Il mio blog è stato rinnovato!

Dovresti essere redirezionato sulla nuova versione tra 6 secondi. Se non fosse così, visita
http://elisabettadonofrio.wordpress.com
e aggiorna i tuoi bookmarks.

domenica 11 luglio 2010

Appunti a margine/4

Miniserie all'italiana (finalina)

De Uruguay-Germania

La coscienza di Loew gli ha imposto di ribadire l'identità smarrita nella semifinale. Oscar Tabarez, il maestro, non ha ceduto alle lusinghe di un paragone facile. Se, in pieno recupero, Diego Forlan avesse replicato quella rete di disturbante bellezza (7' st), loderemmo l'incompreso uomo triste che provò a insegnare il calcio e studieremmo l'apologia della rinascita sudamericana.

Immunizziamoci da analisi che si chiudono nell'esito di una finalina di un Mondiale - a l contrario - fiacco. Piuttosto ammettiamo che, comunque vada, non li vedremo nel nostro campionato. Muller, Suarez, Schweinsteiger, Forlan, Podolski: no Serie A.

L'Ajax non cede i suoi giocatori dopo accurati investimenti. Il Milan ci provò per Luisito (Suarez), ma questo meraviglioso emulo de la Mano de Dios versione uruguayana non fu concesso.





Muller
(personalmente lo trovo più maturo di Ozil, interrottosi ieri sera nel secondo tempo inspiegabilmente) fossimo stati nella prima metà degli anni doppio zero avrebbe già un preaccordo con la Juventus. Non parliamo poi di Xabi Alonso (sfuggito alla premiata coppia Blanc-Secco): i 18 milioni chiesti dal Liverpool furono ritenuti somma spropositata per poi, la stagione successiva chiudere per 25 milioni la trattativa che ha portato a Torino Felipe Melo (reo di aver infangato l'immagine del Brasile). Il miglior affare del geniale Pantaleo Corvino, uomo mercato e di bilancio. Schweinsteiger dichiarò a più riprese, forse nella pressoché assenza di domande in merito, di studiare italiano. Rimarrà nel suo bagaglio culturale. Idem per Podolski. E' la Serie A.

Torniamo al caso Forlan. Per il maestro merita il Pallone d'Oro. “Sarebbe una gran cosa se venisse considerato il miglior giocatore di questa competizione, e non sarebbe una sorpresa se vincesse persino il pallone d’oro, perché per me è da pallone d’oro ma non spetta a me decidere - ha dichiarato - ma senza dubbio merita di diritto la candidatura al premio”. Meglio di Sneijder o Klose non ha fatto in termini di club. Ma se si premiasse - per una volta - l'impegno, la tenacia, la fatica e il talento (quello dell'incostanza, della determinazione, del sacrificio) questo rituale avrebbe un senso, oltre che un significato.

mercoledì 7 luglio 2010

Appunti a margine/3

Nomi mercatosi per un campionato under 35 (3° puntata, miniserie all'italiana)

Mueller?



Elia?

lunedì 28 giugno 2010

I signori del calcio



I signori del calcio esercitano la loro democrazia nell'aberrazione tecnologica appellandosi alla ritualità del gioco che gioco non è. Joseph Blatter, presidente FIFA, ha esplicitato o ribadito che moviola e sensori non entreranno nella prassi calcistica tanto meno nel regolamente per non deturpare la sua beltà. Si apprende ciò dopo che l'Inghilterra si è inchinata alla Germania derubata di una rete siglata da Frank Lampard sul 2-1 per i tedeschi. Sarebbe stato pareggio, avrebbe ribaltato 'l'atteggiamento psicologico dei giocatori' come ha ribadito in sala stampa Don Fabio Capello.

Il suo gol, nemesi di quanto consumatosi nella finale dei Mondiali inglesi del 1966 tra Inghilterra e Germania Ovest, era all'interno della linea di porta. Immagini che, ha affermato il portavoce dell'organizzazione, "non avrebbero dovuto mostrare" sui maxischermi all'interno del Soccer City. Non ve ne era alcuna necessità, concordo. Che la rete fosse da convalidare, l'avrebbe intuito chiunque. Al primo passaggio e a velocità normale.


Che questa sia la replica a chi, come mister Capello (rimarrà fino a nuova collocazione, ne sono certa), ha domandato che i supporti offerti dal progresso vengano vagliati dagli organi collegiali del mondo del calcio, è mera demagogia. Demagogico come questo scorcio in cui Blatter è nel paese delle meraviglie. Che non c'è.

Argentina. Sarebbe da rimuovere una simile partita nella storia dei Mondiali, perché la terna italiana costituita da Rosetti-Calcagno-Ayroldi si è compromessa al primo caso che poi così controverso non era. Il guardalinee non alza la bandierina che aspetta Tevez, lascia che si passi all'1-0 per l'Argentina. Proteste immediate del Messico. L'assistente è raggiunto da Rosetti, rapido scambio di battute (la mano sulla bocca non copre però l'immagine che rivela la chiamata al quarto uomo via microfono). Tutto a posto, tutto bene. Ci si è giocati l'assegnazione di altri incontri di cartello. Diego Maradona e i suoi passano 3-1, Messico a casa con giusti strascichi e interrogativi sul sistema calcio. Oggi, soffia il conservatorismo. Bene, no?

domenica 27 giugno 2010

Appunti a margine/2

Giovani e il Barcellona. E il Tottenham. E l'Ipswich. E il Galatasaray. E il Genoa. Ma il centrocampista-attaccante (specie rarissima) più entusiasmante del Messico antimaradoniano (nessuna blasfemia) si riassumerebbe in una simile elencazione tecnocratica? Il caso Giovani merita perché tra incomprensioni e infortuni la sua attesa orgasmica consacrazione non è ancora avvenuta. Nel Barcellona, che lo portò in Europa nel 2001 (il ragazzino è nato nel 1989), accogliendolo come il nuovo Messia peccato - e non è un gioco di parole abusivo - vi fosse anche un certo Lionel Messi.


Frank Rijkard lo vede in prima squadra, non lo vede, lo oscura. La cessione al Tottenham (che ne detiene anche oggi il cartellino) lo porta in Premier e anche lì non va, compresa una controversa questione legata alle visite mediche quando il suo trasferimento al Portsmouth era oltre la mera forma.

La domanda che ci si pone è perché non riesca un simile giocatore, tecnico e veloce con un ottimo sinistro, ad ambientarsi se questo è il problema. Il fattore Messi, di cui è vittima anche un certo Ibracadabra convertitosi in Ibracadaver, avrà scacciato l'egemonia giovaniana non l'irrequietezza di questo brasiliano nato in Messico. Fuori dal micromondo calcio che è la società Barcellona, il disincanto aggredisce aspettative labili. Incominciare, di nuovo, in un club strutturato di proporzioni ridotte ha giovato a Diego Milito. Genova per noi, Genoa per il Principe, Genoa anche per Giovani.

mercoledì 23 giugno 2010

Appunti a margine

Nomi mercatosi di un Mondiale sottotono (1° puntata, miniserie all'italiana)




Lukas Podolski - In Germania 4-4-2.com ha inscenato un già logoro duello per l'attaccante del Colonia ex Bayern tra Juventus (?) e Inter. Posto che la strategia bianconera della nuova triade Agnelli-Marotta-Del Neri mal si concilia con costo del cartellino e mentalità di un giocatore come Lukas Podolski. Eppure mi congratulo con la scelta. Effettuata due anni fa dalla precedente dirigenza. Il ragazzo c'è. E merita attenzione, anche se ritardata. Valore: 10 milioni di euro.

Diego Forlan - Uruguaiano, provvisto anche di passaporto spagnolo (il che non guasta in chiave mercato) incomprensibilmente uomo a margine, Diego Forlan meriterebbe maggiore stima da un calcio prossimo all'anoressia stilistica. Quando il Manchester Utd lo acquistò dall'Independente non si palesò immediatamente la rilevanza di questa operazione. Furono tre anni difficili, come ammette lui stesso. Poi fu Wayne Rooney (migliore al mondo nel medesimo ruolo) e el Charrua prese la strada che porta a sud, al Villarreal (estate 2004, società che vanta in organico un certo Peppino Rossi). Diviene un idolo, un massivo, un giocatore imprescindibile. Il ciclo si chiuse e Diego (con il suo club) decise per l'Atletico Madrid, che lo vincola fino al 2013. Milan e Juventus lo hanno seguito e lo seguono da tempo immemore. Da non trascurare l'inserimento dell'Inter. Nel mentre ha compiuto 31 anni... Valore: 22 milioni di euro.

Luis Suarez - Luis? Sì, lo conosco, lo conosco (la sua incontinenza statistica non può e non deve essere trascurata: è stato il marcatore più prolifico del 2009 con 47 reti). Compararlo a Ibracadabra (sarà l'Ajax, chissà...) schiaccia in un paragone riduttivo drestezza, velocità, intelligenza, atleticità: tutto quel che questo 22enne attaccante ha imposto sul campo. Tanto per ripersi, le grandi società italiane di un tempo (Juve, Milan, etc.) hanno palesato in molteplici occasioni interesse per questo ragazzino nato in Uruguay a Salto (che vanta una media calcistica elevatissima, vedi il compagno Edinson Cavani, uomo mercato attualmente al Palermo e un certo Josè Leadro Andrade). Ha di che pentirsi la dirigenza rossonera che lo aveva seguito nel 2009. A ogni pentimento ne corrisponde l'espiazione. No Dzeko, sì Suarez? Valore: 20 milioni di euro.



Nota: se ci fossero ancora dubbi, perplessità, incertezze (il ricordo degli esami di maturità prorompe), è lui il più grande.

Citazione: Andrea Riscassi sul suo blog annota a margine i migliori di questo Mondiale. Non trascuratelo.

continua