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giovedì 12 aprile 2012

Calcioscommesse: interrogato Parisi, verbale secretato

Verbale secretato. Su disposizione del pubblico ministero Ciro Angelillis. E un altro ragazzo di quel Bari che viene ascoltato. L'ex difensore della squadra pugliese, Alessandro Parisi, ora al Torino (allenato proprio dal tecnico ex Bari Giampiero Ventura), è stato interrogato per tre ore e mezzo dai carabinieri come indagato nell'ambito dell'indagine Calcioscommesse. 


L'audizione si è svolta nella caserma dei carabinieri Bari Centro, dove ha sede il locale reparto operativo dell'Arma. Parisi, difeso dai legali Piero Nacci Manara e Paolo Rodella, avrebbe risposto a tutte le domande che gli sono state rivolte, specifica l'agenzia di stampa ANSA

mercoledì 11 aprile 2012

Calcioscommesse: Masiello e il secondo emissario





Andrea Masiello e le parole. Quelle messe a verbale. Quelle pronunciate dopo quell'autogol assurdo durante Bari-Lecce che abbiamo rivisto fotogramma per fotogramma. Quelle affermazioni sicure, ferme durante l'interrogatorio di garanzia e quello a cui è stato sottoposto dal procuratore Antonio Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis nel pomeriggio in cui ha riconosciuto, come trapelato e riportato da agenzie di stampa e quotidiani, due emissari. Due uomini indicati dall'ex difensore del Bari e dell'Atalanta in maniera inequivocabile. Da una fotografia. Un primo interlocutore individuato anche grazie al riconoscimento di uno dei pentiti di questa oscena inchiesta, a cui si aggiunge un secondo interlocutore, un avvocato di Lecce.


La Procura di Bari - che con quelle di Cremona e Napoli indaga - ha identificato quell'uomo che consegnò materialmente a Masiello e a Gianni Carella l'acconto da 50.000 euro della somma pattuita. Di quei 230.000 euro complessivi. Il riconoscimento del presunto secondo Mister X sarebbe stata fatta dal giocatore. Durante quell'incontro all'hotel Tiziano di Lecce il 22 agosto 2011 erano presenti in quattro. Masiello, Carella, Carlo Quarta, indagato, e il quarto uomo. Personaggi investiti di una funzione che sarebbe stata loro attribuita dalla famiglia Semeraro che in un comunicato ufficiale, diffuso dal sito ufficiale del Lecce, con cui il patron prende le distanze dall'intera vicenda. Concetto che è poi stato ribadito senza perifrasi o ambiguità linguistiche.


Le sollecitazioni secondo quanto trapela in merito alle dichiarazioni di Masiello sarebbero state fate a Gianni Carella da un suo amico leccese che gli avrebbe consegnato un assegno da 300.000 euro. Non poco. Carella avrebbe fatto una proposta quindi al giocatore dopo un allenamento per poi insistere, di nuovo, in un albergo - il Vittoria - una seconda volta dietro richiesta di questo presunto 'amico'.


Fu ancora lui, secondo quanto ricostruisce La Repubblica, la prima persona che i tre baresi incontrarono proprio a Lecce il 22 agosto: un uomo che chiese poi di non incassare l'assegno e che avrebbe chiamato un uomo vicino a un esponente della dirigenza della società salentina. Costui avrebbe raggiunto il gruppo al Tiziano, consegnando loro circa 200.000 euro che custodiva in una valigetta. Quel signore sarebbe, a detta degli indagati, Carlo Quarta a sua volta indagato per frode sportiva. 


Un quadro che getta su questo esponente leccese ombre non da poco, considerata la sua militanza politica agli albori (era in lista per le amministrative) e quella combine che avrebbe inorridito per modalità e centralità nel passato campionato su cui i sospetti si moltiplicano preoccupantemente. E non solo per le ammissioni di pressioni da parte degli ultrà dei giocatori di quel Bari e per le denunce di esponenti di un un calcio sano - meritevole nella sua onestà ovvia - come Simone Farina e Fabio Pisacane. Sospetti che, da quanto asserito da Enrico Mentana e più parti, dovrebbero tradursi in ulteriori arresti. Su mandato della Procura di Cremona, stavolta. 

mercoledì 4 aprile 2012

Amanda Beard: nuoto, bulimia e lamette nella sua biografia





Te la vedi lì, bellissima mentre si muove nell'acqua armoniosa, contratta. Tanto quanto nelle pose plastiche, patinate e artificiali dei servizi di Sports Illustrated e Playboy che poco hanno a che spartire con Harold, il suo orsacchiotto piazzato ad Atlanta in ogni foto celebrative di quelle Olimpiadi dorate. Il suo libro non è la biografia che ti aspetti, ma un dramma ben scritto almeno nelle anticipazioni girate alla stampa. Perché Amanda Beard, la bella divenuta la sexy ranista o il conturbante ritratto di femminilità nei servizi da copertina ha convissuto con un dolore profondo, espresso nei disturbi alimentari, la bulimia, nelle droghe. Addirittura nell'autolesionismo.


In acqua non si possono vedere le lacrime è il titolo scelto per questa vita di trentenne splendida e realizzata, da invitare agli spettacoli di prima serata o da propinare per non concedersi in tempi di crisi il lusso di svegliarsi dal sogno americano dei fumetti, dei classici della letteratura e dallo star system più finto. Invece, Amanda era una adolescente fragile, sofferente per la separazione dei genitori che ha dedicato al nuoto la sua vita. Per essere la migliore. Essere amata e idolatrata.






Fingendo che ciò appagasse quel vuoto interiore. "Non sono mai stata completamente felice", scrive Amanda che in carriera ha vinto di tutto tra cui sette medaglie olimpiche. Il dolore per la separazione dei genitori e il conforto trovato in acqua "dove non ero costretta a parlare con nessuno, ma solo a nuotare. Per anni l'acqua è stato il mio rifugio, poi è diventata la mia prigione".
La voglia di primeggiare, di essere la migliore dentro e fuori la piscina. "Volevo essere non solo una grande nuotatrice, ma anche bella, magra, perfetta" scrive Amanda che ad Atene 2004 è stata eletta la più avvenente in quell'edizione dei Giochi.
"Tutti volevano essermi amici, pensavano che io fossi la loro perfezione. Mi sentii obbligata a non deluderli". La fase peggiore rimane quella vissuta tra droghe, bulimia e, il peggio, coltello e rasoio su gambe e braccia."Volevo sentire qualcosa. Ma tenevo tutto segreto. Se avessero saputo chi ero davvero, non mi avrebbero più amato". Allora, credeva si potesse tener chiuso il dolore. Quello che, per dirsi in via di elaborazione, ha avvertito la necessità di descrivere.




martedì 3 aprile 2012

Champions: Barcellona in semifinale, il Milan perde anche Pato


Pato e quel male oscuro che non ha nome e che interrompe le sue partite. Quella del Camp Nou dura la bellezza di 13 minuti. L'ennesimo infortunio muscolare del brasiliano, appena rientrato dagli Stati Uniti, Atlanta affidato alle cure del chiropratico specializzato in problemi neurologici e di postura. Neanche il tempo di auspicare il recupero del Papero che si assiste al suo ennesimo infortunio. 

Scontro di gioco? Contrasto? Nulla di simile. Siamo di fronte all'evolversi di quel genere noto anche come Mistero Pato. Il brasiliano si tocca dietro alla coscia, in corrispondenza del flessore sinistro. E chiede il cambio.

Allegri soffre di un eccesso di ottimismo da sale della vita, forse per inserire Patuzzo contro Il Barcellona. Sarà, ma infortunarsi così getta ancora ombre sull'operato di Milan Lab. Almeno quando si tratta di Pato.

Cassano può tornare a giocare: l'iter per l'idoneità



La paura e la malattia, la convalescenza e il recupero. Infine, l'iter di idoneità conclusosi positivamente per tornare a svolgere attività agonistica: da quella sera d'ottobre la vita di Antonio Cassano - sul versante prettamente calcistico - è stata scandita da queste cesure che circoscrivono le fasi di un percorso obbligato per un giocatore di Serie A. Per un atleta ai suoi livelli, in linea generale. L'ufficialità del suo rientro, dopo mesi scanditi da una tabella indicata dagli specialisti che hanno seguito il ragazzo di Bari Vecchia, è stata annunciata da un comunicato della società, comparso sul sito di via Turati nella tarda mattinata di oggi:
AC Milan comunica che oggi Antonio Cassano ha espletato anche gli aspetti legislativi inerenti all'idoneità medico sportiva per la ripresa della sua attività agonistica presso l'Istituto di Medicina dello sport della Federazione medico sportiva italiana di Milano. Cassano da subito può regolarmente tornare ad allenarsi con la squadra.

Il recupero pressoché totale di FantAntonio era stato asserito a più e più riprese dagli alti vertici societari, vedi Adriano Galliani, nella consapevolezza dell'imminenza dell'idoneità sportiva che sarebbe stata sancita a valle dell'iter previsto nei casi in cui ricade Cassano. Subito dopo dopo l'atterraggio a Malpensa di rientro dalla partita giocata all'Olimpico contro la Roma, aveva accusato i sintomi dell'ischemia temporanea provocato da una malformazione cardiaca: il forame ovale pervio, chiuso dal professor Carminati con quello che comunemente viene definito ombrellino, il 4 novembre al Policlinico di Milano.


Un percorso disciplinato, che si articola in passi specifici secondo procedure e standard codificati in cui gli atleti che svolgono attività agonistica devono rientrare per poter gareggiare. Nella vicenda Cassano, la Federazione medico sportiva ha nominato una commissione che, riunitasi il 2 aprile, ha ritenuto che il giocatore avesse i requisiti richiesti per l'attività. "Se la loro valutazione esprimerà parere positivo si procederà, nei giorni successivi, all'iter medico legislativo previsto dalle norme attuali per la definitiva certificazione all'idoneità agonistica del giocatore Antonio Cassano presso l'istituto di medicina dello sport dell'FMSI di Milano diretta da Emilio Rovelli", aveva spiegato in un diverso comunicato il club. 


La commissione che ha eseguito la valutazione è stata formata da:

  •  Maurizio Casasco (presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, Executive Board Federazione Europea EFSMA e Federazione Internazionale FIMS di Medicina  dello Sport); 
  • Paolo Zeppilli (Coordinatore dei Direttori delle Scuole di Specializzazione in Medicina dello Sport, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport Università  degli Studi Cattolica Sacro Cuore Policlinico Gemelli - Roma); 
  • Antonio Carolei (Direttore della Clinica Neurologica Università degli Studi L'Aquila - L'Aquila); 
  • Cesare Colosimo (Direttore Istituto di Radiologia Università degli Studi Cattolica Sacro Cuore Policlinico Gemelli - Roma); 
  • Domenico Corrado (Presidente della Società Italiana di Cardiologia Sportiva - SIC Sport Università degli Studi di Padova - Padova); 
  • Francesco De Ferrari (Direttore Dipartimento Specialità Chirurgiche, Scienze Radiologiche e Medico Forensi Università degli Studi di Brescia); 
  • Natale Mario Di Luca (Direttore UOC Medicina Legale e Risk Management Università degli Studi La Sapienza - Roma);
  • Franco Piovella (Direttore S.C.Angiologia Servizio Malattie tromboemboliche - Dipartimento Cardiovascolare Fondazione IRCCS Policlinico "San Matteo" - Pavia); 
  • Leandro Provinciali (Direttore della Clinica Neurologica Ospedale Riuniti di Ancona Università Politecnica delle Marche - Ancona), Arsenio Veicsteinas (Presidente Commissione Scientifica FMSI Presidente Facoltà Scienze Motorie Università degli Studi Statale di Milano).

lunedì 2 aprile 2012

Calcioscommesse, arrestato Masiello: l'autogol del derby combinato

CALCIOSCOMMESSE: L'ORDINANZA DEL GIP DI BARI


Partiamo dall'ultimo tassello che compone il mosaico di questa giornata incominciata presto. Prestissimo. Con l'arresto di Andrea Masiello, difensore di Serie A coinvolto nell'inchiesta Calcioscommesse, che alle 6.50 circa è stato tradotto in carcere dai carabinieri eseguendo il provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip della procura di Bari, Giovanni Abbattista.


L'ultimo componente si inserisce alla perfezione in un equilibrio di incastri in cui Enrico Mentana, direttore e conduttore del Tg La7, annuncia con una certa disinvoltura (da non attribuirsi alla camera) altri arresti, stavolta da parte della procura di Cremona. 


Quanto di più prevedibile, se non fosse per l'attribuzione specifica a quell'ufficio, a quel gruppo di magistrati. Forse, per un certo esercizio del paradosso, l'arresto di Masiello poteva essere addirittura programmabile perché nelle ammissioni riportate negli interrogatori trapelavano mezze verità, presunte ricostruzioni. Poi quella nota, depositata il 28 marzo scorso, che irrompe squarciando quella velata strategia difensiva per rendere manifesto non solo l'ammissione di combine, ma uno dei gesti più infamanti nel codice del tifo organizzato, degli ultrà: vendersi la partita decisiva per la permanenza in Serie A contro il Lecce, l'antagonista.


"Voglio aggiungere che quando il risultato era sullo 0-1 - scrive - ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito della sconfitta del Bari e per poter, quindi, ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro". Insomma, mi sono venduto la partita per soldi".

Dissociazioni, estraneità ai fatti, ridimensionamento: a ciascuno la sua difesa per fermare l'inarrestabile sequenza di dichiarazioni di circostanza. Lo scenario che si paventa dopo l'ammissione che quel 15 maggio 2011 si è consumata l'alterazione della realtà con una manipolazione che - secondo la tesi della procura - andrebbe verificata in altri incontri.


La lotta per la permanenza in A - optassimo per una formulazione più sofisticata - è stata falsata, da quanto riporta il gip nell'ordinanzaL'alterazione della partita, scrive nell'ordinanza, "è stata richiesta" da persone "verosimilmente gravitanti nell'orbita del Lecce per motivi di classifica" e che "per questa ragione hanno corrisposto una importante somma di denaro".


Il ristoratore Nicola De Tullio, ad esempio, uno del giro. "C'era questa cosa che gridava, il tam tam era già arrivato" mette a verbale parlando di cosa si diceva in città prima del derby. Ma è Marco Rossi, il 27 gennaio scorso, ad aprire uno squarcio di verità, anche se il suo ruolo è tutto da chiarire. "La settimana prima della partita - racconta l'ex centrocampista del Bari ora al Cesena ai magistrati - sono stato avvicinato da Masiello che mi disse che ci sarebbe stato un milione di euro da dividerci in caso di sconfitta". Qualche giorno dopo la proposta fu rinnovata in una camera dell'hotel Vittoria Park di Bari, dove la squadra era in ritiro. E fu in quell'occasione che, sostiene Rossi, venne fuori anche chi si nascondeva dietro Masiello.


Di quell'autogol, sospetto oltre il consentito, che sentenziò la retrocessione della società di Matarrese ha dato conto Masiello. Gillet avrebbe asserito che in lui il sospetto è stato temporaneo, parziale per poi ammettere che un autogol può capitare nel calcio. 

Durante un'audizione del 7 febbraio scorso, davanti al gip di Bari, Jean Francois Gillet (ex portiere del Bari, ora al Bologna) aveva ammesso di aver subito pressioni puntualmente respinte da capi ultra' del Bari. I quali avrebbero imposto al portiere ed allo stesso Masiello di perdere alcune partite (Cesena-Bari e Bari-Sampdoria), per incassare i proventi delle scommesse su quegli incontri. Il giocatore francese ha desiderato respingere alcuna possibile collusione, in merito a quei due match. Entrambi persi

domenica 1 aprile 2012

Morto Chinaglia, l'uomo dalle molte vite: dallo scudetto alla fine da latitante

Giorgio Chinaglia è l'uomo che alza il dito verso la Curva Sud dopo aver segnato una rete nel derby. Una sfida. Allora indossava la maglia della Lazio, quella squadra che riceve menzioni ed elogi in grado di aggiudicarsi uno scudetto con un rigore contro il Foggia realizzato proprio da questo ragazzo, figlio di emigranti morto oggi in Florida, a 65 anni. Da latitante. 


Quel ragazzotto italiano che in Galles pare un predestinato, ma che grazie ai piedi buoni si sottrae alle onde per destino per vestire una camiseta e tirare calci a un pallone.






Eccellente, se quei numeri degli almanacchi indicano il valore del giocatore. Pessimo, quasi svilente l'epilogo della sua vicenda umana. Due compenenti simmetricamente opposte che tagliano la storia di Chinaglia in più parti. Uno, nessuno, centomila Chinaglia. Un uomo dalle molte vite iniziate nel 1947, a Carrara. I suoi genitori lasciano l'Italia quando Giorgio ha 9 anni per il Galles, dove suo padre lavorerà come minatore. Una seconda vita, una terza vita. Torna in Italia perché ha talento e gioca bene, con la Massese prima e con l'Internapoli poi. Il suo momento, colmo di popolarità coincide con l'esplosione della Lazio. Nel 1971-1972 Chinaglia è il capocannoniere della serie B con i suoi 21 gol. La Serie cadetta non gli impedisce di ricevere la convocazione in Nazionale che celebra con una marcatura nell'incontro contro la Bulgaria.


E' la Lazio di Tommaso Maestrelli, di una squadra che non conosce appannamenti come Chinaglia, all'apice della sua carriere agonistica. Peccato che questo stato di grazia fatto di congiunture astrali perfette abbia durata imitata. Una data di scadenza prossima. Per chiudere va in America, New York Cosmos. E si toglie qualche soddisfazione.




Rientra nel Bel Paese nel 1983 da presidente della Lazio, l'anno seguente la Warner Communications gli cede parte delle azioni dei Cosmos. Ma la Nasl è ormai al tramonto e nel 1985, proprio dopo un'amichevole con la Lazio, chiudono. Alla fine dello stesso anno è costretto a cedere la società biancoceleste, per problemi economici, a Franco Chimenti. La sua vita da allora è negli Stati Uniti. Ma da latitante.



Nella primavera del 2006 Chinaglia è iscritto nel registro degli indagati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con l'accusa di riciclaggio, per aver agevolato le attività della camorra. Nell'ottobre del 2006 nei suoi confronti viene emessa un'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti per estorsione ed aggiotaggio, nell'ambito dell'inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulle irregolarità nella scalata alla società sportiva Lazio che nel 2008 si abbina a un mandato di cattura per riciclaggio. Fine triste di un uomo che sembrava un eroe, sotto la Curva Sud.