repubblica non a caso, dopo le pubblicazioni odierne). 


Uno dei fondamenti del diritto penale e della procedura è la presunzione di innocenza sino a condanna definitiva. Andrebbe ricordato anche questo, prima di giungere a facili conclusioni. Servite magari con tutte le cure del caso grazie alle ormai a quelle, puntuali, veline. 

domenica 27 maggio 2012

Quello che Buffon (indirettamente) rivela sul Calcioscommesse



Il presunto imbarazzo a cui sarebbero stati sottoposti i puristi, investiti dalle affermazioni di Gianluigi Buffon portiere della Nazionale e della Juventus, rischia di azionare quel meccanismo di distrazione di massa dai contenuti - più che preoccupanti, drammatici - sullo stato in cui versa il sistema.
Sono affari loro. Alcune volte, se qualcuno ci pensa bene, cosa devi fare? In alcuni casi si dice: meglio due feriti che un morto. È chiaro che le squadre le partite se le giocano e sarà sempre così. Penso che ogni tanto anche qualche conto è giustificato farlo.
Oliviero Beha con Andrea Di Carlo aveva elaborato un libro-inchiesta sconcertante, che anticipò alla sua prima edizione quanto ritroviamo in atti. Nella sua ultima edizione, 'Il calcio alla sbarra', si aggiorna. Postille obbligatorie. Perché i fenomeni che avevano destato così tanta indignazione all'epoca dell'uscita del volume (come di altri legati al calcio, sul campo e di Palazzo) non sono certo estinti del tutto.

Temo, però, che questo impennarsi di dichiarazioni di circostanza distraggano da quanto si deve sottolineare. Che le partite vengano combinate è un sospetto, più di un dubbio per alcuni, che attraversa addetti ai lavori che potrebbero tacere in merito, nonostante il codice di giustizia sportiva sanzioni in caso di omessa denuncia. Se ad asserire, in modo indiretto, che di incontri manipolati ve ne siano è il numero due dell'Associazione Nazionale Calciatori, sindacato dei giocatori, la diffusione della negoziazione dei risultati risulta quasi ovvia.


Le partite si farebbero negli spogliatoi. O addirittura in campo, come ci ricordano alcuni passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Cremona, Guido Salvini, e dei verbali che riportano le verità dei collaboratori e pubblicati in questi ultimi mesi.

No, non ho paura prima di tutto perché lo conosco; secondariamente perché conosco il calcio; terzo perché ho già sentito che moltissimi giocatori del Siena hanno dato delle versioni completamente diverse da quelle accusatorie; quarto perché per chi conosce il calcio e vive il calcio, nella propria testa può avere già in mente cosa possa essere accaduto e cosa accade in certe situazioni, che sicuramente non è nulla di negativo o nulla che possa far pensare alla malavita o a qualcosa del genere.
Antonio Conte, il fautore di questa Juventus dal bel gioco e dall'aggressività vincente, risponderà a Stefano Palazzi presto.Intanto, ha firmato il rinnovo fino al 2015. Non ha paura, la società non teme le conseguenze delle accuse formulate da Filippo Carobbio che mutano lo scenario dal punto di vista disciplinare. Buffon ha ribadito la propria serenità. E, da uomo di calcio, non nega quella malattia. Partirei da questo, più che analizzare il perché discuterne così adesso. 


lunedì 5 ottobre 2009

Un Cassano al Quirinale: ecco come FantAntonio ti conquista il Colle



Quel FantAntonio che non ti aspetti. Guarda, guarda che finisce al Quirinale. Nessuna Nazionale, nessuno screzio, nessuna antipatia - più o meno presunta - ad escluderlo dalla preziosa lista come quella - manco a dirlo - redatta dal ct campione del Mondo, Marcello Lippi che mai l'ha sofferto. E' la gggente, quella che costituisce gruppi su Facebook o Twittera.

In un signor elenco, quello che lo include (stranamente) tra i nomi dei possibili candidati alla Presidenza della Repubblica. Ovvero una deriva meramente calcistica può tradursi in una esplosione paradossalmente, inspiegabilmente istituzionale? Barivecchia ha cullato un Presidente senza capirlo, lasciandolo tra i vicoli con un pallone da rincorrere fino al campo. Fino alla prima squadra barese. Fino alla Roma, al Real Madrid, alla Samp, alla maglia azzurra.


Anche il matrimonio con la deliziosa Carolina fosse anch'esso da leggersi in chiave utilitaristica? Una ricerca della first lady ideale da affiancare nelle foto di posa rituale ormai? No, il matrimonio si farà. Neanche i bravi manzoniani potranno dissuadere FantAntonio. Ma cerchiamo di rimanere legati a doppio nodo alla vicenda. I social network hanno abbracciato una causa, che è un po' la causa di tutti coloro i quali amano il calcio del doppio passo, del dribbling e del tocco di prima. Rendere a Cassano quel che è di Cassano.

La Presidenza della Repubblica perché mister Lippi lo veda, finalmente. E lo convochi, finalmente (II). Poco importa la difficoltà di gestione, l'eccentricità, la dissolutezza del giovane fantasista (forse l'ultimo rimasto di questa rara specie). In una compagine così fragile, lenta molto poco rock un predicatore come FantAntonio più che servire è indispensabile.

Magari dovrà essere addomesticato - passate l'espressione - a una vita più consona all'ambiente della Nazionale lippiana, ma si tratta di lui. E se deve fare il Presidente per una maglia, lo faccia. la ragione è una, sola, inesorabile: i Mondiali 2010. E stavolta non si potranno addurre le scusanti sentite dopo la Confederations Cup. Quindi, Marcello, metti a Cassano!