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giovedì 15 luglio 2010

Prima di dimenticare questo Mondiale

1) Diego Forlan e Luis Suarez - Che aspettano a comprarli le presunte società di prima fascia?

2) Marcello Lippi - Ti ho sempre difeso. Non rinnego nulla, ma dalle responsabilità nell'istante in cui si disfa, si deve passare all'esame delle conseguenze.

3) Il gol di Lampard - Nella sventurata agonia delle attese, sfiorare l'impresa per assisterne poi alla sua negazione ha del ridicolo. E del comico. L'Inghilterra meritava più di una ennesima reprise della scempiaggine del calcio nudo. Sensori, moviola, quarto arbitro: Don Fabio e i suoi (ex) ragazzi meritavano di più.

4) Il bacio di Casillas a Sara - Un po' naif, un po' postmoderno. Sopratutto estetico.

5) L'errore di Gyan - Le lacrime del Ghana sono vere, perché di sangue e fatica.

lunedì 28 giugno 2010

I signori del calcio



I signori del calcio esercitano la loro democrazia nell'aberrazione tecnologica appellandosi alla ritualità del gioco che gioco non è. Joseph Blatter, presidente FIFA, ha esplicitato o ribadito che moviola e sensori non entreranno nella prassi calcistica tanto meno nel regolamente per non deturpare la sua beltà. Si apprende ciò dopo che l'Inghilterra si è inchinata alla Germania derubata di una rete siglata da Frank Lampard sul 2-1 per i tedeschi. Sarebbe stato pareggio, avrebbe ribaltato 'l'atteggiamento psicologico dei giocatori' come ha ribadito in sala stampa Don Fabio Capello.

Il suo gol, nemesi di quanto consumatosi nella finale dei Mondiali inglesi del 1966 tra Inghilterra e Germania Ovest, era all'interno della linea di porta. Immagini che, ha affermato il portavoce dell'organizzazione, "non avrebbero dovuto mostrare" sui maxischermi all'interno del Soccer City. Non ve ne era alcuna necessità, concordo. Che la rete fosse da convalidare, l'avrebbe intuito chiunque. Al primo passaggio e a velocità normale.


Che questa sia la replica a chi, come mister Capello (rimarrà fino a nuova collocazione, ne sono certa), ha domandato che i supporti offerti dal progresso vengano vagliati dagli organi collegiali del mondo del calcio, è mera demagogia. Demagogico come questo scorcio in cui Blatter è nel paese delle meraviglie. Che non c'è.

Argentina. Sarebbe da rimuovere una simile partita nella storia dei Mondiali, perché la terna italiana costituita da Rosetti-Calcagno-Ayroldi si è compromessa al primo caso che poi così controverso non era. Il guardalinee non alza la bandierina che aspetta Tevez, lascia che si passi all'1-0 per l'Argentina. Proteste immediate del Messico. L'assistente è raggiunto da Rosetti, rapido scambio di battute (la mano sulla bocca non copre però l'immagine che rivela la chiamata al quarto uomo via microfono). Tutto a posto, tutto bene. Ci si è giocati l'assegnazione di altri incontri di cartello. Diego Maradona e i suoi passano 3-1, Messico a casa con giusti strascichi e interrogativi sul sistema calcio. Oggi, soffia il conservatorismo. Bene, no?

domenica 27 giugno 2010

Appunti a margine/2

Giovani e il Barcellona. E il Tottenham. E l'Ipswich. E il Galatasaray. E il Genoa. Ma il centrocampista-attaccante (specie rarissima) più entusiasmante del Messico antimaradoniano (nessuna blasfemia) si riassumerebbe in una simile elencazione tecnocratica? Il caso Giovani merita perché tra incomprensioni e infortuni la sua attesa orgasmica consacrazione non è ancora avvenuta. Nel Barcellona, che lo portò in Europa nel 2001 (il ragazzino è nato nel 1989), accogliendolo come il nuovo Messia peccato - e non è un gioco di parole abusivo - vi fosse anche un certo Lionel Messi.


Frank Rijkard lo vede in prima squadra, non lo vede, lo oscura. La cessione al Tottenham (che ne detiene anche oggi il cartellino) lo porta in Premier e anche lì non va, compresa una controversa questione legata alle visite mediche quando il suo trasferimento al Portsmouth era oltre la mera forma.

La domanda che ci si pone è perché non riesca un simile giocatore, tecnico e veloce con un ottimo sinistro, ad ambientarsi se questo è il problema. Il fattore Messi, di cui è vittima anche un certo Ibracadabra convertitosi in Ibracadaver, avrà scacciato l'egemonia giovaniana non l'irrequietezza di questo brasiliano nato in Messico. Fuori dal micromondo calcio che è la società Barcellona, il disincanto aggredisce aspettative labili. Incominciare, di nuovo, in un club strutturato di proporzioni ridotte ha giovato a Diego Milito. Genova per noi, Genoa per il Principe, Genoa anche per Giovani.

mercoledì 23 giugno 2010

Appunti a margine

Nomi mercatosi di un Mondiale sottotono (1° puntata, miniserie all'italiana)




Lukas Podolski - In Germania 4-4-2.com ha inscenato un già logoro duello per l'attaccante del Colonia ex Bayern tra Juventus (?) e Inter. Posto che la strategia bianconera della nuova triade Agnelli-Marotta-Del Neri mal si concilia con costo del cartellino e mentalità di un giocatore come Lukas Podolski. Eppure mi congratulo con la scelta. Effettuata due anni fa dalla precedente dirigenza. Il ragazzo c'è. E merita attenzione, anche se ritardata. Valore: 10 milioni di euro.

Diego Forlan - Uruguaiano, provvisto anche di passaporto spagnolo (il che non guasta in chiave mercato) incomprensibilmente uomo a margine, Diego Forlan meriterebbe maggiore stima da un calcio prossimo all'anoressia stilistica. Quando il Manchester Utd lo acquistò dall'Independente non si palesò immediatamente la rilevanza di questa operazione. Furono tre anni difficili, come ammette lui stesso. Poi fu Wayne Rooney (migliore al mondo nel medesimo ruolo) e el Charrua prese la strada che porta a sud, al Villarreal (estate 2004, società che vanta in organico un certo Peppino Rossi). Diviene un idolo, un massivo, un giocatore imprescindibile. Il ciclo si chiuse e Diego (con il suo club) decise per l'Atletico Madrid, che lo vincola fino al 2013. Milan e Juventus lo hanno seguito e lo seguono da tempo immemore. Da non trascurare l'inserimento dell'Inter. Nel mentre ha compiuto 31 anni... Valore: 22 milioni di euro.

Luis Suarez - Luis? Sì, lo conosco, lo conosco (la sua incontinenza statistica non può e non deve essere trascurata: è stato il marcatore più prolifico del 2009 con 47 reti). Compararlo a Ibracadabra (sarà l'Ajax, chissà...) schiaccia in un paragone riduttivo drestezza, velocità, intelligenza, atleticità: tutto quel che questo 22enne attaccante ha imposto sul campo. Tanto per ripersi, le grandi società italiane di un tempo (Juve, Milan, etc.) hanno palesato in molteplici occasioni interesse per questo ragazzino nato in Uruguay a Salto (che vanta una media calcistica elevatissima, vedi il compagno Edinson Cavani, uomo mercato attualmente al Palermo e un certo Josè Leadro Andrade). Ha di che pentirsi la dirigenza rossonera che lo aveva seguito nel 2009. A ogni pentimento ne corrisponde l'espiazione. No Dzeko, sì Suarez? Valore: 20 milioni di euro.



Nota: se ci fossero ancora dubbi, perplessità, incertezze (il ricordo degli esami di maturità prorompe), è lui il più grande.

Citazione: Andrea Riscassi sul suo blog annota a margine i migliori di questo Mondiale. Non trascuratelo.

continua

domenica 20 giugno 2010

La verità di Lippi





"Nessun allenatore si mette a spiegare la formazione il giorno prima della partita"
- VERO. D'altronde l'Italia bella di Marcello Lippi ha una sua fisionomia. Che sia 4-3-2-1, 4-4-2 o quale altro modulo il vigore della parola plasmerà il gruppo più di ogni lavoro sul campo. E - forse - Marce' avrà ragione di ammonire quanti abusano di scetticismo come snobbistica prova di competenza.

"Domani abbiamo molto da perdere, c'è in gioco il passaggio del turno, quindi lavoreremo sodo" - VERO. L'evoluzione della comunicazione sportiva non deve prescindere da Lippi. Stracciato il mourinhismo, che ne rimane? Che ci rimane? Un sigaro, un buon toscano. Un bicchiere di whisky da sorseggiare prima delle prove decisive. Poi si è pronti a tutto, a sferzare e a galvanizzare i ragazzi. In ciò Lippi è maestro. Come lo è nel modulare voci e toni, repliche e rispostacce. Molto da perdere vuol intendere anche il suo esatto contrario. Basta che a dirlo sia lui.

"Buffon migliora giorno dopo giorno e sta facendo tutte le cure necessarie. Non abbiamo perso la speranza di recuperarlo. Manca Buffon, non c'è Pirlo, Chiellini e Camoranesi hanno avuto problemi, non è stato un buon inizio da questo punto di vista. Ma non piangiamo sulle assenze: è la cosa peggiore che una squadra possa fare. Nel frattempo però ovviamente cerchiamo di recuperare questi grandi giocatori" - VERO. Il gruppo è il gruppo. Napoli e Torino e (saltiamo Milano) Roma e Coverciano e ancora. Il fattore C o anche L (che per molti coincidono) scaturisce dall'analisi delle singole prove, ma davanti all'incontestabile crisi di Spagna, Germania, Francia e Olanda (vittoriosa eppure bistrattata senza riserve dalla stampa) il prosieguo (vedi Zambrotta) può concretizzarsi. Senza sorprendere. Il ct non è da meno dello Special One (per titoli e finali), eppure non gode del medesimo, unanime, riconoscimento. Il lippismo non esiste, non si è mai strutturato. Al contrario del mourinismo, una filosofia del calcio melanconica e autocelebrativa in cui si rischia di essere invischiati involontariamente.


"Ho alzato la voce in allenamento per dire alla squadra di fare gol? Solo per farmi sentire a 30 metri di distanza. Le difficoltà offensive? Abbiamo una settimana di lavoro in più, arriveremo al tiro più facilmente" - VERO. Non che serva, ma manca l'anello di congiunzione. Un Totti, un Del Piero, un (scriviamo piano, piano, piano) Cassano. E magari un centravanti alla Borriello (scartato all'ultimissima convocazione). Ventinove reti in tutto, fino alla serata di sabato, in questi Mondiali sudafricani. Non è una carenza tutta nostrana, dunque. Jabulani, il grande freddo, gli spostamenti: le variabili si incrociano e si moltiplicano per mettere a posto ciò che non quadra.