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mercoledì 22 settembre 2010

Juve, Chiellini in dubbio per il Palermo


Re Giorgio e una distorsione che, tra Palermo e rinnovo, non agevola il disbrigo delle pratiche. Del Neri richiama a un modello operaio che - francamente - nel contesto ambientale in questione è un motto che involontariamente si rivela segno dei tempi. In vista del posticipo di domani sera all'Olimpico di Torino anche la determinazione Chiellini e la rocciosità del tecnico infondono serenità. Legrottaglie si scalda già, anche se Chiello non si ritirerà senza aver lottato.


Con Delio Rossi in bilico dopo le picconate di Zamparini e i palesi limiti della difesa palermitana, l'avversario sarà prevedibile. Almeno sulla carta. Da temere, come sempre, la fantasia di Javier Pastore rimasto in Sicilia in attesa di ricevere - o il club per lui - l'offerta giusta. Magari dall'Inter che avrebbe intenzione di supportare con l'adeguato rincalzo Sneijder mai convinto fino in fondo di allontanarsi dal suo mentore, il profeta di Setubal.

Josè Mourinho è l'alieno che si lega agli uomini sapendoli proteggere nel nido dello spogliatoio esponendosi al turbinio mediatico, dirottandolo verso la direzione voluta. Perché Wesley che, in fondo, arriva dal Real dovrebbe sottrarsi? Coutinho deve crescere. A gennaio, l'arrivo dell'argentino potrebbe essere la conferma dell'operazione. Salvo non si decida, a corso Vittorio Emanuele, di investire subito in una punta.

martedì 21 settembre 2010

Juve: giovani che rimangono, giovani che partono




Bella che sarebbe la giovane Juve. Mi cullo in questa considerazione quando osservo Seba schiarirsi sotto il sole settembrino con la casacca del Parma indosso interrogandomi sul senso di una scelta che declina nella rassegnazione. Mi manca Giovinco, quello che a Empoli non affondava nel campo. Sempre dietro alle due punte. Anche Marchisio era stato mandato in Toscana a rinvigorirsi, a temprarsi per apprendere le leggi di un calcio che non consente di commettere errori a chi indossa la casacca della Juventus. A Siena De Ceglie ha trascorso una stagione formativa per integrarsi in un progetto nuovo. In cui viene menzionato e in cui pare escluso, secondo opportunità. Di chi, di che cosa sfugge a volte.

Criscito, Mirante, Palladino, Immobile, Pasquato: i bravi ragazzi del vivaio cercano un posto al sole. Che bella questa Juve disegnata in un vivaio che ha cresciuto giocatori vigorosi, forgiato caratteri e che, nella tragedia, si è rafforzata come Vincenzo Chiarenza ha tracciato in una recente intervista.

Eppure Sebastian ha deciso di andar via. E ha scansato Torino, la vita agra della panchina che non gli ha restituito pazienza. C'è solo disillusione nelle parole spese con una sagacia sproporzionata per un ragazzino. Anche se lo chiamano Formica Atomica e se il West Ham e l'Arsenal (in tempi finanziariamente migliori) avevano intenzione di portarlo in Premier. Claudio, dagli occhi silenziosi, affida a Facebook il proprio malessere per un rinnovo che stenta a rassicurarlo. Gli altri, i tanti andati e venuti, sono cresciuti e cresceranno altrove. Lontano da Vinovo.

lunedì 20 settembre 2010

Vale Rossi conferma: "Mi opero. Forse prima di fine stagione"


Capitolo primo, Valentino Rossi e la spalla. : "Operarmi prima della fine della stagione è un'opzione che dovremo valutare. Perché facciamo più fatica del previsto. Quindi ci penseremo, anche se vorrei correre tutte le gare e non vorrei saltarne altre, ma su tracciati come Motegi e Sepang potrei anche soffrire un po' più di adesso. Sono tutte valutazioni da fare con calma e a mentre fredda, non adesso".

Capitolo secondo, della diatriba Yamaha-Ducati: "Potevo anche operarmi alla spalla mentre ero a letto per la gamba, ma immaginate lo stato d'animo di uno che ha appena subito un intervento e ha dolori ovunque: se mi avessero detto di rientrare in sala operatoria avrei detto di no. Anche perché di conseguenza sarei rimasto completamente bloccato sul divano senza poter muovere spalla e gamba".

Capitolo terzo, c'eravamo tanto amati: "La Yamaha deve rimboccarsi le maniche, la differenza con Ducati e Honda nelle ultime gare sta diventando un po' troppa".

domenica 19 settembre 2010

Juve: tutta un'altra Signora. Pozzo accusa Iaquinta

Forse la Juve ritrovata passa da Udine. Da dove hanno iniziato - davvero - Quagliarella e Iaquinta. Da dove ha temuto per la sua carriera Del Piero. Gli equilibri paiono afferrati, finalmente. E finalmente c'è Krasic che spinge, lotta, insiste. Tutta un'altra Signora. Encomiabile. Superba. Grazie al coraggio di Bonucci che costringe Coda all'autogol. Grazie a Quagliarella con una rete di tacco, freddo e delicato. Grazie a Marchisio - rassicurato sul suo prossimo rinnovo dopo le tensioni manifestate via Facebook - autore di una rete commovente: un sinistro al volo su cross di Krasic (tocco di prima).

Nessun ringraziamento ma solo rabbia, quella di Iaquinta contro la sua ex tifoseria che lo ha insultato - ha spiegato - senza mai stancarsi. Perché mobbing, proteste, passione, intuizione mescolati rimpastano amarezza. Cecè e questo Friuli ruvido: una spaccatura incolmabile. Perché altrimenti appellarsi ai sentimenti della pietas calcistica come il presidente dell'Udinese, Giampaolo Pozzo che lamenta l'inadeguatezza dell'arbitro Bergonzi. E l'ingratitudine: 'Questo ragazzino lo abbiamo preso dal Castel di Sangro in Serie C, lo abbiamo allevato e poi ceduto alla Juve, permettendogli di fare una bella carriera. Che cosa ha fatto oggi? Ha esultato e rimbeccato il pubblico. Non doveva farlo. Sono cose che nel calcio non dovrebbero succedere'.

Scuse e spiegazioni del caso dell'attaccante calabrese: 'Il pubblico aveva detto cose su mia madre e io non ci ho visto piu'. Sono un ragazzo impulsivo, ma mi sono gia' pentito di quello che ho fatto. E chiedo scusa. Non ce l'avevo assolutamente con la famiglia Pozzo ne' con i miei compagni. A Udine mi sono trovato benissimo'. Del Neri si ravvede (o gli è stato suggerito). Bene. Sono tre punti. E un buon (nuovo) inizio.



UDINESE-JUVENTUS 0-4 Bonucci,Quagliarella,marchisio,Iaquinta
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Valentino Rossi, operazione dopo Valencia


(nella foto l'omaggio allo sfortunato Shoya Tomizawa)

C'è un ragazzo che si chiama Valentino Rossi, è nato a Tavullia e in moto va fortissimo. Da sempre. Scorri le sue foto e ti accorgi che è sempre stato legato al giro. Di quelle immagini neanche sbiadite di un bambino sui circuiti dedicati alle minimoto rimane l'espressione da guascone. E' un uomo, adesso, ha 31 anni e veste il ruolo complesso di pilota in MotoGp tra due scuderie. Quella per cui gareggia, oggi la Yamaha e quella che ha scelto domani, la Ducati. Di mezzo c'è un'operazione alla spalla che pare inevitabile. E a cui verrà sottoposto a fine stagione. Non ne parla, Vale. Forse si risparmia le critiche che seguirebbero, data la decisione di intraprendere un percorso diverso.

Preferisce il sistema indotto da Giacomo Agostini che, con una domanda assolutamente legittima, aveva ricevuto - durante un evento al Mugello - la conferma direttamente da Vale documentato in un filmato. La frattura esposta operata con annesso recupero record non preoccupa né ha compromesso il resto della stagione deciso il rientro. A incidere è più quell'infortunio maledetto alla spalla, riportato in allenamento su una moto da cross, peggiorato dallo stress sofferto sul circuito toscano.

"Mi fa male - si è sentito dire al pilota intercettato dalla telecamera - mi fa troppo male, non guarisce, devo operarla". E così sarà: l'intervento sarà fissato quasi sicuramente a fine stagione compatilmente con quanto concordato con i team coinvolti, ovvero Yamaha e Ducati in conflitto anche per quanto riguarda i pochi test invernali in calendario dopo il Gp di Valencia.

Inutile obiettare che si poteva evitare di forzare i tempi per il rientro - miracoloso - in pista del Dottore. Non si ricorre a una dietrologia scolastica quando si osserva che la riabilitazione è un 2+1 (mesi) nella più rossiana delle ipotesi. La Yamaha avrà valutato nel rapporto costi-benefici l'opportunità di rinunciare a Rossi quando, poi, i rapporti con il pilota non parevano esemplari. Ancora una volta, di nuovo è tutta questione di tempismo. Vedi Casey Stoner.



Valentino Rossi annuncia ai tifosi il passaggio alla Ducati. Il "Dottore" in un video sul Web: è l'avventura più bella
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sabato 18 settembre 2010

Mistero Pato: la caviglia e Milan Lab




Della misteriosa e malevola sorte di Alexandre Pato (fuori tre settimane a causa di una distrazione all'adduttore della gamba sinistra) si è scritto quanto del suo talento. La sua storia è intrisa di realismo magico per la malattia - un tumore osseo - che lo colse quando i riccioli non si dovrebbero neanche girare attorno a un dito. Correva, correva veloce fino all'Internacional di Porto Alegre. E al Milan, quando Leonardo rivestiva un ruolo dirigenziale.

La sua sorte non è stata scansata del tutto. Dal suo arrivo a Milanello, Alexandre ha intrapreso un calvario. Una sequenza di fastidi, distorsioni, stiramenti, distrazioni che lo ha lasciato ai margini. Una fragilità ossessiva che ha pregiudicato e pregiudica la continuità, le convocazioni in Nazionale e tutto quello che già potrebbe essere suo di diritto. Senza Pato, il Milan non è denso di fantasia. Ibra e Robinho allettano, ma non iptonizzano come il Papero. Non che sia una dissonanza, questo suo diversificarsi, rispetto al resto.

Federico Buffa, intervistato da Milan news non si è sottratto, nel suo sapiente linguaggio da narratore, alla scomoda individuazione di un nodo. Perché per Pato, c'è un Ronaldo un Kakà.

“Mi permetto di segnalare un’osservazione che mi fu fatta da un’eccellente osteopata con indirizzo sportivo, un uomo che stimo molto. Mi disse un anno e mezzo fa che Pato avrebbe avuto un problema muscolare dopo l’altro. Il motivo? Dalla distorsione alla caviglia di Firenze, nel febbraio 2008, tremenda, quando gli si girò la caviglia di 40 gradi, il Milan non s’è mai preoccupato di ridargli la postura originaria. Non avendo ridatogliela, questo ragazzo sarebbe stato soggetto a grossi problemi muscolari, cosa che si è rivelata puntualmente da lì in poi, e aggiungo empiricamente, ora che è spaventato al minimo dolore si ferma, per paura di lacerare i muscoli. In Champions s’è infortunato all’altro adduttore, ma il senso è quello, la ricaduta dell’anno scorso s’è fatta sentire. Il Milan dovrebbe iniziare a pensare che i muscoli che non avevano avuto niente all’improvviso sono sempre in discussione, per una diversa struttura posturale. Bisognerebbe lavorare in una maniera diversa, il Milan ha cambiato struttura sanitaria, è uno dei dati estivi, vediamo quale atteggiamento assumono, già con Thiago Silva e Nesta non hanno voluto forzare, vogliono che i giocatori siano convinti. Le stagioni passano molto dagli infortuni e da come vengono trattati”.




Milan Lab, glorificata all'indomani del successo rossonero di ancelottiana memoria, è una struttura costantemente studiata, analizzata. Non solo da un conoscitore dell'ambiente come Buffa. E' per il caso Ronaldo, per la gestione e per i recenti mutamenti che ridistribuiscono pesi e valori dell'assistenza sanitaria ai tesserati (tema sensibile, inserita anche nel manifesto dell'Associazione dei calciatori e motivo per indire lo sciopero) e a sportivi come il tennista toscano Filippo Volandri, che il centro non manca di destare attenzione.

Per il suo fondatore Jean-Pierre Meessermann, chiropratico laureatosi negli Stati Uniti presso il Palmer College a cui anche il premier-presidente Silvio Berlusconi si è rivolto. Le sue scelte si sono rivelate discutibili e una certa parte della stampa - dietro sapienti suggerimenti - non ha esitato a dubitare dell'opportunità di affidargli un centro di ricerca medica. La deflagazione scaturita dalle dichiarazioni di Ricardo Kakà quando il suo trasferimento a Madrid era pressoché certo non ha che foraggiato il partito dei colpevolisti. Se la tesi avesse fondamento, la data del rientro di Patuzzo sarebbe solo - e solo - un particolare.

mercoledì 15 settembre 2010

Ibra, Borriello e l'attaccante che manca alla Juve




Quanto tempo c'è, quanto tempo abbiamo perché si possa consolidare un giudizio denso, che poggi su accadimenti insindacabili, a prescindere dall'indole e dalle preferenze? Tra parentesi si collocano: dubbi, incertezze, infortuni, antipatie, maglie, donne, colori. Tutto si evolve, muta forma. Due attaccanti uniti dalla Juventus si incontrano a distanza. Uno ha vissuto lì l'inizio, l'altro ha scelto di non abbracciare il nuovo progetto. Ibrahimovic e Borriello sarebbero potuti essere e non sono stati. E oggi la loro assenza, per motivi diversi, forse non è un male.

Nella notte dell'epopea milanista e della dissoluzione romanista, due giocatori che per esigenze diverse hanno omesso corso Galileo Ferraris dalla loro storia si intersecano.

Zlatan Ibrahimovic non commette alcun errore. Marco Borriello ne commette uno, fatale. Determinante. Se ne assume responsabilità e oneri. Ne osservo le movenze. Ne studio la reazione.

Sì, ammette la leggerezza ai microfoni e conosce il debito che grava ora sulla sua nuova squadra, sulla sua nuova società (chi la comprerà, chi sarà il prossimo a soddisfare il popolo?). Era un giocatore della Juventus, poi un sms, un colloquio parallelo (vero?) e fu Fabio Quagliarella in lite con Walter Mazzarri, allenatore del Napoli.

Quando Zlatan, l'uomo senza fede e senza affezione, arrivò in Italia si era inimicato l'ambiente dell'Ajax che lo aveva reso un attaccante di vigore. Ma Luciano Moggi lo aveva imposto, nel suo stile, convinto che non avrebbe deluso le aspettative. E' diventato Ibra, alla Juventus. Ma ha scelto di legarsi al proprio egocentrismo promettendo sentimenti quasi mai ricambiati.

Borriello, invece, ha declinato convinto l'offerta bianconera. E non è l'uomo giusto. Non è quel giocatore di cui Del Neri poteva fidarsi per condurre quel piano che ha deciso di realizzare (un 4-4-2 operaio). E' il miglior non acquisto di un mercato estivo controverso in cui la qualità è parsa superflua. Non saranno state adottate le soluzioni del caso, agevolando la scelta a favore della Roma dell'attaccante eppure questo gioco non avrebbe giovato a Marco né alla causa del nuovo corso. Con la massima stima (ribadita a più e più riprese) nei suoi riguardi.