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lunedì 26 marzo 2012

Juve-Inter: Calciopoli, Facchetti, razzismo e il lato oscuro del dio pallone

Più che della superiorità dell'Inter, dei cambi incomprensibili di Ranieri o dell'ostinata convinzione che del clan degli argentini - per vincere - non si possa far a meno, di questo Juve-Inter, tratterrò altro.

La coreografia dalla prepotente valenza radicale: 29 titoli vinti sul campo, uno dei quali non assegnato e l'altro conferito in modalità non identificate (un comunicato? Una nota? Un atto ufficiale?) su cui si avvita la complessità dell'antinomia tra società espressione di diversi poteri industriali. Ecco quella coreografia della Curva rimarrà impressa nella sequenza di immagini che conserverò, mio malgrado.

Mio malgrado, menzionerò questa partita di elevato interesse tattico associandola ai cori beceri contro Giacinto Facchetti, Cipe. Agli insulti forcaioli e razzisti all'indirizzo di Dejan Stankovic. L'idiozia è virale, evidentemente se dopo la condanna pubblica seguita allo striscione e ai cori vigliaccamente riproposti contro Gianluca Pessotto a Bologna e a Roma si sono ascoltate ancora frasi dense di veemenza e scherno all'interno di un impianto sportivo. 

L'effimera ammenda da 25.000 euro inflitta dal Giudice Sportivo a corso Galileo Ferraris abbinata alla diffida per sedare soggetti affetti da un male di indubbia difficoltà diagnostica produce un altrettanto rasserenante effetto placebo. Eppure questi casi parlano un linguaggio di violenza gratuita, immotivata così asettica da cancellare anche la memoria del passato prossimo.

Invece, certe sgradevoli pratiche comprese le offese gratuite andrebbero demonizzare per quanta demenza esprimono. Perché quanto arreca danno, produce un malessere di natura personale o nel gruppo di appartenenza è inevitabilmente, drammaticamente stupido. Il contrario dell'intelligenza. Siano esse iniziative isolate o espressioni di organizzazioni strutturate legate a movimenti o meno, la condanna e il loro ricordo va ribadito.

Per verificarne ancora la discutibilità sociale, per accertarsi che nel senso comune, nell'opinione pubblica simili nefandezze siano ancora emarginate. 


venerdì 9 marzo 2012

Pessotto, la procura federale apre fascicolo sullo striscione della vergogna

La procura federale, dopo una giornata di indignazione trasversale, ha deciso di aprire un fascicolo sul presunto striscione offensivo contro Gianluca Pessotto.

La nota diffusa dalla Figc è breve, concisa e netta. Un atto dovuto, dopo la decisione del Giudice Sportivo (non era a referto) di non censurare la società rossoblu.

P.S.: Nello specifico ho precisato come la vedo, rimando di quella opinione.

giovedì 8 marzo 2012

Pessotto, lo striscione della vergogna che non scandalizza il Giudice Sportivo


PREMESSA
Libera informazione in libero Paese. Motto da propinare al pubblico di potenziali acquirenti, consumatori bulimici di notizie che attingono da giornali, blog, forum, televisioni, satellite. Purché ci sia circolazione di idee che consente di strutturare quella che animiamo come opinione pubblica, ben vengano argomentazioni e ragioni a sostegno. Ma il becerume va arginato, cancellato, penalizzato. Altrimenti le regole sono fatte per chi ne trae giovamento senza nessuna evoluzione sociale.

Una premessa doverosa per introdurre l'incongruenza e la finta giustizia che vediamo (e da qui in poi sarò semplice) negli stadi. Uno striscione esposto in curva che recita: "Pessotto simulatore, si è buttato o era rigore" non deve produrre solo ammende o sanzioni pecuniarie. Deve suscitare indignazione per i contenuti offensivi nei riguardi un dirigente, ex giocatore, colpito da una grave malattia e per il luogo - il Dall'Ara - in cui si è visto celebrare un grande artista come Lucio Dalla dalla stessa tifoseria. Ecco, alcuni blog tra cui quello di Fabrizio Bocca (la Repubblica), riportano la notizia di una immediata sollevazione dei presenti per quella frase priva di senso civico, di rispetto, di sportività. Che vorrebbe l'intervento della Federcalcio della Giustizia sportiva se non del direttore di gara e colleghi. Il derby capitolino per quei cori razzisti andava sospeso. Forse avrebbe mandato finalmente un segnale positivo visto che il Giudice Sportivo ha deciso, stavolta, di non andare oltre. 


Dopo i buu razzisti diretti a Juan e a Diakité nell'ultimo Roma-Lazio, quegli insulti censurati dallo stesso pubblico bolognese toccano chiunque coltiva ancora l'apparente riguardo della memoria e una parvenza di moralità. Ripeto: scrivo semplice perché questo becerume arrivi a destare la medesima indignazione e la richiesta di isolare e cacciare definitivamente fuori elementi violenti e dalle pulsioni irrazionali. Pessotto non ha subito solo questo. In un Inter-Juve d'annata, un bel coretto curvaiolo menzionava Bettega, l'auto e Gianluca. Il video ancora è in Rete, a testimoniare che quelle demenziali esternazioni si sono già sentite. E che se stiamo qui a parlarne, la moltiplicazione di organi, poltrone e ruoli a poco è servita.