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giovedì 11 febbraio 2010

La Rai che non c'è (di Mediterraneo, della Melevisione e altre catastrofi)


Scrissi, in tempi non sospetti, che la Melevisione (visitate il sito) era il programma Rai migliore della prima metà degli anni Novanta dal punto di vista autoriale. Dopo aver appreso della chiusura in programma della rubrica di informazione Mediterraneo, si palesa la medesima eliminazione dai palinsesti riuniti di questo esempio di equilibrismo tra narrazione, interpretazione, scrittura televisiva.

L'involuzione culturale dettata dalla ragion di mercato imporrà la cancellazione dalla fascia pomeridiana di quelli che lo snobbismo lessicale evita di definire tv dei ragazzi, L'espressione, a me, invece garba parecchio. E disturba lo sgretolamento dell'azienda che in nome di una strategia di razionalizzazione annulla il GTRagazzi e Trebisonda. Rai Tre non manderà più in onda Il Gran Concerto, trasmissione di musica destinata ai bambini, e i programmi del week end come Il videogiornale del Fantabosco e Mamme in blog.

Il centro di produzione di Torino, da cui si irradiò la rivoluzione mediatica scaturita dall'avvento dell'Uri-Eiar, ospita gli studi in cui si registrano questi programmi che si trasferiranno su Rai Gulp! e Rai Yoyo, i canali verticali dedicati al pubblico di età scolare che la tv di Stato ha predisposto sulla piattaforma del digitale terrestre.

In quel buco, così appetibile, si inseriranno formati più semplici, più generalisti in una programmazione orientata al mercato. La funzione educativa, quella che si ravvedeva nel contratto di servizio, è offuscata. Pronta a spegnersi al tocco di quel tasto rosso sul telecomando.

Una autoesclusione (l'ennesima) dalla Casa della tv di qualità incomprensibile. «La decisione mi è stata comunicata dall'azienda circa un mese fa» ha spiegato Maria Mussi Bollini, capostruttura di Rai Tre per i programmi di bambini e ragazzi. «Non c'è nessuna certezza riguardo la ricollocazione dei programmi sul digitale terrestre: il pericolo è che la Rai disperda il lavoro di anni, in cui è riuscita a dare un'identità di qualità ai programmi per bambini, intesi come tali, e non come mini-divi che partecipano ad una gara di canto o di ballo».

«Stiamo ricevendo tantissime e-mail di solidarietà da genitori e bambini, ma non so nemmeno a chi mandarle in Rai» conclude sconsolata. e i gruppi su Facebook, il social network più social, aumentano.

In una società sempre più schizofrenica, colta in una fase di ricollocazione tra piattaforme nuove o pronte ad essere lanciate, il servizio pubblico stenta a riconoscersi come centro di produzione culturale preferendo che un persistente iperspot vestito da talk detti le regole.

In un'intervista recentissima il professor Aldo Grasso, ordinario di Storia della televisione all'Università Cattolica e critico per il Corrierone, rammenta quanto questo genere si sia evoluto marcando i confini. «L’’identità l’ha trovata da qualche anno con L’albero azzurro, la Melevisione, i personaggi del Fantabosco, cioè quando è nato un centro di produzione dedicato a Torino, in cui si è portato avanti un progetto di ricerca, una proposta creativa calibrata proprio sui bambini e sui ragazzi. E' stata la prima volta che si è aperto una via italiana alla tv dell’infanzia. Prima di allora non si faceva altro che confezionare programmi televisivi per grandi adattati ai bambini, modello Zecchino d’oro, per intenderci». Una televisione può essere anche una buona maestra. Se la si lascia fare.



giovedì 4 febbraio 2010

Che ne sarà di Ciro (Ferrara)



Mentre ascolto lui parlare ( e io di lui, ritratto in questa foto, sono infatuata) rifletto sul destino ingrato di Ciro. Dalla Nazionale alla Juventus. Da mister a sollevato dall'incarico (una nuova forma di flessibilità nello Stato ove tale condizione non ricade nella disoccupazione frizionale). Da Napule a corso Galileo Ferraris (non vale spendere neanche le coordinate).

"Non credo proprio che tornerà in azzurro, lui ora si sta riposando. Lasciamolo recuperare con calma". Sarà paziente abbastanza perché si compongano gli assetti dell'organigramma della Juventus che verrà, quella delineata in un disegno più che futuribile, unico e necessario. Un conseguente divenire per non soccombere mentre si tenta, a fatica e con inquietudine, una risalita. Avevano detto che cinque anni sarebbero bastati. Nel mentre alcuni errori di percorso, perdonate, sono peccati di supponenza che hanno consumato tempo e spazi quando tempi e spazi si contraggono. E impongono di non perseverare.


Nota: Giorgio Chiellini - che stimo e apprezzo moltissimo - promette di rimanere alla Juventus. Spero glielo consentano.

sabato 30 gennaio 2010

Pensieri e parole



Se un giocatore (Giorgio Chiellini) che incarna anacronisticamente (visto quanto si è consumato) lo stile Juve scrive pensieri che vengono tradotti in parole così, per quanto misurate, che cosa ci si deve aspettare?

Juve, Zac-chettatore o anche long seller. Fate voi



Cronaca di un esonero annunciato (Ferrara) e di un sostituto altrettanto noto (Zaccheroni). I colori dello stile Juve sbiadiscono controluce.

"La Juventus - recita il comunicato - ha sollevato dall’incarico l’allenatore Ciro Ferrara. La guida tecnica della squadra è stata affidata ad Alberto Zaccheroni. Il nuovo allenatore dirigerà il suo primo allenamento alle 15". Ciro rimane in famiglia. Quella che lo ha immolato accollandogli responsabilità che andrebbero condivise.

"Con Zaccheroni abbiamo trovato l’accordo per questa stagione ma anche, eventualmente, per il prossimo anno. Dipenderà dai risultati. Opzione che gli abbiamo proposto noi dirigenti, non è stata una sua richiesta". Bettega dixit. Che la Champions, condizione posta da Rafa Benitez e dall'investimeno che implicherebbe il suo ingaggio, non sia così scontata?

mercoledì 27 gennaio 2010

Zac, il traghettatore



Quando le conferme arrivano da più e più fonti ecco che tutto si ribalta. Ciro (a cui voglio bene) sarà anche un 'Dead Coach Walking' (mai definizione fu più appropriata, merito di Fabrizio Bocca), ma chi conduce il gioco pare incerto anche quando le alternative si limitano (eccome). Dunque, Alberto Zaccheroni sarebbe stato contattato. E' il traghettatore. In attesa che el Rafa (Benitez) valuti e accetti le condizioni economiche che gli verranno sottoposte. Il suo contrattino con il Liverpool c'è, il suo ingaggio da manager (figura più complessa di un semplice allenatore) corrisponde a circa 4,5 milioni di euro, il suo staff pare sia costituito da quindici fedelissimi che lo seguono ovunque vada. La soluzione agilissima non è. Intanto Roberto Mancini con il Manchester City convince, si aggiudica Marco Motta e si prenota pure Anto' (Cassano, un genio). Rimpianti? Nessuno lo ammetterà, nonostante la sua disponibilità ad essere investito dell'arduo compito che declinare sia stato un errore.

In corso Galileo Ferraris proseguono i contatti, le telefonate, le valutazioni con tanto di consulenti. Il tempo sembra ridursi tanto quanto gli obiettivi. Non vale la pena confrontare i numeri della scorsa stagione (Claudio Ranieri) con quelli di una agonizzante dai facili entusiasmi in cui la Champions è un obiettivo ora esagerato, ora ambizioso. Fino alla prossima stagione c'è poi ancora tempo? O tutti i tasselli di questo disegno adesso discontinuo si ricomporranno al ritorno dal Sudafrica e di mister Lippi?

martedì 26 gennaio 2010

Un titolo per il trionfo di Nichi Vendola



Titolo (all'occorrenza):
a) Molto rumore per nulla (le primarie);
b) Cronaca di una morte annunciata (la strategia della divisione);
c) Un uomo perbene (Nichi Vendola).