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sabato 31 marzo 2012

Un infarto stronca Franco Mancini, il ragazzo di Zemanlandia



Saluti anche Franco Mancini. E, come avviene con una frequenza inaudita per i conti imposti tuo malgrado dalla sequenza di luoghi e avvenimenti che compongono il tuo passato, provi a ricordare i motivi - assurdi, inspiegabili, secondo cui questo uomo solido, forte si chiude in quelle frasi scritte da Francesco de Gregori per Agostino De Bartolomei.

Non hanno similitudini apparenti, Mancini e Di Bartolomei se non quella comune passione per il pallone e quella dedizione assoluta al calcio che ne ha fatto da giocatori poi dei tecnici, dei dirigenti. Non ricoprivano lo stesso ruolo, non sono associati alla stessa maglia. Ma forse sono banale e rispolvero con una innocenza l'insegnamento della 'Classe calcistica' per leggere Mancini, il portiere di Zeman. Uno dei suoi ragazzi.

A 43 anni si alza, va al campo, segue l'allenamento e torna a casa. Stop, finito. Un infarto, sembrerebbe la prima ipotesi fatta dopo i soccorsi da parte dei sanitari del 118 chiamati dalla moglie dell'ex portiere di Foggia e Napoli, rientrata a casa con un'amica.


Mancini, originario di Matera, aveva cominciato a giocare in C2 nella squadra della sua città per poi incrociare la strada di Zeman a Foggia, dove partecipa alla scalata fino alla serie A. Un portiere di concezione moderna che colma le distrazioni della difesa, che entra in gioco con i piedi al momento opportuno. 


Dopo quell'esperienza che segnerà la sua carriera, c'è stato il Bari, dove gioca per tre stagioni, quindi l'avventura al Napoli dal 2000 al 2003. 

Gli ultimi anni di carriera li trascorre in C, tra Pisa, Sambenedettese, Teramo, Salernitana e Martina, fino alla firma col Fortis Trani, nella Promozione pugliese, dove conclude la carriera nel 2008. Un addio che segna il ritorno a Zemanlandia, con l'incarico al Pescara del tecnico boemo. Fino a ieri, il giorno del suo ultimo allenamento.



Il comunicato del Pescara Calcio:
Abbiamo appreso, increduli, della prematura scomparsa del nostro Franco Mancini, preparatore dei portieri biancazzurro. Franco ci ha lasciato all'improvviso questo pomeriggio, colto da un malore che gli è stato fatale. In questo momento ogni parola è superflua, ogni pensiero è confuso se ci viene in mente che questa mattina l'abbiamo visto in campo ad allenare i suoi portieri per prepararli al meglio per la gara di domani contro quel Bari di cui era stato anche vicecapitano.
Domani il suo Pescara e il suo Bari osserveranno un minuto di silenzio e giocheranno con il lutto al braccio. E ogni parata sarà per lui.
Ci stringiamo intorno alla tua famiglia che ami tanto e ai tantissimi che ti vogliono bene.
Ci manchi
Ciao Mancio


giovedì 29 marzo 2012

Calcioscommesse, e venne il momento della Lazio



Calciopoli
annacqua negli effetti perversi legati all'esercizio del giudizio della classe arbitrale, Calcioscommesse (l'assonanza è costruita) nella vulnerabilità dei singoli, uomini gonfi di un'ambizione enigmatica. Un intersecarsi di motivi - personali e di gioco - che inducono nuovi modelli verso cui converge l'approvazione sociale a sciupare integrità, successi e maglie rimanendo invischiati in vicende in cui figurano soggetti assoldato da gruppi a loro volta legati -stando a quanto ipotizzano le procure di Napoli e Bari in particolare - alla criminalità organizzata. Sono arrivati i due zingari per rilasciare a Cremona la loro deposizione, il capo della polizia Antonio Manganelli ha esternato - di nuovo - in materia e il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, annuncia (o ha annunciato per i puristi)  entro 24/48 ore arresti di calciatori anche del massimo campionato. Serie A, insomma. Lazio, insomma.

Sì perché a essere investita sarà la società guidata da Claudio Lotito di cui ben due giocatori, il riferimento è a Stefano Mauri e a Cristian Brocchi verranno ascoltati dal procuratore federale Stefano palazzi il 13 aprile prossimo. Alla diffusione del calendario delle audizioni, con nomi e cognomi lì evidenti, trasparenti, è scoppiata la bomba.

Le audizioni sono state inserite nelle nuove date, quelle del 12 e del 13 aprile per capirci con Dainelli e Milanetto relativamente a Lazio-Genoa, conclusasi 4-2. Mauri è stato menzionato da Gervasoni, uno dei collaboratori della procura, che avrebbe riferito di un contatto con il gruppo degli zingari. Così anche nel caso di Dainelli.

Brocchi, invece, sarebbe stato indicato da Alessandro Zamperini, quando spiega il suo modus operandi: Iliveski, il capo degli zingari, lo pressava perché gli procurasse incontri, contatti, con giocatori per riuscire a pianificare combine che non comportassero inconvenienti. I Farina o i Pisacane del caso.  

Affermazioni di circostanza? "Mauri è tranquillo - ha dichiarato il suo agente Tiziano Gonzaga -. È un semplice interrogatorio, lui continua ad allenarsi e ad impegnarsi come prima. Spera fino all'ultimo nella chiamata di Prandelli per Euro 2012. Magari da festeggiare insieme ad un piazzamento in zona Champions League". Anche la società, attraverso l'avvocato Gian Michele Gentile, sembra non preoccuparsi. "Non c'è nessun procedimento penale e sportivo nei confronti della Lazio, quindi siamo assolutamente tranquilli - le parole del legale raccolte dallo stesso sito internet -. La Lazio ha ascoltato tutti i suoi tesserati quando è venuta fuori l'indagine di Cremona e ha avuto ampie rassicurazioni dagli stessi circa eventuali atteggiamenti contrari al codice sportivo".

lunedì 26 marzo 2012

Stramaccioni, all'Inter avanza il futuro: Ranieri scaricato




E' sempre Beautiful Inter.


Nel pomeriggio, il presidente Massimo Moratti rilascia le consuete dichiarazioni di circostanza. "Ranieri rimarrà fino a fine stagione? Credo di sì".

Finisci il tuo turno quando le agenzie di stampa e Sky Sport24 riportano queste frasi che preludono a un'altra, imperdibile puntata. Ore 22:04, il comunicato ufficiale:
Il Presidente Massimo Moratti e tutta F.C. Internazionale ringraziano Claudio Ranieri e il suo staff per la professionalità e l’impegno profusi, con sincerità, in questi mesi alla guida della squadra.
F.C. Internazionale comunica inoltre di aver affidato la squadra ad Andrea Stramaccioni, tecnico della Primavera che ha vinto la prima edizione della Next Generation Series.
Il più grande e affettuoso in bocca al lupo ad Andrea Stramaccioni che da domani sarà al lavoro con la squadra al centro sportivo "Angelo Moratti".


Amala, pazza Inter, amala. 

Juve-Inter: Calciopoli, Facchetti, razzismo e il lato oscuro del dio pallone

Più che della superiorità dell'Inter, dei cambi incomprensibili di Ranieri o dell'ostinata convinzione che del clan degli argentini - per vincere - non si possa far a meno, di questo Juve-Inter, tratterrò altro.

La coreografia dalla prepotente valenza radicale: 29 titoli vinti sul campo, uno dei quali non assegnato e l'altro conferito in modalità non identificate (un comunicato? Una nota? Un atto ufficiale?) su cui si avvita la complessità dell'antinomia tra società espressione di diversi poteri industriali. Ecco quella coreografia della Curva rimarrà impressa nella sequenza di immagini che conserverò, mio malgrado.

Mio malgrado, menzionerò questa partita di elevato interesse tattico associandola ai cori beceri contro Giacinto Facchetti, Cipe. Agli insulti forcaioli e razzisti all'indirizzo di Dejan Stankovic. L'idiozia è virale, evidentemente se dopo la condanna pubblica seguita allo striscione e ai cori vigliaccamente riproposti contro Gianluca Pessotto a Bologna e a Roma si sono ascoltate ancora frasi dense di veemenza e scherno all'interno di un impianto sportivo. 

L'effimera ammenda da 25.000 euro inflitta dal Giudice Sportivo a corso Galileo Ferraris abbinata alla diffida per sedare soggetti affetti da un male di indubbia difficoltà diagnostica produce un altrettanto rasserenante effetto placebo. Eppure questi casi parlano un linguaggio di violenza gratuita, immotivata così asettica da cancellare anche la memoria del passato prossimo.

Invece, certe sgradevoli pratiche comprese le offese gratuite andrebbero demonizzare per quanta demenza esprimono. Perché quanto arreca danno, produce un malessere di natura personale o nel gruppo di appartenenza è inevitabilmente, drammaticamente stupido. Il contrario dell'intelligenza. Siano esse iniziative isolate o espressioni di organizzazioni strutturate legate a movimenti o meno, la condanna e il loro ricordo va ribadito.

Per verificarne ancora la discutibilità sociale, per accertarsi che nel senso comune, nell'opinione pubblica simili nefandezze siano ancora emarginate. 


domenica 25 marzo 2012

Vigor Bovolenta, una morte assurda su cui interrogarci



"Mi gira la testa, aiutatemi perché cado". In campo, ieri sera, Vigor Bovolenta ha pronunciato questa manciata di parole prima di cadere colto da un malore di natura cardiocircolatoria. Un attacco cardiaco, un infarto. L'autopsia che verrà effettuata nella giornata di domani all'ospedale di Macerata dovrebbe confermare - purtroppo - la causa della morte di un ragazzo di 37 anni, uno dei pallavolisti di una generazione di fenomeni che avevano raccolti solo vittorie, successi, traguardi.


In 21 anni di carriera ai massimi livelli di controlli medici Vigor ne ha affrontati in un numero esorbitante rispetto alla media nel rispetto dei protocolli imposti per atleti come Bovolenta che ha giocato prima di approdare a Forlì in società di prima fascia come Ravenna, Ferrara, Roma, Modena, Piacenza e Perugia. 


Con una famiglia e quattro figli - i gemelli di un anno appena - aveva deciso di chiudere con Forlì per stare accanto alla moglie, Federica Lisi anche lei ex nazionale, e ripartire da una società con aveva già l'intesa per il poi. Il mercoledì era sempre a riposo perché già si dedicava all'attività di marketing che sarebbe stato il suo incarico.


L'ha tradito il cuore. E quell'immagine, quella foto che mostra i soccorritori praticargli il massaggio cardiaco dice questo. Un precedente, un piccolo indizio a metà degli anni novanta che aveva indotto gli specialisti a fermarlo per quattro mesi. Poi, esami clinici perfetti. Controlli che non facevano che confermare l'abilità all'attività agonistica di Vigor che da allora in poi aveva continuato a giocare. L'avventura olimpica a Pechino 2008, lo conferma un centrale ancora di qualità, di motivazione, di tenacia. Ma a cui il cuore batteva troppo forte. Un problema latente, come ipotizza Andrea Giani a Repubblica. Ma pur sempre un limite per un professionista che rimette ancora in evidenza la necessità di eccedere in prudenza.

sabato 24 marzo 2012

Calcioscommesse: Ferrario e Cassano, attori non protagonisti. In arrivo deferimenti


Sei lì che riordini per comprendere la portata di queste informazioni e capisci che non sono mai abbastanza i fatti che hai appreso per descrivere la reale entità di queste combine, della loro frequenza, degli intrecci con organizzazioni strutturate. In queste ultime ore si viene fagocitati dalle nuove scadenze e dall'imminenza di un annuncio che sembra ormai prossimo dopo le audizioni chiave, l'intervista di Hiristyan Ilievski ad Agorà e le esternazioni di Erodiani.

Nello stabile di via Po proseguono gli interrogatori del pool guidato dal procuratore federale Stefano Palazzi secondo il calendario delle audizioni che elenca un numero spropositato di nomi noti del bel calcio. Spropositato per la profondità e l'analisi di questo scempio semplificato nell'espressione Calcioscommesse, su cui indagano le Procure di Cremona, Napoli e Bari sul versante della magistratura ordinaria italiana.


Palazzi e i suoi hanno fissato la data in cui per Chievo e Bari si dovrebbe decidere, ovvero il 3 aprile mentre per le situazioni che potrebbe ritenere definite, la Procura federale sta perfezionando (perché solo di qualche nodo si tratta) quanto occorre per i deferimenti relativi alla seconda tranche del filone d'inchiesta di Cremona. Inchiesta che, sul versante sportivo, rimane aperta in considerazione di quegli sviluppi che Antonio Manganelli annunciò con tanta fermezza da lasciar intendere la celerità con cui si sarebbero visti.


Tra i lanci di agenzia, le indiscrezioni, articoli più o meno esaustivi (per quanto si possa auspicare completezza in questi frangenti) due elementi dovrebbero meritare maggiore attenzione: l'interrogatorio dell'ex leccese Ferrario e le smentite (il plurale è voluto) del portiere Mario Cassano in merito al suo coinvolgimento nelle combine.


Ferrario è stato sentito dalla procura federale per quasi ore in merito anche a Lecce-Lazio (2-4) partita disputata lo scorso 22 maggio. Da lì poi la revisione dell'agenda e il punto della situazione di Palazzi e i suoi, compreso il capitolo deferimenti. Un punto di svolta in attesa di conoscere - almeno in parte - i contenuti delle rivelazioni di Benassi e di Gervasoni e Benfenati. E di capire il ruolo di alcuni giocatori, vedi Pellissier (Chievo) in questa inchiesta.


Cassano, l'ex del Piacenza tirato in ballo dal pentito dei pentito, Cristiano Doni. L'ex capitano dell'Atalanta aveva ammesso l'accordo con l'estremo difensore. Ma quest'ultimo nega, nega ripetutamente nell'interrogatorio tenutosi a Empoli dove si trova agli arresti domiciliari. "Nessun coinvolgimento nello scandalo del Calcioscommesse, nessun rapporto né con Doni né con il gruppo degli 'zingari' ". 


"Specificando, però, dei dettagli in più che hanno evidenziato una netta contraddizione con quanto affermato da Gervasoni e Doni nei loro interrogatori". "Il mio assistito - ha spiegato al termine dell'interrogatorio (durato oltre 5 ore) l'avvocato Maresca - non ha niente a che vedere con il Calcioscommesse. Cassano era amico di Gervasoni al Piacenza, ma non ha mai commesso alcun tipo di illecito e non è nemmeno a conoscenza di questi fatti (mentre ha ammesso di conoscere Zamperini, in maniera superficiale, ma di non averlo mai messo in contatto con Gervasoni ndr). E' troppo facile tirare in ballo un portiere in questo tipo di vicende". Insomma, fare il nome di Cassano sarebbe servito a Gervasoni e Doni per godere di alcuni benefici derivanti dal mostrarsi disponibili davanti alla Procura di Cremona.


Un ribaltamento netto e di quanto sostenuto dall'ex capitano e da Gervasoni, compagno di squadra e ex amico di Cassano, il quale aveva fatto il suo nome in merito ad incontri di campionato. Oltre al noto Atalanta-Piacenza, sono sottoposte all'attenzione della magistratura Siena-Piacenza (19-03-2011), Piacenza-Albinoleffe (20-12-2010), Piacenza-Mantova (23-05-2009)

Circostanze non confermate da Cassano che, alla visione delle immagini del famigerato rigore, ha ribadito che non vi era alcun accordo con Doni prima dell'incontro né di aver mai conosciuto elementi riconducibili al gruppo degli zingari.



Versioni discrepanti, dunque, ai limiti della contraddizione su cui lprocura tornerà a breve. Non vi sono dubbi. Il programma della prossima settimana, ne è la conferma.

sabato 17 marzo 2012

Conte ritrova il nemico Bergonzi a Firenze. Provocazione per la Juve?



da Virgilio Sport
(riflessioni precedenti alla conferenza stampa)

Quello tra Antonio Conte e Mauro Bergonzi è un rapporto controverso, condito da un dialogo iperbolico conclusosi - come è noto - da urla e moniti reciproci. Scontri verbali ritenuti assolutamente nei ranghi da parte juventina, oltre il regolamento dall'altra che è costata l'espulsione al tecnico che ha perso il controllo della situazione durante quel maledetto recupero (secondo i bianconeri) al Dall'Ara contro il Bologna. E comunque dopo quel "Conte, alla prossima fuori", seguita dalla segnalazione al direttore di gara nella settimana del dossier e del silenzio stampa designare proprio Bergonzi per la Fiorentina desta almeno ammirazione solo per il coraggio mostrato da Stefano Braschi.

Nella memoria di quanti hanno visto la partita, l'immagine di Conte dietro il parapetto mentre abbandona il campo e poi il suo agitarsi in tribuna lontano dal campo svela la rilevanza di quegli incontri liquidati come partite da piccole in cui la concorrente del Milan alla corsa scudetto ha racimolato solo punticini. L'esondazione Conte al mancato rigore su De Ceglie aveva fatto inalberareBergonzi, in quel match quarto uomo, che aveva segnalato all'arbitro l'esuberanza del tecnico bianconero. La reazione di Conte è divenuta un leitmotiv in questi strani giorni: "Non ti ho detto niente, non ti ho detto niente!".


Ecco, ci vuole fermezza e convincimento, dopo tanto clamore ad affidare questo incontro cardine nella questione scudetto a Bergonzi. C’era lui a Napoli la sera in cui Zalayeta ingannò tutti prendendosi un rigore che non c’era e pagando con due giornate di squalifica per simulazione. A Bergonzi andò peggio. Il designatore era Collinache lo punì aspramente estromettendolo dalle questioni Juventus.


In questa stagione a lui sono toccate decisioni difficili, anche controverse come quella di proseguire durante il derby capitolino quando i buu avrebbero magari imposto di virare verso l'interruzione di Roma-Lazio per i cori razzisti (vergognosi) uditi allo stadio Olimpico. Bergonzi passa, però anche per un uomo di carattere molto fermo, forse la persona giusta a controllare gli impeti di questa accesa fase del campionato per cui passa molto della sfida con il Milan. Se non tutto.