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lunedì 5 marzo 2012

Juve-Chievo: la testardaggine di Conte e quella presunta inadeguatezza



da Virgilio Sport 
Non è consentito abbandonarsi alle lusinghe delle distorsioni di una espulsione evitata(quella di Dramé), presunti rigori mancanti, infortuni:con il Chievo era determinante vincere per una Juventus sfilacciata e appannata. Un pari non è abbastanza per recuperare sul Milan, dopo una settimana in cui le contrapposizioni dialettiche si sono risolte in un acuirsi dell’antagonismo.L’analisi delle errori porta alla constatazione che ancora, di nuovo, c’è tempo e da imparare. Anche dalle piccole. Anche dai propri sbagli.

Che sia pretattica o una posizione ideologica quella che anima la convinzione in Antonio Conte che non ci sia più spazio (e tempo) per Alessandro Del Piero, non è dato saperlo. Più che il valore in sé (tre sono i punti in ballo e tre rimangono), contava non arretrare, non consentire al Milan di distendersi davvero dopo una settimana di litigi, scontri, scuse e presunti chiarimenti che hanno a che vedere con finali da soap opera anni ottanta. Soprattutto dopo l'epica rinascita di Ibrahimovic (le statistiche sono impressionanti) e la lezione impartita al Palermo.Quindi si inizia con Matri-Vucinic e Bonucci in panca. Qualche incertezza iniziale e poi arriva una rete che susciterà polemiche da parte dei moviolisti espertiDe Ceglie ribadisce in rete la palla che Chiellini ha schiaffato contro il palo, rendendo vana l'idea di PirloE' rete. Peccato che il dubbio fuorigioco (non visto da Gervasoni e dai guardalinee) venga sollevato pressoché subito dai commentatori. E forse, il Chievo non meriterebbe di subire lo svantaggio perché la Juventus che si riorganizza è pigra, disordinata. Bradley si avvicina troppo a Buffon, Paloschi è proattivo più del consentito, tanto che viene fermato prima in offside e poi dal portiere bianconero. Per amministrare un risultato, si rischia troppo. Sul piano offensivo, se Vucinic non appare incisivo a sorprendere piacevolmente è Padoin che quasi sfiora la rete. Più e meglio di Giaccherini che si fa vedere, ma non trova la misura. Si va all'intervallo con un cambio importante per quelli che saranno i fatti: Barzagli si fa male, al suo posto entra Bonucci.

Poco muta con la ripresa: il contropiede dei veronesi si replica senza intoppi e le disattenzioni da parte bianconera abbondano. E, infatti, la rete del pari giunge dopo un trascinarsi svogliato tra cambi e l'inserimento di capitan Del Piero. La tensione cresce. E non per i rigori reclamati o il giallo rivendicato nel primo tempo. Il punto di non ritorno è la mancata espulsione di Dramé che doveva avere un rosso per un fallo da dietro su Vucinic. Proprio lui crossa per Paloschino in modo fiacco, Bonucci tenta di spazzare e la butta dentro in modo a dir poco masochistico. La partita da vincere per non rimanere (in)dietro si tramuta in un incubo. Chiellini zoppica, Acerbi si ferma per i crampi. Del Piero chiede un penalty, tramuta un suggerimento del montenegrino in un tiro, Pirlo sfiora il 2-1 trovandosi contro un Sorrentino superlativo. Matri si eclissa sul finire del primo tempo, Vucinic va (lento) a sprazzi. A Gervasoni toccano scelte controverse. Il pubblico fischia. E anche i 5 minuti di recupero vanno senza altro che rumore.

venerdì 2 marzo 2012

Milan-Juventus, tregua armata

Trascuro le vicessitudini pop dei due - Adriano Galliani e Andrea Agnelli - dilettatisi entrambi in sofismi rappresentativi della degenerazione a cui si è arrivati nel rilasciare dichiarazioni studiate a tavolino e annesse valutazioni terminologiche. Tornare sull'ovvietà delle frasi di circostanza, affermazioni dovute e presunte distensioni paga poco. Piuttosto riprendo da dove ho interrotto, ovvero dai passaggi assai interessanti della sentenza del Tribunale di Napoli in cui si delinea la posizione di Leonardo Meani, dirigente del Milan addetto agli arbitri. I passaggi sono relativi a quella decisione. Ripeto: una sentenza, di primo grado, ma una pronuncia che restituisce l'esatta valenza dei fatti sottoposti a giudizio. 




martedì 28 febbraio 2012

E se nella sentenza su Calciopoli ci fosse un po' di Milan?


Milan-Juve e le sue degenerazioni interpretative, vedi al capitolo prova televisiva e relative tre giornate per il solo Mexes, sono intorno a noi, nelle istituzioni calcistiche, nelle famiglie. Così è il calcio, così è l'Italietta del pallone. E i comunicati accusatori o quelli da difesa a oltranza con menzione di 'grave errore giuridico' non andrebbero somministrati, se non nell'assoluta certezza di essere al di sopra di ogni sospetto. E in via Turati dovrebbero saperlo.







giovedì 23 febbraio 2012

Motivazioni Calciopoli: "Sorteggio non era truccato"



Moggiopoli non si risolve in Calciopoli e Calciopoli non si risolve nelle motivazioni depositate il 6 febbraio 2012: in 561 pagine si condensano le evidenze del caso, una parte assai ridotta delle 171mila intercettazioni, le nudità linguistiche dei protagonisti virtuosi o meno di un procedimento che nella fase dibattimentale ha palesato le incongruenze di quello che è stato definito - per semplificare - un sistema. 


Prendiamo in esame la questione del sorteggio. L'evidenza dell'insistenza del pm e, dall'altra parte, la constatazione che non sia stato truccato "è emerso in maniera sufficientemente chiara nel corso del dibattimento". 




L'esame del teste Antonio Ioli, il notaio che certifica la regolarità del sorteggio in questione, risulta coerente. Senza alcuna incertezza, né contraddizione in una ricostruzione lineare dell'estrazione e delle fasi di cui si è composto (e di cui pare sia irreperibile il filmato depositato presso la cancelleria) Ioli replica alle domande dei pm Stefano Capuano e Giuseppe Narducci relative a sfere, bigliettini, condizioni, colori e fattori ambientali fornendo una ricostruzione di quel sorteggio in cui la manipolazione supposta dall'accusa rimane tale stando a quanto in maniera inequivocabile si legge nella sentenza. 


Quello che il presidente della nona sezione penale del Tribunale di Napoli, Teresa Casoria, ha riportato in un riassunto che rimanda in più punti ad altri processi e ad altri personaggi compone una verità processuale che restituisce uno spaccato di realtà. Una ricostruzione che  spiega solo in parte. Spiega la condanna di Luciano Moggi e altri, come l'assoluzione di alcuni altri imputati in questo processo. Non risolve la complessità di dubbi che sono stati sollevati da quanto emerso dal lavoro del consulente della difesa, Nicola Penta, e presentato dai legali di Moggi, capeggiati da Maurilio Prioreschi e Paolo Trofini che si sono accollati l'onere di trascrivere conversazioni telefoniche tra i vertici dell'Inter e quelli arbitrali, tanto per, descrivendo una insana e diffusa prassi che ha reso sciatta qualunque azione di contenimento dei ruoli, delle istituzioni. D'altronde, quanto riportato non lede l'integrità di figure istituzionali come Franco Carraro nel tentativo telefonico di tutelare la Lazio?


La connessione con il dossier Telecom, il caso Tavaroli nonché l'azione di monitoraggio della società nei confronti di Christian Vieri - altro processo - non si esauriscono né avrebbero potuto in questo specifico procedimento. Né la sintesi processuale scioglie i nodi etici che il diritto indirettamente compone. Suggerisce, con toni equidistanti pur rimanendo circoscritto a quanto detto, fatto, scritto dagli imputati che la materia - purtroppo - è assai più vasta per esaurirsi in quell'aula e in sequenza ordinata di 561 pagine. 





mercoledì 22 febbraio 2012

Calciopoli, il video dei misteri



Non abbiate fretta, perché prima che si ricompongano i fatti la giustizia nostrana contempla tre gradi di giudizio e siamo appena alla sentenza di primo grado. Trascuro l'inesauribile dialettica tra giustizialisti e garantisti (così attuale, considerato il ventennale di Mani Pulite) privilegiando la caustica sintesi del diritto. E delle prove in quell'esemplificazione di macchinosi artifizi tutti italici che è Calciopoli


Ieri Tuttosport e Il Giornale hanno sollevato con dovizia di riferimenti e medesime modalità il caso del video dei sorteggi arbitrali a cui fa riferimento il pm Capuano della Procura di Napoli datato 13.05.2005 cui partecipò come giornalista Riccardo Bianchi, de La Provincia di Como, che nella sua deposizione in aula (affermazioni riportata anche nella motivazioni della sentenza) garantì in maniera decisa la regolarità della procedura seguita. E filmata.


Quelle immagini, raccolte in un dvd in possesso della Procura a detta della nona sezione del Tribunale dal 29 luglio 2009 nei fascicolo non ci sarebbe più. Non nei fascicoli né dell'ordinanza né dell'abbreviato. 


Una prova simile svanita. Irreperibile. Sarebbe stato sostituito da una sequenza fotografica tratta da quelle immagini e trasmesse in una docu-fiction andata in onda su La7, Offside il 5 dicembre 2009 commentata dal rapporto del maresciallo Ziino, autore del servizio di osservazione a Coverciano. 


La pagina del quotidiano torinese illustra la sequenza delle foto tratte dal filmato in questione, spiegando come la ricostruzione possa essere stata de facto manipolata per suggerire conclusioni fuorvianti. tant'è che il buon Bianchi viene indicato come un dipendente della Federazione italiano Giuoco Calcio (FIGC) e altre incongruenze di cui hanno dato conto gli articoli in questione.


Dov'è quel dvd? Come può essere risucchiato nella mole abnorme di atti e documenti prodotti in un simile procedimento? I legali capitanati da Maurilio Prioreschi e dal consulente Nicola Penta che assistono Moggi immediatamente dopo la lettura della sentenza di condanna (5 anni e 4 mesi nel caso dell'ex direttore generale della Juventus) attraverso le dichiarazioni di Big Luciano avevano dettato l'agenda per il ricorso in appello. Un processo in cui un simile documento dovrebbe giocare un ruolo niente affatto secondario.

sabato 23 aprile 2011

Juve-Catania, ovvero perché urge Mancini


Incomprensibilmente perdura una stagione sancita da una mediocrità addirittura banale, per quanto irritante. Delneri risponda: perché togliere Del Piero (si è preparato per entrare in forma in primavera, è palese) e Matri per inserire Toni e Pepe alleviando le marcature e ripristinando modulo e schemi più prevedibili del ciclo della catena di montaggio della Fiat?

Perché ostinarsi nell'insostenibile quando Bergonzi (contestatazione meritata) punta alcuni soggetti non giustificabili forzando il tempo di recupero, pressoché raddoppiato con una ripetizione ai limiti del regolamento?

Perché signora società, giovane e piacente quanto un lifting da reality show, si recrimina pur senza convinzione quando gli errori (quelli gravi e autentici e evitabili) si reiterano fino all'harakiri gentilmente offerto?

L'esaltazione all'ingaggio di Roberto Mancini come guida tecnica della Juventus (non citata volutamente finora) è indotta, oltre ogni ragionevole dubbio.

N.B.: Juve-Catania serve. A fare pulizia.

martedì 19 aprile 2011

Tra astinenza e pentimenti, il contatto tra la Juve e Mancini c'è stato



I tempi sono sospetti più del dovuto, considerato che la matematica impone ben altri dilemmi: la Champions League (vezzo per gli studiosi di statistica), i suoi 40 milioni e più di introiti e una questione stadio che non alimenta, certo, il bilancio di corso Galileo Ferraris. Ma la dissoluzione del ruolo di Delneri (sotto osservazione) nel trittrico di inizio stagione cos'è se non un deja vù da teatro dell'assurdo che ci ripropone Roberto Mancini? La sua denigrazione gratuita non appaga nulla, se non un revanscismo di quelli elementari da cui astenersi. Da allenatore dell'Inter (ex è quasi aspetto secondario) non è gradito a parte della tifoseria che non si addolcì neanche per le dichiarazioni ripetute in una strategia tenera per quanto esplicita, all'epoca della vigilia del suo trasferimento a Manchester, sponda City. Il Mancio, sarebbe l'uomo in più, in grado di scuotere l'ambiente.

Posto che in Walter Mazzarri - altro erede individuato dal club - sono più i tratti del mourinhismo che dello stile Juve, il suo possibile ingresso come guida tecnica della società sarebbe cosa altretanto buona e giusta. Peccato che ci sia - nell'ordine - l'ostilità del presidentissimo Aurelio De Laurentiis (come biasimarlo, d'altronde?), la struttura di una società collaudata come il Napoli e una certa resistenza della nuova dirigenza a oltrepassare la dimensione del contatto in questa fase così delicata.

Le odierne esternazioni di Big Luciano, Moggi, non sono che il reiterarsi di un concetto ormai pluriennale tanto quanto gli incentivi della casa madre. "Mancini è un allenatore molto valido, lo porterei alla Juventus", il concetto espresso a Radio Kiss Kiss Napoli dall'ex direttore generale. "Con lui non ho una grande amicizia, ma lo conosco perché ci siamo parlati spesso. Quando si sceglie un allenatore si va a guardare la bravura e Mancini potrebbe andar bene. Ha fatto quello che in tanti non hanno mai fatto: ha rivisto concetti che aveva espresso in passato".

Con Giorgio De Giorgis, suo rappresentante, la Juventus stando a quanto asserito dall'ad Giuseppe Marotta avrebbe avuto contatti solo per alcuni calciatori. "Mancini ha un contratto con il City e con De Giorgis abbiamo parlato di calciatori, anche di Serie B". Non proprio convincente. Perché negoziare, chiedere se mancano i capitali e se il Delneri bis impone scelte obbligate?

Nota a parte: Alessandro Del Piero, l'uomo che firma in bianco, non ha ancora prolungato. Marotta, interrogato sulla questione, ha rassicurato, come sempre sull'argomento: "Per il rinnovo del capitano è tutto fatto: mancano solo le firme". Tra astinenza e pentimento, di un Carlos Tevez ce ne vedremmo bene. Proprio bene.