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lunedì 26 marzo 2012

Stramaccioni, all'Inter avanza il futuro: Ranieri scaricato




E' sempre Beautiful Inter.


Nel pomeriggio, il presidente Massimo Moratti rilascia le consuete dichiarazioni di circostanza. "Ranieri rimarrà fino a fine stagione? Credo di sì".

Finisci il tuo turno quando le agenzie di stampa e Sky Sport24 riportano queste frasi che preludono a un'altra, imperdibile puntata. Ore 22:04, il comunicato ufficiale:
Il Presidente Massimo Moratti e tutta F.C. Internazionale ringraziano Claudio Ranieri e il suo staff per la professionalità e l’impegno profusi, con sincerità, in questi mesi alla guida della squadra.
F.C. Internazionale comunica inoltre di aver affidato la squadra ad Andrea Stramaccioni, tecnico della Primavera che ha vinto la prima edizione della Next Generation Series.
Il più grande e affettuoso in bocca al lupo ad Andrea Stramaccioni che da domani sarà al lavoro con la squadra al centro sportivo "Angelo Moratti".


Amala, pazza Inter, amala. 

Juve-Inter: Calciopoli, Facchetti, razzismo e il lato oscuro del dio pallone

Più che della superiorità dell'Inter, dei cambi incomprensibili di Ranieri o dell'ostinata convinzione che del clan degli argentini - per vincere - non si possa far a meno, di questo Juve-Inter, tratterrò altro.

La coreografia dalla prepotente valenza radicale: 29 titoli vinti sul campo, uno dei quali non assegnato e l'altro conferito in modalità non identificate (un comunicato? Una nota? Un atto ufficiale?) su cui si avvita la complessità dell'antinomia tra società espressione di diversi poteri industriali. Ecco quella coreografia della Curva rimarrà impressa nella sequenza di immagini che conserverò, mio malgrado.

Mio malgrado, menzionerò questa partita di elevato interesse tattico associandola ai cori beceri contro Giacinto Facchetti, Cipe. Agli insulti forcaioli e razzisti all'indirizzo di Dejan Stankovic. L'idiozia è virale, evidentemente se dopo la condanna pubblica seguita allo striscione e ai cori vigliaccamente riproposti contro Gianluca Pessotto a Bologna e a Roma si sono ascoltate ancora frasi dense di veemenza e scherno all'interno di un impianto sportivo. 

L'effimera ammenda da 25.000 euro inflitta dal Giudice Sportivo a corso Galileo Ferraris abbinata alla diffida per sedare soggetti affetti da un male di indubbia difficoltà diagnostica produce un altrettanto rasserenante effetto placebo. Eppure questi casi parlano un linguaggio di violenza gratuita, immotivata così asettica da cancellare anche la memoria del passato prossimo.

Invece, certe sgradevoli pratiche comprese le offese gratuite andrebbero demonizzare per quanta demenza esprimono. Perché quanto arreca danno, produce un malessere di natura personale o nel gruppo di appartenenza è inevitabilmente, drammaticamente stupido. Il contrario dell'intelligenza. Siano esse iniziative isolate o espressioni di organizzazioni strutturate legate a movimenti o meno, la condanna e il loro ricordo va ribadito.

Per verificarne ancora la discutibilità sociale, per accertarsi che nel senso comune, nell'opinione pubblica simili nefandezze siano ancora emarginate. 


domenica 25 marzo 2012

Vigor Bovolenta, una morte assurda su cui interrogarci



"Mi gira la testa, aiutatemi perché cado". In campo, ieri sera, Vigor Bovolenta ha pronunciato questa manciata di parole prima di cadere colto da un malore di natura cardiocircolatoria. Un attacco cardiaco, un infarto. L'autopsia che verrà effettuata nella giornata di domani all'ospedale di Macerata dovrebbe confermare - purtroppo - la causa della morte di un ragazzo di 37 anni, uno dei pallavolisti di una generazione di fenomeni che avevano raccolti solo vittorie, successi, traguardi.


In 21 anni di carriera ai massimi livelli di controlli medici Vigor ne ha affrontati in un numero esorbitante rispetto alla media nel rispetto dei protocolli imposti per atleti come Bovolenta che ha giocato prima di approdare a Forlì in società di prima fascia come Ravenna, Ferrara, Roma, Modena, Piacenza e Perugia. 


Con una famiglia e quattro figli - i gemelli di un anno appena - aveva deciso di chiudere con Forlì per stare accanto alla moglie, Federica Lisi anche lei ex nazionale, e ripartire da una società con aveva già l'intesa per il poi. Il mercoledì era sempre a riposo perché già si dedicava all'attività di marketing che sarebbe stato il suo incarico.


L'ha tradito il cuore. E quell'immagine, quella foto che mostra i soccorritori praticargli il massaggio cardiaco dice questo. Un precedente, un piccolo indizio a metà degli anni novanta che aveva indotto gli specialisti a fermarlo per quattro mesi. Poi, esami clinici perfetti. Controlli che non facevano che confermare l'abilità all'attività agonistica di Vigor che da allora in poi aveva continuato a giocare. L'avventura olimpica a Pechino 2008, lo conferma un centrale ancora di qualità, di motivazione, di tenacia. Ma a cui il cuore batteva troppo forte. Un problema latente, come ipotizza Andrea Giani a Repubblica. Ma pur sempre un limite per un professionista che rimette ancora in evidenza la necessità di eccedere in prudenza.

sabato 24 marzo 2012

Calcioscommesse: Ferrario e Cassano, attori non protagonisti. In arrivo deferimenti


Sei lì che riordini per comprendere la portata di queste informazioni e capisci che non sono mai abbastanza i fatti che hai appreso per descrivere la reale entità di queste combine, della loro frequenza, degli intrecci con organizzazioni strutturate. In queste ultime ore si viene fagocitati dalle nuove scadenze e dall'imminenza di un annuncio che sembra ormai prossimo dopo le audizioni chiave, l'intervista di Hiristyan Ilievski ad Agorà e le esternazioni di Erodiani.

Nello stabile di via Po proseguono gli interrogatori del pool guidato dal procuratore federale Stefano Palazzi secondo il calendario delle audizioni che elenca un numero spropositato di nomi noti del bel calcio. Spropositato per la profondità e l'analisi di questo scempio semplificato nell'espressione Calcioscommesse, su cui indagano le Procure di Cremona, Napoli e Bari sul versante della magistratura ordinaria italiana.


Palazzi e i suoi hanno fissato la data in cui per Chievo e Bari si dovrebbe decidere, ovvero il 3 aprile mentre per le situazioni che potrebbe ritenere definite, la Procura federale sta perfezionando (perché solo di qualche nodo si tratta) quanto occorre per i deferimenti relativi alla seconda tranche del filone d'inchiesta di Cremona. Inchiesta che, sul versante sportivo, rimane aperta in considerazione di quegli sviluppi che Antonio Manganelli annunciò con tanta fermezza da lasciar intendere la celerità con cui si sarebbero visti.


Tra i lanci di agenzia, le indiscrezioni, articoli più o meno esaustivi (per quanto si possa auspicare completezza in questi frangenti) due elementi dovrebbero meritare maggiore attenzione: l'interrogatorio dell'ex leccese Ferrario e le smentite (il plurale è voluto) del portiere Mario Cassano in merito al suo coinvolgimento nelle combine.


Ferrario è stato sentito dalla procura federale per quasi ore in merito anche a Lecce-Lazio (2-4) partita disputata lo scorso 22 maggio. Da lì poi la revisione dell'agenda e il punto della situazione di Palazzi e i suoi, compreso il capitolo deferimenti. Un punto di svolta in attesa di conoscere - almeno in parte - i contenuti delle rivelazioni di Benassi e di Gervasoni e Benfenati. E di capire il ruolo di alcuni giocatori, vedi Pellissier (Chievo) in questa inchiesta.


Cassano, l'ex del Piacenza tirato in ballo dal pentito dei pentito, Cristiano Doni. L'ex capitano dell'Atalanta aveva ammesso l'accordo con l'estremo difensore. Ma quest'ultimo nega, nega ripetutamente nell'interrogatorio tenutosi a Empoli dove si trova agli arresti domiciliari. "Nessun coinvolgimento nello scandalo del Calcioscommesse, nessun rapporto né con Doni né con il gruppo degli 'zingari' ". 


"Specificando, però, dei dettagli in più che hanno evidenziato una netta contraddizione con quanto affermato da Gervasoni e Doni nei loro interrogatori". "Il mio assistito - ha spiegato al termine dell'interrogatorio (durato oltre 5 ore) l'avvocato Maresca - non ha niente a che vedere con il Calcioscommesse. Cassano era amico di Gervasoni al Piacenza, ma non ha mai commesso alcun tipo di illecito e non è nemmeno a conoscenza di questi fatti (mentre ha ammesso di conoscere Zamperini, in maniera superficiale, ma di non averlo mai messo in contatto con Gervasoni ndr). E' troppo facile tirare in ballo un portiere in questo tipo di vicende". Insomma, fare il nome di Cassano sarebbe servito a Gervasoni e Doni per godere di alcuni benefici derivanti dal mostrarsi disponibili davanti alla Procura di Cremona.


Un ribaltamento netto e di quanto sostenuto dall'ex capitano e da Gervasoni, compagno di squadra e ex amico di Cassano, il quale aveva fatto il suo nome in merito ad incontri di campionato. Oltre al noto Atalanta-Piacenza, sono sottoposte all'attenzione della magistratura Siena-Piacenza (19-03-2011), Piacenza-Albinoleffe (20-12-2010), Piacenza-Mantova (23-05-2009)

Circostanze non confermate da Cassano che, alla visione delle immagini del famigerato rigore, ha ribadito che non vi era alcun accordo con Doni prima dell'incontro né di aver mai conosciuto elementi riconducibili al gruppo degli zingari.



Versioni discrepanti, dunque, ai limiti della contraddizione su cui lprocura tornerà a breve. Non vi sono dubbi. Il programma della prossima settimana, ne è la conferma.

sabato 17 marzo 2012

Conte ritrova il nemico Bergonzi a Firenze. Provocazione per la Juve?



da Virgilio Sport
(riflessioni precedenti alla conferenza stampa)

Quello tra Antonio Conte e Mauro Bergonzi è un rapporto controverso, condito da un dialogo iperbolico conclusosi - come è noto - da urla e moniti reciproci. Scontri verbali ritenuti assolutamente nei ranghi da parte juventina, oltre il regolamento dall'altra che è costata l'espulsione al tecnico che ha perso il controllo della situazione durante quel maledetto recupero (secondo i bianconeri) al Dall'Ara contro il Bologna. E comunque dopo quel "Conte, alla prossima fuori", seguita dalla segnalazione al direttore di gara nella settimana del dossier e del silenzio stampa designare proprio Bergonzi per la Fiorentina desta almeno ammirazione solo per il coraggio mostrato da Stefano Braschi.

Nella memoria di quanti hanno visto la partita, l'immagine di Conte dietro il parapetto mentre abbandona il campo e poi il suo agitarsi in tribuna lontano dal campo svela la rilevanza di quegli incontri liquidati come partite da piccole in cui la concorrente del Milan alla corsa scudetto ha racimolato solo punticini. L'esondazione Conte al mancato rigore su De Ceglie aveva fatto inalberareBergonzi, in quel match quarto uomo, che aveva segnalato all'arbitro l'esuberanza del tecnico bianconero. La reazione di Conte è divenuta un leitmotiv in questi strani giorni: "Non ti ho detto niente, non ti ho detto niente!".


Ecco, ci vuole fermezza e convincimento, dopo tanto clamore ad affidare questo incontro cardine nella questione scudetto a Bergonzi. C’era lui a Napoli la sera in cui Zalayeta ingannò tutti prendendosi un rigore che non c’era e pagando con due giornate di squalifica per simulazione. A Bergonzi andò peggio. Il designatore era Collinache lo punì aspramente estromettendolo dalle questioni Juventus.


In questa stagione a lui sono toccate decisioni difficili, anche controverse come quella di proseguire durante il derby capitolino quando i buu avrebbero magari imposto di virare verso l'interruzione di Roma-Lazio per i cori razzisti (vergognosi) uditi allo stadio Olimpico. Bergonzi passa, però anche per un uomo di carattere molto fermo, forse la persona giusta a controllare gli impeti di questa accesa fase del campionato per cui passa molto della sfida con il Milan. Se non tutto.

mercoledì 14 marzo 2012

Ibrahimovic insulta la Spadini, ma tocca a Galliani mandare le rose







Una postilla sul caso Ibra. All'inviata di Sky Sport, Vera Spadini, regolarmente a Milanello nella giornata di oggi sono state recapitate 19 rose (numero simbolico) per esprimere rammarico per quanto accaduto. Il biglietto di accompagnamento recava la firma Ac Milan


Zlatan Ibrahimovic che può vantare il diritto d'autore sull'espressione: "Che caz.o guardi? Vai a cucinare" non ha avuto un simile slancio - come prevedibile - e trascurata la presunta telefonata di cui riporta la stessa società di via Turati non sono pervenuti particolari degni di nota. Rilancio: una multa da parte della Federcalcio e da via Turati, no?



Calcioscommesse: Gervasoni, lo zingaro e il caso di Lazio-Genoa




da Virgilio Sport

Sculli, lo zingaro Gervasoni. Si inizia da qui, da questo triangolo che vede intrecciarsi le sorti di un giocatore di Serie A, Genoa nello specifico, il latitante più importante al vertice di uno dei gruppi che gestivano le scommesse illegali nel quadro della comprensione delle implicazioni multilivelli  e uno dei pentiti, il primo, che ha accettato di collaborare con la Procura di Cremona nell'ambito del'inchiesta calcioscommesse.


Ieri l'interrogatorio di Carlo Gervasoni assistito dal suo legale Filippo Andreussi, ex calciatore di Cremonese e Piacenza arrestato il 19 dicembre scorso nell'ambito del filone cremonese, che si è presentato davanti al pm Roberto Di Martino per essere sentito nuovamente. Secondo fonti investigative, riporta La Repubblica, il primo collaboratore avrebbe definito ulteriori dettagli di alcune partite sotto osservazione da parte degli inquirenti e avrebbe fornito informazioni su altre gare su cui alegia il sospetto di combine. Il tutto, come ribadito, da riportare a indiscrezioni visto che il verbale dell'interrogatorio - per la delicatezza dei contenuti - è stato secretato. Gervasoni ha risposto alle domande del pm e lo stesso procuratore di Martino ha liquidato le affermazioni in questo modo: "è stata una deposizione soddisfacente".


Nel primo interrogatorio del 27 dicembre scorso, Gervasoni aveva menzionato 20 partite, tra cui 3 di serie A: Palermo-Bari, Lazio-Genoa e Lecce-Lazio dello scorso campionato. E aveva fatto il nome di una quarantina di calciatori, tra i quali Stefano Mauri, centrocampista della Lazio, Omar Milanetto, ex Genoa, i fratelli Federico e Michele Cossato, ex Chievo, e Andrea Masiello, ex Bari ora all'Atalanta.


Un nome eccellente lo ha fatto anche lo zingaro, intervistato dagli inviati di Repubblica, nel suo covo in Macedonia. Ilievski  - come si legge in questa intervista scioccante per l'entità della diffusione e del livello di penetrazione delle scommesse illegali - fa esplicitamente il nome di Giuseppe Sculli: "Non avete capito niente. Lazio-Genoa l'ha fatta Sculli, non Mauri". Sculli? Sicuro? "Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento. Se volete ve ne parlo. Però non qui, non ora", quanto riporta il quotidiano.


Di nomi ne fa alcuni, ovviamente di livello anche se quello che colpisce sono due particolari: il numero di giocatori coinvolti - si parla di una trentina di calciatori tra massimo campionato e serie cadetta - e l'insistenza con cui si fa riferimento al ruolo di Giuseppe Signori, uno dei 'capi del calcioscommesse' stando alle parole dello zingaro. Parole già smentite dai legali dell'ex attaccante.


Accuse, dunque, pesantissime relative poi a uno degli incontri più controversi, Lazio-Genoa. La replica di Sculli, menzionato direttamente dallo zingaro è stata molto netta: "Non sapevo chi fosse questo personaggio fino a ieri mattina, poi il mio avvocato mi ha spiegato che è un latitante lontano dall'Italia e che è uno che dice un sacco di stronzate. Quello che mi dispiace è che ci siano dei giornalisti italiani pronti a scrivere certe cose che non stanno nè in cielo nè in terra, ma solo per sentito dire. Oggi ho visto che hanno un po’ rettificato la situazione dicendo che questo personaggio non mi conosce, quindi non mi preoccupo. Io ho già preso il mio avvocato e in questi giorni sporgeremo querela". Sculli, ai microfoni di RTL 102.5, ha replicato con fermezza.

 
"Mi vien da ridere perché le ultime quattro partite non le ho giocate - ha ricostruito il giocatore -, stavo male, ed ero in panchina indisponibile quindi non mi preoccupo. In questi mesi in cui sta parlando di questa situazione hanno tirato nel tritacarne almeno 50-60 giocatori, anche della Nazionale. Bisogna darsi un freno perché uno non si può svegliare la mattina e accusare senza prove e c'è gente pronta a scrivere. Sinceramente ero all'oscuro di tutto, non ho seguito questa vicenda perché non mi interessava, hanno messo in mezzo anche calciatori amici miei come Di Vaio, gente veramente pulita".
 
Alla domanda sull'eventualità che la vicenda non sia emersa per caso ma prima del match contro la Juventus, Sculli è categorico: "Mi viene da ridere ma non posso rispondere, può darsi che qualcuno si sia ricordato che c'era una partita importante come Genoa-Juventus".  Anche la società ha deciso di tutelarsi e di prendere posizione in merito: "Sì, ho parlato con il presidente, e la società con l'avvocato hanno fatto un comunicato stampa. Sinceramente è stato un fulmine a ciel sereno, in particolare la domenica mattina prima di una partita è stata una cosa un po’ pesantuccia. Mi hanno chiamato in tanti dopo aver letto l'intervista e il virgolettato di questo signore che ha scritto l'articolo, è veramente brutto e di cattivo gusto e per sentito dire non si può mettere in prima pagina. Si parla solo di un vagabondo che vive dall'altra parte del mondo, che è latitante e che parla. Chi conosce la vicenda può solo dire che sono solo delle cavolate e all'indomani lasciano solo la brutta figura che ha fatto chi ha scritto questa cosa pensando forse di fare lo scoop"