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domenica 22 aprile 2012

Calcioscommesse: quanto rischia Conte? Che cosa dice il Codice di giustizia sportiva

Non mi interessa ricadere in una delle categorie in cui, semplicisticamente, si declinano gli opinionisti e gli specialisti del genere. Mi riferisco alla dicotomia tra giustizialisti e garantisti così inutile in questo quadro sofferente. Preferisco appellarmi al Codice. Di Giustizia Sportiva, tanto per non trascurare le specifiche postille e fugare ogni dubbio. Preferisco capire che cosa prevede il nostro apparato normativo qualora quanto asserito da Filippo Carobbio in merito ad il suo ex tecnico ai tempi del Siena, Antonio Conte, rispondesse all'esatta sequenza dei fatti. Preferisco capire, quando si rischia di imputare a Conte responsabilità che non gli sono proprie con tutti i limiti della giustizia sportiva (per non parlare di quella ordinaria). 


L'allenatore della Juventus, che ha preferisco ricorrere alla strategia comunicativa dell'aggressione ieri in conferenza stampa esprimendo disponibilità ed estraneità, deve fronteggiare una pressione duplice e sul fronte del campionato e su quello dell'inchiesta della procura federale che il 26 aprile prossimo dovrebbe chiudere il capitolo audizioni. L'intenzione di Palazzi pare sia quella di un'estate di processi. E forse, prima che si celebrino gli stessi, avrebbe senso comprendere quale sia la versione di Conte. Vedremo. A riprendere il codice, a disciplinare il Divieto di scommesse e obbligo di denuncia è l'art. 6 che al paragrafo 6 specifica in merito a chi ha notizia di reato che:
Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 5, comporta per i soggetti  di cui all’art. 1, commi 1 e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 3 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 15.000,00.
Illecito sportivo e obbligo di denunzia costituiscono la materia delle norme all'art.7 che inquadra in maniera più aderente la situazione:
Art. 7
Illecito sportivo e obbligo di denunzia 
1. Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo.
2. Le società e i soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che commettono direttamente o che consentono che altri compiano, a loro nome o nel loro interesse, i fatti di cui al comma 1 ne sono responsabili.
3. Se viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi dell'art. 4, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere h), i), l) dell’art. 18, comma 1, salva l’applicazione di una maggiore sanzione in caso di insufficiente afflittività.
4. Se viene accertata la responsabilità oggettiva o presunta della società ai sensi dell'art. 4, comma 5, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere g), h), i), l), m) dell’art. 18, comma 1.
5. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, riconosciuti responsabili di illecito sportivo, sono puniti con una sanzione non inferiore all'inibizione o alla squalifica per un periodo minimo di tre anni e con l’ammenda non
inferiore ad euro 50.000,00.
6. In caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito, le sanzioni sono aggravate.
7. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che comunque abbiano avuto rapporti con società o persone che abbiano posto o stiano per porre in essere taluno degli atti indicati ai commi precedenti ovvero che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno di detti atti, hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC.
8. Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 7, comporta per i soggetti  di cui all’art. 1, commi 1 e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 6 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 30.000,00.     
Questo quanto prevede la legge, quanto verrà deciso è altra cosa. Per Palazzi e i suoi collaboratori (12, tanto per rendere l'entità dell'inchiesta) sono maturate le condizioni per i primi deferimenti che si attendono per inizio maggio. Certo, saranno con ogni probabilità i primi dato che le inchieste delle procure di Bari e Napoli offriranno ancora spunti per la procura federale con il rischio di prospettare una giustizia più che parziale a scadenze fisse.  Qualche collaboratore, pentitosi di aver ricoperto ruolo attivo nella rete del calcioscommesse, ha fornito indicazioni utili alle indagini. Se ne terrà conto, come si terrà conto - qualora le confessioni di Carobbio, Gervasoni, Doni venissero confermate - delle mancanze da parte dei singoli e delle società. I nomi di quei giocatori che non hanno parlato si sono letti tra atti e giornali in un numero esorbitante. Che ne sarà di loro? Che ne sarà di quelle società - comprese quelle di Serie A - che vengono investite da questa storiaccia? A quasi un anno di distanza da quella conferenza stampa a Cremona, la sensazione è che ancora una volta avremo classifiche stravolte e punti di penalizzazione. 
  

sabato 21 aprile 2012

Calcioscommesse: il caso Conte e i rischi in termini di squalifica

Se quanto riportato oggi dai quotidiani fosse accertato, verificato con prove inequivocabili ci misureremmo con la constatazione di una contaminazione tale del sistema da non riuscire a porre rimedio tramite le attuali sanzioni. La notizia è che, secondo quanto si legge su Repubblica e La Gazzetta dello Sport, Antonio Conte tecnico della Juventus avrebbe ricevuto informazioni in merito al tentativo di combine all'epoca del Siena come già emerso in precedenza e su cui lo stesso allenatore si è espresso in conferenza stampa - dunque pubblicamente - all'indomani dell'esplosione mediatica del caso.




Quindi, dagli interrogatori di Carobbio davanti al procuratore federale Stefano Palazzi e al pm Roberto di Martino di Cremona, emergerebbe (il condizionale è d'obbligo in considerazione del fatto che i suddetti verbali sono secretati) che Conte sapesse delle combine. Così fosse provato, la guida tecnica della Juventus in corsa per il titolo verrebbe accusato di omessa denuncia. Soffermiamoci su questo punto: da un punto di vista penale, con le poche informazioni disponibili, non gli sarebbe imputabile nulla mentre in quanto tesserato avrebbe mancato poiché non ha informato la procura federale del contatto e delle possibili manipolazioni su quel match all'epoca del Siena. Il tutto - ricordiamo - mentre si discute del suo rinnovo.


LEGGI REGOLAMENTO FIGC
LEGGI CODICE GIUSTIZIA SPORTIVA


Carobbio, ex giocatore del Siena allenato dall'ex tecnico della Juventus, avrebbe fatto il nome di Conte che a suo dire avrebbe saputo della combine (insieme con il vice Cristian Stellini, che lo ha seguito nello staff tecnico a Torino) di almeno una gara del Siena. Sotto la lente delle procure sono diverse gare della squadra toscana: sulla Gazza e Repubblica vengoni citate oltre a Novara-Siena, Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0, Siena-Ascoli 3-0, AlbinoLeffe-Siena 1-0. A cui si aggiunge il filone che riguarda la società e il versamento di un compenso a due giocatori del Modena per cui Palazzi ha convocato il presidente Massimo Mezzaroma il 26 aprile prossimo, data che potrebbe slittare come detto anche qui a causa dei problemi di salute del numero uno. Mezzaroma, stando a quanto riferisce il club in una nota stampa sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico a Vienna.


Quanto affermato da due tra i più importanti collaboratori in queste indagini andrà supportato dai fatti, da prove incontrovertibili. E i verbali secretati di Carobbio non consentono ad oggi di delineare la posizione dei singoli tirati in ballo. Dal punto di vista della giustizia sportiva potrebbe bastare poco altro per il nodo dell'omessa denuncia, un punto già complesso in sé la cui criticità si è palesata in precedenza quando è emerso che Paolo Cannavaro e Gianluca Grava avrebbero ricevuto una proposta di combine da parte dell'ex portiere del Napoli Matteo Gianello. I due giocatori hanno ribadito di non aver mai ricevuto proposte in tal senso. Per Simone Pepe, citato però da Andrea Masiello il pentito del filone barese dell'inchiesta, le implicazioni relative alla omessa denuncia per la partita Udinese Bari (finita 3-3) della stagione di serie A 2009/2010 sarebbero le medesime.


In precedenza per simili questioni la squalifica commisurata è stata di 12 mesi: questo quanto realisticamente si può rischiare (il tutto va contestualizzato, ovviamente) anche se è da capire se sarà così e che ne verrà da quanto trapelato. Di sicuro c'è che il procuratore Palazzi ha dettato i tempi e sancito che  i deferimenti sono pronti. Il che lascia intendere che anche la prossima estate sarà una stagione di processi. Come lo fu quella del 2006, è da verificare.

lunedì 12 marzo 2012

Juve in silenzio stampa contro l'arbitro: senza gol e senza rigore



da Virgilio Sport (foto tratta da Sky)

L'insostenibile leggerezza e l'inutilità di uno 0-0 si leggono incrociando l'ennesimo pareggio della Juve con l'epopea milanista e il progressivo allontanamento dal vertice della classifica. Eppure in questo pomeriggio primaverile con il Genoa (in forte ascesa), la Juventus senza Barzagli, Chiellini e Bonucci (tanto per citare alcune delle assenze più eclatanti) ha sbattuto contro pali, traverse e sviste arbitrali. Rizzoli e i suoi hanno preso decisioni corrette (vedi il giallo a De Ceglie), ma non hanno convinto sui rigori negati a Matri e a Rossi, sulla rete di Pepe. Su quegli episodi che contano, hanno commesso degli errori. Il silenzio stampa da parte della società è l'atto estremo, simbolico e ideologico, di contrapposizione a questa classe arbitrale. Piaccia o meno.

Se il diktat contiano rimane vincere (altro che partecipare), forse più che nella singolarità delle azioni se ne percepisce il senso nella mentalità con cui questa Juventus senza difesa reinventatatasi priva di guida tecnica e di centrali con l'inedito duo Caceres-Vidal. Più orgoglio che determinazione, più tensione che superiorità. Quei tratti della juventinità si leggono nella propensione offensiva, nell'ostinazione anche quando pare evidente che la fluidità nella fase difensiva è carente. Così si sprecano occasioni tangibili come quella in avvio di Giaccherini o, per una sorta di incombenza da chiudere, quel meraviglioso suggerimento per Marchisio. Così è, fino al fatto cardine: Matri al limite prende Palacio che dentro l'area di rigore lo trattiene per la maglia. Rizzoli non concede il rigore. Con quel che ne viene.

L'insoddisfazione provoca rabbia e quel giallo cheKucka si prende per un alterco con Marchisio va inquadrato in questo contesto. Su un campo sfatto, il Genoa trova le corrette geometrie esaltate da Biondini che disegna traiettorie precise. Cross ottimi, come quella su cui arriva il Gila di testa impegnando Buffon e soci. A rompere le fila  auspichi possa essere la maledetta, quella che fa di Pirlo un giocatore insostituibile. Invece nulla, la punizione finisce sull'esterno della rete, alta sulla traversa. Non si vuole arretrare: Pepe è sempre lì, al suo posto ma si innervosisce troppo con il guardalinee e si fa ammonire da Rizzoli. De Ceglie, poco dopo, per fermare Palacio lo prende per la maglia. Anche per lui giallo. Ora è la Juve a soffrire: Jankovic va a tiro e pcoo ci amnca. Un minuto e si scende negli spogliatoi sullo 0-0. Il tutto mentre Conte si dimena a distanza, dietro a un vetro.

Senza variazioni sul tema (a parte nei rossoblu l'inserimento di Mesto per Sculli), la reprise è un susseguirsi di corner e pali con una continuità statistica impressionante, per gli appassionati del genere. Nota di merito va al taglio di Lichtsteiner e il suo tocco per Matri che si fa cogliere impreparato su questo pallone perfetto non riuscendo neanche a girarsi per coordinarsi e tentare il tiro. Nulla da fare. Vucinic, nella sua migliore interpretazione di questi secondi 45 minuti, colpisce di testa su cross di Pepe. Coglie la traversa con un Frey che assiste immobile. Anche Pirlo prova una conclusione improvvisa che il portiere genoano mette in angolo. Ancora il montenegrino fallisce in una ripetizione inspiegabile di quegli errori già studiati.

L'insistenza è ammirevole: Pepe in maniera ai limiti del parossismo tira contro il palo e segna poi. Una rete regolare annullata per una svista come dimostrano le immagini alla moviola. Si ribaltano gli equilibri, adesso. Viene lasciato spazio a Kaladze che diviene minaccioso e impegnativo per Buffon e in più l'episodio del tocco su Palacio di Marchisio. Finalmente si operano dei cambi: Elia, Del Piero e Borriello per dare fiato. Il tempo ha le sue ragioni e questi inserimenti a ridosso dello scadere producono un lieve effetto placebo. Il rigore negato per l'intervento di Pirlo su Rossi durante il recupero, poi, chiude una partita che non contribuisce a placare le polemiche sulla classe arbitrale. Anzi. Il silenzio stampa è la replica della società a questi avvenimenti.