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mercoledì 29 settembre 2010

Morto Bruno Giorgi: lanciò Roberto Baggio



Da allenatore lo ricorderò per aver scoperto Roberto Baggio. E per i suoi capelli. Era un difensore che (Reggiana, Palermo) appartiene alla schiera di chi è passato al ruolo di guida tecnica. Un partito numeroso per quanto folto pocco definirsi. Oggi mi è tornato in mente senza che lo volessi perché purtroppo una malattia ha deciso per me, ha deciso per lui. Così è scomparso all'età di 69 anni, in una clinica di Reggio Emilia, dov'era ricoverato per un male incurabile. Roby parla di più e si affida a poche, sentite, frasi per manifestare il proprio rammarico sul suo sito internet:

«Si è spento Bruno Giorgi, uomo vero del calcio. Siamo tutti vicini ai suoi familiari, a cui vanno le nostre condoglianze»


Tutto ebbe inizio dalla Reggina, la sua squadra, ma la storia lo segna affidandogli il Vicenza (1983-'86) dopo una gavetta tra Serie C e cadetta, in cui lanciò quel ragazzino che prometteva bene e che si mostrava taciturno, pensieroso. Poi fu la Fiorentina, tra il 1989 e il '90. Giorgi fu esonerato, sostituito da Ciccio Graziani, che portò i viola fino alla finale di Coppa Uefa poi persa contro la Juventus. Brescia, Atalanta, Genoa e ancora in due tappe il Cagliari. Giorgi fu poi richiamato dopo l'esonero di Giovanni Trapattoni, garantendo alla squadra la permanenza in Serie A. Raggiunse l'obiettivo e poi lasciò, fatto quel che doveva.


martedì 28 settembre 2010

Bravo Balotelli, il padre: "Da bambino era della Juve"


Mettiamo che nasci a Palermo da genitori ghanesi. Mettiamo che emigrano al Nord, in provincia di Brescia magari e che lì figliano ancora. Tu giochi bene a pallone e diventi Mario Balotelli. Sì, quello che giocava nel Lumezzane e che l'Inter decide di comprare. Ma tieni per il Milan di cui hai indossato la maglia solleticato da Valerio Staffelli di Striscia la notizia. E per disorientare a un certo punto rispondi alle domande dei cronisti con un possibile ni al trasferimento alla Juve quando è chiaro che Mou e la società non ti garbano più. Ti lasci sedurre dal Manchester City e da 3,5 milioni di ingaggio l'anno. Sei quello che porta addosso Padre Pio. Tuo papà, il padre naturale, ammette in un'intervista rilasciata a 'Diva e Donna' che tu - il bad boy - tifavi Juve. Come Roberto Mancini (io avrei voluto lui sulla panchina della Juventus, è noto).

"Mario oggi dice di essere milanista? Forse non ricorda che da piccolo era juventino, come me: giocavamo a calcio insieme e io ho sempre ammirato Del Piero perché è rispettoso e calmo". Continua: "Ai nostri figli insegnamo il rispetto degli altri. L'ho detto a Mario: 'Non litigare in campo'".

Poi è andata come è andata. E le note comportamentali non avranno giovato all'epoca del presunto interessamento di corso Galileo Ferraris che non gradisce forse le tue indisciplinate perdite di controllo. Nello spogliatoio e in campo. A cui neanche il Mancio, forse, avrebbe saputo porre gli argini. 


Mourinho furioso lascia conferenza stampa. Video



Mourinho l'ho capito - da tecnico - tardi. Per una forma di resistenza che deriva dall'ammettere che la contaminazione di questa nazione brutta si è sedimentata ormai anche nel calcio. Non quello delle società per azioni o nei bilanci o nel marketing senza ragione (forse il processo è irreversibile), ma nel gioco. E che tu hai provato a non allinearti. Invece Mou ha vestito un ruolo complesso da decifrare in cui addirittura si scomoda ne 'L'alieno Mourinho' l'ottimo Sandro Modeo per esplicitare il senso dell'essere Mou a chi relega il calcio al solo sistema. Quell'intreccio superbo che riesce solo a lui, al vincente qualunque sia l'obiettivo o il fine esercita una fascinazione rara.

Anche quando abbandoni una conferenza stampa, caro Mou ti riconosco. E tento di comprendere il gesto in prospettiva oltre l'antipatia del sottrarti ad ulteriori domande. Si chiede della mancata convocazione di Pedro Leon: "Io non devo giustificarmi. Non stiamo mica parlando di Maradona o di Zidane, il ragazzo fino a due giorni fa giocava nel Getafe". Il contenuto - come sempre - non di sicosta molto dal vero. Ma i modi, i modi sono i tuoi. Piacciano o meno. 


Mourinho lascia la conferenza stamopa
Caricato da Almiron. - Altri video di sport

lunedì 27 settembre 2010

Juventus, Chiellini: "Dateci tempo, faremo gli 1-0"


Giorgio per me è Re Giorgio. Il capitano del futuro. Il contratto da rinnovare. Il ragazzo che doveva partire e invece è rimasto. L'economista. Giorgio è tanta roba. Mi piace, voto likes, consiglia e mettiamoci dentro la grinta e la tenacia (qualità che si apprezzano a prescindere). Il Cagliari appartiene già al passato, il presente è incerto, il futuro incerto. La Juventus odierna, operaia o meno, va studiata con attenzione anche nelle dichiarazioni di uno come Giorgio Chiello Chiellini.
 
LA DIFESA SOTTO ACCUSA "Prendiamo tanti gol, ma solo perché abbiamo cambiato molto, giocatori e tecnico, e abbiamo bisogno di adeguarci ai nuovi schemi. Tutte le squadre del mister hanno avuto bisogno un pò di tempo all'inizio, piano piano ci riusciremo anche noi. Spero di poter festeggiare presto qualche 1-0". 

IL NUOVO PRESIDENTE "La presenza del presidente si sente, prima di lui John era abbastanza presente, ma Andrea è anche lui molto presente ed il mito dell'Avvocato rimane sempre. Ai tifosi juventini penso scatti qualcosa sempre quando si parla della famiglia Agnelli, e si è visto nell'affetto di giovedì dopo la sconfitta pesante casalinga. È stata una piacevole sorpresa dovuta anche dalla presenza di Andrea come presidente".

SCUDETTO "Se Inter e Milan vanno dritti senza cali, per noi ci sarà poco da fare in chiave tricolore, ma se hanno un calo dovremo essere bravi ad approfittarne. Il nostro obiettivo è andare in Champions, è troppo importante per noi". 

TRICOLORE - "Spero di vincere io il tricolore, se però io non dovessi farcela, spero in Allegri, livornese come me. Conosco "acciuga" (il soprannome di Allegri, ndr) da anni, è una gran brava persona". 

LIPPI - "Si è chiuso nel silenzio dopo il Sudafrica? Come tutti, non abbiamo voglia di parlarne". 

CENTRALE DI DIFESA - "Non mi piace giocare a sinistra, penso di dare il meglio in mezzo, ma certo non mi rifiuterei di giocare terzino sinistro. Decide Del Neri". 

MANCHESTER CITY E INTER - "Ci aspettano due partite belle toste, con la squadra di Mancini giovedì, e poi con l'Inter domenica. Quella con i nerazzurri è la sfida delle sfide, ma per noi l'Europa League è importante, e avremmo bisogno di un risultato positivo per acquisire sicurezze che ancora ci mancano".

CITY E REAL - "Non credo di essere stato vicino al Manchester City o al Real Madrid. Penso che la società non abbia mai avuto la volontà di cedermi". 

NAZIONALE - "Come si è comportato in Nazionale? Bene se continua a segnare e a farci vincere...".

domenica 26 settembre 2010

Juve: la Furia si chiama Krasic. Col Cagliari è 4-2


Io mi ricordo. Sì, mi ricordo quando Pavel Nedved fu acquistato dalla Juventus. La sua indiscutibile eccezionalità l'avrei riconosciuta ovunque e comunque e quella maglia, quella della Lazio, sapevo che avrebbe costituito un passaggio come ce ne sono tanti nella vita e nella carriera di ciascuno.

E mi ricordo quando, con il Cska, avevo segnato sul taccuino il nome di questo ragazzo biondo che non mi aveva convinto del tutto ma veniva osannato dalla critica e già aveva ricevuto dimostrazioni concrete di interesse dal Milan che in materia commette solo peccati veniali. Non mi aveva entusiasmato in quella prima di campionato contro il Bari in cui aveva cessato a metà di inseguire le indicazioni impartite dall'esordiente Luigi Del Neri. Ma non era colpa di Milos Krasic. Anzi, stasera ti ringrazio.

Ricorderò questa tripletta con il Cagliari, Milos. Perché hai corso, non hai smesso di inseguire l'obiettivo come quando hai pagato tu il volo per chiudere l'accordo.Ti inserisco nella colonna del mi piace. Mi sono garbate assai le scelte diverse del tecnico che ha rivisto le sue dogmatiche interpretazioni di uomini e ruoli. Mi piace Aquilani in cabina di regia. E quella coppia d'attacco che ancora stenta a decollare. Non mi piace - ancora - la lettura delle statistiche. Nove gol subiti non celano i limiti di un reparto in costruzione sotto un sole agostano. Non sarà Rinaudo (in campo) a smuovere del tutto gli equilibri. E a evitare le oscillazioni così incontrollate di questa Juve del nuovo corso.

sabato 25 settembre 2010

Juve per sempre: Chiellini rinnova dopo l'Inter


Che settembre avrebbe significato rinnovi era noto ai conoscitori di corso Galileo Ferraris. Anche se, in tema di prolungamenti di contratto, non sempre tutto va per il verso giusto. In questo caso, Giorgio Chiellini, la direzione è una e una sola: quella dell'accordo. Perché la Juve senza Chiello - futuro capitano - ha dimostrato involuzioni preoccupanti. E a prescindere dal tecnico in panchina. Anche se la firma non è stata ancora ufficializzata, ma la firma è ormai imminente. Il suo procuratore, Davide Lippi, deve limare quelli che vengono definiti «detta­gli». La sostanza, durata e ingaggio, paiono invece definiti.


Il contrat­to sarà prolungato di altri due anni: la sca­denza sarà fissata nel 2013, per poi naturalmente passare al 2015. Juve a vita, per la carriera considerato che per allora il giocatore avrà 31 anni.
«Chiellini è il di­fensore titolare della Juven­tus, molte squadre lo cerca­no, non soltanto il Real Ma­drid, ma l’operazione non andrà in porto perché lui vuole rinnovare con la Ju­ventus». Ed è lo stesso ma­nager che spiega lo stato della trattativa: «L’accordo al momento non è stato si­glato, ci siamo incontrati ma il giocatore non ha ancora firmato nulla. Non ci sono problemi di natura economi­ca anzi, da questo punto di vista c’è perfetta sintonia con la Juventus».

Nel pomerig­gio di ieri, a quasi un mese dal pre­cedente incontro, la coppia Chiellini-Lippi è stata avvistata nella sede storica della società bianconera chiaro segnale che l'accordo è quasi sottoscritto. Con la firma del nuo­vo contratto il centrale sarebbe inserito nel ristretto gruppo dei top player, l'esiguo nucleo di giocatori a cui Marotta e la dirigenza del nuovo corso hanno deciso di pagare volentieri ingaggi elevati (la Juve è e rimane una società quotata in borsa con investimenti vari e controlli più severi da parte degli organi deputati). In concreto si passerà dai 2 milioni ai 3,2 l'anno. Una cifra che dovrebbe scansare il Manchester Utd, il City e il Real Mourinho. E' una storia di rabbia e fatica anche questa. E pensare che dopo Calciopoli si era valutata seriamente la cessione di un giocatore divenuto un simbolo. Quasi l'eccezione, in un calcio di accordi e gestione patrimoniali che di bandiere non ne ha più.  

venerdì 24 settembre 2010

Juve da riformare: Del Neri si inventa Pepe terzino


Quando Claudio Ranieri venne tacciato di propinare un brutto spettacolo nella Torino della rabbia e dell'orgoglio, la risposta a mezzo stampa fu semplice: "Basta non prendere gol". I ragazzi, come li chiamava, salivano optando per un fuorigioco strategico che fruttava almeno una difesa d'ufficio. Ma che si può addurre in una strategia, che possa definirsi all'altezza, per questo reparto che ieri sera all'Olimpico è scomparso? Nonostante Chiellini (reduce da una brutta distorsione) e Bonucci che, con tutta la volontà della disperazione, hanno perso i tempi dove e quando il tempismo è tutto.

Ora il tecnico del nuovo corso Luigi Del Neri - che ha poco dietro cui nascondersi - ci propina Pepe terzino. Un uomo, un giocatore che ha interiorizzato il ruolo di attaccante in un 4-3-3 (Udinese) e prova con alterni successi a interpretare la verticalizzazione secondo i dogmi delneriani. Il problema sugli esterni bassi esite, inutile negarlo. Non giova a nessuno, neanche ai diretti interessati che faticano a rientrare e a coprire adeguatamente. Sette reti incassate alla quarta giornata sono francamente eccessive per una società che si pone come obittivo la qualificazione in Champions League.
"Una prestazione volenterosa, ma siamo tornati indietro, ad errori pagati a caro prezzo, che il Palermo ha sfruttato a pieno - ha dettol'allenatore bianconero -. Noi invece abbiamo sfruttato di meno le occasioni che pure abbiamo avuto". Il problema della Juventus è difensivo, ma non è solo colpa della difesa. "Quando si sbaglia si sbaglia tutti - ha aggiunto Del Neri -. Una partita al di sotto delle prestazioni degli ultimi tempi: forse anche un po' di sfortuna, però serve più attenzione e grinta. E' un anno altalenante, dobbiamo convivere con questo. Pensavamo di aver risolto i problemi ad Udine, invece si sono ripetuti".
Provvisti poi di un centrocampo che faccia da filtro (ieri sera Melo e Marchisio hanno faticato troppo) ecco che i buchi si spiegano. Meno si capisce questa obiettiva difficoltà di mantenere le distanze tra i reparti, quell'ordine che manca tra le linee. Anche i nuovi schemi vanno studiati. Capiti, applicati. La matematica applicata al calcio intanto pesa e mostra quello che non c'è, come dimostrato dall'alieno Mourinho.

Forse per dicembre si ritroverà la vera formula. Forse no, ma allora le cose e le persone potrebbero già non essere le stesse.