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domenica 27 maggio 2012

Quello che Buffon (indirettamente) rivela sul Calcioscommesse



Il presunto imbarazzo a cui sarebbero stati sottoposti i puristi, investiti dalle affermazioni di Gianluigi Buffon portiere della Nazionale e della Juventus, rischia di azionare quel meccanismo di distrazione di massa dai contenuti - più che preoccupanti, drammatici - sullo stato in cui versa il sistema.
Sono affari loro. Alcune volte, se qualcuno ci pensa bene, cosa devi fare? In alcuni casi si dice: meglio due feriti che un morto. È chiaro che le squadre le partite se le giocano e sarà sempre così. Penso che ogni tanto anche qualche conto è giustificato farlo.
Oliviero Beha con Andrea Di Carlo aveva elaborato un libro-inchiesta sconcertante, che anticipò alla sua prima edizione quanto ritroviamo in atti. Nella sua ultima edizione, 'Il calcio alla sbarra', si aggiorna. Postille obbligatorie. Perché i fenomeni che avevano destato così tanta indignazione all'epoca dell'uscita del volume (come di altri legati al calcio, sul campo e di Palazzo) non sono certo estinti del tutto.

Temo, però, che questo impennarsi di dichiarazioni di circostanza distraggano da quanto si deve sottolineare. Che le partite vengano combinate è un sospetto, più di un dubbio per alcuni, che attraversa addetti ai lavori che potrebbero tacere in merito, nonostante il codice di giustizia sportiva sanzioni in caso di omessa denuncia. Se ad asserire, in modo indiretto, che di incontri manipolati ve ne siano è il numero due dell'Associazione Nazionale Calciatori, sindacato dei giocatori, la diffusione della negoziazione dei risultati risulta quasi ovvia.


Le partite si farebbero negli spogliatoi. O addirittura in campo, come ci ricordano alcuni passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Cremona, Guido Salvini, e dei verbali che riportano le verità dei collaboratori e pubblicati in questi ultimi mesi.

No, non ho paura prima di tutto perché lo conosco; secondariamente perché conosco il calcio; terzo perché ho già sentito che moltissimi giocatori del Siena hanno dato delle versioni completamente diverse da quelle accusatorie; quarto perché per chi conosce il calcio e vive il calcio, nella propria testa può avere già in mente cosa possa essere accaduto e cosa accade in certe situazioni, che sicuramente non è nulla di negativo o nulla che possa far pensare alla malavita o a qualcosa del genere.
Antonio Conte, il fautore di questa Juventus dal bel gioco e dall'aggressività vincente, risponderà a Stefano Palazzi presto.Intanto, ha firmato il rinnovo fino al 2015. Non ha paura, la società non teme le conseguenze delle accuse formulate da Filippo Carobbio che mutano lo scenario dal punto di vista disciplinare. Buffon ha ribadito la propria serenità. E, da uomo di calcio, non nega quella malattia. Partirei da questo, più che analizzare il perché discuterne così adesso. 


venerdì 25 maggio 2012

Calcioscommesse: il proliferare di un pentitismo d'occasione. Bertani, l'amico di Gervasoni


Abbiamo una sola forza, una sola difesa: i fatti. Perché le parole sono importanti (tralasciamo la possibile accusa di citazionismo banale e prevedibile), perché le ricostruzioni puntuali restituiscono verità che, per quanto lacunose, appagano quell'esigenza di comprendere. E poi, perché vendere partite? Perché tirare in mezzo compagni, amici, colleghi? Il 31 maggio alle 9.30 inizierà il primo dei processi che ci attendono in quest'estate alleggerita da Euro 2012 e dalle Olimpiadi: 22 società. 61 persone di cui 52 giocatori, tra cui Cristian Bertani, attaccante della Sampdoria. Un giocatore imune dal pentitismo virale che pare essersi inflazionato all'indomani della dichiarazione del procuratore federale Stefano Palazzi a Bari, fuori dalla Procura guidata da Antonio Laudati.

Bertani è stato chiamato in causa da Carlo Gervasoni, uno dei collaboratori che ha fatto nomi, cognomi, indicato combine, suggerito il disegno dell'organizzazione che ha manipolato incontri di serie a come in altre categorie. Ecco, Bertani anche oggi ha continuato a parlare. A usare la parola per ribadire che quanto asserito dall'ex collega e che gli è costato il deferimento è supposto, non certo. Risponde così da sostenere la sua estraneità alle vicende, la sua convinzione che non sia stato il suo un caso isolato. Lo ha affermato a Radio Sportiva, lo ha ribadito a Sky Sport24. 

"Conte può stare tranquillo: Siena-Novara fu partita vera, ci si giocava la posizione in griglia per i playoff e loro la promozione. Quello che dovevo dire sulla partita l'ho detto in deposizione, Carobbio dice la sua""Ho visto e letto tante cose che non mi sono piaciute - le parole dell'attaccante, ora alla Samp ma deferito per il periodo Novara -. So che faccio un lavoro in cui sono sempre sotto i riflettori, ma sono stato condannato senza giudizio e in più sul mio conto non c'è una prova, a differenza di colleghi in cui ci sono intercettazioni compromettenti. Nel mio caso c'è solo un pentito, purtroppo un mio vecchio amico, che parla e parla sempre in terza persona. Col rapporto che avevamo me lo avrebbe detto direttamente, invece parla sempre per sentito dire: la cosa è poco chiara. La giustizia sportiva non può arrogarsi il diritto di decidere senza prova, e io dimostrare di non aver fatto, cosa non certo semplice""Altra cosa che mi ha lasciato perplesso - ha aggiunto -è che le accuse di un pentito sembrano la verità assoluta: il mio interrogatorio è stato molto blando, non incalzante o severo: loro avevano già deciso il mio destino. Si parla di 33 partite, io sono chiamato in causa in due sole di queste e mi contestano l'associazione a delinquere: in una delle due non ero neanche convocato. La scheda telefonica datami da Gervasoni? E' la sua parola contro quattro miei compagni che negano. Io lotterò fino all'ultimo secondo per salvaguardare la mia famiglia e i miei figli, non mollerò mai. Sono messo sullo stesso piani di Gervasoni, rischio la sua stessa condanna, è una cosa fuori dal normale"

Palazzi l’ha deferito, Gervasoni lo ha menzionato in terza persona, dice lui. Alla vigilia del processo, Cristian Bertani parla a Sky e si ribella alle accuse: "Il mio stato d’animo non può essere dei migliori. E’ un periodo molto delicato, dopo il deferimento con un’accusa pesante solo perché un mio amico dopo essersi pentito di quello che ha fatto e ha sempre parlato di me sempre in terza persona, per sentito dire e quindi una volta uscito il deferimento ero ancor più sorpreso di questa vicenda. Ci sono cose che non quadrano, Gervasoni viveva a casa mia, parla di me sempre in terza persona. Ci voleva poco, se era un capo di un’associazione, veniva a casa mia visto che la sua casa era a 500 metri da casa mia… e parlarmi direttamente. I soldi nell’asciugamano? Non voglio parlarne io, ma la direttrice dell’hotel, pochi giorni dopo ha fatto un articolo di suo pugno in cui nega tutto. E io non la conosco: “l’anno scorso noi Bertani l’abbiamo mai visto qui dentro a ritirare pacchi e asciugamani”. Io in quell’albergo non sono mai stato. Altro che asciugamenti o maglie. Perché sono finito in questa storia? Penso che quando sei con le spalle al muro, provi a tirarti fuori in ogni modo. Millanterie? Sembra sempre che quando parla un pentito dica sempre la verità e che sia oro colato… Il video dell’Aic l’ho visto, ce lo hanno mostrato, quello era una iniziativa importante dell’Aic per tutelare l’immagine del calciatore. Il video è toccante. Io so che il giudizio della gente arriva prima, nel nostro lavoro la stampa e i media sono quelli che ti possono portare alle stelle se va bene o ti buttano giù quando le cose vanno male. Io non ho mai scommesso in vita mia, mai. Mi piace giocare a carte, durante tutti i ritiri lo faccio sempre: io non scommetto su niente, sul calcio, sul tennis, su niente. La presa di posizione mia è stata d’accordo con la società, il deferimento che arriva nel momento più caldo: insieme abbiamo deciso che era meglio per me e la squadra non distogliere energie, ho preferito restare al di fuori delle partite. Non sono stato messo fuori rosa".



Il proliferare di pentiti nel calcioscommesse, in una visione così comune di do ut des, non scansa la diffusione del fenomeno e gli esiti fallimentari della giustizia nostrana a cui, stando a quanto affermato da Laudati, non sono stati supportati da pene adeguate. Per ora, pondero e valuto il punto di osservazione di Bertani che, come gli altri, verrà giudicato per quelle accuse formulate da Gervasoni. E rifletto su questo sistema fondato sui collaboratori, i suoi limiti e l'incertezza di dipendere in alcuni casi da costoro. Dalla loro, di parola. 

mercoledì 23 maggio 2012

Calcioscommesse: Semeraro iscritto nel registro degli indagati a Bari. Conte rinnova, senza timori


AIC CONTRO CALCIOSCOMMESSE: VIDEO ANTEPRIMA ANSA

Va così, in questa primavera delle Procure. Si fissano date, si iscrivono nuovi nomi nel registro degli indagati, si agevolano i collaboratori e i tecnici, in attesa di essere sentiti, rinnovano i contratti (fino al 2015 a tre milioni a stagione). Se a Cremona le affermazioni messe a verbale (desecretato, ricordiamo) da Filippo Carobbio hanno indirizzato gli inquirenti verso Antonio Conte con metodo, a Bari il quadro emerso dalle affermazioni di Andrea Masiello e i suoi amici scommettitori pare addirittura più inquietante per alcuni versi, ovvero per le implicazioni di personaggi della tifoseria organizzata e protagonisti di vertice nel mondo calcistico e nella società civile.

Di quel Bari-Lecce adesso conosciamo le premesse. il ruolo di Pierandrea Semeraro, ex presidente dell'Us Lecce, è messo a fuoco dai magistrati coordinati dal procuratore generale Antonio Laudati. Il nome di Semeraro è da qualche settimana iscritto nel registro degli indagati. Per frode sportiva. E gli atti che lo riguardano dovrebbero essere tra quelli acquisiti da Stefano Palazzi, procuratore federale.

Quanto riferito da Andrea Masiello al pm Ciro Angellilis non è stato mai tralasciato, mai sottovalutato dai magistrati baresi che seguono il filone pugliese dell'inchiesta calcioscommesse. Fin da quando decise di ammettere il suo coinvolgimento nella manipolazione di alcuni incontri, nel febbrario scorso nel corso degli interrogatori a cui venne sottoposto. Ammise che quel derby, quel Bari-Lecce  del 15 maggio 2011 era falsata.

Truccata. E, successivamente, che questa vendita illegale aveva fruttato una cifra impensabile. Così era stato rivelato che un amico di Carella, riconosciuto in Carlo Quarta, aveva preso parte agli incontri, e che poi avrebbe avuto contatti anche con l'avvocato Andrea Starace, presente al momento della consegna della somma.

Per quella partita sarebbero stati versati 230.000 euro. La prima parte ammontava a 50.000 che sarebbe stata versata in un incontro all'Hotel Tiziano di Lecce a cui sarebbe stato presente Starace. Le altre parti sarebbe state versati durante i famigerati incroci presso la stazione di servizio sulla tangenziale di Bari e da Quarta a Masiello in una località del nord dove l'ex difensore biancorosso e dell'Atalanta viveva all'epoca.

Dietro questi emissari a muovere le fila e a elargire queste somme cospicue ci sarebbe stato Semeraro, espressione della società salentina che con quel derby si giocava la salvezza. Rivelazioni che sanciscono la quasi conclusione del secondo filone d'indagine per Laudati e i suoi collaboratori. Per i tre pentiti si profilano la libertà e il patteggiamento di pena, in riconoscimento della loro disponibilità a collaborare da parte della autorità giudiziaria.

Per Semeraro e gli altri, invece, la storia è tutta da scrivere da parte degli inquirenti. Saranno i diretti inetressati, a questo punto, a doversi esporre e a richiedere di essere sentiti per chiarire le rispettive posizioni in questa vicenda sempre più sporca. Per il Lecce, il futuro non riserva nulla di buono. Non preoccupa la Juventus quanto asserito da Carobbio in merito al ruolo di Stellini e Conte, pronto a siglare il rinnovo.

Squalifica, audizioni, rivelazioni: intanto si firma, poi quando sarà tempo di vagliare alternative si studierà l'alternativa. Il suggerimento, a cui indirizzano frasi e posizioni da parte dell'allenatore e della scoietà, sarebbe questo.

lunedì 21 maggio 2012

Del Piero, addio incompiuto alla Juventus dell'ultima bandiera del calcio moderno



Di più, che cosa può dare un uomo al calcio? Me lo chiedo da ieri sera, da quando ho assistito a quell'ortodossa applicazione di quanto si annovera come realpolitik. Antonio Conte ne è fine interprete: toglie il capitano, allineandosi a quell'annuncio di Andrea Agnelli all'Assemblea agli azionisti quando decise di liquidare Alessandro Del Piero con quelle frasi scarne, unilaterali 


Pinturicchio si può permettere la lentezza, in campo. Legittimamente. Appellarsi a un cristallizzazione dell'ubriacatura di bandiere. E cori. E applausi, nell'ultima notte con la sua maglia addosso, quella che mette per scendere in campo da 19 anni non meriterebbe di interrompersi nell'incompiutezza. Tirarlo via in quel momento, in quella fase non è stato rispettoso. Non è da annoverare nella lista dei giusti epiloghi di un giocatore che capitano lo è e lo è stato con la compiutezza, il suo equilibrio e la correttezza. 


Calciopoli ha retrocesso in B la Juventus, non Del Piero (che è rimasto comunque). So che non avrebbe voluto assistere a quella finale dalla panca, neanche un secondo. Chiunque avrebbe chiosato con amarezza per quel gesto, francamente, offensivo. Non ha espresso che emozione, commozione e cautela Pinturicchio. Un capitano rimane retto anche quando c'è da incassare, nelle sconfitte. Un capitano rimane retto nelle sconfitte. Rimane fedele alla maglia, non si svende, non rimette le sue responsabilità. Un allenatore che sottrae a Del Piero gli ultimi minuti dell'ultima sera, invece? Che cosa dimostra con quella scelta paradossale? Nulla, nulla che io metta via

venerdì 18 maggio 2012

Calcioscommesse, Carobbio coinvolge Conte: "Sapeva delle combine"



Sul pentitismo rateizzato nutro una certa diffidenza, derivante da una reiterata enucleazione di casi costruiti sulle rivelazioni d'occasione, poi ribaltati dagli accertamenti della magistratura che ricordano la necessità di porsi dalla giusta distanza rispetto ad accuse e dichiarazioni. Nel caso di Antonio Conte, tirato in ballo dal pentito Filippo Carobbio nell'inchiesta calcioscommesse precisamente durate l'interrogatorio del 29 febbraio scorso (oggi desecretato) va acquisito il suo nome tra quelli inseriti nel fascicolo dei giudici della Procura di Cremona, che ritiene l'ex giocatore del Siena attendibile.

Conte è stato accusato, al pari del suo collaboratore Stellini stando a quanto asserito da Carobbio, di aver avuto notizia della combine relativa a Novara-Siena finita 2-2 e a AlbinoLeffe-Siena, conclusasi 1-0. Non solo.

Dall'articolo del quotidiano sportivo, si evince che l'allenatore della Juventus sarebbe stato parte attiva nell'organizzazione del risultato artificiale dell'incontro con il Novara: addirittura avrebbe dato indicazioni in tal senso durante la riunione tecnica. 

La prima contro il Novara risale al 30 aprile 2011: "Ci fu un accordo per il pareggio e in effetti ne parlammo durante la riunione tecnica. Eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarci di conseguenza durante la sfida - queste le dichiarazioni, riportate dalla Gazzetta, di Carobbio al pm Roberto Di Martino - Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci disse che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara. Non sono certo su chi si accordò per primo, ma Drascek venne nel nostro ritiro e ne parlò con Vitiello. Quello è stato il contatto iniziale, ma poi fu comunicato all'intera squadra e io ne discussi in campo prima del match con Bertani e Gheller, giocatori del Novara". 

Il secondo illecito sarebbe invece stato relativo alla sfida con l'Albinoleffe, persa dal Siena già promosso in Serie A a Bergamo contro una squadra a caccia di punti nella lotta salvezza: "Al termine di Siena-AlbinoLeffe dell'8 gennaio 2011, l'allenatore in seconda, Stellini, chiese a me e a Terzi di contattare qualcuno degli avversari per prendere accordi sulla partita del ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse maggiormente bisogno - racconta Carobbio - Ne parlai con Garlini, un senatore dell'AlbinoLeffe, e Terzi che contattò Bombardini, entrambi mostrarono la loro disponibilità". 

"Nel tardo pomeriggio, o in serata, del giorno prima della gara AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio, ci fu un ulteriore incontro fuori dal nostro albergo del ritiro al Park hotel di Stizzano, in provincia di Bergamo. Vennero Sala, Passoni e Poloni, quest'ultimo collaboratore tecnico dell'AlbinoLeffe, che s'incontrarono con me, Nando Coppola e un altro del Siena che non ricordo - aggiunge il calciatore - In quell'occasione ci accordammo per dare i punti all'AlbinoLeffe che ne aveva bisogno per andare matematicamente ai playout, ma chiedemmo di limitare la sconfitta a un solo gol di scarto, possibilmente 1-0. Sia per cercare di mantenere la miglior difesa, sia per evitare clamori per un risultato eclatante. In settimana si parlò molto tra società, calciatori e allenatore sull'accordo raggiunto. Qualcuno voleva vincere, nella speranza di arrivare primi e conseguire il premio previsto. Ma alla fine fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, nel lasciare la vittoria all'AlbinoLeffe".

Sempre nell'interrogatorio Carobbio ha chiarito come tutta la società del Siena fosse a conoscenza delle combine, da qui il coinvolgimento della stessa: "Alla riunione tecnica partecipavano l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il collaboratore. E' evidente che la società fosse al corrente degli accordi. Tutte le componenti partecipavano a questi discorsi. Ricordo di averne anche parlato con Daniele Faggiano, che è un dirigente, braccio destro di Perinetti.  A fine campionato certi accordi sono prassi tra i club: si tratta di meccanismi più grandi di me", ha puntualizzato il giocatore.

Accuse, ripeto, che richiedono riscontri puntuali visto il peso delle affermazioni messe a verbale. Per il tecnico, il cui ruolo sarebbe così mutato anche dal punto di vista del Codice di Giustizia Sportiva, il rischio di una squalifica ben più pesante di quella prevista per l'omessa denuncia si presenta nel momento della massima consacrazione della sua carriera da allenatore. Stefano Palazzi, procuratore federale, ascolterà plausibilmente Conte dopo la finale di Coppa Italia compatibilmente con gli impegni del primo processo che prenderà il via dal 31 maggio.
Va aggiunto, per completezza, che la ricostruzione di Carobbio è stata peraltro smentita da altri giocatori del club toscano: Terzi, Vitiello e Ficagna. Sarà il processo previsto per luglio a sancire una verità che sembra fino a questo momento ancora incompleta e lacunosa.



venerdì 11 maggio 2012

Calcioscommmesse: Palazzi da Laudati per le carte dell'inchiesta, rischiano Bari e Lecce


E' tarda mattinata quando il procuratore federale Stefano Palazzi arriva alla Procura di Bari per incontrare il procuratore generale Antonio Laudati, il giorno dopo l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi a carico di tre capi ultrà della squadra del capoluogo pugliese per violenza privata aggravata. 

Verranno acquisiti gli atti che sanciranno l'apertura di un nuovo capitolo nell'inchiesta sportiva, quella che sancirà l'ingresso plausibilmente nell'attività di Palazzi e dei suoi collaboratori di Lecce e Bari società coinvolte nelle vicende legate a Andrea Masiello e nell'operato dei magistrati che seguono il filone pugliese del calcioscommesse.

Nella conferenza stampa convocata ieri, oltre ai contenuti tracciati con puntualità e parole scelte dal procuratore generale nella ricostruzione degli avvenimenti che hanno condotto agli arresti di presunti esponenti del mondo del tifo organizzato rei di aver minacciato giocatori e giornalisti. 

Durante l'incontro co i cronisti, Laudati ha poi confermato che quanto inerente alla frode sportiva va esarendosi e che dunque, di riflesso, i presupposti per l'avvio dei lavori di competenza della procura federale sono ormai imminenti. Atti funzionali a completare l'impianto edificato dagli inquirenti e che andrebbe a investire le società le cui posizioni sono state stralciate dai deferimenti di inizio settimana. 

Per Bari e Lecce il coinvolgimento sarà ovvio: l'incolpazione per responsabilità oggettiva è altrettanto scontato, meno quello diretto per i salentini su cui grava la vicenda Quarta-Masiello e l'inserimento come trapelato della società nella combine. Da dimostrare l'estraneità dei Semeraro quanto la responsabilità diretta relativa a incontri all'hotel Tiziano e versamenti di oboli a Masiello. Palazzi, poco fa, ha tenuto a dire: "Pene meno severe per chi collabora". Un impegno per quei giocatori che hanno squarciato il silenzio.


Il Lecce rischierebbe sanzioni che vanno dai punti di penalizzazione alla retrocessione, stando alle eventualità contemplate dal codice che non lascia confidare al Bari di soluzioni migliori sul versante della giustizia sportiva. Altre società potrebbero essere investite poi da questa secondo spezzone dell'inchiesta sportiva. Classifiche da rivedere? Playoff e playout da riposizionare in calendario? Calcio caos? Sarà un'estate lunga e calda anche questa.




giovedì 10 maggio 2012

Calcioscommesse, arrestati ultrà Bari: minacciati giocatori e giornalisti. Palazzi da Laudati


Nel baratro melmoso in cui il calcioscommesse ha trascinato giocatori, dirigenti, giornalisti (perché no) costretti a documentare l'oscenità di questa deriva non c'è sistema più ridicolo di quello agli atti. Non c'è assurdità più grottesca di quanto riportato dalla Procura di Bari. Perversione più odiosa del tradimento di una maglia da parte di quanti abbracciata una fede per quanto pagana, celebrano la domenica nel templio del pallone offrendo alla propria squadra l'omaggio di cori, urla, striscioni. 

Eppure se i carabinieri provinciale hanno provveduto ad eseguire i provvedimenti restrittivi a carico di tre capi ultrà del Bari innegabilmente colpevoli di aver minacciato calciatori e indotto gli stessi a manipolare il risultato di tre incontri per personali profitti, i magistrati hanno raccolto riscontri sufficienti per dare seguito a queste decisioni. E ai tre destinatari viene contestato un reato che svela la macchinazione che si nasconde dietro a tutta quella pantomima della domenica e della celebrazione di un culto mercanteggiato. Il reato  che viene loro addossato è di violenza privata aggravata. 

Le partite che questo terzetto, costituito da Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio (portati in carcere) e Alberto Savarese (ai domiciliari), avrebbe aggiustato per ottenere i proventi delle scommesse rispondono a: Bari-Sampdoria, Cesena-Bari e Bari-Chievo. Incontri che andavano combinato secondo le scommesse dei tre capi ultrà per incassare. Che ciò implicasse il ricorso ad argomenti illeciti non costituiva un deterrente come documentato nel corso delle indagini e sulla base delle testimonianze di Andrea Masiello, dell'ex portiere del Bari Jean Francois Gillet e Marco Rossi, ora non più tesserato del club pugliese. 

I tre avevano minacciato e intimidito i giocatori con cui avevano avuto un confronto: Gillet e Masiello, a cui era stato chiesto di perdere due partite per incassare i proventi delle scommesse. Il francese, nel suo interrogatorio, aveva aggiunto che aveva ricevuto - personalmente - minacce molto serie. Una pratica che i vertici della tifoseria organizzata biancorossa avevano in programma di estendere a altri. Secondo le intercettazioni e da quanto riportano quotidiani e agenzie, sarebbero state studiate delle ritorsioni nei confronti di due giornalisti.

Al contrario, però, di quanto emerso nella fase convulsa delle indiscrezioni successive alle rivelazioni di Masiello, quando l'inchiesta barese poteva delineare una sorta di inserimento nelle questioni della criminalità organizzata, i tre arrestati non sarebbero stati legati a clan. Almeno a questo livello.

Perché il lavoro della Procura non si conclude con questi arresti. Il messaggio del procuratore Antonio Laudati, nelle recenti interviste e nei suoi interventi nell'ambito di diverse manifestazioni sulla legalità e nella conferenza stampa odierna, va tenuto sempre a mente in queste circostanze. Il suo invito a tradurre per questi reati pene più severe, meno suscettibili di interpretazione in sede di giudizio è una richiesta di supporto all'attività delle procure. 

Laudati ha spiegato, davanti alla stampa, che i tre ultrà devono rispondere di violenza privata "perché in più occasioni questi personaggi, che non definisco tifosi perché ho rispetto della parola 'tifosi', si sono resi protagonisti di atti violenti nei confronti di giocatori del Bari al fine di perdere le partite, non di propria iniziativa ma mandati da alcuni scommettitori".

I tre ultras durante lo scorso campionato minacciarono alcuni calciatori del club biancorosso invitandoli a indirizzare i risultati di tre gare con Samp, Cesena e Chievo verso la sconfitta. "Il primo episodio si è verificato durante l'antidoping di Bari-Chievo - racconta Laudati - quando si sono introdotti nello spogliatoio per fare minacce. Il secondo episodio è stato invece prima di Cesena-Bari e il terzo prima di Bari-Samp, quando sono andati sul campo, hanno preso anche a schiaffi i calciatori e li hanno minacciati creando un clima di paura. L'utilizzo dei tifosi - ha detto il procuratore generale - in un meccanismo che chiamo 'sistema criminale' è stata una delle modalità con le quali si riuscivano a condizionare i giocatori e le società per lucrare dall'esito delle scommesse"

E se il Lecce e il Bari, nei deferimenti del procuratore federale Stefano Palazzi, per ora non compaiono se non da attori non protagonisti ciò non toglie che le cose possano mutare molto velocemente. Palazzi andrà da Laudati. E non sarà una visita di cortesia.