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martedì 3 agosto 2010

Balotelli, una rottura che fa male (e non è a Toronto)

Via Balotelli che ne resterà dell'Italia che si farà? Che ne sarà della dichiarazione d'intento pronunciate a mezzo stampa dal neo commissario tecnico Cesare Prandelli? Che ne sarà di noi? La stagione a venire, più che prossima, sottrarrà alle nostre osservazioni le prodezze di Mario che ha preferito Manchester e Roberto Mancini.

Ho ritenuto un giocatore a perdere Mario Balotelli, fin dalla formalizzazione dell'incarico di Mino Raiola. Procuratore abile, astuto fino a risultare spregiudicato (vedi Nedved, Ibrahimovic, Maxwell), avrebbe indotto società cioè l'Inter (è in vendita, si sta sistemando i conti o cosa?) e giocatore a cambiare.

Perché affidarsi a lui, d'altronde, se non per rompere un legame che aveva un che di viscerale? Fin qui le domande, in una sorta di flusso di coscienza di inizio agosto, in una giornata afosa in cui l'attesa di un segno, di una nota, di una qualche dichiarazione che confermi quello che già si è interiorizzato giunga per chiudere una querelle fin troppo logora.

Eppure Mario, come osserva correttamente Roberto Baggio investito di questo ruolo federale per cui dovrà dimostrare qualcosa, depaupera con questa sua scelta la Serie A.

Sicuramente non l'Inter (che incasserà almeno 30 milioni di euro e magari una prelazione su giocatori di interesse come nel caso di Elano), ma il nostro scrivere, il nostro indugiare tra le righe in analisi cospicue e frementi sì. L'assenza di Balotelli si comprenderà più avanti, quando il solo Antonio Cassano saprà innescare quei meccanismi virtuosi che solleticano i fantasiosi del calcio. Le nuove linee hanno tutto da dimostrare. Ciro Immobile si misurerà con questa grande opportunità che rappresenta il Siena, Sebastian Giovinco (vicinissimo al Parma) vuole spazio per ricevere maggiore considerazione, Simone Verdi promette, Davide Santon ricomincerà da Benitez. D'estate ci si accende, d'inverno si comprende.

Mario, però, non è a Toronto. Problemi con il passaporto, dicono. Nulla di conforme, in questa serata agostana. Poco male, per sbarcare a Manchester non gli servirà.

mercoledì 28 luglio 2010

Juve: doppia rabona cult


Juve, la comica della doppia rabona...
Caricato da Almiron. - Guarda altri video di sport estremi.

Fenomeni da Juventus: Diego rabona, Pasquato s-rabona. La Vecchia Signora vista dal ventre del calcio scritto pare in evidente carenza di creatività, se non di emulazioni ad alto tasso di goffagine. Eppure il primato di visualizzazioni su YouTube e Dailymotion, per citare due tra i più noti operatori di video sharing, consola.

Consola quanti di questa industria non desiderano più parlare, non assistere (magari) alla reiterazione rappresentativa della moviola disturbati dall'analisi postuma. Quegli stessi ingurgitano golosi le comiche delle amichevoli estive, dei raduni e dei ritiri. Per deridere una scuola in decadenza senza ragionare più di tanto sullo stato di sanità di questo universo-sfera.

Il pluralismo del fermo immagine ci impartisce la lezione della difficoltà applicativa del regolamento, della sua messa in scena e in campo nonostante la variante dei casi con minuziosi schemi da manuale, e ci educa all'estetica dello sport. Non si può solo svilire per dimenticare - momentaneamente - tutto il resto. Di calcio si discute, si costruisce una dialettica attorno agli episodi, si contribuisce al processo di edificazione (del linguaggio) dell'opinione pubblica di un Paese. Non si gioca più, quando si tratta di pallone.

“Rinuncia al tuo potere di attrarmi e io perderò la volontà di seguirti”.

giovedì 15 luglio 2010

Prima di dimenticare questo Mondiale

1) Diego Forlan e Luis Suarez - Che aspettano a comprarli le presunte società di prima fascia?

2) Marcello Lippi - Ti ho sempre difeso. Non rinnego nulla, ma dalle responsabilità nell'istante in cui si disfa, si deve passare all'esame delle conseguenze.

3) Il gol di Lampard - Nella sventurata agonia delle attese, sfiorare l'impresa per assisterne poi alla sua negazione ha del ridicolo. E del comico. L'Inghilterra meritava più di una ennesima reprise della scempiaggine del calcio nudo. Sensori, moviola, quarto arbitro: Don Fabio e i suoi (ex) ragazzi meritavano di più.

4) Il bacio di Casillas a Sara - Un po' naif, un po' postmoderno. Sopratutto estetico.

5) L'errore di Gyan - Le lacrime del Ghana sono vere, perché di sangue e fatica.

domenica 11 luglio 2010

Appunti a margine/4

Miniserie all'italiana (finalina)

De Uruguay-Germania

La coscienza di Loew gli ha imposto di ribadire l'identità smarrita nella semifinale. Oscar Tabarez, il maestro, non ha ceduto alle lusinghe di un paragone facile. Se, in pieno recupero, Diego Forlan avesse replicato quella rete di disturbante bellezza (7' st), loderemmo l'incompreso uomo triste che provò a insegnare il calcio e studieremmo l'apologia della rinascita sudamericana.

Immunizziamoci da analisi che si chiudono nell'esito di una finalina di un Mondiale - a l contrario - fiacco. Piuttosto ammettiamo che, comunque vada, non li vedremo nel nostro campionato. Muller, Suarez, Schweinsteiger, Forlan, Podolski: no Serie A.

L'Ajax non cede i suoi giocatori dopo accurati investimenti. Il Milan ci provò per Luisito (Suarez), ma questo meraviglioso emulo de la Mano de Dios versione uruguayana non fu concesso.





Muller
(personalmente lo trovo più maturo di Ozil, interrottosi ieri sera nel secondo tempo inspiegabilmente) fossimo stati nella prima metà degli anni doppio zero avrebbe già un preaccordo con la Juventus. Non parliamo poi di Xabi Alonso (sfuggito alla premiata coppia Blanc-Secco): i 18 milioni chiesti dal Liverpool furono ritenuti somma spropositata per poi, la stagione successiva chiudere per 25 milioni la trattativa che ha portato a Torino Felipe Melo (reo di aver infangato l'immagine del Brasile). Il miglior affare del geniale Pantaleo Corvino, uomo mercato e di bilancio. Schweinsteiger dichiarò a più riprese, forse nella pressoché assenza di domande in merito, di studiare italiano. Rimarrà nel suo bagaglio culturale. Idem per Podolski. E' la Serie A.

Torniamo al caso Forlan. Per il maestro merita il Pallone d'Oro. “Sarebbe una gran cosa se venisse considerato il miglior giocatore di questa competizione, e non sarebbe una sorpresa se vincesse persino il pallone d’oro, perché per me è da pallone d’oro ma non spetta a me decidere - ha dichiarato - ma senza dubbio merita di diritto la candidatura al premio”. Meglio di Sneijder o Klose non ha fatto in termini di club. Ma se si premiasse - per una volta - l'impegno, la tenacia, la fatica e il talento (quello dell'incostanza, della determinazione, del sacrificio) questo rituale avrebbe un senso, oltre che un significato.

mercoledì 7 luglio 2010

Appunti a margine/3

Nomi mercatosi per un campionato under 35 (3° puntata, miniserie all'italiana)

Mueller?



Elia?