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lunedì 14 dicembre 2009

Berlusconi attack: Silvio aggredito a Milano



La strategia della tensione di cui ha parlato la Cei il giorno della celebrazione dei 40 anni dalla strage di Piazza Fontana, violata nel giorno del ricordo dell'attentato senza verità, merita una analisi articolata. E non giova, a questo Paese, che una simile riflessione sia inquinata se non in tutto in parte dall'odiosa aggressione odierna.

Il bollettino medico puntuale letto dopo il ricovero di Berlusconi, Silvio elenca: lesione lacero-contusa interna ed esterna, una infrazione al naso e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. E' il premier, il primo ministro, il Presidente del Consiglio. Nel comizio di Piazza Duomo, a Milano, B. aveva replicato con la consueta veemenza alle accuse urlate dalla folla ma non ha disatteso il consueto passaggio tra la folla e il Duomo lo ha colpito. L'oggetto con cui, infatti, è stato ferito al volto è un souvenir cafonal che gli è stato lanciato contro da Massimo Tartaglia (un fenomeno nel bene e nel male sui social network), identificato grazie alle riprese televisive e immediatamente bloccato dalle forze dell'ordine. Dieci anni di cura presso il servizio di igiene mentale e nessun legame con gruppi sovversivi.





Trasportato al San Raffaele, il PdC è stato sottoposto a Tac per verificare la gravità delle ferite. «Mi ha detto di sentirsi miracolato - ha raccontato Emilio Fede durante l'edizione serale del Tg4 - perché un centimetro più su e avrebbe perso l'occhio. Naturalmente è dolorante, gli sono stati somministrati analgesici e non credo proprio - sottolinea Fede - che si tratterà di una cosa di sole 24 ore perché ha la frattura del setto nasale, due denti fratturati, ferite alle labbra». Solidarietà, non solidarietà, scarsa copertura Rai (analogico o in chiaro, come preferite), contraddittori incompiuti. Il solito.




venerdì 11 dicembre 2009

Roberto Mancini, il migliore possibile



Uomini pochi allineati. Guasconi e strafottenti e arroganti e eccellenti in ogni ovvia, metodica pratica che al loro intervenire si rivela luminosa. Così è essere un numero dieci, un uomo mercato dall'intuizione rara, un attaccante di fantasia, un tecnico da sette trofei dopo decenni di nostalgia assolata. Che si attacca in una Milano sul finire del campionato, come quando si è Roberto Mancini.

Essere Mancini non è da tutti. Non è per chiunque, Roberto. D'altronde la panchina della Juventus non si affida ad allenatori indisciplinati o molli in un simile momento di disfacimento del vecchio corso e in cui si prova ad intraprenderne uno nuovo. Grazie e altrettanto, quindi agli altri che non siano il Mancio.

Nel processo grossolano a cui è stato sottoposto Ferrara - più Mourinho che Ciro nella conferenza pre Bari - si sono indicati in Claudio Gentile, Luciano Spalletti (prima che firmasse il triennale con lo Zenit San Pietroburgo), in Guus Hiddink i successori senza che nessuno di questi sintetizzasse quei requisiti che il Mancio oggi, in due distinte interviste (raramente si è prodigato nello spendere una simile loquacità), ha ribadito di possedere per poter risollevare questa squadra compromessa nell'identità stilistica, estetica e formale. A Tuttosport ha raccontato di un passato sentimentale, una sorta di amarcord marchigiano:


"Da bambino mi sorbivo ore di pullman dalla mia Jesi per venire al Comunale a tifare la Juve".


Stessi toni affabulatori nelle risposte meno esaltanti riportate da Il Giornale in cui all'ardore preferisce la morigeratezza e la solidità:


"Ripeto, alleno per mestiere. Non è un discorso di Juve o di altri. Vado da chiunque mi voglia e mi offra un progetto. Non ho la presunzione di scartare nessuno".

Ha costruito un gruppo di giocatori vincenti, i migliori per quel sistema di gioco e quegli obiettivi. Ha contenuto le critiche e compattato - con momenti di tensione e difficoltà - lo spogliatoio. Ha saputo gestire temperamenti irrequieti. Forse è proprio lui, siano clementi gli ortodossi, il migliore possibile.


giovedì 10 dicembre 2009

La coscienza di Ciro. Riflessioni su Juventus-Bayern Monaco una disfatta annunciata




Giorni sbagliati, ma diversi. Ciro Ferrara, quella maglia l'ha indossata e l'ha tatuata con segni indelebile del colore della china sull'avambraccio destro quando ancora l'Avvocato telefonava alle sette del mattino. Ciro Ferrara, adesso, non riesce a star seduto su quella panchina dell'Olimpico. "Siamo tutti colpevoli", diranno. Dirà Alessandro Del Piero. E' un capitano, e che capitano, quello su cui gravano le delusioni, i 15 milioni a salire di perdite finanziarie che ne derivano, gli abbattimenti del valore in borsa delle azioni della società (quotata, sì). Lo ha affermato nelle interviste anche lui, il tecnico scugnizzo. L'esclusione dalla Champions League non è affare di Del Piero, di Ferrara o della Juventus come undici indisponente, confuso, goliardico fino ad apparire goffo in alcuni momenti dell'assedio bavarese. La rottura con quanto è stato, con l'identità che rivendicavano dagli spalti, con lo stile Juventus va imputata ai fautori di un nuovo corso che non paga neanche sul versante economico.

Non crocifiggo Ciro, ma gli domando perché quei cambi. E perché Felipe Melo pare così inquieto, insofferente e indisciplinato più del dovuto. Diego si è palesato a sprazzi: del trequartista incontenibile in duplice veste rimane poco, appannati ricordi di una stagione appena iniziata in cui si folleggiava incitando reduci a inneggiare a obiettivi ambiziosi. Della tradizione. Dov'erano? Dove si sono rifugiati? I dubbi su questo reparto arretrato aumentano: è stato composto a fatica attendendo gli ultimi istanti del mercato estivo per tagliare i costi del trasferimento di Fabio Grosso dal Lione o superando la linea del comune senso della valutazione e ingaggiare il centrale Fabio Cannavaro (l'esperienza è molta e non ci si aspetta che la medesima lucidità si ravvisi su ogni fronte). Martin Caceres vale tanto quanto chiede il Barcellona, da cui è arrivato in prestito? D'accordo sulle valutazione d'insieme scritte sui quotidiani sportivi. Contro l'Inter è stata un'altra storia, ma non annoveriamola come perfezione combinata di modulo, schemi e gioco (a esclusione fatta per il gol di Marchisio).

Mister Ferrara, è giunto il tempo di cambiare e di lasciare spazio a quanto invocato dal capitano, da te. Responsabilità. Come assumerle, vedi tu. Vedete voi (leggere qui).

sabato 28 novembre 2009

Eutelia: cassa integrazione ordinaria e minacce


Cassa integrazione ordinaria. Ogni giorno domando. E arriva, puntuale, la conferma. "Sì, anche lei. Sì, anche lui".

Si sceglie di fare il giornalista per raccontare le storie nascoste, ricostruire con i tasselli mancanti mosaici discontinui. Federico Ruffo, giornalista di 'Crash' in onda su Rai Educational, indaga sulle ambiguità della vicenda Eutelia da un mese quando il 10 novembre diventa testimone dell'irruzione dell'ad Samuele Landi e delle guardie giurate che lo accompagnavano.

"Ruffo, sei morto"
, legge sul muro dello stabile il 26. La denuncia, le indagini, il girato da montare. Nessuna resa. L'inchiesta prosegue.

venerdì 13 novembre 2009

Eutelia, una storia italiana


Metabolizzo. Appunto. Scrivo. Ricompongo i pezzi. Frammentario, comunicazioni interrotte, incastri che si tramutano in intersezioni. Una storia italiana.

Il ragazzino dispone di testa e ingegno. Intuisce le potenzialità della Rete e progetta una sorta di pre-Google tra le colline aretine, architettura di un primo motore di ricerca italiano. Inquieto, appassionato di moto fino ad avventurarsi nella Parigi-Dakar ripetute e svariate volte (tre), ha una tensione che esprime attraverso la creazione di una azienda che esula dalla tradizione familiare. Finanziaria, assicurazioni, immobili.

Ma non sono quelli consolidati, i suoi interessi. La spregiudicatezza lo conduce a rischiare. A rischiare con Plug it e la controversa questione degli 144 e degli 899. La reazione dell'Autorità delle Comunicazioni è severa, eppure l'ascesa - rapida e continua - non si arresta. Plug it - divenuta nel frattempo Eutelia - fagocita Freedomland, Edisontel, Getronics e altre aziende ancora. Nomi che ricorrono, individui che figurano all'occorrenza presidenti, produttori o amministratori delegati e con cui condivide l'ossessione-passione per il paracadutismo al Sky Dive Tortuga Arezzo. E lì è Capitan Uncino.

Ma il gioco delle scatole cinesi (o delle celle) non è gradito. Né dalle aziende concorrenti che operano nelle regole né dall'Autorità che le impone. L'impero è già sgretolato quanto organizza una sorta di squadra evocativa che fa irruzione in quel che rimane della sede romana di via Bona, occupata dal 28 ottobre dai lavoratori senza stipendio. E che sopravvivono nella condizione di non capire che cosa accadrà.

L'annuncio della cessione di Eutelia a Omega Spa affonda nell'incertezza i dipendenti. Alcuni confluiscono in Agile, una srl legata a Omega e Libeccio. Il ridimensionamento del personale è ovvio. Negare, anche. Guardie, questurini, un ragazzino con una giacca e l'ostinazione di mantenere fermo un diritto che parrebbe infondato. Un comunicato, precisazioni, dichiarazioni dopo un silenzio annoso. Parole, parole, parole. Il capitalismo gotico impastato tra Arezzo e il Valdarno esonda e ribalta anche lui, quello che era un ragazzino. Samuele Landi.

sabato 7 novembre 2009

Libero calcio in libero satellite



Della santificazione della domenica, ricordo: la sigla di 90° minuto, la dizione invidiabile di Paolo Valenti, Lamberto Sposini nella versione pre 'La vita in diretta' e una paleotelevisione che si riproduceva in una neotelevisione pruriginosa giusto quel che serve. Poi lui, l'elicottero, il Milan di Arrigo Sacchi, la lotta e l'osservazione che la materia si andava complicando. Il cerimoniale televisivo all'altare della Serie A vanta molteplici spazi. Plurimi studi in molteplici piattaforme dove consumare l'ingrata frustazione domenicale o l'esaltazione della vittoria (prime e durante i campionati a tre punti per risultato pieno).

La Rai, investita del sacro diritto (dovere) del servizio pubblico, si è aggiudicata i diritti per gli highlights di serie A e B e i diritti radiofonici per le stagioni 2010-2011 e 2011-2012, il che significa ascoltare ancora 'Tutto il calcio minuto per minuto'.

Il tutto a un prezzo, dopotutto, modico. La Lega Calcio ha reso noto che i pacchetti sono stati assegnati alla Rai ''per un importo complessivo di 28,5 milioni di euro per la stagione 2010-2011 e di 30 milioni di euro per la stagione 2011-2012''. Nessuna lotta intestina, nessuna notte di San Bartolomeo si è consumata. Davvero? Il ricordo sbiadito delle controversie durante gli anni della presidenza Rai dell'attuale sindaco di Milano, Letizia Moratti, con l'allora numero uno di TMC, Vittorio Cecchi Gori, narrano di una televisione - e di un sistema - assolutamente estinti.

La grande famiglia satellitare Sky, contro cui de facto si è pronunciata la Corte d'Appello di Milano bloccando i diritti tv per le dirette di Serie A e B per le due prossime stagioni, non aveva ancora trovato la giusta collocazione negli italici salotti a plasma, HD o Led ai tempi.

Tanto meno il digitale terrestre, DDT per i più smaliziati, di cui in Italia si comprenderanno le enormi potenzialità più avanti quando i telespettatori - che diventeranno teleutenti - riprogetteranno gli spazi domestici per collocare antiestetici decoder e apparecchi all in one e altre funzioni esaurendo in mere valutazioni casalinghe l'evento switch off.



In questa epoca di palloni sgonfiati, con una plusvalenza di schede per qualunque tipo di decoder e in cui si è fidelizzati a contenuti alternativi alla televisione generalista con il gusto del paradosso l'acquisto dei diritti in chiaro è poca cosa. La Lega, infatti, ha prodotto in tempi contratti il ricorso e ''ha deliberato di impugnare il provvedimento di inibizione pronunciato dalla Corte d'Appello di Milano il passato 4 novembre ed ha espresso il fermo convincimento che il Collegio che esaminerà il reclamo restituirà giustizia alla vicenda, che è di interesse sia delle Società sportive, sia degli utenti''. Il Re del sat porno, Marco Crispino, in una eccelsa intervista rilasciata a Fulvio Bianchi e comparsa su 'La Repubblica' svela poco della sua strategia ma nega di essere pedina nella partita a scacchi Mediaset-Sky.

Divagazione (quasi) a conclusione. Il presidentissimo della Filmauro e del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha accusato con il vigore verbale che lo contraddistingue la Lega di aver svenduto per 90 milioni di euro i diritti del nostro campionato per l'estero a Media Partners & Silva Limited. Ovvero ''la metà di quello che si poteva ottenere''. Aspetto da non sottovalutare.

mercoledì 4 novembre 2009

Flash soccer



Flash 1. La Corte di Appello di Milano, presieduta da Giuseppe Tarantola, ha accolto il ricorso di Conto tv (porno& pallone) inibendo la Lega Calcio che non potrà dare esecuzione all'assegnazione dei diritti tv a Sky. Serie A bloccata sul satellite per le stagioni 2010-11 e 2011-2012. La Lega partorisce un comunicato, puntuale come l'avvio del campionato.

"La LNP continua a ritenere di aver realizzato la procedura competitiva nel pieno rispetto della Legge Melandri-Gentiloni, della normativa Antitrust, e dei principi approvati con le Linee Guida. Per questo proporrà immediato reclamo contro il provvedimento cautelare che ritiene carente nelle motivazioni e comunque infondato".

Yes, we can't.

Flash 2. La riforma della legge Beckham spacca el futbol e sovverte gli equilibri delle pagine dei più importanti quotidiani iberici on line. I giocatori stranieri che guadagnano più di 600.000 euro versano al fisco spagnolo il 24% dei loro proventi, ma questa percentuale - che ha agevolato una emigrazione di massa - salirà al 43%. Con le dovute eccezioni, vedi i contratti sottoscritti prima del 1° gennaio 2010, ecco come si declina nella Liga la crisi finanziaria. Tempi peggiori.

Flash 3. Stefano Chiodi ha salutato tutti in silenzio. Aveva 52 anni e soffriva di una malattia incurabile. Poi arriva questa mattina, questa giornata. Una di quelle in cui si gioca. Con il freddo, con il sole che batte sul campo, con l'odore dell'erba bagnata che si insinua nelle narici. L'ultimo tiro lo mette dentro con il rigore del centravanti. Quello del Bologna, quello del capolavoro al debutto contro il Diavolo, quello dello scudetto della stella del suo Milan. L'uomo della stella.