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lunedì 21 marzo 2011

Riscatto Juve: la mente e il cuore di Del Piero. Video

 
Conosciamo il valore dell'uomo, e del giocatore. Conosciamo i limiti indiscutibili della difesa confusa e scivolosa. Conosciamo lo stato di accusa in cui versa l'operato di Delneri. Con il Brescia, la Juventus non ha fallito per Del Piero, Krasic e quel fattore interiore che appartiene a pochi. La crisi in cui versa Buffon è tale da rendere ogni sua uscita affetta da un esito improbabile. Il direttore generale, Giuseppe Marotta, si è disturbato nel ribadire che gli aggiustamenti verranno. Intanto la curva Scirea contesta. Cori, striscioni, improperi all'indirizzo della panchina. E di una dirigenza in cerca di approvazione. Il 2-1 non scaccia via i cattivi pensieri.
 
Tipo l'incertezza sul Delneri che aleggia ad ogni conferenza stampa, ad ogni incontro. Oggi è un giorno diverso. Le scelte ovvie si rivelano equilibrate. Fin da principio. Krasic va veloce, velocissimo. Il capitano innesca una punizione a perdere. L'approccio è diverso contro il Brescia privo dell'Airone che affida estro, fantasia e invenzione a Eder e Diamanti. Matri - dopo lo scatto di Aquilani - prova subito di testa (4') su cross dalla sinistra di Pepe, con Arcari bravo a bloccare. Non occorre variare nulla se a mutare il corso si impone Alessandro. E' in ogni dove, in ogni azione. Eppure nonostante l'iniziale veemenza di Aquilani, sulla linea mediana si notano incongruenze rischiose che danneggiano la difesa più che supportarla.
 
La punizione di Cordova è esemplificativa: perché Buffon esce così, perché i centrali rimangono immobili? Non vanno mai sottovalutati questi circoscritti annebbiamenti: manifestano più dell'occasionalità. Si avverte il cedimento, di cui approfittano i bresciani.
 
Eppure grazie all'individualità si sblocca Krasic, portando la Juve in vantaggio nel miglior momento del Brescia. Matri ruba palla e tocca per il serbo che di destro annienta Arcari. E' 1-0 (23' pt). L'andamento è equilibrato e i ragazzi di iachini gestiscono il contraccolpo. Tanto che allo scadere Eder, arguto e intelligente, sul cross di Vass la butta dentro di testa.
 

Sbagliare e soffrire è il leitmotiv della stagione bianconera. D'accordo. Ma questa squadra si merita qualcosa di più. Insiste il capitano che non smette di lottare. Krasic corre fino a quando i polmoni glielo permettono. Si muove Chiellini, che dopo un tiro ribattuto di Aquilani, tenta con delle misure improponibili. Iachini prova a metter dentro Lanzafame per imprimere una svolta offensiva che in effetti si nota. Le conclusioni si provano da entrambe le parti, vedi Aquilani, Eder e Krasic. Giusto che a sancire il punteggio finale sia però lui, Alessandro Del Piero. E' un capolavoro alla Pinturicchio, quello che disegna. Il numero dieci parte da metà campo, passa tra due, li inganna fingendo con il destro e finendo con un piatto di sinistro a giro. Poco da aggiungere, poi: l'espulsione di Mareco, cambi controversi (Del Piero per Martinez). E il punteggio finale: 2-1, per la Juve. Per Del Piero.
 
 

Milan spento e demotivato: senza Ibra non va. Pato, stop di 10 giorni

 
 
Palermo, la caviglia di Pato, la remontada, l'assenza di Ibrahimovic: quanto asserito da Massimiliano Allegri in dichiarazioni di circostanza deve misurarsi con questi fatti alla vigilia di un derby che molto significa. Per la solidità del primato in classifica. Per la compattezza dello spogliatoio. Per una stagione in cui, palesemente, l'obiettivo è e si è ridotto al titolo. Inter e Napoli permettendo.
 
Se le dirette inseguitrici (gli uomini di Mazzarri non sono affatto fuori dai giochi) dovessero - complice il calendario -  incassare punti importanti, allora sì che si dovrà ricorrere ai ripari.
 
Anche se il tecnico rossonero minimizza davanti alle telecamere, la trasferta siciliana imponeva mentalità e risultato diametricalmente opposti a quanto registrato: "Abbiamo buttato via una parte del nostro vantaggio in classifica".  Vero, potenzialmente oggi l'Inter può accorciare le distanze. Altra questione: il blocco degli attaccanti che latitano. "I due attaccanti potevano fare molto meglio", ha detto ancora l'allenatore, conscio che i voti bassi in pagella l'avrebbero presi Pato e Cassano.
 
Proprio il Papero preoccupa: la caviglia traballante non è un dato incoraggiante da combinarsi con uno stato d'animo malinconico, poco affine alla marcatura. "Ma Pato può recuperare, ha preso solo una botta a una caviglia e mancano ancora due settimane al derby". La prima diagnosi riferisce di dieci giorni di stop per la distorsione alla caviglia e quindi, seppure non al meglio, il brasiliano dovrebbe tornare in campo per la stracittadina..
 
Passiamo a Ibrahimovic che non tornerà contro l'Inter: la riduzione della squalifica da 3 giornate a 1 non è pensabile. Quindi? Quindi centrocampo. Se la spregiudicatezza dell'azione milanista passa da Seedorf (o chi per lui), per Allegri rinvigorire la linea mediana è più che urgente. Van Bommel e Gattuso con il Palermo non hanno inciso. Pirlo è fuori e non rientrerà certo la prossima giornata. Con Boateng le cose sarebbero diverse: si sono viste anche al Barbera. Non c'è altra soluzione: deve recuperare. E i tempi sono obbligati: per il derby e quel che ne viene.

sabato 12 febbraio 2011

'Sport in Tv': calcio, spettacolo e altre storie

 
 
Perché nell'era del calcio totale (o anche spezzatino) recuperare la memoria di una Rai corsara? Perché misurarsi con scelte complesse che nello snodarsi della storia della televisione evidenziano vizi e virtù del Palazzo? Perché, quindi, leggere 'Sport in Tv- Storia e storie dalle origini a oggi' di Massimo De Luca e Pino Frisoli (edizioni Rai Eri, 16 euro)? La spettacolarizzazione a cui siamo arrivati ci impone riflessione e la ricerca dei fatti. Quando trattiamo il tema dei diritti tv, quando ci domandiamo se abbia senso ricorrere alla moviola, quando subiamo l'evoluzione di un linguaggio - sportivo e elettrodomestico - vivo da mutare di stagione in stagione, di programma in programma, ci rapportiamo con quanto è diventato appunto lo sport in televisione.
 
 
Nulla da ridurre a una dimensione ludica, per capirci. Piuttosto un tema serio, su cui si sono sanciti i passaggi più rilevanti nella nostra storia. Un concetto che filtra chiaramente da questo excursus puntuale, minuzioso ed obiettivo raccontato da Massimo De Luca, giornalista e già direttore di Rai Sport, e da Pino Frisoli che svolge l'attività di documentatore per Rai Sport e collabora con alcuni studi editoriali.
 
Con 'La Domenica Sportiva', primo programma giornalistico Rai (11 ottobre 1953), si è aperto ad esempio uno spazio in cui analisi e critica giornalistica sono state strutturate in un formato codificato che ha definito una formula divenuta familiare. Rivista e rinnovata con l'evolversi di un mercato e di una comunicazione che ha finito per fagocitare l'evento sportivo, inscatolandolo.

Una narrazione pulita, quasi semplice quella di allora se comparata con l'esasperazione dei replay, della moltiplicazione incessante delle telecamere in campo, delle inquadrature, del reiterarsi dei fotogrammi, prassi celebrate nei tanti salotti cresciuti nel numero di pari passo a piattaforme ed emittenti. Una televisione diversissima per schemi e modelli rispetto all'epoca in cui fu trasmessa la prima partita in Italia, Juventus-Milan (5 febbraio 1950).
 
D'altronde, la stessa liberalizzazione del mercato tv - ci ricorda questo libro - è passata attraverso il calcio, vedi la dirompente questione Mundialito che sancì il successo di Canale 5. Dalla rottura del monopolio ad opera di piccole, coraggiose televisioni locali all'ideazione di format che addirittura godono di calcio parlato (e non visto) come 'Quelli del calcio...' nelle ultime edizioni, Frisoli e De Luca rinnovano attraverso i loro ricordi i passaggi fondamentali dello sport in tv restituendoci l'immagine del Paese e di come questa sia cambiata.

Quello che si esprime nella voce di Nicolò Carosio (dalla radio alla tv), quell'Italia conosciuta attraverso il Giro d'Italia (che pure migrò dal 1993 al 1997 a Mediaset) di De Zan, nell'ironia tagliente della Gialappa's Band, nell'avvento della nuova generazione di telecronisti (da Caressa a Marianella) lanciati da Sky. Una storia che cambia mentre la si studia, che si lega alla tecnologia, alla nascita del digitale terrestre, alla pay-per-view e alla distinzione sempre più articolata di pacchetti e immagini che hanno sancito la prevalenza delle esigenze di programmazione su quelle meramente calcistiche. La fotografia è chiara, nel saggio si ritrova una oggettiva descrizione di eventi emozionanti (non banali) che sommati ci agevolano nella comprensione della televisione contemporanea e delle sue logiche.